Traduci

lunedì 3 novembre 2014

La Siria é ancora viva. Aiutiamola...

E' l'appello di Naman Tarcha, giornalista siriano e Segretario del Coordinamento per la Pace in Siria. Il neonato Coordinamento, costituito a luglio di quest'anno, nasce dalla volontà di ridare voce ai siriani.


 Quali sono gli obiettivi del Coordinamento per la pace in Siria?
Vogliamo ritornare a fare luce sulla Siria: per anni la situazione nel Paese è stata raccontata secondo il punto di vista di una sola parte, quella degli interessi dell'Occidente. Vogliamo creare uno spazio alternativo di informazione che attraverso tutti i canali sostenga i siriani ridando loro voce.

Come è possibile, al di là di un'informazione alternativa, sostenere il popolo siriano?
Partendo da progetti, anche piccoli, ma concreti. Purtroppo accade spesso che i fondi destinati a popoli sofferenti non arrivino mai: in guerra, forse più che in pace, c'è sempre qualcuno che cerca di lucrare sulle sofferenze altrui. Il Coordinamento per la pace in Siria non crea progetti ad hoc bensì segue e sostiene i progetti siriani che già esistono. La Siria infatti, a differenza di quanto credono in molti, non è affatto un Paese morto: certo, una parte del Paese è stata completamente distrutta ma ve ne è un'altra che sta lottando con tutte le forze per rialzarsi, per tornare a vivere. A noi piace molto la definizione della Siria come La Fenice che rinasce dalle proprie ceneri. Il Coordinamento per la pace in Siria vuole fare da ponte tra i numerosi enti, associazioni siriani impegnati in progetti di ricostruzione ed enti, associazioni italiani che si occupano di aiutare il prossimo in diversi campi.
Per esempio, in Siria un interlocutore importante è rappresentato dai frati francescani nella figura del vicario apostolico di Aleppo George Abu Khazen. Per questo cerchiamo di promuovere anche gemellaggi tra diocesi siriane e diocesi italiane, o tra quanti in Siria cercano di valorizzare i beni culturali e quanti lo fanno in Italia. Scopo del Coordinamento è di individuare partner italiani che entrino in contatto con realtà siriane che stanno concretamente cercando di ricostruire il Paese. Inoltre, prima c'era una cooperazione con l'Italia molto significativa nel campo medico che vogliamo ripristinare, ma anche nei settori industria e commercio, essendo la Siria da sempre primo partner con l'Italia, attraverso piccoli progetti per creare occupazione. Vogliamo essere un vero e proprio call center, una voce per quelle associazioni della società civile che vogliono aiutare dando così vita ad un circolo virtuoso per ridare speranza al popolo siriano.

Può farci qualche esempio di questi progetti?
Crediamo che per ricostruire un Paese provato come la Siria, è fondamentale il ruolo della scuola. Solo educando le generazioni più giovani si può restituire speranza al Paese tutto. Per questo il Coordinamento fa da ponte tra scuole siriane che a causa della guerra sono state trasformate in centri di accoglienza e scuole italiane che vogliono aiutarle a tornare a essere centri di educazione.

 Inoltre, Le accennavo prima alla promozione del patrimonio artistico: la Siria ha un patrimonio culturale e architettonico ricchissimo che è stato in parte distrutto dalla guerra ma che i siriani stanno tenacemente cercando di ricostruire, come i resti romani vicino ad Aleppo o quelli di Damasco.
I segnali della volontà del popolo siriano di tornare a vivere sono numerosi: a Homs i muri della città sono stati ripuliti e ridisegnati con immagini di fiori, sole, insomma di vita.
 A Latakia i cittadini si sono organizzati per ridipingere i muri delle scuole, a Tartus un gruppo di volontari ha ridato vita ad un parco giochi, a Damasco sono stati rimessi in ordine numerosi spazi verdi, ad Aleppo, che, molti non sanno è una città di 4 milioni di abitanti, giovani volontari si sono organizzati per pulire le strade.
Una parte della città, quella a nord, è in mano ai terroristi, ma ve ne è un'altra che vuole risollevarsi e sta usando tutte le sue forze per farlo.

