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venerdì 9 marzo 2012

Dietro le apparenze

Siria: i timori dei cristiani, presi tra due fuochi

“Se i cristiani di Siria hanno paura? Certo che sì. Hanno molto da perdere e lo sanno bene. Anche se in quest’assurdo conflitto che mette i fratelli l’uno contro l’altro i cristiani non c’entrano, sono proprio loro che un domani, in qualità di minoranza, potrebbero esser chiamati a pagare il prezzo più alto di questa assurda guerra”.

9.2.12
Misna - Lo dice un religioso cristiano, molto bene informato sulla situazione, contattato dalla MISNA in Siria mentre a Homs proseguono i bombardamenti delle forze armate contro “la roccaforte” dei movimenti di opposizione. “Da Homs la maggior parte dei cristiani è andata via per timore delle bombe e di possibili scontri. In città ci sono elementi armati che potrebbero ingaggiare combattimenti con i militari: questa è una cosa di cui, i mezzi di informazione occidentale non parlano, lasciando credere che tutt’ad un tratto il governo di Damasco sia impazzito e abbia cominciato a bombardare i suoi cittadini solo perché avevano pacificamente manifestato in piazza” prosegue la fonte, chiedendo di rimanere anonima per motivi di sicurezza.

Insieme al Libano, la Siria è ancor oggi l’unico Paese arabo in cui l’Islam non è formalmente definito religione di Stato dalla Costituzione e il credo religioso non viene riportato sulle carte d’identità dei cittadini. Nelle ultime settimane, tuttavia, i timori di una deriva confessionale dei disordini in corso in Siria – a partire e non a caso da Homs, la cui popolazione è equamente divisa tra alawiti e sunniti – sono alimentati dal ricordo dell’esodo dei cristiani iracheni. “Negli occhi e nelle orecchie di tutti i siriani riecheggiano i racconti, terribili, dei profughi in fuga da Baghdad, Mosul o Erbil” dice ancora la fonte, ricordando che mentre l’Europa cercava di respingerli o ‘dirottarli’ in Africa e America Latina “la Siria ha aperto le sue porte agli iracheni, di qualunque confessione religiosa essi fossero”.

Alla battaglia che si consuma nel paese se ne contrappone un’altra, ben più ampia, sul fronte internazionale, con cancellerie occidentali da un lato, Mosca e Cina – che hanno apposto il veto ad una risoluzione del Consiglio di Sicurezza che prevedeva le dimissioni di Assad – dall’altro. “A ben guardare però – azzarda la fonte della MISNA – chi soffia più di tutti sulle braci, invocando un intervento umanitario come quello ideato per la Libia sono potenze unite da un nemico comune: l’Iran. Gli Stati Uniti, che non vedono l’ora di disfarsi degli Ayatollah, la Turchia sunnita che ne teme le ingerenze sul governo a maggioranza sciita di Baghdad, l’Arabia Saudita e le monarchie del Golfo che contendono agli sciiti il primato dell’egemonia religiosa nel grande Medio Oriente”.

In Siria, conclude il religioso, sono in molti a credere che “questa guerra, combattuta soprattutto sui media, vada oltre Damasco e Homs ma guardi molto più lontano, versoTeheran”.

Il calvario dei cristiani in Medio Oriente

da CANTO NUOVO , intervista a HARALD SUERMANN

Dialogare con gli attori dei processi in atto in Nord Africa e Medio Oriente, “nel rispetto dei popoli”, con l’obiettivo di costruire “società stabili e riconciliate, aliene da ogni ingiusta discriminazione, in particolare di ordine religioso”. Lo ha chiesto Benedetto XVI alla comunità internazionale, in occasione della presentazione degli auguri per il nuovo anno del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. Il pensiero del Papa è subito andato alla Siria, per la quale – ha detto – auspica “una rapida fine degli spargimenti di sangue”. Particolare la situazione dei cristiani, come spiega Harald Suermann, direttore della divisione Medio Oriente dell’organizzazione umanitaria tedesca Missio, che nei giorni scorsi ha partecipato all’incontro della Roaco, la Riunione delle opere per l’aiuto alle Chiese orientali:

