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giovedì 1 dicembre 2016

Suor Guadalupe:“Vi testimonio la mia grazia: vivere al fianco dei martiri cristiani in Siria”


ZENIT, 30 novembre 2016

Tra le varie immagini che scorrono sullo schermo dietro di lei, ce n’è una che ritrae un gruppo di famiglie durante un pic-nic che sembra svolgersi in un parco di una pacifica città occidentale. Gli abbracci amichevoli, i volti distesi e sorridenti, gli abiti dignitosi suggeriscono che siano persone spensierate. Stupisce sapere invece che quella foto è stata scattata a un gruppo di cristiani di Aleppo, in Siria, non molti mesi fa. È gente, quella che sorride e che mantiene la schiena dritta, che convive quotidianamente con la morte, consapevole che ogni giorno potrebbe essere l’ultimo di vita.  Questa immagine racchiude il senso delle parole pronunciate da suor Maria Guadalupe de Rodrigo, missionaria argentina dell’Istituto del Verbo Incarnato (Ive), nel corso della conferenza che ha tenuto ieri all’Università Europea di Roma a proposito della sua esperienza in Siria.
La suora dell’Ive non esita a definire “una grazia” il poter vivere al fianco di questi nuovi martiri della fede cristiana: persone d’ogni età e censo, che affrontano la spada degli estremisti islamici come un premio del Signore.
L’esperienza di suor Maria Guadalupe in Siria ha inizio nel gennaio 2011, a seguito di un periodo in Egitto. Dopo aver sperimentato la discriminazione che vivono i cristiani nel Paese delle sfingi, la giovane vede come un’occasione per rilassarsi il trasferimento ad Aleppo, un vero e proprio crogiolo inter-religioso, ove regna la pace, la convivenza, la prosperità.  Passano appena due mesi dal suo arrivo, tuttavia, e la situazione del Paese precipita inopinatamente. A marzo iniziano le prime manifestazioni di protesta contro il Governo di Assad. “I media occidentali parlavano di dimostrazioni pacifiche svolte da cittadini siriani per chiedere democrazia, ma noi che eravamo lì possiamo testimoniare tutt’altro”, spiega la suora.
La fase embrionale dei tumulti si è sviluppata a Dar’a, nell’estremo sud del Paese. Alcune ragazze originarie di quel villaggio, ospiti nel centro d’accoglienza per studentesse dell’Ive ad Aleppo, testimoniano a suor Maria Guadalupe e alle sue consorelle che “gruppi di stranieri, lo si notava dall’accento, entravano nei villaggi armati fino ai denti per uccidere i cristiani”.
Fin da subito l’elemento religioso si configura quindi come determinante. Eppure la stampa sembra non volersene accorgersene. Anzi, suor Maria Guadalupe ravvede una precisa volontà a disinformare l’opinione pubblica su quanto sta avvenendo in Siria.  Quando le proteste si estendono in tutto il Paese e giungono anche ad Aleppo, spiega la religiosa, “abbiamo visto dalle nostre finestre, con i nostri occhi, migliaia di persone scendere in strada per manifestare solidarietà ad Assad. Ebbene, dopo poche ore quelle stesse immagini nei media venivano fatte passare come sommosse contro il regime”.
Le accuse della suora sono rivolte a una stampa connivente con la comunità internazionale, vera responsabile della mattanza siriana. “La Siria era indipendente e ricca, per questo gente in giacca e cravatta ha voluto servirsi di gruppi armati per disgregarla”, denuncia. E lamenta inoltre che le sanzioni nei confronti di Damasco sono servite soltanto a sfinire la popolazione, aggiungendo un dettaglio spinoso: “Nel 2012 è stato rimosso l’embargo al petrolio, quando i pozzi erano in mano ai ribelli, anche all’Isis. Forse è stato fatto per permettere a questi gruppi di finanziarsi?”.
È una domanda che appare tristemente retorica dinanzi alla realtà descritta subito dopo da suor Maria Guadalupe. La coalizione a guida statunitense “ha fatto solo scena – accusa -, gli aerei passavano sopra le postazioni dell’Isis ma non bombardavano”. E questo – incalza – “vuol dire che li appoggiavano”.  Il terrorismo – spiega la religiosa – “è sostenuto da chi ci parla di democrazia e diritti umani”. E poi – si domanda – “perché dovremmo imporre la democrazia ai siriani? Perché dovremmo far cadere un Governo che loro stessi hanno scelto e che garantisce convivenza e pace?”.   La riposta è presto detta: per interessi economici e politici delle potenze occidentali. Questi scopi, per inciso, “vanno a coniugarsi con gli interessi religiosi dei fondamentalisti islamici, che vogliono eliminare tutti coloro che il Corano definisce come infedeli”.
Nel buio di una feroce persecuzione, si agita però un bagliore di luce che dona speranza. È quello della moltitudine di martiri che rafforza la fede cristiana. Si illuminano gli occhi di suor Maria Guadalupe, quando descrive la determinazione dei siriani fedeli a Cristo nel non rinnegare la propria fede dinanzi ai loro boia.
La religiosa parla di “miracoli” che stanno avvenendo nella Siria falcidiata dal conflitto.  Spiega che “prima della guerra, molta gente di Aleppo, città del divertimento e degli eccessi, viveva una fede un po’ superficiale, mondana. E la decisione, la disponibilità al martirio di quegli stessi cristiani oggi, è veramente un miracolo”. Si tratta – soggiunge – “di una grazia che il Signore sta dando loro”.
Considerare la morte come una possibilità concreta, di ogni giorno, “ci fa tornare all’essenziale”. Suor Maria Guadalupe spiega che i cristiani siriani investono la gioia non più su qualcosa che chiunque può toglier loro, bensì “nella vita eterna”.  “Questo spirito – prosegue – ci contagia, possiamo partecipare stando lì alla grazia dei martiri e non abbiamo paura, nonostante siamo ormai abituati ad ascoltare costantemente il suono delle bombe”.  Un contagio che dovremmo auspicare anche noi, per reagire . “Loro subiscono una persecuzione cruenta – osserva -, ma ce n’è una incruenta, che vivono i cristiani in Occidente, a causa di leggi contro la vita, il matrimonio, la famiglia, la libertà di esprimere la propria fede”.
A tal proposito suor Maria Guadalupe racconta che un cristiano siriano, profugo in Spagna con moglie e figli, lo scorso anno è rimasto impressionato dal fatto che l’amministrazione comunale di Madrid volesse vietare l’esposizione in pubblico di presepi. “Se questa è la vostra democrazia, meglio il nostro dittatore”, le parole dell’uomo.
E forse non è un caso che – come ha ribadito la religiosa – in Siria i cristiani li stanno difendendo non i Paesi europei, ma la Russia e l’esercito siriano. Questi ultimi stanno strappando Aleppo ai jihadisti proprio nelle ultime ore.

venerdì 20 febbraio 2015

Aleppo, un parroco racconta la battaglia nella città martire simbolo di una "guerra artificiale"



Padre Rodrigo Miranda, cileno, ha trascorso gli ultimi quattro anni nell'inferno della città siriana. Ha assistito i suoi parrocchiani durante i tre anni di assedio tra le violenze, le uccisioni, i sequestri. Ha vissuto in prima persona la battaglia iniziata nell'estate del 2012, che più delle altre riassume la tragedia della popolazione. "La gente non ha mai chiesto un cambiamento, né politico, né culturale. Stava bene come stava. Non voglio canonizzare Assad, ma tra i ribelli solo il 2% sono siriani, la maggioranza sono stranieri, di 83 diverse nazionalità"

Repubblica.it, 
 17 febbraio 2015
di ALESSANDRA BENIGNETTI e ROBERTO DI MATTEO


ROMA - Padre Rodrigo Miranda, quarant'anni, cileno, è un missionario dell'Istituto del Verbo Incarnato che ha trascorso gli ultimi quattro anni della sua vita in Siria, nell'inferno di Aleppo. Parroco della Cattedrale del Bambino Gesù, dal 2011 ha assistito i suoi parrocchiani durante i tre anni di assedio della città, tra le violenze, le uccisioni e i sequestri. A Roma è tornato da pochi mesi, e qui lo abbiamo incontrato per ascoltare la sua testimonianza. La testimonianza di chi ha vissuto in prima persona la battaglia per Aleppo che, iniziata nell'estate del 2012, più di tutte le altre riassume la tragedia della popolazione siriana. Quella della gente, che abitava la città più ricca e popolosa della Siria e che d'un tratto si è ritrovata al centro di uno scontro violentissimo tra i ribelli e l'esercito di Assad, costato la vita a migliaia di civili.