 Oltre alla cura del patrimonio e dell'ambiente, i siriani hanno anche dato vita a progetti di occupazione femminile e stanno rimettendo in piedi imprese storiche che sono state costrette a chiudere a causa della guerra.
Non mancano poi iniziative curiose come il flashmob promosso da giovani musicisti siriani del Conservatorio di Musica nelle strade di Damasco. 
Tutti segnali questi di come la Siria non sia affatto un Paese morto: sotto le ceneri della guerra, c'è una fiamma che attende solo di riaccendersi. Per farlo ha bisogno del sostegno di enti e associazioni che per loro stessa vocazione aiutano il prossimo. 

Il Coordinamento fa appello alla società civile. Crede che la politica debba fare pubblica ammenda rispetto a scelte sbagliate nei confronti del popolo siriano?
Credo che ci sia una indubbia responsabilità politica che va denunciata, sia che questa responsabilità sia causata da ignoranza o da malafede. Ora, per esempio, si parla tanto dei profughi siriani: benissimo purché si parli anche della popolazione siriana che deve convivere a fianco dei terroristi e che, come dicevo sopra, sta lottando per rimettersi in piedi. Dal momento poi che i canali politici tra la Siria e l'Italia sono chiusi a causa dell'embargo e delle sanzioni europee che colpiscono i siriani, non ci resta che fare appello alla società civile.


Crede che il governo italiano debba riaprire il dialogo con il governo siriano?
E' necessario riaprire i canali ufficiali altrimenti ci troviamo di fronte alla classica situazione del cane che si morde la coda. Le faccio un esempio: il più grande ospedale della Siria per la cura dei tumori si trovava ad Aleppo. E' stato completamente distrutto. Il Coordinamento sta cercando di portare dei medici ad Aleppo dal momento che la città è stata letteralmente abbandonata dai medici che non possono più lavorare ma a causa dell'embargo non ci sono né medicinali né attrezzature. Come le dicevo, fin quando i canali ufficiali rimarranno chiusi, l'unica strada percorribile è quella della società civile.

Come si può aiutare il Coordinamento per la Pace in Siria?
Chi volesse aiutare può dare un sostegno diretto al Coordinamento attraverso una donazione sul nostro sito www.siriapax.org o può segnalarci enti o associazioni che hanno voglia di aiutare indicando il campo di azione di tali realtà. Sarà poi nostro compito mettere in comunicazione queste realtà italiane con quelle siriane.

domenica 2 novembre 2014

Costruire, non distruggere ...


Coordinamento Nazionale per la pace in Siria Editoriale, 16 ottobre 2014

Sempre e comunque distruzione. Questa sembra la sola azione, la sola risposta ai problemi che la nostra civiltà democratica riesce a trovare di fronte a situazioni fuori controllo. E chissà, poi, se sono veramente fuori controllo. C’è perlomeno il sospetto che forse questa distruzione qualcuno l’ha anche voluta e la vuole, sospetto più che lecito dato il giro di milioni e milioni di dollari che ruota da anni attorno a questa guerra.
Ma non tutti, noi no, questo abominio non lo vogliamo! Certamente no, se intendiamo per “noi” tutti coloro che si mettono di fronte alle notizie sulla 'guerra siriana' con il desiderio di capire cosa stia succedendo e cosa si possa fare.
Ma allora perché, perché mai accettiamo senza, letteralmente, insorgere di fronte a tutto questo? perché ci sentiamo rassicurati , o almeno convinti della necessità di rispondere alla violenza con altra violenza? perché riescono così facilmente a farci credere che armarsi, armare e intervenire è la soluzione giusta, l’unica possibile ?
Sembra che oggi l’unico motivo per alzare gli occhi al cielo sia per ricercarvi aerei e droni, i nuovi feticci dell’uomo tecnologico, gli ambasciatori della nostra democrazia, pronti a riaggiustare le ingiustizie, a portare libertà e sicurezza al mondo a suon di missili.

