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lunedì 2 dicembre 2019

Alcune conseguenze dell'accordo russo-turco del 22 ottobre 2019


Pubblichiamo questo articolo, abbastanza critico verso la posizione russa nei confronti della Turchia, per evidenziare piuttosto alcune informazioni che indicano per quali ragioni la soluzione della guerra nel Nord della Siria potrebbe  richiedere ancora molto tempo .  OpS.

di Mouna Alno-Nakhal
(Traduzione: Gb.P. OraproSiria)
Questo articolo, probabilmente incompleto, è dedicato ai miei amici Siriani Armeni determinati a non lasciare Aleppo e, in particolare, a S.K. che vi si riconoscerà. 
 Di recente, dopo aver letto un articolo intitolato "Chi può proteggere gli Armeni di Siria?" pubblicato da Mondialisation.ca, le ho inviato un messaggio per chiedere la sua opinione su un' informazione che ha attirato la mia attenzione: "Fonti ben informate che hanno familiarità con i risultati dei recenti negoziati tra Recep T. Erdogan e Vladimir Putin hanno indicato che la sicurezza della diaspora armena in Siria è all'ordine del giorno della riunione. Le autorità turche devono ancora confermarlo ufficialmente, però ci sono molte prove indirette ma solide a questo riguardo. I leader militari turchi hanno dichiarato di essere pronti a incontrare i leader della diaspora armena di Tel Abyad per discutere la possibilità di iniziare la ricostruzione della chiesa cristiana locale danneggiata durante i bombardamenti."
La risposta è stata: "Queste sono solo parole vuote. Essi hanno condannato gli Armeni di Tel Abyad a un nuovo esodo e poiché hanno intenzione di integrare questa città nella loro cosiddetta "cintura di sicurezza", chiediti per chi hanno intenzione di ricostruire questa chiesa. Tutti sono da mettere nello stesso piatto, sia i Turchi che i Russi, per non parlare di tutti gli altri. Ognuno lavora per il proprio interesse e vuole la sua fetta della torta siriana. Anche i Russi hanno avuto la loro parte negli eventi successivi al Genocidio Armeno del 1915. Solo Dio sa quando potremo vedere la fine di questa sporca guerra ... dovremo aspettare ancora a lungo."
Risposta che mi aspettavo, relativamente alle autorità turche. Tuttavia, per aver recentemente tradotto la risposta del presidente Bashar al-Assad alle domande dei siriani sulla situazione nella Siria settentrionale, questa risposta mi costringe a tornare ai dubbi sollevati dall'accordo russo-turco del 22 Ottobre 2019, dubbi che il presidente non sembra aver dissipato.
Prima di tutto: in che modo i Russi parteciparono agli eventi che seguirono il Genocidio Armeno del 1915?
Senza andare troppo indietro nella storia del Genocidio Armeno, la risposta probabilmente sta nei successivi trattati firmati dopo la Prima Guerra Mondiale. Infatti, mentre il "Trattato di Sèvres" del 10 agosto 1920 istituì un'Armenia indipendente nel nord-est della Turchia e il governo kemalista turco guidò la sua guerra di indipendenza ai fini della revisione di quei trattati, l'allora Unione Sovietica cedette al governo Kemalista, con il "Trattato di Kars" dell'ottobre 1921, il territorio armeno occupato un anno prima delle truppe kemaliste. Certo, il trattato di Kars approvava il "Trattato di Alessandropoli" del 2 dicembre 1920, firmato alla fine della guerra armeno-turca, costringendo la Repubblica armena a cedere alla Turchia il 60% del suo territorio acquisito, tra l'altro, grazie al trattato di Sèvres; ma il territorio di Kars, attribuito all'Impero russo dal "Trattato di Santo Stefano" del 1878, era popolato da turchi Mescheti, da georgiani e da armeni sopravvissuti al genocidio del 1915; che furono espulsi e sostituiti da turchi e curdi. Ricordiamo che, a parte il sangiaccato della siriana Alessandretta, fu solo nel luglio del 1923 che il "Trattato di Losanna" sostituì il Trattato di Sèvres e tracciò i confini dell'attuale Turchia, rinunciando alla richiesta di indipendenza di Armenia e Kurdistan. Tuttavia, l'attuale Repubblica di Armenia dichiarò la propria indipendenza il 21 settembre 1991, mentre un secolo dopo, il Kurdistan agisce come una bomba a orologeria per suddividere il resto di ciò che i poteri vittoriosi non avevano considerato utile da suddividere al momento.
Poi: in cosa i Russi dovrebbero essere messi nello stesso piatto dei Turchi per quanto riguarda il nord della Siria?