HARALD SUERMANN-Direttore divisione Medio Oriente di Missio
La situazione è molto difficile: la maggior parte dei cristiani ha paura della rivoluzione. Non si sa cosa ne verrà fuori. Il regime di Assad non è un buon regime, ma comunque ha consentito di mantenere una situazione stabile. Il timore è – ed è una paura molto grande – che questa rivoluzione dei Fratelli Musulmani provochi una situazione simile a quella verificatasi in Iraq. Pertanto hanno paura e, come dire, non sono dalla parte di Assad, ma chiedono un cambiamento graduale delle cose.

Il Papa, nel discorso agli ambasciatori, ha poi auspicato il riconoscimento della dignità inalienabile di ogni persona umana e dei suoi diritti fondamentali. Il pensiero corre quindi anche all’Egitto e alla presenza cristiana nel Paese, minacciata da attentati e violenze estremiste contro i copti:
HARALD SUERMANN-Direttore divisione Medio Oriente di Missio
Soprattutto ora, considerando il caso dell’Egitto, si possono notare le conseguenze sulla vita della Chiesa cristiana e dei cristiani, che non migliora perché con questo cambiamento di regime si è verificato un vuoto di potere che è stato strumentalizzato da quanti vogliono spaventare i cristiani. Si sono verificati episodi in cui le chiese venivano bruciate e i cristiani venivano attaccati: questa è la situazione per il momento. Dobbiamo aspettare il ristabilimento e il rafforzamento del potere centrale per avere una sicurezza, che però da sola non garantirà un futuro positivo per i cristiani. Ritengo che, a lungo termine, la gente chiederà più libertà ed eguaglianza tra le persone, ma serve tempo.

Benedetto XVI ha anche espresso compiacimento per la ripresa del dialogo tra palestinesi e israeliani, grazie ad un’iniziativa del Regno di Giordania.
HARALD SUERMANN-Direttore divisione Medio Oriente di Missio
Hamas, il partito radicale islamico, sta diventando più moderato e sta anche prendendo le distanze dal regime siriano: c’è quindi un’atmosfera positiva per un cambiamento, ci sono le premesse per delle trattative di pace. A mio avviso, si verifica una congiuntura che potrebbe essere positiva, se viene colta non tanto dagli europei, quanto da Israele e dalla Palestina. E mi auguro anche che la Giordania possa veramente svolgere un ruolo di mediazione.

Nuove violenze segnano la Siria

Dall' Osservatore Romano di sabato 10 marzo 2012

Pechino lavora a una road map per una soluzione politica della crisi

DAMASCO, 9. Nuove violenze in Siria. Sono almeno 56 le persone uccise ieri dalle forze di sicurezza in varie località del Paese. Lo riferiscono i Comitati di coordinamento locale degli attivisti, che forniscono un bilancio documentato e dettagliato delle vittime. Di queste, 44 sono morte a Homs. Il Governo attribuisce la responsabilità degli scontri a gruppi di terroristi.
Intanto, sul fronte internazionale, la Cina cerca sostegno per il suo piano per trovare una soluzione politica alla crisi. Arabia Saudita, Egitto e Francia sono le tappe della missione di sette giorni — che inizierà domenica — dell’inviato di Pechino, Zhang Ming.
L’obiettivo, hanno spiegato dal ministero degli Esteri, è presentare una nuova road map per la pace. Liu Weimin, portavoce del dicastero, ha precisato che al Cairo Zhang Ming incontrerà responsabili della Lega Araba. Il piano cinese prevede l’immediato stop delle violenze in Siria e l’avvio di un dialogo, senza precondizioni, tra Governo e opposizioni. Negli ultimi giorni la Cina, che ha posto per due volte (insieme a Mosca) il veto in Consiglio di Sicurezza Onu a risoluzioni contro la Siria, si è detta disponibile per una mediazione tra le parti con l’aiuto di Nazioni Unite e Lega Araba.

