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giovedì 5 novembre 2015

Il Patriarca Younan accusa l'Europa di aver "abbandonato e tradito" i cristiani mediorientali e gli americani di "essersi inginocchiati agli emiri".

"Le sanzioni alla Siria sono peggio di una guerra"



Roma,  (ZENIT.org

di Federico Cenci 

C’era una volta il Mare Nostrum, “che collegava l’Europa al Medio Oriente”. Di quel corridoio attraverso cui transitavano cultura e scambi commerciali è rimasta oggi solo l’espressione geografica. Tra le acque del Mar Mediterraneo sventola la bandiera a stelle e strisce, in Medio Oriente scorre il sangue dei cristiani e, di fronte a questo scenario, in Europa vige l’apatia.
È l’immagine che consegna Sua Beatitudine Ignatius Joseph III Younan, Patriarca della Chiesa siro-cattolica, parlando a ZENIT e durante il convegno La Jihad da Oriente a casa nostra, tenutosi a Roma su iniziativa di Umanitaria Padana Onlus e dell’associazione Pakistani Cristiani in Italia.
Sono dure come macigni le critiche che il Patriarca muove all’Occidente e all’Europa. Quest’ultima - ha esclamato - “ci ha abbandonati e traditi”, poiché “ha lasciato che nel Mediterraneo fossero gli americani a prendere iniziativa, non per difendere i diritti delle minoranze ma per andarsi ad inginocchiare agli emiri per il petrolio”.
Ne deriva la “grave situazione” in cui versano i cristiani. Oltre un terzo della comunità siro-cattolica ha dovuto lasciare i propri villaggi d’appartenenza a causa delle offensive dei terroristi islamici. E in Europa - ricorda il Patriarca - per lungo tempo “i Governi hanno dato una ‘falsa lettura’ di quegli eventi”, rendendosi così “complici della distruzione di un popolo e di una civiltà”.
Il Patriarca Younan invita allora ad abbandonare il linguaggio “politicamente corretto”, che gli americani esportano nel mondo "insieme alle bombe". Il suo appello è invece ad affermare “la verità con carità”.
 Entrando nel merito, spiega che sente spesso parlare di “islamofobia”. Concetto che tuttavia stride con una realtà, in Medio Oriente, in cui quotidianamente i cristiani vengono massacrati dai più aggressivi aderenti “all’Islam politico”.
Islam politico che si è potuto sviluppare grazie all’ingenuità occidentale.
Il Patriarca ricorda che nel maggio 2011, a Parigi, incontrò l’allora ministro degli Esteri francese Alain Juppé che, appena tornato da un viaggio in Egitto, gli parlò dei Fratelli Musulmani come di un gruppo “moderato”. “Ebbene - la riflessione del capo dei siro-cattolici - questa organizzazione politico-religiosa si fonda su cinque colonne, di cui la quarta è espressamente il jihad”.
Oltre al linguaggio politicamente corretto, Sua Beatitudine ha attaccato anche la “manipolazione mediatica”. Ricorda che “è stato detto che alcuni membri del Patriarcato di Mosca avrebbero definito l’intervento russo in Siria una guerra santa”. In realtà - precisa il Patriarca - da Mosca hanno sostenuto che “chi combatte i terroristi sta facendo guerra per una giusta e santa causa”. Che è diverso dal compiere una guerra santa contro un’altra religione. “Del resto in Russia milioni di musulmani vivono liberamente e godono di tutti i diritti”, ha aggiunto il Patriarca.
Intervistato da ZENIT a margine della conferenza, il Patriarca Younan è quindi tornato a parlare dell’intervento russo in Siria. Si è detto a tal riguardo “molto ottimista” e ha riconosciuto che la Russia ha “intenzioni serie”, in quanto “si coordina sul terreno con l’esercito regolare siriano”. Questo modo di agire - ha proseguito - “limita anche i danni collaterali, che invece sono inevitabili quando si bombarda e basta, come stanno facendo gli americani”.
Agli americani e ad altri Paesi occidentali il Patriarca Younan imputa anche altro:
“Le sanzioni rivolte alla Siria sono una tragedia per il suo popolo, lo affamano e lo rendono più vulnerabile agli attacchi dei terroristi”. Questo sistema di sanzioni nei confronti del Governo di Bashar al-Assad - ha concluso il Patriarca - “è peggio della guerra stessa”.
Infine il Patriarca Younan ha ringraziato papa Francesco, il quale in apertura dei lavori del Sinodo, “ha espresso solidarietà alle Chiese coinvolte dalla guerra e ha chiesto di pregare per la pace”.
Unità nella preghiera che fa dei cristiani nel mondo membra di un solo corpo.