Il 5 agosto 2019, lo scrittore e corrispondente turco dell'Agenzia di informazione siriana SANA in Turchia, Hosni Mhali, aveva pubblicato un articolo premonitore su Al-Mayadeen, dal titolo: "Una zona di sicurezza turca: a quale scopo? ". Eccone un ampio estratto:
"L'esercito turco si sta preparando a invadere l'Est dell'Eufrate per una profondità da 30 a 35 km, mentre la parte americana gli risponde: "15 km saranno sufficienti!"; come se il ritiro di alcuni Km verso sud delle milizie armate curde risolvesse il problema [curdo] che i Turchi descrivono come una "minaccia terroristica". E come se l'eventuale accordo USA-turco su questa cosiddetta "zona di sicurezza" non fosse a spese dello Stato siriano, il cui problema in questa stessa area è stato creato appunto dai curdi, i quali hanno dimostrato ad Afrin la loro mancanza di lealtà verso Damasco. Infatti, a gennaio 2018, il presidente Putin ha dato il via libera all'esercito turco per invadere Afrin, una città siriana che i curdi hanno rifiutato di consegnare all'esercito siriano [dopo la battaglia cinicamente battezzata dai Turchi: "Operazione ramo di ulivo"].
Già nel mese di agosto 2016, la data del 500° anniversario della battaglia di "Marj dābiq" [ battaglia che ha avuto luogo il 24 agosto 1516 a 44 Km a nord di Aleppo, tra i mamelucchi e ottomani; la vittoria di questi ultimi stabilģ la loro supremazia sulla Siria e l' Egitto che faranno parte dell'Impero Ottomano fino alla sua caduta, con l'introduzione del califfato ottomano dal sultano Selim 1°, dopo l'abolizione del califfato Abbaside ; NdT ] Putin aveva dato un primo via libera allo stesso esercito turco, che è entrato a Jarablus, ad Al-Bab e ad A'zaz tre città siriane del Nord-Ovest [l'operazione militare soprannominata questa volta "Scudo dell'Eufrate"].
Così ora [agosto 2019] le forze turche, e con loro 50.000 miliziani armati appartenenti a varie fazioni, controllano una striscia di confine tra Siria e Turchia di circa 350 km corrispondente, in pratica, a una sorta di "zona di sicurezza" per la Turchia. Pertanto, un'incursione turca a Est dell'Eufrate, questa volta con il via libera degli Stati Uniti, creerà una nuova situazione per la presenza di truppe turche all'interno del territorio siriano e amplierà la prima zona di sicurezza lungo la frontiera comune da Qamishli fino ad Afrin, non lontano da Idlib, anch'essa controllata dai Turchi.
Putin e Trump hanno quindi riconosciuto il diritto della Turchia di combattere il terrorismo e il diritto di combattere i curdi, ma tutti, compresa la Turchia, si oppongono a qualsiasi azione militare siriana a Idleb dove sono radunati 20.000 miliziani armati del Fronte al-Nosra, che sono riconosciuti a livello internazionale come terroristi.
E il presidente Putin non ha avuto la possibilità di influenzare Erdogan, né su Idleb né sull' Est dell'Eufrate, a causa della complessa relazione organica tra Erdogan e tutte le fazioni islamiste ora presenti in Siria ; questa relazione lo rende l'attore principale a causa del suo orientamento religioso attraverso il quale vuol far rivivere il califfato e il sultanato ottomano col favore della cosiddetta Primavera Araba. Ciò spiega il sostegno della Turchia a tutte le fazioni armate, compresi i turkmeni, nonché l'opposizione di Ankara a qualsiasi azione militare contro di loro, a ovest o ad est dell'Eufrate, fintanto che Erdogan affermi di essere "il protettore degli oppressi musulmani e degli islamisti contro tutti i loro oppressori".
Ovviamente l'Occidente ha avuto un ruolo significativo in questo stato di cose promuovendo attivamente l'esperienza dell'AKP [il Partito turco di Giustizia e Sviluppo guidato da Erdogan] come "democrazia islamica secolare", di cui rimangono solo le contraddizioni, tra cui la mappa evocata continuamente da Erdogan del "Patto nazionale del 1920" [o Misak-I Milli in turco]. La quale mappa includeva la Siria settentrionale e alcuni dicono che sperava di annetterla, come Atatürk aveva annesso il Sandjak della siriana Alessandretta [approssimativamente corrispondente all'attuale provincia turca di Hatay] nel 1938, e come Bülent Ecevit prese il controllo della Cipro settentrionale nel 1974.
Di conseguenza, nessuno sa quando, come e chi potrebbe costringere il presidente Erdogan a ritirare le sue forze dalla Siria Nord-Ovest o Nord-Est, a seguito delle successive incursioni dell'esercito turco, associate alla presenza di mercenari armati e forze francesi e britanniche nella regione Nord-Est. E questo, sapendo che tutti lavoreranno per realizzare il progetto di spartizione della Siria sostenendo le milizie separatiste curde, marxiste-leniniste, ma che hanno fede solo in Donald Trump ...
