qui è possibile leggere l'intero report sulla situazione delle Comunità Assire della valle del Khabur, nord-est della Siria: http://www.aina.org/reports/ace201701.pdf |
D'Antoine
de Lacoste per i lettori di "Salon Beige"
Più
di un milione di Curdi popola la Siria settentrionale e coesiste con
poco meno di un milione di Arabi. Pragmaticamente, hanno vissuto in
buona armonia con il regime, beneficiando di una certa autonomia in
cambio della loro neutralità politica.
Le
loro relazioni con gli Arabi (Sunniti, Alawiti o Cristiani) erano
distanti ma senza una palese ostilità. Era prima della guerra ed i
Curdi, nonostante la loro naturale propensione all'egemonia, non
avevano altra scelta. Tuttavia, il sogno di uno Stato curdo
indipendente è rimasto sempre vivo in essi.
La
guerra permetterà loro di far progredire le loro ambizioni.
L'esercito
siriano, in grande difficoltà fino all'intervento russo, non aveva
più i mezzi per controllare il nord del paese: la priorità era
quella di contenere la marea islamista che voleva prendere il potere.
Questo non era lo scopo dei Curdi che si sarebbero sempre
accontentati di un territorio loro nel Nord. Tra due mali Assad ha
scelto il minore e quindi logicamente ha lasciato che i Curdi
prendessero il controllo delle città e dei valichi di frontiera, con
l'eccezione di uno solo, nel nord-est, detenuto da milizie cristiane
e da alcuni militari siriani. Combattimenti tra esercito e milizia
cristiana da un lato, e combattenti Curdi dall'altro (raggruppati
nel YPG) hanno avuto luogo, facendo vittime e prigionieri in
entrambi gli schieramenti. Si era tuttavia lontani dalla
conflagrazione generale.
I
Turchi vedevano questo di cattivo occhio, ma la loro preoccupazione
all'epoca era principalmente quella di organizzare la rivolta
islamista per rovesciare Assad.
La
battaglia di Kobane cambia tutto.
Grazie
all'aiuto dei Turchi, Daesh riuscì a conquistare una parte della
Siria settentrionale congiungendosi così con il confine turco. Dopo
la conquista della valle dell'Eufrate (Raqqa, parte di Deir ez-Zor,
Mayadin, al Quaïm) e dei giacimenti petroliferi del sud-est del
paese, gli islamisti sono stati in grado di vendere il petrolio fino
alla Turchia grazie a centinaia di camion cisterna che circolavano
nell'indifferenza generale. L'aviazione della coalizione
internazionale a guida USA non li ha quasi mai attaccati, cosa che è
comunque curiosa. Abbiamo dovuto aspettare che fossero i raid Russi
a fermare questo traffico.
Tuttavia,
rimaneva ancora una città da conquistare per Daesh: Kobane, popolata
principalmente dai Curdi. Le battaglie furiose fra il YPG (Peshmerga
curdi) e gli islamisti sono durate parecchie settimane. Questo è
stato il momento in cui si è realizzata l'alleanza tra i Curdi e
gli Americani: gli USA hanno deciso di aiutare i combattenti curdi in
maniera massiccia. L'appoggio della loro aviazione è stato decisivo
(come sempre nel corso di questa guerra) e Daesh ha dovuto ritirarsi.
Il bilancio è stato pesante da entrambe le parti, ma la vittoria dei
Curdi avrebbe suggellato la loro alleanza con gli Stati Uniti.
Armati e finanziati da loro, i Curdi sono stati in grado di
consolidare le proprie posizioni lungo il confine turco, non esitando
ad attaccare i militari siriani e le milizie cristiane per meglio
consolidare la propria autorità.
L'esercito
turco però ha reagito, attraversando il confine per tagliare in due
il territorio curdo ed impedire loro di controllare una fetta
continuativa di territorio. I Curdi davanti ai carri armati turchi si
sono ritirati per ordine degli Americani che non volevano un
confronto diretto tra queste due forze ( Turchia fa parte della NATO
ndt).
Oggi,
i Curdi sono diventati la fanteria degli Stati Uniti: stanno
prendendo il sopravvento a Raqqa (l'ex capitale del califfato in
questo momento moribondo) e stanno prendendo posizione a nord di Deir
ez-Zor al fine di impedire all'esercito siriano di riprendere il
controllo di tutto il Paese .
Raqqa
e Deir ez-Zor sono degli insediamenti arabi e non curdi, ma poco
importa: ciò che conta per gli Stati Uniti è distruggere Daesh e
impedire ai Siriani di riconquistare il proprio territorio. Il
ritorno della pace sotto l'egida di Assad non è mai stato il loro
obiettivo.
Ma
una volta di più, sono ancora i Cristiani che patiscono di questa
situazione. Essi sono relativamente numerosi nella regione, e
occorre sapere che gli abusi curdi contro di loro non sono affatto
rari: soprusi, arresti, e più gravemente, uccisioni mirate e perfino
il forzato spostamento della popolazione. Il silenzio è assordante
sull'argomento, ma i Curdi fanno parte degli eroi mediatici di questa
guerra e non devono essere intaccati nella loro reputazione.
Il
soggetto non è nuovo purtroppo: i Curdi hanno partecipato al
genocidio del 1915, sia per ordine dei Turchi, sia, più spesso, per
spogliare dei loro beni gli sfortunati Armeni o Assiri. Il
brigantaggio è una vecchia tradizione in casa curda...
Certo,
alcuni cristiani devono loro la vita per la loro ostinata resistenza
contro Daesh; i Peshmerga curdi sono assai efficaci. Ma questo non
deve oscurare la realtà di ciò che i Curdi sono: essi sono Curdi e
il resto non conta. Il loro Islam è molto lontano e l'ideologia
marxista che li anima è abbastanza teorica, ma i cristiani per loro
sono ancora meno importanti.
Essi
vogliono un territorio e sono disposti a fare di tutto a questo fine:
gli Americani lo hanno capito bene e se ne servono per eliminare
Daesh. Parimenti i Curdi usano degli americani per affermare il loro
potere locale.
Fortunatamente, i cristiani sono ancora abbastanza numerosi nella regione, soprattutto nel nord-est. Nelle città di Hassake (180 000 ab.) e Qamishli (170 000 ab.) vivono molti siriaci cattolici e ortodossi i cui giovani sono armati e organizzati. Ma la vita è molto difficile e molti stanno pensando di andarsene.
Che è esattamente quello che i Curdi aspettano.
Fortunatamente, i cristiani sono ancora abbastanza numerosi nella regione, soprattutto nel nord-est. Nelle città di Hassake (180 000 ab.) e Qamishli (170 000 ab.) vivono molti siriaci cattolici e ortodossi i cui giovani sono armati e organizzati. Ma la vita è molto difficile e molti stanno pensando di andarsene.
Che è esattamente quello che i Curdi aspettano.
( trad. Gb.P.)