Un conflitto artificiale.  "Con il suo mosaico di culture e religioni, Aleppo è sempre stata una città modello della convivenza tra cristiani e musulmani" ci racconta Padre Rodrigo, e "la guerra è arrivata all'improvviso, contro persone che mai si sarebbero aspettate una reazione del genere di fronte ad un conflitto artificiale". Ci incuriosisce quest'ultima affermazione. "La popolazione siriana", spiega il sacerdote, "non ha mai chiesto un cambiamento, né politico, né culturale. Mai. La gente stava bene così come stava". "Con questo non voglio canonizzare Assad", continua, "ma voglio dire che il conflitto è stato il frutto di un processo estremamente veloce e violento. Tra i combattenti dell'esercito libero, infatti, solo il 2% sono siriani. La maggioranza sono stranieri, di 83 diverse nazionalità".

Le persecuzioni contro i cristiani.  Prima della guerra, ad Aleppo i cristiani erano circa 300.000. Dei 4.000 fedeli che frequentavano la parrocchia di Padre Rodrigo, oggi ne sono rimasti solo 25. Gli altri sono scappati, oppure "sono stati uccisi, soprattutto donne e giovani". "Molti sequestrati" racconta il sacerdote. In effetti, i cristiani, più di altri, in Siria, sono stati presi di mira dai gruppi islamici radicali. "Succede perché hanno una grande influenza in molti settori della società, e perché hanno la capacità di dialogare, di aprirsi all'altro, di rispettarlo. Quando sentiamo che l'Isis avanza nel nord dell'Iraq o della Siria è perché queste zone sono popolate da cristiani, e la risposta di un cristiano è molto diversa rispetto a quella di altri". Sul fronte umanitario, poi, la situazione non migliora: "ieri ho parlato con i miei parrocchiani: non hanno acqua, luce ed elettricità da dodici giorni. Le promesse delle Nazioni Unite di inviare aiuti sono rimaste solo promesse".

Un grado di violenza inaudito.  A pochi metri di distanza dalla parrocchia di Padre Rodrigo si trovava l'università di Aleppo, che il 15 gennaio del 2013 è stata il teatro di un violento attentato in cui hanno perso la vita centinaia di giovani studenti. "Era mezzogiorno, l'ora di punta, quando sono caduti i tre missili. L'università era piena e molte persone erano in strada" ci racconta. "Quando è caduto il primo missile ho iniziato ad aiutare le persone che avevo davanti a me. Poi mentre stavo correndo verso l'università per aiutare gli altri, ho visto il secondo missile che arrivava. Ho cercato di rifugiarmi tra un muro e alcune auto. Ho sentito un rumore, uno strano silenzio, e poi il disastro. È stato un massacro". 
"All'inizio", continua, "hanno detto che i missili erano dell'esercito di Assad. Ma il nostro quartiere è controllato dall'esercito: sarebbe come dire che hanno sparato contro loro stessi. Poi, che l'esercito aveva colpito per sbaglio. Ma se sbagli, sbagli una volta, non tre. L'altra ipotesi è che siano stati i ribelli, che sparavano per colpire l'esercito che controlla il nostro quartiere".  Il ricordo che è rimasto più vivido nella mente del sacerdote è proprio il "grado di violenza contro i civili". Ascoltiamo il suo racconto e ci viene in mente solo una domanda, la più banale. Non ha mai avuto paura? Mai, ci risponde sorridendo: "in quei secondi non riesci neanche ad avere paura. Pensi soltanto ad aiutare".

Le bugie dell'informazione.  "Quello che il popolo siriano desidera sopra ogni altra cosa è che fuori dalla Siria si racconti finalmente cosa succede davvero in Siria". La disinformazione riguardo il conflitto, secondo il sacerdote, è stata enorme. 
Gli chiediamo qual è la bugia più grande: "quella dei 'regimi', il voler catalogare a tutti i costi come 'dittatorì tutti quelli che non fanno come vogliono loro", ci risponde senza esitare. "Non si può applicare la 'democrazià come la intendiamo noi, in Paesi dove c'è un substrato culturale totalmente diverso: il rispetto della diversità e della cultura dell'altro è il presupposto per garantire la pace". Altrimenti, il rischio è quello di "una radicalizzazione sempre maggiore". Che è pronta a diffondersi anche in Europa, come già sta accadendo.

http://www.repubblica.it/solidarieta/volontariato/2015/02/17/news/aleppo-107564261/

sabato 21 dicembre 2013

Il Bambino che ci è donato!






Aleppo, lettera N. 15 

 Oggi , 11 dicembre 2013, è un giorno molto speciale ... Aleppo è coperta con un cappotto bianco ! Le scuole sono chiuse , molte persone sono rimaste a casa , alcuni bambini e i giovani hanno la possibilità di giocare e divertirsi , dimenticare per lo spazio di un giorno una realtà sempre più oscura e incomprensibile ...

In occasione del Natale , il bambino siriano ci interpella ...
"Ho bisogno ... ho bisogno di scarpe ... Ho bisogno di un maglione ... ho bisogno di una copertina ... Ho bisogno di una ciotola di latte ... ho bisogno di scaldarmi ... ho bisogno di  mangiare ... "
Tutti questi sono i gridi che sentiamo dalla bocca dei bambini che vengono da noi ogni giorno .

 Bambini di famiglie sfollate ... o famiglie povere ... Bambini di tutte le età , bambini che vengono da noi con i loro genitori ...
Bambini che non vanno a scuola, che non hanno accesso all'istruzione ...
Le loro scuole sono state distrutte o occupate ...
Bambini che non sanno nemmeno leggere o scrivere ...

Bambini abbandonati , bambini che vendono il pane sul marciapiede ...
Bambini che piangono di gioia e di stupore quando , tornando a casa , scoprono che l'elettricità viene ripristinata : "Possiamo finalmente vedere i cartoni ... "
Bambini che ci portano le preoccupazione degli adulti : "Sai, la mamma non poteva lavarmi la faccia , non c'era acqua a casa ... "

Bambini che vivono già nella nostalgia .... Fadi dice al suo papà che gli spiega il tempo passato remoto ... "Papà , il tempo perfetto è come la nostra casa , dove non  torneremo mai ... "
Bambini che sono preoccupati ... chiedendosi se essi potranno mai rivedere le persone o i luoghi  che hanno a cuore ...
Bambini che non vogliono staccarsi dai loro genitori .... E i genitori che non vogliono abbandonare i loro figli ... Che angoscia quando ogni mattina i bambini devono andare a scuola : e se succede loro qualcosa , e se qualcosa impedisce loro di tornare a casa ...
Bambini che rassicurano gli adulti dicendo loro : "Non preoccuparti per il rumore che si sente, è una pallottola ... è l'esplosione di una bomba ... o un missile... "

Bambini che vogliono esprimere la loro gioia di vivere nonostante la sofferenza degli adulti ...