Per quanto riguarda la regione Nord-Ovest, la soluzione è ritardata a causa dei benefici attesi dal presidente Putin dalla sua collaborazione con la Turchia, a spese della Siria, la cui crisi sarà ovviamente soggetta ai venti di Astana, Sochi e Ginevra, finché la chiave rimane nelle mani di Ankara con l'accordo di Mosca e Washington, senza che la Siria, l'Iran e in particolare gli Hezbollah libanesi suscitino problema per Israele ... " .
In che senso è stato premonitore questo articolo dell'agosto 2019?
Questo testo è stato sicuramente premonitore per quanto riguarda gli accordi che hanno sorpreso il mondo due mesi dopo. C'è stato prima l'accordo Trump-Erdogan del 7 ottobre, che autorizzava la Turchia a lanciare "un'incursione militare" nel nord della Siria "nel prossimo futuro", assicurando che gli Stati Uniti non l'avrebbero sostenuta, ma nemmeno osteggiata. Incursione che si è effettivamente verificata il 9 ottobre sotto il nome ancora più cinico di "Fonte della pace", ma che non è stata condannata né dalla Russia né dagli Stati Uniti al Consiglio di sicurezza riunito in emergenza il 10 ottobre. E poi è seguito l'accordo Putin-Erdogan del 22 ottobre riassunto dalla mappa qui sotto:
Risultato: oggi Tal-Abyad, Ras al-Ain, Ain Issa, Tal Tamr, Hassake, Qamishli, ecc. a loro volta subiscono un migliaio di vittime, nonostante l'eroismo dell'Esercito Arabo Siriano e il supporto aereo delle forze russe. Pertanto, nonostante l'arringa del presidente Al-Assad a favore della moralità della politica russa e nonostante l'indiscutibile sostegno politico e militare della Russia dall'inizio della guerra in Siria, i cittadini siriani, perfettamente consapevoli che un leader deve soprattutto servire gli interessi del suo paese, non capiscono come i Russi stringano accordi con un personaggio notoriamente ladro e bugiardo come Erdoğan, e poi riconoscano, per l'ennesima volta, di essere stati ingannati. Per essere convinti di ciò, è sufficiente ascoltare le dichiarazioni del sig. Sergey Lavrov e della sig.ra Maria Zakharova.
Per quanto riguarda i Russi, è questo l'unico modo che hanno trovato per difendere la propria sicurezza nazionale dal terrorismo che li ha colpiti duramente in passato e il cui eminente rappresentante è oramai Erdogan? Pensano che concedendo a Erdogan un pezzo di Siria, anche temporaneamente, egli si unirà al loro campo abbandonando l'altra parte? Credono che i rifugiati siriani, che Erdogan afferma di voler rimpatriare in questa cosiddetta zona di sicurezza, al prezzo di un'ennesima pulizia etnica, saranno rappresentati da cittadini pacifici semplicemente turcofili? Oppure, come tutti i loro "partner", non vogliono una guerra che li colpisca duramente; quindi, non riuscendo a fermarlo, lascia che si dispieghi su una piccola superficie nel suolo siriano, tuttavia equivalente alla superficie del Grande Libano. Nel qual caso, cosa garantisce loro che l'instabilità sarà così circoscritta in Siria? E da che parte staranno nel caso in cui inizi la "resistenza popolare" menzionata dal presidente Al-Assad? La Siria ha scelto il suo alleato da decenni: la Russia. Ma una grande potenza deve anch'essa fare una scelta di campo?
La cosa più scioccante è che, in mezzo a tutto ciò, il pugnale dei leader separatisti curdi sarà ancora in grado di versare molto sangue siriano, dal momento che Trump ha chiaramente dichiarato che confischerà il petrolio siriano a beneficio dei curdi che lo meritavano così tanto oggi, dopo averlo così non meritato "per non aver aiutato gli Stati Uniti in Normandia"! Da qui un'altra conseguenza riportata dalla sig.ra Dima Nassif, corrispondente giornalista siriana di Al-Mayadeen TV:
Israele ruba il petrolio siriano sotto la copertura degli Stati Uniti e con l'aiuto dell'FDS.