Siria. Denunce di torture a Homs. Profughi accolti dai cristiani libanesi

Da Radio Vaticana - 7 marzo 2012

In Siria la situazione è sempre più drammatica e la popolazione fugge verso il Libano. Secondo le Nazioni Unite 2000 nuovi rifugiati hanno varcato il confine in questi giorni. La comunità cristiana in Libano è pronta ad accogliere tutti senza distinzioni. Massimo Pittarello ha chiesto a padre Paul Karam, direttore delle Pontificie Opere Missionarie se i profughi siano già arrivati e qual è la reale situazione in Libano.RealAudioMP3
R. – Non abbiamo visto questo numero, che l’Onu dice. Il Libano è una terra piccola è non è adatta per accogliere in pianta stabile tutti i profughi. Abbiamo già fatto l’esperienza dei profughi palestinesi, che sono qui già da oltre 60 anni: cosa abbiamo risolto? Quale è la soluzione pacifica, quando cacci via un popolo e lo metti in un’altra nazione, sotto le tende? E’ questa la soluzione che vuole la comunità internazionale? Sicuramente il popolo libanese è un popolo che accoglie tutti, ma dobbiamo aiutarlo. Non è sufficiente dire: venite qua, dove potrete rimanere per l’eternità. No: questo non è giusto.

Siria, nuove vittime nel venerdì di protesta. Congresso Usa vota nuove sanzioni

Da Radio vaticana - 9 marzo 2012

In Siria, è di almeno 38 morti, fra cui tre bambini, il bilancio provvisorio dell’odierna giornata di proteste in tutto il Paese, come è consuetudine nel venerdì di preghiera islamica. Lo riferiscono i comitati locali d’opposizione, precisando che la maggior parte delle vittime si registrano nella città ribelle di Homs. Intanto, ferve l’attività diplomatica internazionale per porre fine alla crisi siriana: la Commissione per gli Affari esteri del Congresso Usa ha approvato nuove sanzioni nei confronti del governo di Damasco.

La Russia si è invece opposta al nuovo progetto di risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu, che definisce “non equilibrato”. Il ministro degli Esteri di Mosca, Sergei Lavrov, ha iniziato oggi una missione diplomatica per mediare sulla situazione. Lavrov farà tappa prima a Il Cairo, per incontri con le sue controparti della Lega araba, e poi a New York, per una serie di colloqui a margine della riunione di lunedì del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Infine, la Cina ha annunciato l’invio di un suo emissario a Riad, il Cairo e Parigi per illustrare un piano di pace in sei punti proposto domenica scorsa e già accettato dal governo di Bashar al-ssad. (A cura di Marco Guerra)

Bruxelles sostiene la missione Onu in Siria

Dall' Osservatore Romano del 9 marzo 2012

Lo ha annunciato Catherine Ashton al termine del colloquio con Kofi Annan

DAMASCO, 8. L’Unione europea sostiene «pienamente» la missione dell’inviato speciale dell’Onu e della Lega araba, Kofi Annan, per giungere a una soluzione diplomatica della crisi siriana. Lo ha assicurato l’Alto rappresentante Ue per la politica estera e la sicurezza comune, Catherine Ashton, in un colloquio telefonico con Annan. Quest’ultimo — riferisce una nota — ha informato Ashton sulla sua visita nella regione, programmata per i prossimi giorni: domani si recherà al Cairo per colloqui con il segretario generale della Lega Araba, Nabil Al Arabi, con cui discuterà di una strategia globale per fermare le violenze.
Intanto, la Siria si è detta pronta a «cooperare» con una delegazione umanitaria dell’Onu per far giungere nel Paese gli aiuti umanitari.