Essi ci chiedono uno spazio di pace , uno spazio di felicità, uno spazio di tenerezza, o semplicemente uno spazio per i  giochi ...

Bambini che ascoltano i loro genitori ripetere "Dio ti protegga ..."

Negli occhi di questi bambini , noi leggiamo la miseria e un'estrema sofferenza.
Essi rappresentano migliaia di bambini che vivono in Siria o che si trovano nei campi profughi nei paesi limitrofi ...

Non possiamo non pensare a ciascuno di loro in questo giorno in cui la neve ricopre tutto il Medio Oriente ...
Essi ci invitano a dare una mossa alla nostra vita , a uscire da noi stessi , per andare ai loro confini ...


L'emergenza non poteva aspettare , abbiamo dovuto rischiare un gesto , dire una parola diversa da quella dell' aver pietà , si doveva agire ... si doveva inventare, creare e far nascere ...

Per loro sono nati progetti, vi si sono dedicati volontari , sono stati lanciati dei  programmi ...
Noi, Maristi Blu , abbiamo sognato per loro un altro mondo da quello in cui sono immersi ...
Con voi e con la vostra solidarietà e il vostro sostegno e con le parole di incoraggiamento , il sogno è diventato realtà ...
E questa realtà è cresciuta con il nuovo progetto del MIT : Istituto Marista per la Formazione ... Un centro di formazione per permettere alle persone tra i 20 e i 45 anni di formarsi , sviluppare le competenze e aggiungere al loro curriculum vitae qualche formazione  significativa  e in settori molto diversi . In sei settimane , abbiamo già tenuto tre sessioni di 12 ore ciascuna e tre lezioni di due ore su temi legati alla qualità , alla comunicazione , alla gestione del tempo e  molti altri argomenti interessanti . Il numero dei partecipanti è limitato a 18 persone per sessione , mentre le lezioni sono aperte a tutti ... Questo è un grande successo ...

I bambini di " Imparare a crescere ", hanno continuato i loro programmi educativi ... Va notato l'interesse che i genitori portano alla qualità educativa offerta da questi due progetti, uno la mattina per gli sfollati e quello del pomeriggio per i bambini provenienti da famiglie di " L'Orecchio di Dio" (*famiglie cristiane povere).

Vedendo quanto sono logore le scarpe dei figli delle famiglie sfollate , abbiamo dato ad ogni bambino un nuovo  paio ....

La Gioventù del "Skill School " continua a preparare attivamente un progetto per il Natale ... Gli animatori stanno lavorando alacremente per portare a compimento questo programma ...

Le signore del "Tawassol" beneficiano in modo proficuo di tutto ciò che viene loro offerto dagli istruttori , in inglese o nel computer o nei lavori manuali ...

I membri delle famiglie del " Paniere della Montagna " e le famiglie del " Orecchio di Dio" di Midane , oltre al paniere alimentare mensile  hanno ricevuto ciascuno nuovi vestiti e scarpe ...

Abbiamo anche rilanciato il nostro vecchio progetto di abitazioni, cominciando ad aiutare le famiglie sfollate che hanno bisogno di affittare una casa ... Per ora dieci famiglie ne hanno beneficiato ... si sono aggiunte alla lista delle 30 famiglie che vivevano presso di noi e che abbiamo aiutato ad affittare una casa ...



Con i disegni di Fadi , Roula e Marwa Youssef e in loro nome e per conto di tanti bambini della nostra amata Siria ,



vi auguriamo un Natale di pace e di speranza ...

Per i maristi di Aleppo
 F. Georges SABE




distruzione dell'ospedale civile al-Kindi di Aleppo ad opera delle milizie ribelli 


Aleppo, 19 dicembre

Finalmente, dopo un'altra settimana senza la luce...oggi è arrivata la luce! Solo per pochi momenti, comunque questo ha creato una festa in tutta la città. La centrale elettrica è ancora occupata, di conseguenza il problema non si è ancora risolto. Sembrava che erano arrivati ad un accordo per permettere la distribuzione della corrente; però nella realtà abbiamo trascorso intere settimane senza luce, interrotte da pochi giorni di "prodigalità", nei quali abbiamo fatto festa per avere 2 o 3 ore di luce al giorno. Come l'ovazione dei tifosi per un bel gol da metà campo, così si sente in tutta la città il grido contagioso di allegria quando torna la luce.

colpi di mortaio dei ribelli oggi sono caduti dietro la chiesa latina di Aleppo 


 Qualcuno con intelligenza viva ha scritto queste righe che abbiamo tradotto dall'arabo:

 "La gente di Aleppo è la più allegra del mondo:
 Se arriva la luce...si allegra!
 Se arriva l'acqua...si allegra!
 Se arriva l'internet...si allegra!
 Se arriva il segnale per il cellulare...si allegra!
 Se attraversa la strada senza che la colpisca una pallottola vagante...si allegra!
 Se dopo 5 ore di fila davanti al fornaio, è riuscita a comprare un po' di pane e torna sana e salva a casa...si allegra!
 Se il figlio è stato all'università e nessun missile è esploso vicino a lui...si allegra!
 Se è riuscita a dormire durante la notte nonostante le esplosioni dei cannoni...si allegra!
 Se ha trascorso la notte e si è svegliata la mattina del nuovo giorno...si allegra!
 Questo popolo vive da un' allegria all'altra!".

 Più in là dell'ironia, è completamente certo che questa gente ha imparato ad essere allegra. Ha imparato a ringraziare  Dio per ciò che ha, ed in più, a dar valore a tutte queste cose del quotidiano che a noi sembrano insignificanti, come dei regali della Divina Provvidenza.

I Missionari dell'IVE in Aleppo-Siria


venerdì 8 febbraio 2013

Un' umanità buona: è la presenza di Gesù oggi ad Aleppo

In Aleppo il 3 Febbraio 2013 è stato un giorno molto speciale. Un giorno di  incontri  e di festa. Una giornata di condivisione e di ascolto. Una giornata di gioia e di distribuzione. No, i media non sono venuti per filmarci e documentare l'evento. Le TV non ne parleranno.
Ma è stata una giornata, un evento che ha segnato  più di 370 famiglie.
Carichi di pacchetti e, pieni , pesanti ... Tutte queste famiglie hanno ricevuto un’assistenza speciale per ottenere qualcosa  per scaldarsi ... Ma ancora più importante, lo spessore dell’accoglienza, dell’incontro e della condivisione. 



Ci vuole il  tempo: si parla, si dice una parola, una traccia è lasciata ... da qualche parte, in piena strada o nel seminterrato, ... non è fare beneficenza. 

Noi Maristi Blu siamo solidali, siamo in comunione profonda. Noi Maristi Blu  non siamo solamente quelli residenti in Aleppo, ma tutta una rete di amici, fratelli e laici, Aleppini originari o meno, tutti impegnati nello stesso spirito di semplicità e di audacia per andare verso una terra nuova,  la terra dell’ altro, il più bisognoso, il più povero, il disoccupato, il disperato, quello preoccupato, quello triste ...  

Quindi questa sera, Maria, nostra Buona Madre, ti affido tutti i volti, tutte queste mani e questi cuori, tutti quelli che sono l'altra faccia della guerra .. Un volto di amore e di speranza ... Li affido a te, nome per nome, faccia per faccia, persona per persona ... Seguendo le tue orme O Maria, noi continuiamo il cammino, affrettandoci ad accendere più luce nella notte oscura del quotidiano di  tutte queste famiglie.

Affido a te anche gli sfollati, queste famiglie che incontreremo domani e che ci aspettano, non solo per la distribuzione settimanale, ma per tutto ciò che questa distribuzione rappresenta: la solidarietà al di là di tutti i confini.




