Si potrebbe obiettare che persino i cristiani- o almeno una parte di essi- gravemente minacciati in Iraq e altrove, hanno invocato l’intervento militare. Certo, si può capire: voi cosa avreste fatto, se vi foste trovati con una milizia di jihadisti all’entrata della vostra città? E’ normale chiedere l’intervento della forza, quando ci si trova con un coltello alla gola, i figli trucidati, le figlie minacciate nella dignità e nella vita…
Quello che non è normale è che in tutti questi anni, tanti ormai, non si è saputa trovare altra soluzione, altro intervento che 'fornire armi non letali ai ribelli moderati', e che tale rimanga tuttora la scelta reiterata: posizione del tutto assurda, anzi si dovrebbe dire ridicola, se non avesse portato con sé conseguenze così tragiche.
Non è normale che non siamo riusciti a creare nessuna vera possibilità di dialogo ( non le pagliacciate di assemblee che non rappresentavano nessuno, se non gli interessi privati di tante componenti),  non siamo riusciti a far sedere allo stesso tavolo le parti in causa. Non è normale aver contribuito ad attizzare l’odio confessionale, la divisione cruenta e la persecuzione, in un paese che volevamo liberare…Abbiamo distribuito armi e cellulari, “il meglio della nostra vita” !!
Riusciremo almeno ad ammettere che abbiamo sbagliato tutto, che non abbiamo capito nulla ?

Molte voci, anche nella chiesa, si sono alzate contro un intervento militare esterno ai paesi coinvolti (ed è da capire bene, non si tratta di stolido pacifismo, ma di rispetto delle popolazioni coinvolte, che hanno il diritto di decidere del loro destino).
Ma eccoli là, i cacciabombardieri dell’ultima coalizione. Da tre anni almeno aspettavano di potersi alzare sui cieli del Medio Oriente. Eccoli, pronti a intervenire, e a difendere anche noi dalla minaccia, perché -adesso le cose ci toccano più da vicino…rischiamo anche noi qualcosa- la jihad arriva in Europa!- meglio darsi da fare…
Credete davvero che si alzino per difendere le popolazioni locali del martoriato MedioOriente ? o per proteggere noi ? Molto più probabile che altri siano i veri motivi… Magari impedire all’Europa di acquistare gasolio a basso costo, diminuendo il vantaggio acquisito con lo shale gas. L’Europa se lo meriterebbe anche, perché piangere sui crimini dell’Isis e acquistarne il petrolio è peggio dello sciacallaggio. Ma il problema non è l’Europa, è quello che accade sui territori devastati. E sulle speranze devastate della gente locale .
Centinaia di raid senza ottenere granché, ed anzi permettendo all’Isis di avanzare verso la Turchia.. Non è un po’ strano ?
E, già che ci siamo, perché non terminare di distruggere le poche infrastrutture siriane ancora rimaste, colpendo qualche centrale elettrica, i silos del grano…
E si potrebbe continuare..,

Ma su questa strada sembra non si arrivi a nulla. Tante cose sono state dette, tante cose dimostrate, e non cambia nulla, chi dovrebbe ascoltare non ascolta, chi vuole capire viene depistato da una nuova falsa informazione.
Allora, lasciamo perdere tutto questo.
Ma facciamo qualcosa. Cosa? Procediamo ragionando.
 
  • Il contrario di distruggere è costruire. Ci sono già in atto progetti di ricostruzione, di scolarizzazione, di aiuto professionale o medico, altri ce ne saranno. Se decidiamo di aiutare, aiutiamo in questo senso. Contattiamo le persone e le iniziative giuste. Quelle che vogliamo, ma per favore verifichiamole di persona, informiamoci, rendiamoci conto di dove vanno a finire i nostri contributi e i nostri sforzi ! Non accontentiamoci di essere genericamente “buoni”, la posta in palio è grossa. E ci stanno usando per fini che non sono i nostri.
     