Veicoli blindati statunitensi, infiltratisi nella Siria orientale dal confine iracheno, circolano nei giacimenti di petrolio e di gas di Al-Omar, Al-Tanak, Al-Jafra e Koniko; giacimenti petroliferi che rappresentano i due terzi delle riserve nella regione, stimati in circa 2,5 miliardi di barili. Sembra quindi che la battaglia per il petrolio siriano sia ormai matura. Ma i candidati alla battaglia sono diversi. Infatti: Washington non è sola sul campo, la società israeliana GDC ha iniziato la sua prospezione petrolifera già lo scorso luglio, dopo aver ricevuto il via libera da Ilham Ahmed, il copresidente del "Consiglio democratico siriano", tramite un documento, autorizzando questa società a disporre del petrolio siriano. Si prevede che le vendite di petrolio raggiungeranno i 400.000 barili, renderanno alle FSD circa 10 milioni di dollari al mese e saranno controllate dalla OFAC, un'agenzia di controllo finanziario del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. 
[Documento originariamente pubblicato dal quotidiano libanese Al-Akhbar, informazioni poi confermate dal destinatario Moti Kahana su Twitter].
Mosca, che accusa Washington di rubare il petrolio siriano e di trasportarlo all'estero, ha spinto le guardie di frontiera siriane a schierarsi in aree vicine ai pozzi di petrolio e gas di Rmeilan, Al-Malikiyah e al-Qahtaniyah nelle vicinanze di Hassake, in preparazione al loro ritorno sotto il controllo dello stato siriano.
Per quanto riguarda Ankara, Erdogan ha rifiutato la proposta di Washington relativa alla condivisione del petrolio siriano in cambio della cessazione delle sue operazioni militari contro le FSD. Ed Erdogan ha affermato di "preferire l'uomo al petrolio", nonostante il fatto che le cisterne di petrolio pompato da Daech abbiano attraversato per anni il territorio turco verso il porto di Ceyhan in Turchia.
Oggi, siccome Ankara è stata espulsa dai giacimenti petroliferi, i convogli di petrolio si stanno dirigendo a sud, attraversando l'Iraq e la Giordania, sotto la sorveglianza dell'esercito americano, per finire in Israele.
Tuttavia, non si deve credere che Washington abbia lasciato sul posto 600 soldati americani solo per il petrolio. Facendo questo, essa cerca di privare Damasco di un'importante risorsa finanziaria che può essere utilizzata per ricostruire ciò che gli anni di guerra hanno distrutto. E allo stesso tempo, Damasco diventerebbe ostaggio delle forze regionali e internazionali, sarebbe costretta a importare energia e quindi non sarebbe in grado di ripristinare la sua industria e consolidare l'autosufficienza che ha protetto la sua indipendenza per decenni.
Pertanto, la nuova mappa strategica del petrolio ha lo scopo di esercitare pressioni su Damasco economicamente e politicamente forzandola a fare concessioni nel quadro dei negoziati sulla Costituzione siriana per, tra altre cose, l'istituzione di una regione autonoma curda; ciò che Damasco non accetterà mai, come ha detto il presidente Bashar al-Assad.
La lotta per il petrolio renderà più costosa per Damasco la battaglia militare per il recupero dell'intera geografia e delle proprie risorse.
Infine: come incide ciò sui negoziati sulla Costituzione siriana?
Quando la soluzione militare non è possibile, rimane solo la soluzione politica se il desiderio di risolvere la crisi è reale, come nel caso della Russia. Tuttavia, alcuni analisti ritengono che i nemici della Siria, incluso Erdogan, vedono nel fallimento di questi negoziati una perdita secca per la Russia, perché influenzerà i processi di Astana e Sochi. Dunque, la sera del 27 novembre la televisione nazionale siriana ha annunciato che non sono stati compiuti progressi durante il terzo giorno della seconda sessione, di 5 giorni di riunioni della Commissione costituzionale tenutesi a Ginevra sotto l'egida della Nazioni Unite; la prima sessione si era tenuta il 30 ottobre. Il blocco dell'opposizione apertamente designato dal "gruppo del regime turco" persiste nel suo rifiuto di approvare l'agenda dei lavori e di dare per scontate le costanti indiscutibili di uno Stato sovrano e indipendente secondo la volontà del governo siriano.
La mia amica di Aleppo aveva probabilmente ragione. Questa sporca guerra durerà ancora a lungo....
Mouna Alno-Nakhal

lunedì 4 giugno 2018

In che modo l'Occidente usa i rifugiati come arma contro la Siria e la regione?


del Generale Amine Mohamed Htaite - Professore universitario e ricercatore strategico – Beirut
Traduzione: Gb.P.
L'approccio all'argomento dei rifugiati siriani è uno dei più sensibili e delicati per la sua natura e il suo aspetto primario di questione umanitaria il cui oggetto è la sofferenza di popolazioni costrette a lasciare le loro case per sfuggire agli orrori della guerra, come in tutte le guerre e come molti popoli, incluso il popolo libanese. Alcune popolazioni sono diventate sfollate internamente al proprio Paese e alcune, non trovando rifugio nel loro Paese, sono state costrette all'emigrazione. L'emigrazione forzata dei popoli dalla terra è ciò che molti Siriani attualmente stanno vivendo sia all'interno che all'esterno della loro patria.