Maria, per ciascuno dei benefattori e volontari, per tutti questi cuori senza confini, io ti dico GRAZIE

Frère Georges Sabe




Dalle suore e i padri dell'IVE di Aleppo
Vi lasciamo una breve riflessione che abbiamo scritto giorni fa e che non abbiamo potuto condividere prima, perché ci trovavamo senza connessione a internet. Grazie a tutti per le vostre preghiere. Siete anche voi nelle nostre.

"Giovedì 10 Gennaio ha nevicato ad Aleppo. Lo spettacolo era meraviglioso e sarebbe bastato come motivo di divertimento per tutta la città. Ma in queste circostanze, la neve aveva una connotazione inevitabilmente triste. Abbiamo trascorso molti giorni senza luce, fa molto freddo, senza mezzi di riscaldamento, e molte persone vivono ancora in strada ...

Ma oggi il sole è apparso. E quel tepore morbido che si sta appena iniziando a sentire riscalda i corpi e anche i cuori. È la speranza sempre nuova che Dio non ci abbandona. Perché perfino quando tutto sembra perduto per l’odio e la malvagità degli uomini, Egli è determinato a fare sorgere di nuovo il sole...

I Missionari in Aleppo

Milizie islamiste nel quartiere siriaco: terrore fra i cristiani di Aleppo


Aleppo (Agenzia Fides) 5/2/2013

 Paura fra i cristiani di Aleppo residenti nel quartiere a maggioranza cristiana siriaca: come riferisce in un messaggio inviato a Fides il Pastore Ibrahim Nussair, leader spirituale della Chiesa evangelica di Aleppo, ieri mattina milizie islamiste del gruppo “Jabhat Al Nusra” sono penetrate nell’area: “Ci siamo svegliati di soprassalto sentendo le grida ‘Allah-u-Akbar’ e, guardando fuori dalle finestre, abbiamo visto guerrieri del battaglione Jabhat al Nusra, nelle nostre strade. Erigevano barricate nei pressi delle nostre chiese e delle nostre scuole, mettendo in pericolo la vita della popolazione civile”.
 Il Pastore ha aggiunto che, con l’arrivo di forze dell’esercito regolare, vi sono stati pesanti combattimenti e i miliziani sono stati cacciati dalla zona.
Il Pastore riferisce che la presenza di tali miliziani, anche se solo per poche ore, ha contribuito a diffondere un’ondata di terrore fra la popolazione, che non si sente al sicuro e medita di lasciare la città. Il leader cristiano conclude: “Noi confidiamo in Dio, ma anche nei nostri amici musulmani in Siria, perchè ci proteggano da questi estremisti. Siamo e resteremo un popolo che desidera e lavora per il dialogo e per la pace”.
All’inizio del novembre scorso, la storica chiesa evangelica araba di Aleppo, nel quartiere di Jdeideh (nella città vecchia), era stata minata con esplosivo e fatta saltare in aria (vedi Fides 10-11-2012).

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40941&lan=ita

L'Arcivescovo armeno cattolico di Aleppo: “ormai ci siamo assuefatti all'orrore quotidiano”


Aleppo  – “L'effetto della condizione in cui viviamo da più di un anno è che ormai ci siamo assuefatti all'orrore quotidiano”. 
Così l'Arcivescovo di Aleppo degli armeni cattolici, Boutros Marayati, descrive all'Agenzia Fides la situazione stravolta vissuta dagli abitanti della metropoli siriana, dove sono stati ritrovati decine di cadaveri di giovani vittime di esecuzioni sommarie collettive. “Ci sono sempre notizie di nuove stragi, c'è il rumore continuo dei bombardamenti, si vive in uno stato di tensione e paura giorno e notte, c'è la fatica per sopravvivere in una quotidianità in cui non si trova nemmeno l'acqua da bere e il carburante per riscaldare le case. Travolti come siamo da tutto questo” spiega a Fides l'Arcivescovo “non c'è quasi il tempo di prendere coscienza delle cose terribili in cui siamo immersi. La strage all'Università di qualche giorno fa, dove abbiamo perso anche la povera suor Rima, sembra già una cosa lontana.
Ci chiediamo solo quando e come tutto questo finirà. E preghiamo il Signore, che ci guardi e ci protegga”. (Agenzia Fides 30/1/2013).

http://www.fides.org/aree/news/newsdet.php?idnews=40896&lan=ita


mercoledì 16 gennaio 2013

La "Primavera Araba" di Aleppo

Cari amici, 
Soltanto un paio di righe per raccontarvi che stiamo bene però che sono già tanti i giorni senza elettricità, senza telefono né collegamento a internet. Abbiamo perso il conto dei giorni senza questi servizi! 
Fa tanto freddo e in questi giorni addirittura ha iniziato a nevicare.

Ieri è esplosa una bomba alla Università di Aleppo, molto vicino a casa nostra. Le vittime e i feriti sono stati tante. Ricordatevi di loro nelle vostre preghiere.

Vi lasciamo un caro saluto e vi chiediamo che continuiate a pregare perché la guerra finisca.

Padri e Suore missionari IVE ad Aleppo.

È salito ad almeno 82 morti accertati e a oltre 160 feriti il bilancio del duplice attentato dinamitardo che in pieno giorno ha colpito l'Università di Aleppo, massima istituzione culturale nella Siria settentrionale: lo ha reso noto il governatore della seconda città siriana, Mohamed Wahid Akkad, il quale ha confermato che le esplosioni sono state due. Sembra siano avvenute in un'area intermedia tra i dormitori studenteschi e la sede della facoltà di Architettura. "È stato un attacco terroristico, che ha preso di mira gli studenti nel loro primo giorno di esami", ha aggiunto Akkad. Dopo mesi di furibondi combattimenti quotidiani, il confronto tra lealisti e insorti nella capitale economica del Paese è giunto a un punto morto, e ciascuna fazione ne controlla soltanto una parte: l'ateneo si trova comunque nel territorio presidiato dall'Esercito governativo

http://www.avvenire.it/Mondo/Pagine/siria-bombe-a-università-aleppo.aspx


martedì 11 dicembre 2012

"Nella confusione dei tempi in cui niente sembrava resistere, essi volevano fare la cosa essenziale: impegnarsi per trovare ciò che vale e permane sempre, trovare la Vita stessa. Dietro le cose provvisorie cercavano il definitivo". (Benedetto 16°- Bernardins)

“Lottando per mantenere viva la loro fede”

da Aleppo, novembre 2012

In questo tempo di tragici eventi è aumentato il nostro apostolato. Non solo personalmente con le persone che vengono alla Cattedrale, ma anche per mezzo del contatto telefonico con coloro che ormai non possono più arrivare qui, attraverso il sostegno e le preghiere. Nonostante i pericoli, un buon gruppo di fedeli assiste alla Messa quotidiana e alla recita del rosario, alcuni partecipano anche all’Adorazione e ai vespri. Vivono le cerimonie con un fervore speciale … Apprezzano la possibilità di avere l’omelia quotidiana di Padre Rodrigo alla Messa, che qui è una cosa straordinaria, e l’ascoltano avidamente.
L’usanza del “caffè” dopo la Messa della Domenica è diventata una necessità quotidiana. Così hanno la possibilità di parlare in “famiglia”, condividendo le sofferenze, incoraggiandosi a vicenda …