  •  Il contrario di sfruttare, è creare occasioni, opportunità. Creiamo un movimento internazionale di pressione perché si tolgano le sanzioni al popolo siriano. E’ inutile lamentarsi della corruzione, della quantità di giovani che aderiscono all’Isis, o di quelli che fuggono dalla Siria e dai paesi in guerra. Se non ci sono opportunità per il futuro, se non si può lavorare perché non ci sono le materie prime, se non si può vivere perché i prezzi imposti dalle varie mafie di guerra sono altissimi, come si fa a chiedere di restare in un paese, e restarci senza violenza e corruzione? #togliamolesanzionialpopolosiriano ? si potrebbe fare…
     
  • Il contrario di essere indifferenti è essere responsabili. Boicottiamo in qualche modo l’acquisto del petrolio dai violenti, e il traffico di armi. E che dire dei proventi dal narcotraffico jihadista, dalla rapina dei tesori archeologici , dai sequestri anche di occidentali? Occorre dire di più ? No, ma facciamolo. Almeno, chiediamolo a gran voce. Chiediamo conto alle nazioni dei loro interventi di politica estera.
     
  • Il contrario di manipolare è rendere libere le menti. Creiamo possibilità di scambi, di cultura, di crescita. “E’ impossibile, è un mondo in cui è difficilissimo entrare con progetti educativi..”. Ah, questa è proprio bella: forse era anche vero, prima, ma adesso sono entrati in Siria in modo clandestino milioni di dollari per la guerra, tonnellate di esplosivi, missili antiaerei, migliaia di jihadisti…E non riusciremo a trovare il modo di chiedere legittimamente al governo di far entrare progetti educativi ??
     
  • Il contrario di avere pregiudizi è conoscere, conoscersi. Si possono sprecare fiumi di inchiostro per dire se l’Islam è o no è violento alla sua radice. Ma il punto non è questo. Il punto è che ci sono musulmani non violenti. E’ mai possibile che non ci siano mezze misure : o una incredibile ingenuità di fronte al progetto di un islam politico (che altroché se esiste!) ,  o la paura irrazionale del diverso di fronte al credente musulmano o di un’altra fede? Ma la realtà è molto più sfumata, la vita è più ampia, la natura umana è più ricca..
Occorre avere gli occhi aperti, essere consapevoli che il potere, l'istigazione alla rivendicazione rabbiosa ( e la paura del nulla) spingono la vita di molti nostri contemporanei a compiere violenze e soprusi. Ma non dobbiamo diventare cinici, col cuore indurito di fronte alla vita: ci sono anche uomini e donne di tutte le fedi che vogliono convivere in pace, cercare il bene comune, costruire il loro futuro con speranza e non in perenne guerra gli uni con gli altri.
 Donne e uomini così ci sono. E fra questi possiamo sempre esserci anche noi. Se scegliamo di essere informati al di là delle apparenze e dei pregiudizi, impegnati nella ricerca del bene per tutti, veri nelle nostre convinzioni morali e religiose, disposti a chiederci sempre il senso di quello che pensiamo e viviamo. Insomma se non svendiamo il nostro essere uomini.
 
- Coordinamento Nazionale per la pace in Siria -

http://www.siriapax.org/?p=1790

mercoledì 29 ottobre 2014

Cronaca della guerra contro la Siria: quello che avevamo, quali sono le tendenze e le nostre prospettive