Tuttavia, l'aspetto umanitario evocato dal massiccio spostamento del popolo siriano durante i sette anni di conflitto ha lentamente ceduto il passo all'aspetto politico legato, in un modo o nell'altro, agli obiettivi primari di coloro che hanno guidato la guerra mondiale contro la Siria. Prendiamo atto con sgomento che coloro che sostengono di preoccuparsi degli sfollati e dei rifugiati, invece di adoperarsi per spegnere il conflitto e riportare a casa i rifugiati, non fanno che alimentare il fuoco. Infatti, dopo il fallimento dei suoi progetti in Siria, l'Occidente, che versa lacrime di coccodrillo sul destino dei rifugiati e la loro sicurezza, si fissa sulla strategia del prolungamento del conflitto e impedisce in tutti i modi il ritorno dei rifugiati nonostante il fatto che l'85% dei territori liberati dall'Esercito Arabo Siriano (SAA) siano sicuri e le aree controllate e stabilizzate dallo Stato siriano siano in grado di ospitare quattro milioni di rifugiati. Il governo siriano ha fatto valere le sue capacità di sicurezza e logistiche di ospitare e prendersi cura di questi rifugiati come aveva già fatto con successo per quattro milioni di sfollati interni ai quali aveva fornito riparo e opportunità di lavoro.
Questo comportamento occidentale, contrario ad ogni logica, basato sul principio dello spostamento e dell'insediamento al di fuori della Siria, ci pone di fronte alla verità nascosta dietro la maschera dell'umanitario. La verità è che lo spostamento forzato stesso è, fin dall'inizio, parte del piano di aggressione. Altrimenti, come si spiegano le tende nei campi della Turchia per migliaia di rifugiati quando non veniva sparato un solo colpo sui suoi confini? Come spiegare la prontezza delle Nazioni Unite nello stabilire un regime speciale per i rifugiati siriani, suggerendo che questa situazione sarebbe durata molto a lungo? Secondo le dichiarazioni di alcuni funzionari di questa organizzazione, si prevedeva addirittura che "la maggior parte delle popolazioni sfollate non tornerà in Siria e che sarà stabilita altrove".
Per quanto riguarda l'Europa, che presta particolare attenzione alla questione, si può presumere che si stia assicurando che i rifugiati siano sistemati proprio nei luoghi in cui già si trovano in Turchia, in Libano e in Giordania, per timore del loro afflusso nel continente, che potrebbe compromettere la sua sicurezza e stabilità. Questa argomentazione o semplificazione del problema è una giustificazione, certamente meritoria per alcuni aspetti, ma non convincente. In che modo un rifugiato siriano che torna a casa e riprende una vita normale, come è avvenuto con i siriani di Beit Jinn che hanno scelto volontariamente e dignitosamente di tornare alle proprie case, potrebbero danneggiare l'Europa?
Vediamo in questo irrazionale comportamento occidentale solo la tendenza a continuare l'aggressione e il rifiuto di ammettere il fallimento dei suoi progetti in terra siriana. L'Occidente considera i rifugiati come un'arma usata contro la Siria in primo luogo e contro la regione più in generale, per raggiungere obiettivi sotto l'apparenza dell'aspetto umanitario della questione. I più importanti tra questi obiettivi sono:
1) Impedire alla Siria di investire nelle sue vittorie sul terreno: il controllo di oltre l'85% delle aree popolate, il ritorno alla vita normale, la ripresa dell'attività quotidiana, sono la prova materiale della sconfitta degli aggressori.
2) Mantenere alcuni dei Siriani sotto il controllo occidentale e alla sua mercé, per reclutarli contro il loro Paese: l'Occidente, incapace di fornire unità militari per perpetrare la sua aggressione e occupazione della Siria, e per paura delle immancabili perdite contro la Resistenza che se ne occuperà dopo aver completato la liberazione e la pulizia delle aree centrali e intermedie, vuole addestrare unità di combattimento siriane all'estero, sotto il suo comando, che alleggerirebbero il peso di perdite umane e materiali, soprattutto perché i paesi del Golfo sono obbligati a finanziarne i costi.
3) Servire la strategia del prolungamento del conflitto su cui gli Stati Uniti si appoggiano dopo la loro sconfitta in Siria: questo elemento è chiaramente e pubblicamente dichiarato e riconosciuto dagli Stati Uniti e dai suoi agenti occidentali, ritenendo che la fine del conflitto in Siria rappresenti una sconfitta strategica importante che potrebbe ridurre drasticamente la loro influenza in Medio Oriente e persino sloggiarli.