ive-siria-alepo
L’apostolato dei Padri è diffuso anche in Congregazioni vicine al Vescovado. Sia con la regolare celebrazione della Santa Messa che con la cura delle confessioni. La scorsa settimana, Padre Rodrigo ha predicato il ritiro alle Suore Carmelitane. E un gruppo di giovani, guidato da padre David, sta facendo lavori di manutenzione nel giardino del Carmelo: anche questo è un modo per ringraziare le suore che ci prestano le loro strutture per lo sport.
Ma certamente il lavoro più forte, in quest’ultimo periodo, è quello con i giovani. Le strade sono bloccate, c’è poca benzina, e il pericolo è permanente, ma loro continuano a venire!
Il “campo” che abbiamo fatto, praticamente rinchiusi nelle strutture del Pensionato, è stato un successo. Dopo hanno chiesto pure il ritiro! Abbiamo predicato due sessioni di circa 20 partecipanti. Per implorare la pace abbiamo iniziato l’Adorazione perpetua ogni giovedì. E con questa stessa intenzione è stata organizzata la catena del Rosario giorno e notte, in modo che anche coloro che non possono partecipare possano unirsi in preghiera dalle loro case.
Abbiamo iniziato un corso di studio del Catechismo della Chiesa Cattolica, perché, approfittando di questo tempo in cui si sono interrotti gli studi, i giovani universitari chiedono di formarsi maggiormente nella dottrina cristiana. Abbiamo anche messo insieme per loro un corso di studio della lingua italiana.

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La situazione non ci permette di svolgere attività serali, perciò abbiamo concentrato tutto durante le ore diurne. Succede così che ogni venerdì, fin dal mattino presto, si riuniscono qui circa 30 giovani. Il posto centrale è occupato dalla Santa Messa, a cui partecipano con devozione sincera. Concludiamo le attività con alcune ore di sport per distendersi dalla tensione in cui vivono.
Cosa dire a questi giovani? Assediati da tante sofferenze, non mollano, e ancora continuano lottando per mantenere viva la loro fede, per non perdere la gioia, la speranza e la fiducia in Dio.
In mezzo a una guerra questi ragazzi sono un trofeo, il segno della vittoria del Bene sul male, di Dio sul diavolo!
Suor Maria de Guadalupe Rodrigo


Perché ci lamentiamo di tante piccole cose?

Oggi abbiamo energia elettrica, dopo tre giorni di interruzione. A causa del bombardamento, parte di un importante impianto di alimentazione si è danneggiato e per via dei combattimenti non si è potuto raggiungere il luogo per risolvere il problema, in modo che il nostro quartiere è rimasto al buio in tutti questi giorni. La scorsa settimana, qualcosa di simile è accaduto nell’ azienda dell’acqua, ma le conseguenze sono state più gravi, perché tutta la città si è trovata senza acqua per una settimana. E’ pesante, soprattutto perché siamo abituati al benessere che forniscono questi servizi. E che non sono sufficientemente apprezzati fino a quando non ne siamo privati!

siria guerra

Tre giorni senza luce … Poi, a pensarci, ti accorgi che ci sono così tante persone a cui sta accadendo di peggio! Senza andare oltre, qui, pochi mesi fa, quando ancora il torrido caldo estivo era in pieno vigore, una vasta area della città in cui vivono molti dei nostri parrocchiani è rimasta senza elettricità per 10 giorni consecutivi. Ed è stato terribile. Si consideri il semplice fatto di non essere in grado di bere un bicchiere di acqua fredda, o conservare gli alimenti da un giorno all’altro, o utilizzare un ventilatore per dormire un po’… All’inizio della guerra molte famiglie si erano rifornite di cibo per far fronte alla sempre crescente scarsità e l’impossibilità di uscire. Ma in quei giorni tutto è andato in pattumiera… In strada distribuivano carne da mangiare e altri prodotti che nei negozi marcivano per mancanza di frigorifero …
E’ stata un’interruzione di diversi giorni. E certamente appesantita da molte complicazioni e dolori. Ma quanto, in confronto ad altre sofferenze di questa triste guerra? L’altro giorno un ragazzo ci ha detto cupamente: “Un proiettile è caduto sulla mia casa. Mio fratello ha perso un occhio e una gamba nell’esplosione. E ho perso mio padre, che è morto sanguinante tra le mie braccia.”. E ha poi aggiunto: “Sia lode a Dio”.
Perché ci lamentiamo di tante piccole cose?

siria padre hijo

Quando senti che il tuo carico è pesante e ritieni che stai soffrendo troppo, pensa a queste persone, pensa che c’è sempre qualcuno che soffre di più.
E tu hai il dovere di ringraziare Dio ogni giorno per ciascuna delle mille delicatezze che Egli ha verso coloro che lo amano.

Suor Maria de Guadalupe Rodrigo

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martedì 27 novembre 2012

Non dimenticate Aleppo!

"Questa è la drammatica situazione della nostra missione ad Aleppo":


- 1.000.000 di profughi sono ad Aleppo

- Se non arrivano gli aiuti, i cristiani non potranno rimanere ad Aleppo e dovranno emigrare nei paesi vicini.

- Molte persone hanno perso la loro casa o l’hanno dovuta abbandonare a causa del conflitto.

- Molta gente è stata derubata (hanno perso tutto!)

- I centri di assistenza danno la precedenza ai mussulmani.

- Si avvicina l’inverno ed Aleppo è una città molto fredda.

- Ci sono molti bambini che sono rimasti senza famiglia.

- Gli spazi verdi della città inclusi i viali, e le grandi vie sono strapieni di gente, ci sono famiglie intere che dormono sotto le intemperie, e ci sono solo cartoni per coprirsi.

 - Solo nei giardini della città universitaria ci sono 7.000 profughi che dormono all’aria aperta.

- Gli ospedali non sono più autosufficenti; ai feriti d’arma da fuoco si aggiungono i malati a causa del freddo e a causa della mancanza di alimenti. 

- L’aria che si respira puzza per il fumo delle esplosioni e per l’accumulo dei rifiuti che non vengono trasportati via.


- Giorno dopo giorno, aumentano i sequestri e minacce in cambio di denaro per il rifornimento di armi (non sono notizie dei giornali, lo sappiamo per la testimonianza dei nostri stessi fedeli).


- La zona industriale nelle periferie della città è distrutta. Le fabbriche ed imprese sono state incendiate, bombardate e saccheggiate. Erano le uniche fonti di lavoro per migliaia di persone….
 

l'ospedale franco-siriano prima e dopo l'attacco dei miliziani



 

 

 

 "il prossimo potrei essere io!"

Aleppo 19.11. 2012

Carissimi,
 in questi giorni si sentono delle storie raccapriccianti! Quando la morte colpisce così da vicino, arriviamo ad un punto, ci rendiamo conto, che non possiamo evitare di pensarci. In un modo o nell'altro, tutti noi ci rendiamo conto che vogliamo evitare di pensare alla morte, fino a che succede un qualcosa di imprevisto che ci scuote e ci fa riflettere; la conclusione è inevitabile: "il prossimo potrei essere io!".
Una giovane di circa 30 anni, stava parlando al telefono, fuori nel balcone della sua casa nel quartiere cristiano di Aleppo. Le mancavano 3 giorni per sposarsi, dopo 10 anni di fidanzamento. Mentre parlava entusiasta, una pallottola vagante le attraversò le tempie. Stava forse finendo di organizzare i preparativi del suo matrimonio, sistemando tutto fino ai più piccoli dettagli affinchè tutto potesse essere perfetto. Chissà con che ansia, stava contando le poche ore che la separavano da quel giorno importante ! Purtroppo quel giorno per lei non sarebbe mai arrivato.
 Quotidianamente molta gente si accalca alle porte dei forni dove fanno il pane. Anche se la situazione è pericolosa bisogna mangiare ed il pane è uno degli alimenti più accessibili perchè è sovvenzionato. Il panettiere passa il pane attraverso una piccola finestra del forno che dà sulla strada. Una mattina, una donna come tante altre, aspettava il suo turno facendo la fila in un marciapiede per molte ore. Disgraziatamente un proiettile vagante la colpì entrando nella spalla trafiggendole il cuore e uscendo all'altezza dell'anca....forse anche lei stava pensando impazientemente a quante cose doveva fare a casa sua. Probabilmente pensava ai suoi figli che l'aspettavano per mangiare, o pensava a suo marito con il quale doveva fare la pace.....purtroppo non è tornata più a casa.
Quindi il susseguirsi degli avvenimenti ci porta ad una conclusione: "il prossimo potrei essere io!"....
In questo senso i cristiani della Siria ci danno un esempio istruttivo. Con semplicità comprendono che a Dio di tutto quello che sta succedendo non sfugge niente, e scoprono la Sua mano buona che ordina tutto per il bene di coloro che lo amano.
Quale miglior modo c’è per prepararsi alla morte?
Ciò che umanamente è molto triste e doloroso, appare diverso dal punto di vista della fede!



