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venerdì 25 ottobre 2024

Giornata Missionaria Mondiale: in Siria, missionarie di speranza all'ombra della guerra

 
Il racconto dalla Siria di suor Marta , superiora di Nostra Signora Fonte della Pace, monastero trappista nel villaggio rurale di Azer

Dal Settimanale della Diocesi di Como

In tutto il Vicino Oriente si sta verificando una accelerazione di eventi dai quali non si può prescindere per raccontare cosa si vive oggi.. Ma non si può neppure dimenticare che quella situazione che viene definita “guerra a bassa intensità” perdura ormai da anni .

Ciò significa che la guerra in Siria non è mai terminata veramente. Le aggressioni, cioè i bombardamenti e gli assassinii, sul suolo siriano e in quello dei paesi vicini (che hanno coinvolto militari ma anche civili), sono continuate regolarmente nonostante apparentemente fossimo in un tempo di pace. Mai, in tutti questi anni, tutte le voci che si sono alzate, a partire dalle Chiese ma non solo, sono riuscite a far togliere il cappio delle sanzioni internazionali. E’ vero, la gente qui ha una capacità di far fronte alle difficoltà della vita incredibile.. Ma questa situazione toglie speranza, mette a dura prova la voglia e la forza di resistere, di immaginare un futuro possibile. Non stupisce che ancora oggi la realtà dei migranti siriani sia così diffusa. E’ un’emorragia forse meno spettacolare, ma continua, ed altrettanto drammatica. Per i giovani – e non solo per loro- è molto difficile scegliere di restare..In occasione del terremoto avvenuto pochi mesi fa, la generosità dell’Italia e di altri paesi è stata davvero commovente: nel giro di pochissimi giorni sono arrivati aiuti importanti per soccorrere i tanti poveri in più che questa catastrofe ha creato. Ma senza il terremoto, ci si sarebbe ricordati della Siria?

L'eco della guerra

Oggi ancora una volta il Vicino Oriente diventa campo di scontro. C’è un senso di grande incertezza e sospensione, in attesa di vedere se davvero si scatenerà un conflitto senza ritorno. E’ di questi giorni l’attacco in Libano alla forza dell’ONU. Con la destabilizzazione del Libano, stiamo già assistendo al rincaro generale dei prezzi , e ad altri esodi, persino dalla terra Santa: ormai Israele –anzi, i Sionisti –sono fuori controllo, dichiarando apertamente di voler allargare il loro territorio fino ad una parte dell’Egitto e fino almeno a Damasco!.

In tutto questo, ciò che noi possiamo fare è continuare la nostra presenza qui, con una coscienza forse più forte oggi della forza della preghiera e dell’importanza di vegliare, come sentinelle, finchè si realizzi il disegno di salvezza che Dio porta a compimento nella storia.

Una presenza missionaria

La nostra vita resta quella di una comunità monastica di regola benedettina. La preghiera, la lectio Divina, la vita comune, il lavoro, l’accoglienza degli ospiti segnano il ritmo delle nostre giornate. Ma evidentemente in questa realtà che ci circonda la caratteristica “missionaria” acquista un peso particolare..

Prima di tutto da un punto di vista concreto. Cerchiamo di essere vicine alla povertà della gente, ai suoi bisogni materiali. Con gli aiuti che ci arrivano, possiamo dare lavoro a diverse persone e così sostenere qualche famiglia. I nostri aiuti non sono “strutturati” come quelli di una organizzazione ecclesiale o umanitaria, non è il nostro compito. Ma naturalmente le persone si rivolgono a noi, e come possiamo cerchiamo di aiutare. Per le necessità mediche, per i costi della scuola, a volte anche solo per poter avere il necessario per mangiare e vestirsi.. Soprattutto, cerchiamo di dare lavoro, che è molto più dignitoso che semplicemente dare denaro. Qualcuno lavora con noi nei campi, altri sono stati coinvolti nella costruzione del monastero. Ad esempio il gruppo di carpentieri, persone tanto brave quanto povere. Al momento di accettare il lavoro, non disponevano del legname necessario. Abbiamo così deciso di comprarlo noi, e lasciare che lo pagassero piano piano. Questo significa per loro poter lavorare, e alla fine disporre di legname proprio, e poter accettare altro lavoro.. E’ una piccola cosa, quello che è possibile per noi. Ma questo ha creato un bellissimo clima sul cantiere, di fiducia e dedizione. Due degli operai sono molto giovani, e studiano per diventare avvocati. Lavorano duramente tutto il giorno, e così si pagano l’università.

Altri, che hanno già esperienza di scalpellini, si dedicano alla pietra: pareti, muri di contenimento, colonne... Un gruppetto di donne del villaggio lavora con noi a piccoli artigianati: braccialetti in macramé, lavori con cartone, colla, segatura, materiali semplici che costino poco e ci permettano di preparare oggetti da rivendere come artigianato. Per la sussistenza della comunità, stiamo cercando di ampliare la nostra esportazione di sapone di Aleppo, solido e liquido, verso la Francia e l’Italia, e di una crema per le mani all’olio di oliva. Siamo ancora all’inizio, ma speriamo che questa attività cresca..

La vita è più forte

Ma la vera missionarietà ci sembra su un altro piano: missione è soprattutto annunciare il Vangelo, la buona Novella che Cristo è veramente risorto. Che la vita è più forte, che la speranza è possibile, è reale, perchè non si basa sulle condizioni esterne della vita, ma sull’incontro con Cristo, l’amicizia con Lui, che dà senso e forma alla nostra esistenza..Vivere la missione oggi è soprattutto vivere la speranza, viverla prima di tutto noi, per poterla condividere. Non ingenuamente- ci troviamo davvero in tempi Apocalittici, cioè di rivelazione della lotta tra il Bene e il Male- ma sapendo che questa battaglia è già vinta. L’accoglienza degli ospiti, che diventa poco a poco sempre più importante nella vita della comunità, insieme alla preghiera è il nostro vero servizio a queste chiese, a questo paese che ormai dopo vent’anni è il nostro. Cerchiamo di offrire uno spazio di preghiera, di silenzio, di pace, dove ognuno possa ritrovare se stesso sotto lo sguardo di Dio.

Intanto la comunità da una parte affronta la sfida della malattia per qualcuna, dall’altra si accresce di nuove presenze : due sorelle sono arrivate dall’Ecuador, un’altra è in arrivo dall’Argentina..

Infine, anche proporre la bellezza ci sembra una missione di pace e speranza: la costruzione del monastero continua, anche se siamo solo al completamento dei cementi armati e a qualche riempimento dei muri.
Da una parte è un po’ una follia, dall’altra è una grande Grazia. Dobbiamo trovare i fondi per continuare, ma già la struttura della chiesa, con i suoi archi che si stagliano nel cielo blu, parla della bellezza di Dio, rende orgogliosi gli operai che l’hanno realizzata, fieri gli abitanti del villaggio, e colma il cuore a noi, che già la sogniamo piena di persone in preghiera, vibrante di silenzio, gioiosa di canti...

    Suor Marta dalla Siria

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