4) Causare un cambiamento demografico in tutti i paesi della regione che aprirebbe la strada a uno spostamento delle frontiere e alla revisione dei confini voluta da Israele: e noi ricordiamo qui la strategia degli Stati Uniti del "caos costruttivo" adottata per ridisegnare un nuovo Medio Oriente basato sulla creazione di stati etnici, comunitaristi, confessionali, settari e razziali; stati deboli che potrebbero essere creati solo attraverso una riconfigurazione demografica derivante dapprima da massicci spostamenti forzati e dalla successiva pianificata implementazione. Ed è proprio su questo punto che la questione dei profughi è un pericolo per la Siria, che diventa anche un pericolo per il Libano e la Giordania. Per quanto riguarda la Turchia, è chiaro che fa parte del piano occidentale che le dà l'opportunità di spostare i suoi confini annettendo territorio siriano; è la sua attuale ambizione per Afrin e sono le sue aspirazioni per l'area di Aleppo da Tell Rifaat a Manbij fino a Jarablus. È per questo motivo che l'Occidente insiste nel collegare la questione dei rifugiati alla soluzione globale. I più accorti comprenderanno questo aspetto.
Per tutti questi motivi, riteniamo che la soluzione del problema degli sfollati vada al di là dei soli interessi siriani e comprenda l'intera regione, in particolare il Libano. Questo problema di spostamento e reinsediamento rappresenta un pericolo per l'unità della Siria, ma anche per l'unità e la sicurezza dei Paesi vicini. Pertanto, il grido che il Libano ha levato contro la dichiarazione di Bruxelles, emanata dall'Unione Europea e dalle Nazioni Unite, è un atto difensivo che deve essere seguito e deve unire i Libanesi nel suo rifiuto. Nessuno ha il diritto di rimanere in silenzio perché il silenzio è inaccettabile ed è un segno di tacita approvazione e persino di tradimento contro il Libano.
Riteniamo inoltre che il coordinamento siriano-libanese per risolvere il problema dei rifugiati sia un dovere nazionale che incide direttamente sulla sicurezza e sulla stabilità del Libano. Qualsiasi individuo o entità o stato che rifiuti questo coordinamento, ostacoli qualsiasi soluzione e impedisca il ritorno dei rifugiati siriani nella loro terra natia, è semplicemente un nemico del Libano. Infine, affermiamo che la risoluzione del problema dei rifugiati, non solo in Libano ma negli altri Paesi ospitanti, e il loro rimpatrio nel loro Paese, è una parte essenziale della battaglia difensiva condotta dal campo dalla Resistenza contro l'aggressione americano-sionista sostenuta dai Paesi arabi della regione. Qualsiasi indulgenza su questo argomento è solo un servizio reso a facilitare l'aggressione contro la regione.
https://reseauinternational.net/comment-loccident-utilise-t-il-les-refugies-comme-arme-contre-la-syrie-et-la-region/

martedì 11 luglio 2017

Perchè l'Occidente non potrà e non vorrà lasciare vivere in pace la Siria

Vi propongo la mia traduzione di un articolo di Reseau International che ho trovato interessante: per comprendere le ragioni dell'impegno della Russia verso la Siria e la sua posta in gioco in questo duello tra poteri di cui purtroppo non si vede apparire la fine.
  Gb.P.


di Marcus GODWYN (Regno Unito)
Per tutti coloro che si sono risvegliati e sono diventati consapevoli delle cose, o in altre parole, sono fuggiti dal pozzo di menzogne e lavaggio del cervello messo in atto dai media occidentali, la lunga resistenza che dura da sei anni del popolo siriano contro lo "Stato profondo" (neocon e agenzie governative varie, ndt) degli Stati Uniti e relativi proxy terroristici, ISIS, truppe di Al-Qaeda, ecc., è stata profondamente tragica, ma storicamente un'ispirazione eroica per noi tutti. Sono sopravvissuti per quattro anni quasi completamente da soli, fino all'entrata della Russia, per combattere gli USA, la UE, combattenti terroristi di Israele che cercavano di guadagnare terreno sul territorio controllato dal governo siriano. La campagna della Russia è stata esemplare, quel che ne è risultato, al momento di scrivere queste righe, è stato un capovolgimento totale della situazione a svantaggio degli aggressori. Molti tessono a buon diritto le lodi dell'eroico esercito arabo siriano e dei suoi alleati russi, iraniani e di Hezbollah; tuttavia, ho sempre detto che questo ottimismo è fuori luogo, perché le forze che dirigono realmente il mondo occidentale non possono permettere in nessun modo che la Siria rinasca dalle sue ceneri.