Lettera di Padre Daniel

Mar Yakub, 
24 Ottobre , 2014

Una maratona con una solennità.
Per rendere sopportabile la miseria di questa ingiusta guerra contro il popolo siriano, vari eventi sono costantemente organizzati. Così, sabato, abbiamo sperimentatola prima maratona Qalamoun” a Deir Atieh, ad una ventina di km di Qara in direzione di Damasco. Questo è stato un giorno molto speciale nella vita della comunità di Mar Yakub. L’animatore dei nostri volontari, che insieme con la sua famiglia appartiene alla nostra comunità, ora è presidente della Mezzaluna Rossa e doveva essere "ufficialmente" presente. Ci è stato chiesto con grande insistenza che tutta la comunità potesse esserci, e abbiamo accettato volentieri. La sicurezza è stata assicurata in modo più che sufficiente. Abbiamo iniziato la giornata del sabato come al solito con un'ora di silenzio, l’adorazione e quindi l'Eucaristia e dopo siamo partiti. Per strada tutto sembrava abbastanza normale, edifici sparsi dipinti o decorati con la bandiera siriana e il ritratto dell'attuale presidente o suo padre. Abbiamo anche visto dalla strada principale in lontananza il grande ospedale di Deir Atieh. Tuttavia, ci è stato detto che i ribelli hanno commesso all'interno molte distruzioni e anche omicidi di medici e personale infermieristico. Fortunatamente questi eventi sono passati .

