Secondo il Vangelo di Matteo (2, 1-12), la stella apparsa nel cielo della Giudea costituisce un segno di speranza lungamente atteso, che conduce i Magi e in essi, in realtà, tutti i popoli della terra, nel luogo in cui si manifesta il vero Re e Salvatore. La stella è un dono, un segno della presenza amorevole di Dio per tutta l’umanità. Per i Magi era il segno che era nato un re. Con i suoi raggi, la stella conduce l’umanità verso una luce più grande, Gesù, la Luce nuova che illumina ogni persona e che conduce alla gloria del Padre e allo splendore della sua luce. Gesù è la Luce che è venuta nelle nostre tenebre quando, per la potenza dello Spirito Santo, si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto Uomo. Gesù è la Luce:è entrato ancor di più nelle tenebre del mondo quando per amore nostro e per la nostra salvezza spogliò se stesso e fu obbediente fino alla morte. Lo ha fatto per illuminarci il cammino, perché potessimo conoscere il Padre e il suo amore per noi, tanto da darci il suo Unico Figlio, e perché, credendo, potessimo avere la vita eterna.
I Magi videro la stella e la seguirono. I commentatori hanno da sempre ravvisato nelle figure dei Magi un simbolo della diversità dei popoli allora conosciuti, e un segno dell’universalità della chiamata divina simboleggiato dalla luce della stella che brilla da oriente. Hanno inoltre ravvisato, nella ricerca inquieta del neonato Re da parte dei Magi, la sete di verità, di bontà e di bellezza dell’umanità. L’umanità anela a Dio fin dall’inizio della creazione per onorarlo. La stella è apparsa non appena il Bambino divino è nato, nella pienezza dei tempi, e annuncia la tanto attesa salvezza che ha inizio nel mistero dell’Incarnazione.
I Magi ci rivelano l’unità di tutti i popoli voluta da Dio. Viaggiano da paesi lontani e rappresentano culture diverse, eppure sono tutti spinti dal desiderio di vedere e di conoscere il Re appena nato; essi si radunano insieme nella grotta di Betlemme, per onorarlo e offrire i loro doni. I cristiani sono chiamati ad essere un segno nel mondo dell’unità che Egli desidera per il mondo. Sebbene appartenenti a culture, razze e lingue diverse, i cristiani condividono una comune ricerca di Cristo e un comune desiderio di adorarlo. La missione dei cristiani, dunque, è quella di essere un segno, come la stella, per guidare l’umanità assetata di Dio e condurla a Cristo, e per essere strumento di Dio per realizzare l’unità di tutte le genti.
All’atto di omaggio dei Magi appartiene anche l’apertura dei loro scrigni e l’offerta dei loro doni che, fin dal cristianesimo delle origini, sono stati compresi come segni dei diversi aspetti dell’identità di Cristo: oro per la sua regalità, incenso per la sua divinità e mirra che prefigura la sua morte. Tale diversità di doni, quindi, ci dà un’immagine della percezione particolare che le varie tradizioni cristiane hanno della persona e dell’operato di Gesù. Quando i cristiani si riuniscono e aprono i lorotesori e i loro cuori in omaggio a Cristo, si arricchiscono condividendo i doni di queste diverse prospettive.
La stella è sorta ad oriente (cfr Mt2, 2), è da lì che sorge il sole, ed è da quello che chiamiamo il Medio Oriente che è apparsa la salvezza per la bontà del nostro Dio, che ci ha benedetti poiché “ci verrà incontro dall’alto, come luce che sorge” (Lc1, 78). La storia del Medio Oriente, però, era –e lo è fino ad oggi –marcata da conflitti e lotte, macchiata di sangue e oscurata da ingiustizia e oppressione. In tempi recenti, dalla Nakba palestinese (cioè l’esodo della popolazione arabo-palestinese durante la guerra del 1948) la regione è stata teatro di una serie di guerre e rivoluzioni sanguinose e terra di estremismo religioso. Anche la storia dei Magi contiene molti elementi tenebrosi come, ad esempio, l’ordine dispotico di Erode di massacrare tutti i bambini al di sotto dei due anni a Betlemme e nei dintorni (cfr Mt2, 16-18). La crudezza di questi racconti risuona nella lunga storia,fino ad oggi,nel travagliato Medio Oriente.
Fu in Medio Oriente che la Parola di Dio mise radici e diede i suoi frutti: il trenta, il sessanta e il cento per cento. E fu da questo Oriente che gli apostoli partirono per predicare il Vangelo fino ai confini della terra (cfr At1, 8). Il Medio Oriente ha anche donato alla Chiesa migliaia di testimoni e di martiri cristiani. Eppure, oggi, l’esistenza stessa della piccola comunità cristiana è minacciata, giacché molti sono spinti a cercare altrove una vita più sicura e serena. In questi tempi difficili, la luce del cristianesimo in Medio Oriente è sempre più minacciata, proprio come lo fu il Bambino Gesù, che era la Luce.
