Carissimi, condivido volentieri qualche aggiornamento sulla nostra situazione qui nella Comunità in Siria. Come saprete il Paese, in alcune zone del nord, è ancora in piena guerra. Il governo sta tentando il tutto per tutto per liberarsi definitivamente dei fondamentalisti che ormai da lunghi anni straziano la popolazione. Sembrava dovesse essere un intervento solo aereo e rapido. Si sta rivelando sanguinoso e senza fine. L’esercito combatte di paese in paese, lì dove i guerriglieri si sono insediati con le loro famiglie cacciando la gente dalle case. Negli scontri muoiono tante persone. L’ultimo episodio tristissimo è stato che questi ultimi hanno dato alle fiamme ettari interi di grano maturo della gente, mandando in malora il lavoro e i possibili guadagni. Per cosa tutto questo male? I potenti dei Paesi vicini e lontani giocano sporco, come sempre, continuando a dire alla Siria di smettere di combattere e accusando la Russia ma allo stesso tempo foraggiano i fondamentalisti di armi e tutto il necessario.
Noi dal monastero non abbiamo echi diretti dei combattimenti, soltanto sentiamo le raffiche sparate in aria quando vengono riportate le salme dei militari caduti, nei loro paesi di origine. E non si può non piangere, pensando a mogli, madri, figli che restano soli. Perché tutti questi sacrifici?
In questi mesi della mia permanenza qui sto cercando di entrare sempre più dentro lo spirito con cui le Sorelle hanno impostato la presenza del monastero in queste terre. Sentiamo molto l’importanza di una testimonianza di speranza perché negli incontri con la gente si sente lo sfinimento e lo scoraggiamento. Cosa che anni fa, in piena guerra, dicono non ci fosse. C’era invece molta grinta e voglia di farcela. Ora tanti sono partiti e i rimasti si chiedono se non han sbagliato a rimanere. La Provvidenza ci ha fatto incontrare mesi fa un uomo che vive non lontano da qui, che ha scelto di riattivare una produzione di sapone di Aleppo, trovando contatti con la Francia per la commercializzazione, e dà lavoro a parecchie persone, soprattutto donne, sia musulmane che cristiane. Abbiamo visitato questa realtà di lavoro, trovando grinta pur in mezzo a povertà, scarsità di mezzi e tanti inghippi organizzativi e burocratici. Con tanta pazienza e un bel sorriso lieto, George va avanti, in capannoni arrangiati, un po’ in sordina per non dare troppo nell’occhio ...
É nata così l’idea di fare anche noi sapone. Per iniziare acquistiamo la materia prima già saponificata e ci dedichiamo alla finitura, confezionamento e smercio, tramite i tanti canali di fraternità e di amicizia che ci sostengono dall’Italia, a cominciare da Valserena che, guarda caso, è proprio una Mamma esperta in cosmesi, saponi e tutto ciò che serve per produrre, mettere in regola e commercializzare. Così con l’aiuto delle sorelle in Italia e di tanti altri amici nostri e loro, stiamo lavorando a questa nuova possibilità di un lavoro artigianale, alla nostra portata, semplice e insieme tipico di questa terra. L’intento è quello di guadagnarci da vivere e probabilmente riuscire a coinvolgere anche alcune donne del villaggio che sono rimaste sole e che sempre salgono la collina per chiederci lavoro. In pratica si tratta di acquistare sapone di Aleppo, in trucioli, impastarlo e trafilarlo, stampare saponette di sezione quadrata come abbiamo scelto di farle, eleganti, e confezionarle.
Vorremmo fare due versioni profumate, con essenze tipiche di queste zone, come la rosa di Damasco. Come si sa il sapone di Aleppo è antichissimo ed è caratterizzato dall’olio di alloro miscelato con olio di oliva. Entrambi gli oli li vogliamo produrre noi, grazie a coltivazioni che già abbiamo nei nostri campi.
Questi oli hanno caratteristiche note: nutritivo, lenitivo e rigenerante, l’oliva; antisettico, antinfiammatorio, l’alloro. Si tratta di un sapone che da secoli e secoli viene prodotto, essiccato e usato, sia per la pelle che per i capelli, con diffusione in tutto il mondo. È anche l’antesignano del sapone di Marsiglia.
Carissimi saluti dalla Siria, suor Veronica.
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