Una Siria ricostruita che controlla la sua banca centrale e può emettere la propria moneta di cui ha bisogno, senza controllo esterno, né nessun debito con l'FMI o chiunque altro ( libertà più elementari e più essenziali che i paesi occidentali nella maggior parte non hanno più conosciuto da almeno un secolo.), che potrebbe, attraverso questo, essere in grado di offrire ai suoi cittadini (come ha fatto anche durante la guerra), l'istruzione gratuita fino alle scuole superiori, l'assistenza sanitaria e i servizi pubblici a costi estremamente bassi o gratuiti, QUESTA Siria è un anatema assoluto per i VERI leader del mondo occidentale. Il fatto che i diversi rami dell'Islam e in particolare il fatto che molti cristiani ortodossi in Siria vivano in pace tra loro, brucia la riserva frazionaria occidentale e la schiavitù del debito da parte delle élite bancarie come l'acqua benedetta brucia un vampiro.
I neo-conservatori, vale a dire le persone che dirigono di fatto lo Stato profondo americano, sono l'inferno rivolto al dominio totale del mondo e riescono attraverso il controllo delle banche centrali di ciascun paese e della loro libertà di emettere la propria moneta secondo il loro bisogno, ed una guerra spietata di cultura attraverso un'educazione per un livello culturale costantemente al ribasso con l'aiuto dei principali media.
In soli trent'anni, sono riusciti a trasformare l'occidentale medio in uno zombie la cui "comprensione" del mondo è fondata interamente su delle menzogne e spesso sul capovolgimento totale della realtà, dove la sua possibilità di pensare, di ragionare obiettivamente, la capacità di rappresentare se stesso correttamente e collocarsi nella storia, sono stati ridotti quasi a zero.
Un risorgente Siria sarà un fulgido esempio per il mondo, di come la vita potrebbe essere senza il pugno di ferro dei neocon sulla massa monetaria, sul sistema educativo, sui media, sport, arte e tutto il resto. Rinata, la Siria sarà un blocco di fronte al tanto propagandato "grande Israele" e ai piani occidentali per i gasdotti/oleodotti provenienti dal Qatar verso l'Europa (che potrebbe essere oppure no, visto le ultime vicende che riguardano il Qatar al momento). Infine e soprattutto, c'è il fatto che la sopravvivenza della Siria sarà uno dei principali ostacoli al progetto per il quale l'obiettivo finale è di sottomettere, conquistare e smembrare la Russia, che naturalmente è il primo motivo per il quale la Russia è venuta in aiuto della Siria! Questo è il motivo per cui non accetteranno, e dal loro punto di vista satanico non potranno accettare che la Russia consenta alla Siria di sopravvivere!
Al momento di scrivere queste righe (sera del 26 giugno in Europa) rapporti coordinati sono diffusi negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Francia, secondo i quali un "altro" attacco chimico contro il popolo siriano e "bambini innocenti" da parte del proprio governo e dal suo presidente è in preparazione e atteso da un momento all'altro e per il quale l'Occidente farà "pagare un prezzo molto pesante" al presidente Assad e al suo esercito "quando o forse ancor prima che questo avvenga." (attacco preventivo).
Ora, ovunque nel mondo, tutte le persone sane di mente, informate e sveglie sanno che il governo siriano non ha mai usato armi chimiche contro nessuno e mai lo farà. Sappiamo che questo non è mai avvenuto e che queste menzogne occidentali hanno il solo scopo di portare l'opinione pubblica ad accettare un'altra distruzione occidentale di umanità e di libera cultura, come con la Jugoslavia, l'Iraq, la Libia e ora la Siria, permettendo loro (i potentati sovranazionali, ndt) di avvicinarsi sempre di più al dominio assoluto di tutto il mondo e la riduzione in schiavitù di ogni anima umana. Quindi, quello che vediamo qui è un altro tentativo di utilizzare la stessa vecchia menzogna usata per giustificare un'azione occidentale per un cambiamento di regime, seguita dalla distruzione della Siria laica e civile.
Qualsiasi grande attacco occidentale o israeliano contro la Siria metterebbe la Russia in una situazione difficile, ed è precisamente questa la ragione per la quale alcune delle teste più calde dei capi delle élite occidentali potrebbero semplicemente decidere di correre il rischio.