 

Il Vescovo caldeo Audo: il conflitto ha sfigurato Aleppo

 
Agenzia Fides 26/11/2012.
“Qui adesso tutto appare avvolto da un senso di rovina e decadenza” racconta all'Agenzia Fides Sua Ecc. Mons. Antoine Audo, Vescovo caldeo della metropoli.  I cinque centri Caritas della città assistono in maniera diretta 2.400 famiglie, distribuendo medicine, vestiti e beni alimentari. Nei giorni scorsi i sacerdoti e i volontari che cooperano nella rete Caritas si sono incontrati con Mons. Audo per studiare i programmi in vista dell'inverno. In quella che nel 2006 si era guadagnata il titolo di “Capitale culturale del mondo islamico”, il conflitto ha aperto le porte anche ai fantasmi del freddo, della fame e delle malattie.

 

IL VOSTRO AIUTO CONTA TANTISSIMO:

COME AIUTARE?

Con 200 € al mese possiamo aiutare per sostenere una famiglia per la durata di un mese (casa, cibo, medicine, vestiti, etc..)

Se è nelle vostre possibilità, vi preghiamo di aiutarci, la vostra piccola collaborazione è per noi importantissima. Tante piccole gocce formano un mare!

Dio non si lascia vincere in generosità!

Dio vi benedica.

P. David Fernandez, IVE Aleppo – Siria
 
 
Iniziativa dell'Ufficio delle Missioni ONLUS dell'Istituto del Verbo Encarnado (IVE)

venerdì 16 novembre 2012

Disgrazie e miracoli ad Aleppo

Aleppo, 12 novembre 2012
 
Carissimi, con questa nuova lettera vogliamo ringraziare per esservi presi cura di noi e per le preghiere che avete fatto per noi e per la Siria. Abbiamo molto da raccontarvi, delle cose molto belle e delle cose molto tristi! Questo è ciò che si vede in guerra: disgrazie e miracoli.
La situazione qui continua ad essere allarmante. Qualcuno assicurava che ciò che stava succedendo ad Aleppo sarebbe durato pochi giorni, invece siamo di fronte ad un cruento ed interminabile conflitto che dura già da più di tre mesi e di cui ancora non si può vedere la via d’uscita. Le conseguenze sono angosciose. Chi in precedenza aveva avuto l’occasione di visitare questa leggendaria città, oggi non la riconoscerebbe; prima della guerra Aleppo era caratterizzata da due cose in particolare, che le davano un prestigio anche maggiore della capitale Damasco:  il movimento commerciale che occupava gli imprenditori per il business, e  la classe media e bassa come fonte di lavoro, e la sua animata vita sociale che copiava dall’Occidente. Allo stesso tempo si distingueva per essere una città tranquilla, sicura, pittoresca e ordinata.
Però ora è cambiato tutto.
Soprattutto nella parte antica e in qualche zona del centro lo spettacolo è terribile: quartieri bombardati, edifici distrutti, cadaveri accatastati nelle strade. Le autombulanze attraversano la città a tutta velocità sparando in aria per aprirsi la strada. I carri armati girano nelle strade e trema tutto per le deflagrazioni. Ci sono trincee sparse in tutti gli angoli delle strade e nelle vie importanti; i cecchini sono appostati sui tetti e sparano al minimo movimento. Le armi dei ribelli difficilmente hanno un obiettivo determinato e molte volte colpiscono edifici civili.

Le scuole e la città universitaria sono piene di profughi che hanno perso la loro casa e purtroppo questi edifici non bastano più per tutti. Gli spazi verdi della città ed i viali sono stracolmi di intere famiglie che dormono, sotto le intemperie, coperte con cartoni. Si calcola che un milione di persone sono rimaste senza un tetto! Solo nei giardini della città universitaria ci sono settemila rifugiati che dormono all’aria aperta. Qualche settimana fa le condizioni metereologiche erano buone, però adesso fa più freddo e piove, quindi ci si domanda: dove andrà tutta questa gente? Nessuno ha una risposta, gli ospedali non sono sufficienti, oltre ai feriti si aggiungono i malati per il freddo e per la mancanza di alimenti.
Il caos è generale ed ha condizionato la vita della città e di tutti i suoi dintorni. I servizi pubblici della luce, del telefono, dell’acqua e Internet si interrompono spesso ed in alcuni quartieri anche per settimane. L’aria che si respira puzza per l’odore delle esplosioni e per la mondezza che nessuno porta via. L’insicurezza domina le strade, non c’è polizia stradale, non c’è nessuno che rappresenti la giustizia. Giorno dopo giorno aumentano sempre di più i sequestri e le minacce in cambio di denaro per comprare le armi. Queste non sono notizie riferite per "sentito dire", perchè le hanno sofferte i nostri stessi  fedeli.
La morte passeggia per le strade e continua a portarsi via vittime: è guerra aperta in piena città. Gli attentati fanno centinaia di vittime. Centinaia di persone muoiono in pochi minuti. Chi avrebbe mai immaginato che Aleppo si sarebbe trasformata in uno scenario di crudeli uccisioni?