Tutta la città di Deir Atieh era in festa. Ovunque ragazzi e ragazze in maglia bianca sventolando la bandiera della Siria come benvenuto a tutte le persone che arrivavano con auto e pullman. Eravamo diretti verso la tribuna, dove eravamo seduti dietro il governatore e - lasciatemelo dire - "gli organismi importanti"; seduti in prima fila
Prima eravamo stati loro presentati. Tutte le sedie erano ornate in modo artistico con un telo bianco sotto forma di un fiocco. Abbiamo ricevuto un caffè e cioccolatini. Nel frattempo, c’era un via-vai di conoscenze che sono venute a salutarci. Eravamo seduti di fronte alfinish”, un luogo ornato da tantissimi palloncini di color rosso, bianco e verde. Un gruppo di ragazze in abiti lunghi e colorati faceva tutti i tipi di danze folkloristiche con la musica appropriata. Hanno ballato la famosa danza antica Siriana "dabke" che Gesù stesso potrebbe aver ballato. Era veramente un’atmosfera di una grande festa di famigliaIl nostro frate David, che una volta partecipava a gare di nuoto olimpiche in Colorado si era pure iscritto alla maratona, e anche un ragazzo e una ragazza dei nostri rifugiati. Tutti i partecipanti hanno ricevuto un maglione bianco con un numero. L'altoparlante ha annunciato un minuto di silenzio per tutti i defunti di questa guerra. E' un'abitudine fissa di ricordare ed onorare “i martiri” ad ogni cerimonia. Poi seguì l'inno nazionale per ringraziare il presidente e l'esercito, seguito da un applauso spontaneo.  E infine è cominciata la gara. C’erano 250 partecipanti alla gara atletica, provenienti dai villaggi circostanti, ordinatamente divisi in adulti, bambini e giovani, ragazze e ragazzi. No, non erano quarantadue chilometri. E' stato solo un paio di chilometri, o piuttosto un lungo sprint. Comunque, all'arrivo, i partecipanti si sono lungamente distesi sull'asfalto, godendo del sole e senza fiato. Davide era risultato . C'è sempre un birichino che chiede perché non è stato il primo, ma David non ha problemi di lodare i primi otto vincitori. Per aiutare un ragazzo che era inciampato lui aveva rallentato, ma no, non era quello il motivo. David trovava alcuni giovani molto forti. Tuttavia, David è stato immediatamente richiesto al microfono e ha dato il suo commento grato che risuonava in tutto il posto. Poi i primi hanno ricevuto complimenti e una medaglia dalle mani del governatore. E la sera tutti erano sul telegiornale e anche noi.
E' seguita una grande festa popolare, solamente con facce felici e incontri cordiali di tutti con tutti! E ci congratulavamo con tutti quelli che indossavano un maglione bianco. E d'un tratto si sparge la voce: Madre Agnes-Mariam è qui! Non posso crederci. Infatti, c’erano la nostra Madre Agnes-Mariam con suor Carmel e una religiosa dall' Italia, una sorella di una delle nostre suore, che è riuscita di arrivare fino a noi per restare un po’ di tempo con noi. Ci siamo abbracciati, abbiamo pianto, riso e parlato di mille cose. Da due anni e quattro mesi, non ci siamo visti l'un l'altro. Immaginate un'abbazia dove l'abate o la badessa ed economa sono assenti per anni! E per loro e per noi non è ancora abbastanza sicuro per poter tornare definitivamente. Ma ora abbiamo approfittato della extra-sicurezza  per raggiungere il nostro monastero dopo la fine della gara. Senza appuntamento, tanta gente si è presentata al nostro monastero. Appena ritornati a Mar Yakub è arrivato il vescovo. Poco dopo è venuto il parroco di Qara. Poi è arrivato il sindaco. Arrivavano persone che avevano sentito parlare della presenza della Madre in un modo o nell'altro, mentre il telefono squillava non-stop. Prima abbiamo fatto un giro del terreno e anche nel piccolo atrio. Dall'esterno, i diversi grandi buchi negli edifici e i danni sono evidenti. Suor Carmel ha affermato fin dall'inizio della guerra: ” tutti gli edifici possono crollare per quel che mi riguarda, se solo uno di noi non è toccato”. Complessivamente, madre Agnes-Mariam e suor Carmel sono state abbastanza soddisfatte che i danni non fossero peggiori. Con il suo solito senso pratico, la madre ha dato immediatamente le istruzioni necessarie. Dopo tutto, lei non è solo l'architetto, ma è anche il costruttore di tutto il complesso di Mar Yakub
Nella chiesa abbiamo organizzato una preghiera improvvisata di ringraziamento insieme con il vescovo e con il parroco di Qara. Il vescovo ha chiesto se volevo presiedere la messa e ho chiesto al vescovo se voleva dare la benedizione finale e così abbiamo fatto. Ormai era già pomeriggio. La comunità, i nostri rifugiati, il nucleo di volontari, tutti ci siamo riuniti nel refettorio. Alcuni avevano una gran quantità di cibi semplici presi nel villaggio: falafel farciti con piatti di verdure. Tutti abbiamo mangiato mentre da tutte le parti diverse storie venivano raccontate e ci siamo rivolti tanti saluti a vicenda. Sì, sono rimaste ancora dodici porzioni Bibliche, che sono state raccolte con cura.  
Nel pomeriggio, sono stati organizzati ancora alcuni incontri con gente di fuori. Per la prima volta ho visto come una società è messa in moto. C'erano due imprenditori e una signora e ci parlava di una fabbrica di tappeti. Prima della guerra, era attiva una tale iniziativa, ma a causa della guerra tutto è stato abbandonato. Avevano l’'intenzione di ri-creare ed espandere questa impresa. Madre Agnès-Mariam ha posto qualche domanda e poi ha dato un po’ di consigli. I compiti sono stati assegnati
Fino ad oggi, molta attenzione è stata dedicata all’assistenza, fornendo cibo, vestiti e denaro, se necessario. Ora vogliamo aiutare piuttosto le persone attraverso la creazione di opportunità per il proprio lavoro. Cosi si promuovono la creatività e la dignità e cosi che la gente possa provvedere al proprio mantenimento. Abbiamo quindi contribuito con un po’ di denaro per avviare gli investimenti necessari (grazie ai benefattori che continuano a sostenerci). E una volta che l’impresa funzionerà bene, offrirà qualità, tappeti fatti a mano, equivalenti a quelli dell’Iran
La sera ci siamo di nuovo riuniti con i rifugiati e altri nel refettorio. Alcune suore si sono esibite nei loro costumi nazionali con canzoni e danze. Spontaneamente la serata si è prolungata in una lunga notte di canto, recitazione e teatro. Alla fine, tutti erano stanchi morti, ma nessuno voleva finire. Anche le canzoni carismatiche arabe sono infinite. Alla fine la madre Agnes-Mariam ha preso la Bibbia e ha letto Isaia 6: la visione vocazionale del profeta con il giudizio di Dio sul popolo, la punizione e la previsione  che solo un ceppo, un resto santo rimarrà.

