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sabato 14 marzo 2020

 Entrando nel decimo anno di guerra in Siria

Questa opera d'arte è stata realizzata in un parco
siriano, per ricordare tutte le madri che hanno dato
alla luce i soldati che hanno perso la vita in questi
anni per la difesa del Paese. (E. Vigna)

La drammatica situazione in cui ci ha precipitato il Coronavirus forse aiuterà molti a comprendere 'sulla pelle' questa testimonianza proveniente dalla Siria, dove la gente da 9 anni vive in uno stato costante di incertezza e di tensione, dove milioni di persone subiscono le conseguenze delle sanzioni che i nostri governi impongono. 

Chiediamo con tutto il cuore che il Signore ci liberi dal male e ci renda più umani e giusti verso tutti i fratelli nel mondo.
    OraproSiria 

"IL CONFLITTO SARA' FINITO SOLO SENZA L'EMBARGO" 
Da Avvenire del 8 marzo 2020
intervista di Luca Geronico 

Ingegnere meccanico con un passato in una compagnia farmaceutica, Riad Sargi, originario di Damasco, è dal 2016 direttore di Caritas Siria, quando il suo Paese era già nel bel mezzo della guerra civile.
Il Venerdi Santo del 2019, assieme alla moglie Rouba Farah e ai tre figli, ha portato la Croce durante la Via Crucis al Colosseo.

Dottor Riad Sargi, gli ultimi appelli dell'ONU parlano di un'emergenza umanitaria che coinvolge almeno un milione di sfollati. Qual è la sua percezione di una situazione che Papa Francesco, domenica 23 febbraio a Bari, ha definito una "immane tragedia"?
  Quanto sta avvenendo ora a Idlib, è realmente una immensa tragedia, come ha detto Papa Francesco, specialmente per le donne ed i bambini. Per quanto concerne i profughi, posso assicurare che la maggior parte sono sfollati in luoghi che non sono sotto il controllo siriano, e solo alcune famiglie si sono spostate da Aleppo, Tartous, Lattakia.
Riad Sargi, direttore di Caritas Siria: gli sfollati dal Nord-Ovest
non sono nel territorio sotto il controllo del governo.
Che tipo di progetti avete in campo, o state organizzando per far fronte a questa emergenza?
  Tutti noi operatori di Caritas Siria siamo molto preoccupati per la situazione di queste famiglie di sfollati e abbiamo intenzione di cercarli per poi prenderci cura di loro. Fino ad ora i profughi sono soltanto ospitati da diverse comunità.

Caritas Siria sta operando con sei uffici regionali, organizza progetti umanitari il tutto il Paese: un lavoro di cui beneficiano, in base ai vostri report, 100.000 persone per un impegno complessivo pari a sei milioni di Euro. In generale, guardando a questi quasi 9 anni di guerra civile, qual è la maggiore difficoltà, qual è il più importante bisogno che voi, in quanto Caritas Siria, dovete soccorrere?
  Per sostenere migliaia di famiglie durante gli anni di guerra abbiamo dovuto fronteggiare enormi difficoltà, delle quali la principale è dovuta alla sanzioni economiche imposte alla Siria dalla comunità occidentale. In particolare il blocco delle transazioni bancarie è un ostacolo che ci impedisce di poter realizzare i nostri obiettivi per soccorrere i bisogni delle famiglie.

Quali sono in particolare, i rischi per la sopravvivenza della Comunità Cristiana che è in Siria che vive in una situazione di minoranza?
  Nei fatti, come comunità cristiana non dobbiamo affrontare nessuna difficoltà, dal momento che non siamo considerati una minoranza. Alla fine, siamo tutti cittadini siriani. Noi già soccorriamo tutti i bisogni delle famiglie siriane senza alcuna discriminazione. Così cerchiamo di fare del nostro meglio per essere un buon esempio nel processo di riconciliazione delle comunità locali.

Riad Sargi, quando, al di là delle dichiarazioni ufficiali, la guerra sarà realmente finita per il popolo siriano?
  La guerra in Siria finirà quando la maggior parte delle nazioni straniere avrà tolto le sanzioni alla Siria e i foreign fighters (combattenti stranieri) saranno tornati alle loro case. Allora, la riconciliazione e il perdono riempiranno i cuori di tutti i Siriani.

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