Questo il risultato del colloquio avvenuto ieri tra il sottosegretario generale dell’Onu per gli Affari umanitari, Valérie Amos, e il ministro siriano degli Affari Esteri, Walid Muallem, che ha sottolineato «l’impegno della Siria a cooperare con la delegazione nel quadro del rispetto, della sovranità e dell’indip endenza della Siria e in coordinamento con il ministero degli Affari esteri» come ha indicato l’agenzia ufficiale Sana. Walid Muallem ha anche detto alla Sana che la Siria sta facendo tutto il possibile per fornire cibo e assistenza medica ai suoi cittadini nonostante «il fardello delle ingiuste sanzioni imposte da qualche Paese occidentale e arabo». Damasco attribuisce la responsabilità delle violenze in corso a gruppi armati di matrice terroristica.

Crescenti violenze

(ANSA) - GINEVRA, 8 MAR - In Siria ci sono "almeno 15.000 stranieri" che combattono contro le forze del presidente Bashar al Assad. Lo ha detto il vice ambasciatore russo presso l'Onu a Ginevra, intervenendo al forum sulla Siria tenutosi oggi. I ribelli "uccidono, torturano e intimidiscono i civili, l'afflusso di terroristi da alcuni Paesi vicini e' in crescendo", ha detto Mikhail Lebedev: "Sono almeno 15.000 i combattenti stranieri. I confini sono senza controllo"

da MISNA - 9 marzo
ANNAN CERCA SOLUZIONE POLITICA

 La Russia ha accusato la Libia di ospitare sul proprio territorio un campo di addestramento destinato a combattenti dell’opposizione siriana. L’accusa è stata formulata dall’ambasciatore russo alle Nazioni Unite, Vitaly Churkin, che ne ha parlato nel corso di una sessione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
“Abbiamo informazioni che in Libia, con il sostegno delle autorità di Tripoli, è stato creato uno speciale centro di addestramento per rivoluzionari siriani che vengono poi rimandati in Siria a combattere contro il legittimo governo” ha detto Churkin. La notizia è stata smentita più tardi dal governo libico che ha sostenuto di non avere informazioni al riguardo.
Intanto, al Consiglio di sicurezza è in discussione un’altra bozza di risoluzione sulla Siria questa volta presentata dagli Stati Uniti. Sebbene, la risoluzione contenga espliciti riferimenti alle violenze commesse anche dall’opposizione, secondo fonti della MISNA la Russia ha già anticipato la propria opposizione al testo chiedendo un maggiore bilanciamento delle responsabilità tra governo e opposizione. Secondo le stesse fonti sia Mosca che Pechino sono inoltre contro il riferimento a “una transizione politica” fatto nel testo proposto.
Sul campo, le truppe governative stanno provando a spingere ulteriormente l’offensiva contro le roccaforti dell’opposizione. Nel mirino sarebbe ora Rastan, cittadina a una ventina di chilometri a nord da Homs. Ma anche a Homs, nonostante la caduta del quartiere di Baba Amr, permangono sacche di resistenza così come a Deir Ezzor, Idlib, Daraa, altri teatri del confronto armato.
Dopo la defezione, ieri, del viceministro del Petrolio, Abdo Hussameddine che in un videomessaggio ha annunciato dimissioni e adesione ai movimenti di opposizione, il portavoce del cosiddetto Esercito libero siriano ha sostenuto che quattro generali avrebbero disertato e si troverebbero in questo momento in Turchia.
In questa generale corsa al confronto armato che potrebbe aprire a una recrudescenza dei combattimenti, a parlare di dialogo e della necessità di soluzioni politiche è stato ieri l’ex segretario generale dell’Onu Kofi Annan. Nominato rappresentante congiunto in Siria da Onu e Lega Araba, Annan è atteso nei prossimi giorni a Damasco e ieri, al Cairo, ha detto: “Spero che nessuno stia pensando seriamente di usare la forza in questa situazione. Faremo il possibile per arrivare a una cessazione delle ostilità, delle uccisioni e delle violenze”. La soluzione, ha aggiunto Annan, “non può che essere politica”



Leggi anche la testimonianza :

I miei occhi non vedono che lacrime e funerali in tutta la Siria