Domenica mattina abbiamo celebrato tutti insieme l'Eucaristia con un cuore molto grato. Anche quella famosa domenica  17 novembre 2013, quando eravamo veramente in pericolo di vita, abbiamo  celebrato l'eucaristia, scambiandoci un segno di pace come se fosse l'ultima volta che ci saremmo incontrati ancora sulla terra. Ora abbiamo avuto piuttosto una sensazione piena di gratitudine e fiducia, anche se lo stato del mondo è tutt'altro che roseo
Madre Agnes-Mariam ha preso ancora un lungo tempo ad ascoltare ognuno e infine con una preghiera comune ci siamo salutati. Speriamo che ci rivediamo presto

Piccola cronaca di una grande guerra 
Ecco come noi giudichiamo la guerra contro la Siria, dalle nostre proprie esperienze e dalle opinioni  di persone che dovrebbero conoscere la realtà. E' possibile che ci sbagliamo qua e là. Questi errori saranno in ogni caso molto meno che l'inganno e la propaganda di guerra che vi sono stati presentati tramite reportages molto costosi durante questi tre anni di guerra, e tutto questo pagato con i vostri soldi dalle tasse.

Il percorso della guerra
Hillary Clinton dichiarò all'inizio del 2011: Abbiamo bisogno di un Nuovo Medio Oriente! Gli Stati Uniti rovesceranno il governo Siriano sotto la guida del suo segretario di stato, David Petraeus, il direttore della CIA, l'Inghilterra, la Francia, con l'aiuto di Israele, della Turchia, i paesi del Golfo e, ovviamente, la NATO
Questa decisione è stata effettivamente presa nel 2001, dopo gli attentati alle torri del WTC (guerra  rispettivamente contro l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia, il Libano, la Siria, il Sudan, la Somalia e l'Iran). La leadership militare approva un piano "Medio Oriente allargato" e il segretariato di Stato sviluppa un piano di "primavera araba". I media 'Atlantici'  sono incaricati di notizie su una "rivolta popolare" contro un terribile dittatore che tortura i bambini e chi si bagna nel sangue del suo popolo. Questa versione è incessantemente alimentata dai media degli Stati del Golfo, in particolare da Al Jazeera. "Special forces" organizzano rivolte in quattro città di confine (Dara, Homs, Idlib, al-Kamal) e la nostra stampa parla di una repressione sanguinosa da un regime brutale. Le rivolte crescono con il massacro della popolazione e la distruzione del paese. Ci sono Siriani malcontenti che si uniscono ai ribelli, anche soldati malcontenti aderiscono ai ribelli, alcuni Siriani lasciano il paese e si mettono in sicurezza. Questa è l'unica volta in tutta la guerra, in cui la "comunità internazionale" lotta in modo unitario per fare cadere il governo Siriano
Il risultato sarà un groviglio di cooperazione e di opposizione, dove ognuno persegue i propri interessi.

Nel 2012 il popolo Siriano capiva dagli omicidi brutali dei ribelli che si trattava di un complotto per stabilire in Siria un emirato islamico. Il popolo Siriano non vuole rovesciare  il  governo e comincia a protestare contro le menzogne ​​dell'occidente. Un gruppo di ufficiali francesi che stava lavorando sulla formazione dell’IS nella regione di Homs, è arrestato. La Francia deve negoziare per la loro liberazione. I gruppi ribelli sono sempre più numerosi e crudeli. I media intensificano la loro propaganda contro  questo "crudele tiranno Siriano" e sostengono pienamente "la rivoluzione democratica" e nascondendo accuratamente le atrocità reali del paese.  Essi accusano i cristiani di collaborare con il dittatore