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sabato 1 marzo 2025

Siria, il punto della situazione


di Mario Villani

Dopo l’esultanza espressa dai media occidentali per la caduta e la fuga del “tiranno” il Presidente Bashar Al Assad sulla situazione siriana è calato il silenzio. Eppure gli eventi, spesso tragici, si susseguono a ritmo incalzante, vediamo quindi cosa sta succedendo in questo piccolo, ma importantissimo Paese del Medio Oriente. 


Faccio un breve premessa utile a comprendere meglio l’articolo anche da parte di quei lettori che non sono particolarmente informati sulla realtà religiosa e politica della Siria. 


La sua prima caratteristica è la multiconfessionalità in una regione dove l’appartenenza ad una comunità religiosa ha una valenza ben superiore a quella del nostro mondo occidentale. A differenza della maggior parte delle nazioni arabe sono infatti presenti in Siria numerose realtà religiose. 


Vediamole:


1) la comunità più numerosa è quella Musulmana sunnita a cui appartiene circa il 70% della popolazione: 


2) molto importante è anche la confessione Alauita che appartiene alla corrente Sciita dell’Islam. Ne fa parte circa il 12% dei Siriani, concentrati, oltre che nella capitale Damasco, nella regione costiera di Latakia; 


3) completano il mondo musulmano un 3% di sciiti di altre correnti (Duodecimani ed Ismailiti); 


4) I Cristiani, di varie Chiese orientali sia Cattoliche che Ortodosse, sono quasi il 10%; 


5) vi è poi un 3% di Drusi, una religione esoterica dalle origini leggendarie che qualcuno, erroneamente, considera un’eresia islamica; 


6) vi sono poi altre piccole comunità come i Mandei (adoratori di Giovanni Battista) e, caso praticamente unico nel mondo arabo, un 2% di Siriani che si dichiarano ufficialmente atei. 


Tutte queste comunità religiose godono della piena libertà di culto ed i loro aderenti, hanno, per la Costituzione uguali diritti e uguali doveri - unica eccezione alla regola il Capo di Stato deve essere musulmano). Questa situazione non è frutto del caso, ma del fatto che, per sessant’anni, al potere in Siria vi è stato il partito Baath (Risorgimento), fondato negli anni ‘50 da esponenti di varie confessioni religiose tra i quali il Cristiano Michel Aflaq, che rifiutava ogni integralismo e difendeva l’uguaglianza di ogni cittadino di fronte alla Legge. Si può tranquillamente affermare che, in materia religiosa, lo Stato siriano era sicuramente il più tollerante di tutti i paesi a maggioranza musulmana. Per questo le minoranze religiose hanno sempre appoggiato il regime instaurato dal Baath pur non nascondendosi che corruzione e violazioni dei diritti umani erano purtroppo largamente diffusi.




Le bande armate appartenenti al movimento Tharir Al Sham, di ispirazione islamista e con probabili legami con i servizi israeliani, e SDA, armato e organizzato dalla Turchia che, in circostanze ancora tutte da chiarire, partendo dalla provincia di Idleb hanno in breve tempo sbaragliato l’esercito siriano, conquistato Damasco e preso il potere hanno, per bocca di uno dei loro leader autoproclamatosi Presidente, l’ex qaedista Al Jolani, promesso ai Siriani il ristabilimento della pace ed un regime di libertà e di sicurezza per tutti. In realtà è avvenuto l’esatto contrario. Oggi infatti si combatte anche in regioni che da tempo erano pacificate. Nella Siria orientale, dove è operativo lo SDA è in corso un violento confronto militare con le milizie curde. Si combatte in particolare vicino alla diga di Tishrin e nella regione di Ain Issa con intervento anche dell’aviazione turca. Lo SDA infatti sta agendo per conto del suo padrino, proprio il regime turco di Erdogan, che vuole allontanare il più possibile le popolazioni curde dai propri confini. Non sembra che questo conflitto possa risolversi in breve tempo. 

 A sud invece si è mosso l’esercito israeliano che è penetrato in Siria ed è arrivato, senza nessuna opposizione da parte dei guerriglieri islamisti, fino a venti chilometri da Damasco con l’intenzione, pare, di creare una zona cuscinetto tra la Siria ed Israele. Non solo, l’aviazione israeliana ha condotto e conduce incessanti bombardamenti su infrastrutture militari e civili siriane persino nelle regioni controllate dal movimento Tharir al Sham che molti indicano come “amico” di Tel Aviv. Evidentemente per le Autorità israeliane amici o nemici è sempre meglio che siano disarmati… 




Infine continui scontri armati si verificano sulle montagne al confine con il Libano, con l’intervento di milizie locali vicine agli Hezbollah libanesi che si stanno confrontando duramente con le bande islamiste che premono sui confini siro-libanesi.

  

Se i campi di battaglia continuano ad essere, infiammati non meno preoccupante appare la situazione della sicurezza all’interno del paese. Le bande islamiste stanno infatti terrorizzando gli appartenenti alle comunità religiose, in particolare Alauiti e Sciiti che sono accusati di aver appoggiato il precedente regime. Esecuzioni sommarie, rapimenti, torture e violenze di ogni genere sono segnalati in tutto il Paese. 

Addirittura le bande armate hanno preso d’assalto interi villaggi come Arza nei dintorni di Hama arrestando decine di persone di cui non si sa più nulla. 

Nel vicino villaggio di Brejjdi sono state uccise tredici donne che protestavano per il rapimento di loro famigliari. 

A Homs le case degli Alauiti vengono sequestrate e consegnate ai miliziani di Tharir al Sham. 

Particolarmente allarmante è la scomparsa di decine di giovani donne di Aleppo, Latakia, Hama, ragazze di cui non si sa più nulla e sulla cui sorte sono giustificati i più tragici sospetti. 

Se ad essere bersagliate sono in particolare le comunità Alauita e Sciita anche i Cristiani non vengono risparmiati. Solo per citare un caso emblematico ricordo l’omicidio del giovane Ortodosso Lucian Haddad avvenuto a gennaio a Latakia. Per permettere i suoi funerali le nuove autorità del Paese hanno imposto che nel corso della Messa funebre venissero letti brani del Corano. 


A tutto questo si aggiunge un deciso peggioramento delle già non brillanti condizioni economiche di una parte significativa della popolazione siriana, i licenziamenti di migliaia di lavoratori non graditi ai nuovi Padroni e l’inizio del processo di islamizzazione con l’imposizione, solo per fare un esempio, del velo islamico sui mezzi pubblici ad Aleppo ed in altre città. 


Nel silenzio di una comunità internazionale, tutta concentrata su altre aree di crisi noi possiamo solo pregare e sperare la Madonna di Saidnaya, storica protettrice della Siria, perché aiuti il suo popolo in questo momento di terrore e di sangue.


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