Il governo russo ed il suo popolo non vogliono assolutamente una guerra e la Russia ha mostrato a più riprese le sue capacità di restare molto "zen" (calma ponderata, ndt) per disinnescare tutte le provocazioni aggressive che l'occidente ha fino qui tramato contro di lei, in Ucraina come in Siria. Non è necessario essere un analista militare o geopolitico per vedere che se la Russia resiste e risponde militarmente, questo potrebbe essere un rischio per un'escalation che condurrebbe direttamente alla terza guerra mondiale. Ciò è qualcosa che la Russia vuole evitare quasi a qualsiasi prezzo, ma se la situazione dovesse diventare esistenziale, sarebbe tutta un'altra cosa e, come molti hanno già commentato, i Russi sono informati e sono pronti a un punto tale che non si può dire in alcun modo delle popolazioni occidentali. La campagna di Russia in Siria ha portato ad un numero molto basso di vittime fino ad ora, ma ad un profilo molto alto. Tutti i morti, uomini e donne, del personale di servizio russo in Siria (tranne agenti segreti, si può supporre) sono stati resi noti ai media. Tutti sono stati sentiti come una grande perdita, ma alcuni di loro hanno causato particolare commozione. Il giovane soldato in ricognizione in una situazione disperata, circondato dai jihadisti dell'ISIS, per evitare di essere catturato e per garantire che tutti i terroristi fossero uccisi ha richiesto un attacco missilistico sulla sua posizione: cosa che è stata fatta. Il pilota che è stato colpito da un caccia turco e poi mitragliato dai terroristi appoggiati dall'Occidente mentre era sospeso in aria impotente, con il suo paracadute. Tutta la Russia ha visto le sue gambe scuotersi sotto i colpi dei proiettili. Sarebbe molto difficile, se non impossibile, immaginare che per l'opinione pubblica russa, l'eroismo e il sacrificio di questi soldati siano stati tutti vani; equivarrebbe a dire che la Russia dovrebbe lasciare che l'Occidente e Israele rovescino il legittimo governo siriano, consegnare il Paese ai terroristi islamici e dei loro padroni, e poi tornarsene a casa con la coda tra le gambe per iniziare a rinforzare i propri confini.
Il governo russo ha sempre detto che era in Siria per sconfiggere i terroristi piuttosto che esservi per "sostenere" il regime di Assad, come i media occidentali amano ripetere. Dei sondaggi recenti dicono che se ci fosse un'elezione domani in Siria, Assad si avvicinerebbe al novanta per cento dei consensi, ed è un fatto che se partisse i terroristi vincerebbero. Un FATTO che è compreso perfettamente a Washington, Londra, Parigi, Tel Aviv, che a Damasco, Mosca, Teheran e Pechino. Se questo accadesse, la prossima tappa sarebbe l'Iran!
Se l'Occidente si impegnasse in un attacco globale per il cambiamento di regime in Siria e se la Russia dovesse decidere che un suo ritiro dalla Siria servirebbe meglio i suoi interessi a lungo termine, ciò potrebbe essere ancora più destabilizzante per l'unità interna della Russia di tutto quello che l'Occidente ha già intrapreso contro di essa finora. L'uso da parte dell'Occidente di quelli che vengono definiti "liberali" e dei "dissidenti adoratori dei Clinton e finanziati da Soros" per perseguire un cambio di regime in Russia ha clamorosamente fallito. Tuttavia, se ci fosse nel Paese un movimento dubbioso riguardo alla presidenza di Vladimir Putin, sarebbe tra coloro che si sentono frustrati per il suo modo di restare "Zen" di fronte all'Occidente, e che vorrebbero vedere una risposta più completa e più vigorosa contro l'aggressione occidentale attorno alle sue frontiere e a protezione degli interessi della Russia nel mondo. Queste persone non digerirebbero una disfatta russa, o un ritiro dalla Siria, e le tensioni interne salirebbero sicuramente più di ciò che è stato a tutt'oggi. Non invidio certamente il presidente Putin e i suoi ministri e consiglieri, se dovessero valutare una tale scelta. È sicuro! Una replica ferma e decisa all'aggressione occidentale potrebbe spingere l'Occidente a rinunciare, poiché su questa decisione (un'escalation ndt) esso è in preda a uno smarrimento più grande che la Russia o che la stessa Siria. D'altra parte, l'Occidente potrebbe forse non arretrare, ed allora che cosa accadrebbe?
Preghiamo affinché una tale decisione non debba essere presa. Che quelle persone non neocon del Pentagono e nell'amministrazione americana siano in grado di contrastare questa ridicola messinscena sotto falsa bandiera. A meno che, come notato da Alexander Mercouris, questo assomigli a una manipolazione pesante per distrarre l'opinione pubblica dall'articolo devastante di Seymour Hersh che ha rivelato come la falsa bandiera dell'ultimo attacco chimico era una menzogna totale!
Le prossime ore e i prossimi giorni saranno cruciali! Qualcuno ha scritto di recente e cerco di parafrasare perché non riesco a trovare l'originale: “Il desiderio neocon per il dominio del mondo li ha "zombificati" a tal punto che essi non possono fermarsi a metà strada. Fino a quando qualcuno spari loro un colpo in testa, continueranno ad andare avanti!”
  Marcus Godwyn è un musicista inglese e un saggista amatoriale.