La gente di Aleppo è cambiata. La differenza, in confronto ai primi mesi del conflitto, è che ora gli aleppini tentano di continuare la vita quotidiana. Le famiglie devono mangiare e non potranno sopravvivere se continueranno a rimanere chiuse in casa. Per questo motivo, nonostante il caos e il pericolo, la gente va nelle strade con il rischio di non tornare più a casa…”Torneremo la prossima settimana” disse uno dei nostri giovani, ed aggiunse con un volto triste: “se sopravviveremo”.
Tutti i giorni ci sono molte vittime tra i civili. Anche nelle zone meno bombardate ci sono morti a causa dei proiettili vaganti. L’altro giorno un bambino di 10 anni ci diceva: ”Prima raccoglievamo le foglie degli alberi per la strada, adesso raccogliamo proiettili”.
"Le sparatorie e le esplosioni sono ormai familiari per noi”, dicono tutti, però hanno causato molta tensione e nervosismo: "è da settimane che non dormiamo”. Si sentono tutti i giorni promesse di speranza: “Ci hanno detto che in due giorni tutto finisce e torneremo a vivere, però questi due giorni non arrivano mai".
C’è stato un tentativo di tornare alla normalità, alcune università hanno aperto le porte, però non ci sono professori sufficienti, nè sufficiente è il numero di alunni per fare delle lezioni regolari. Alcune scuole hanno cominciato a funzionare solo per poche ore e per qualche giorno a settimana, utilizzando edifici prestati, ma questo non era molto adeguato perchè si trovavano fuori città dove c’è molto pericolo, o erano colmi di rifugiati.
Una delle adolescenti che viene a Messa tutti i giorni ci diceva contenta: ” Finalmente cominciamo le lezioni!; l’unico problema però è che il frastuono delle sparatorie è permanente e con difficoltà sentiamo quello che ci dice il professore”.
La zona industriale nelle periferie della città è distrutta. Le fabbriche e le imprese sono state incendiate, bombardate e saccheggiate; erano fonte di lavoro per migliaia di persone…
Non è una cosa strana che una donna pianga; però il problema è come aiutare ora, nel vedere questi uomini, padri di famiglia, presi dalla disperazione ed impotenza, singhiozzare in silenzio, sconsolati per la preoccupazione del futuro dei propri figli?
Per questo la nostra presenza qui come missionari è di questi tempi così tanto necessaria. Molti sono coloro che hanno già lasciato il Paese, famiglie intere, anche i fedeli della nostra cattedrale; ce ne sono alcuni che hanno sufficiente possibilità economica di sopravvivere all’estero, pur senza ancora una casa, nè un lavoro . Però la maggioranza della gente rimane qui perchè non può affrontare la partenza o perchè preferisce continuare a vivere nella propria terra. Molte persone ci domandano: ” E voi che avete la possibilità di scappare, perchè rimanete qui?”... Che razza di pastore sarebbe quello che nel momento di maggior pericolo fuggisse per stare tranquillo, mentre le proprie pecore rimangono in balia del nemico?
Certamente noi missionari non possiamo salvarvi dalle pallottole, non possiamo impedire che un proiettile cada sulle vostre case e che si porti via tutta una famiglia, non possiamo far sì che questo non accada...  è molto grande l’impotenza che sperimentiamo. Però possiamo sostenervi e darvi coraggio, consolarvi e accompagnarvi, e se arriva il momento di offrire le proprie vite, quel giorno possiate trovarvi preparati e sereni. Che migliore occasione di questa, per prepararvi ad andare in Paradiso? Per questo motivo rimaniamo, restiamo qui al servizio di coloro che rimangono qui.
In questo senso, si spiega cosa significa che "vediamo giorno per giorno nuovi miracoli”. Miracoli di conversione di persone che mai pregavano ed ora non smettono di pregare il Rosario tutti i giorni. Persone che erano lontane dall' essere cristiane praticanti, ed ora assistono con sincera devozione alla Messa quotidiana. Giovani che, anche in mezzo a tutta questa incertezza e desolazione, sentono la chiamata di Dio e decidono di abbracciare la vita religiosa. Possiamo assistere ad opere di carità eroica, persone che da molti anni non si confessavano, riconciliazioni che da anni sembravano impossili.
Icona di Saydnaya
 Ci sono stati miracoli della Vergine Maria che ha protetto le famiglie cristiane. Più di una volta abbiamo sentito che è caduto un missile in una certa casa e non è scoppiato; oppure ci sono state esplosioni molto grandi che hanno distrutto un piano intero però gli abitanti sono rimasti illesi! Queste persone dicono con piena convinzione: “La Madonna ci ha protetti, perchè preghiamo il Santo Rosario in famiglia”.
Anche nell’apostolato, Dio ci sta permettendo di fare cose impressionanti. È stata organizzata una catena continua del Santo Rosario, 24 ore, ed i nostri fedeli si sono prenotati con tanta voglia, sicuri che la preghiera del Santo Rosario porterà la pace su questa terra benedetta. I giovani continuano a venire e se ne sono aggiunti dei nuovi. Per loro desiderio abbiamo cominciato un corso di studio della Dottrina Cristiana, al quale partecipano alcuni adulti del nostro gruppo di fedeli; con i giovani facciamo settimanalmente dello sport, anche per scaricare la forte tensione che stanno soffrendo. È divertente vederli giocare, la loro allegria contagia quando festeggiano ogni gol, mentre si ascoltano in sottofondo i bombardamenti. Esistono solo pochi momenti nei quali possono “dimenticare” che stanno vivendo nel mezzo della guerra.
Abbiamo predicato due serie di Esercizi Spirituali ai quali hanno partecipato 20 giovani. Purtroppo non hanno potuto avere l’ambiente al quale siamo abituati: la natura, il silenzio e la tranquillità. Hanno fatto gli Esercizi praticamente rinchiusi, raccomandando a Dio il destino delle proprie famiglie e meditando sotto il frastuono delle esplosioni.
Non è eroismo ciò che hanno fatto questi giovani?

Disgrazie e Miracoli, in questo modo si sta costruendo la storia della Siria, come quella di tanti altri paesi del mondo distrutti dalla guerra. Questa è anche la storia della nostra vita contrassegnata da allegrie e tristezze, da conquiste e da prove. Questa è anche la storia della Chiesa che: ” avanza nel suo pellegrinaggio attraverso le persecuzioni del mondo e delle consolazioni di Dio” (Sant’Agostino, De Civitate Dei 18, 5; cf. LG 8).

Viva la missione!!!

Sacerdoti e Suore missionari ad Aleppo
http://soscristianiinsiria.wordpress.com/2012/11/15/42/

domenica 11 novembre 2012

"Questa cara gioia sopra la quale ogni virtù si fonda, onde ti venne?" (Par. 24)

Lettera da Aleppo 

Cari famigliari,

ciao!!! Sia lodato Gesù Cristo!!! È già molto tardi e non posso dormire, per questo mi sono messa a scrivere… Mi giravo e rigiravo nel letto pregando il Rosario però non c’è stato verso. Gli scoppi delle bombe sono ogni volta più vicini e continui. Non è che io abbia paura, per niente!! Solo che non posso smettere di pensare alla povera gente che sta soffrendo. I padri di famiglia, le povere madri disperate per proteggere i propri figli, i giovani soldati che sono lontani dalle loro famiglie, che non sanno se passerano vivi la notte! Che fare…non mi resta che raccomandarli alla Nostra Madre del Cielo affinchè interceda davanti a Dio ed abbia misericordia di tutti noi. E da un’altra parte non posso non continuare a ringraziare Dio per tutto ciò che ci dà ogni giorno, anche in mezzo a tanta confusione.
Come tutti saprete, è già da oltre un anno e mezzo che cominciarono gli scontri nel Paese e fino ad oggi non si sa quello che succederà. Tutto è cominciato con delle manifestazioni in diverse parti del paese; poi l’opposizione si è organizzata e hanno conquistato delle città importanti ed oggi ormai si parla di guerra civile. La situazione è sempre più caotica. Ora ci tagliano sempre di più la luce e l’acqua.
Non c’è combustibile, così piano piano si sta fermando il lavoro. Il gas è carissimo…Fino a pochi mesi fa costava 300 LS la bombola ed ora costa 3.500 LS la bombola. Affinchè possiate avere un’idea, lo stipendio di un impiegato è di circa 8.000 LS al mese, ora una bombola di gas costa quasi la metà dello stipendio ! Tutto è caro, il cibo, la carne, la frutta, è diventato difficile anche trovare il pane. La gente ha molta paura ed è triste, senza speranza. Ci sono molti cristiani che hanno lasciato il paese e i pochi che sono rimasti stanno pensando come fare per andarsene.
Noi continuiamo qui, con la nostra presenza e aiutando in ciò che possiamo. L’altro giorno mi domandavano se aveva un senso continuare questa missione, data la situazione, dopo di che  sono rimasta a riflettere e ho rivolto la stessa domanda a Dio. Lui non mi ha fatto aspettare molto per darmi la risposta. All’improvviso arrivò una signora piangendo, molto preoccupata, chiedendo solo di essere ascoltata e parlando un arabo un pò dialettale (come quello che noi parliamo) chiese un piccolo consiglio, una parola di consolazione, una stretta di mano.
 Dopo di questo, i giovani della Chiesa ci chiesero se potevano venire a stare nella nostra casa qualche giorno per poter fare qualcosa di diverso. Gli abbiamo detto di sì e abbiamo fatto 3 giorni di accampamento. Anche se non sembra, è moltissimo ciò che si può fare con la sola presenza, la gente le dà molto valore e per loro è un esempio. Gli stessi giovani poi ci hanno chiesto di fare qualche giorno di Esercizi Spirituali. Così, c’è anche questa iniziativa per poter fare un bene e affinchè possano conoscere la verità e scoprire in definitiva Cristo, l’unico che merita di essere servito, per il quale vale la pena perdere tutto!!!
Io sto bene, sto molto bene!! Ho tranquillità e pace nella mia anima. Sento la stessa felicità che sentivo il giorno che feci i miei voti perpetui, il giorno che decisi di dare la mia vita per sempre a Dio. E credo che è per questo che sto tanto bene, perchè è ora che Lui mi chiede che gli faccia vedere il mio vero amore.
L’unica cosa di cui ero preoccupata erano i miei genitori, soprattutto mia madre e la sua precaria salute. Ho pensato molte volte a lasciare la missione per non farli soffrire, affinchè io non sia la causa di un eventuale peggioramento della salute di mia madre e nonostante questo quando ho parlato con lei le ho raccontato la verità su ciò che stavamo passando e lei mi disse: “Figlia, stai tranquilla che io sto molto bene. Non voglio che tu lasci niente per causa mia e non dimenticare che la cosa più importante è la carità verso gli altri. Non dubitare mai di dare un piatto di cibo a colui che ha bisogno, a costo di levarti il mangiare dalla bocca. Abbiate cura di voi e siate prudenti. Dio vi protegge e Lui non lascerà che vi succeda niente.”
Realmente le parole di mia madre mi hanno invaso il cuore e mi hanno dato coraggio per andare avanti, per dare tutto (come lei stessa mi disse e mi insegnò sempre!!!). Mi sentii orgogliosa di essere sua figlia. Per questo non posso smettere di ringraziare Dio per i genitori che mi ha regalato. Il mondo potrebbe pensare: che razza di madre è quella che preferisce avere la sua figlia lontano, in un paese in guerra, sapendo che in qualsiasi momento le possa succedere qualcosa?
Questo è il vero amore di una madre, un amore senza interessi, che dà tutto senza sperare niente in cambio!!! Sono più che sicura che lei in questo momento morirebbe per avermi vicino a lei, però capisce la mia missione, sa che è Dio che mi ha mandato in questo posto e per cosa è, sa che non siamo stati creati per questo mondo, qui siamo solo di passaggio. Però la cosa più importante di tutto questo è che anche lei sa che c’è un premio che riceveremo tutte e due se siamo fedeli alla volontà di Dio… Per questo non ho nessun dubbio che questo che ci sta succedendo sfocerà in un bene molto grande. So che le sue preghiere, dolori e sofferenze fanno sì che io stia bene qui dove sto. So anche molto bene che le mie preghiere e sacrifici fanno si che lei sia forte e stia bene nonostante la sua malattia. Dio mai ci lascia!!! Non ha meno merito tutto ciò che fa mio padre: anche se in maniera silenziosa e senza esprimerlo soffre lo stesso e mi aiuta. Che Dio possa regalare il Cielo a tutti e due perchè se lo meritano!
E neppure posso tralasciare di ringraziare l’altra mia famiglia, la mia Famiglia Religiosa. È molto importante l’appoggio che mi danno i miei superiori e la preoccupazione che hanno per noi; così ringrazio anche i miei compagni di missione che mi sostengono con il loro esempio e la voglia di continuare qui, dentro tutto ciò che sta accadendo.

Bene, sto per congedarmi. Però prima voglio chiedervi due cose:
1. Non smettete di pregare per noi, per la nostra missione, per tutta la gente che sta soffrendo, per la pace non solo in Siria ma anche in tutto il mondo.
2. Siate sempre riconoscenti con Dio per tutto ciò che ci dà. Non perdete tempo nelle piccolezze e stupidaggini del mondo, in ciò che è materiale, in ciò che non nutre l’anima. Quando avete un qualsiasi problema o difficoltà, sappiate che c’è un’altra persona che la sta passando peggio di voi, che c’è qualcun altro che ha dolori più grandi, che ci sono persone che soffrono molto di più. Offrite ogni cosa, di giorno in giorno per coloro che hanno più bisogno. Abbiate cura della vostra anima, perchè tutto il resto passa….Come ha detto tanto magnificamente Sant’Agostino: “Ci hai creato per te Signore e il nostro cuore è inquieto fino a che non riposi in Te”.
Sappiate che vi amo molto e che mi mancate tutti tantissimo, però non vi preoccupate perchè sono unita a voi per mezzo della preghiera. “Nel frattempo famiglia mia, affinchè non ci separiamo, portatemi nel vostro cuore, che nel mio cuore io vi porto”.
Dio vi benedica e Maria vi protegga sempre…
Un forte abbraccio fino all’eternità!!!
Celina


"Voi non ci abbandonerete, non è vero?"
Vogliamo aiutare tutti, però in maniera speciale cominceremo con i cristiani più bisognosi, affinchè non si vedano obbligati a lasciare il Paese provocando così l’assenza della testimonianza cristiana in questa nobile nazione, per non abbandonare così la propria terra, le proprie radici, i propri defunti… Per questo il nostro aiuto vuole dirigersi alle famiglie cristiane del quartiere “El Midán”, che è una delle zone più colpite ed inoltre è il quartiere dove l’IVE (Istituto del Verbo Encarnado) lavora pastoralmente in una chiesa che si chiama “Cappella dell’Assunzione” già da tre anni.  Questa zona è una delle più povere di Aleppo, e come ho detto prima, una delle più colpite dagli scontri tra le fazioni in combattimento; la ragione di tutto questo è perchè questo quartiere si trova in una parte strategica che circonda il centro della capitale. Per questo motivo gli scontri sono permanenti. Particolarmente in pericolo è l’edificio dove si trova la Chiesa, perchè è vicino ad un palazzo dove si trova la polizia nazionale; per questa vicinanza, le suore e tutti gli abitanti della zona hanno dovuto evacuare il quartiere.
Perciò ora non hanno casa, non hanno lavoro, molti sono rimasti senza proprietà a causa dei saccheggi e a tutto questo si aggiunge che i centri di accoglienza per i rifugiati sono soprattutto per mussulmani. Anche se, in generale, la convivenza tra la gente è buona, ciò non toglie il pericolo dei fondamentalisti mussulmani che approfittando della situazione, si manifestano come una minaccia per le minoranze, ed è per questo che molti cristiani per timore di queste difficoltà non vanno nei centri di accoglienza profughi.
Nel “Midan” in questo momento possiamo concretizzare l’aiuto per 60 famiglie. Sono casi di estrema urgenza o di necessità incombente, sia perchè non hanno lavoro, nè alimenti o perchè hanno bambini piccoli o malati con infermità mentale o fisica; ci sono altri malati a cui non si può dare la dovuta assistenza a causa del fattore economico o semplicemente perchè gli ospedali non riescono a coprire tutte le necessità…..quindi noi dobbiamo fare qualcosa per aiutarli. Noi chiediamo l’aiuto di tutti coloro che avendo compassione per la situazione in Siria vogliono aiutarci ad aiutare…condividendo così tutti insieme l’unica missione d’amore di Cristo in favore dei più bisognosi, tutti i mezzi dell’opera di Dio in favore del suo popolo.
Per questo chiediamo: aiutaci ad aiutare!
“Caritas Dei urge nos!”.
Padre David Fernandéz, IVE (Missionario ad Aleppo-Siria).

per donazioni:
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