Gerusalemme è un significativo simbolo per i cristiani perché è la città della pace dove tutta l’umanità è stata salvata e redenta. Oggi, però, quella pace non c’è più. Varie fazioni politiche rivendicano la città senza tenere in conto le posizioni altrui. Persino pregare a Gerusalemme è sotto il controllo di misure politiche e militari. Gerusalemme era la città dei re, addirittura la città in cui Gesù entrerà trionfalmente, acclamato come Re (cfr Lc 19, 28-44). Era ovvio che i Magi si aspettassero di trovare in questa città il neonato Re, rivelato dalla stella; tuttavia, il racconto ci dice che, anziché sentirsi benedetta per la nascita del Re Salvatore, l’intera Gerusalemme era in tumulto, proprio come lo è oggi.
Oggi più che mai, il Medio Oriente ha bisogno di una luce celeste che accompagni la sua gente. La stella di Betlemme è un segno che Dio cammina con il suo popolo, sente il suo dolore, ascolta il suo grido e si muove a compassione. La stella ci rassicura che, anche se le circostanze possono cambiare e disastri abbattersi su di noi, la fedeltà di Dio non viene meno. Il Signore “non dorme né riposa”(Sal 121, 4), ma cammina accanto al suo popolo e lo custodisce quando si sente perso o è in pericolo. Il cammino della fede è procedere con Dio che veglia sempre sul suo popolo e lo guida per le difficili vie della storia e della vita.
Per questa Settimana di preghiera, i cristiani del Medio Oriente hanno scelto il tema della stella sorta ad oriente per più di un motivo. Mentre, in occidente, molti cristiani celebrano solennemente il Natale, per molti cristiani d’oriente, la più antica, e ancora la principale festa, è invece l’Epifania, ossia quando la salvezza di Dio, da Betlemme e dal Giordano, fu rivelata alle nazioni. Questa accentuazione della teofania, cioè della manifestazione è, in un certo senso, il tesoro che i cristiani del Medio Oriente possono offrire ai loro fratelli e sorelle in tutto il mondo.
La stella conduce i Magi attraverso il tumulto di Gerusalemme dove Erode trama l’omicidio di una vita innocente. Ancora oggi, in varie parti del mondo, gli innocenti patiscono la violenza o la minaccia di violenza, e giovani famiglie sono costrette a fuggire. In tali circostanze, le persone cercano un segno che Dio è con loro. Essi cercano il Re appena nato, il mite Re di pace e di amore. Ma dov’è la stella che illumina la via verso di lui? Essere la stella che illumina il cammino verso Gesù, Luce del mondo, è precipuamente la missione della Chiesa. È in questa missione che la Chiesa diviene segno di speranza in un mondo travagliato e segno della presenza di Dio in mezzo al suo popolo, nelle difficoltà della vita. Con la parola e con l’azione i cristiani sono chiamati ad illuminare la via perché Cristo possa essere rivelato, ancora una volta, alle nazioni. Le divisioni tra noi smorzano la luce della testimonianza dei cristiani e oscurano la strada, impedendo ad altri di trovare la via che porta a Cristo. Al contrario, cristiani uniti che adorano Cristo insieme e aprono i loro scrigni in uno scambio di doni, diventano segno dell’unità che Dio desidera per tutto il creato.
I cristiani del Medio Oriente offrono questo materiale per la Settimana di preghiera per l’unità consapevoli che il mondo condivide molti dei loro stessi travagli e delle difficoltà da loro sperimentate e anela ad una luce che possa dissipare le tenebre sul cammino verso il Salvatore. La pandemia mondiale di COVID-19, la conseguente crisi economica e il fallimento delle strutture politiche, economiche e sociali che avrebbero dovuto proteggere i più deboli e vulnerabili, hanno evidenziato il desiderio profondo, a livello globale, che una luce brilli nell’oscurità. La stella che brillò in oriente, nel Medio Oriente, duemila anni fa ci chiama ancora verso la mangiatoia, dove Cristo nasce. Ci attira laddove lo Spirito di Dio è vivo e operante, e ci richiama alla realtà del nostro battesimo e alla conversione del cuore.
Dopo aver incontrato il Salvatore e averlo adorato insieme, i Magi, avvertiti in sogno, fanno ritorno nei loro paesi per un’altra strada. Allo stesso modo, la comunione che condividiamo nella preghiera comune deve ispirarci a fare ritorno alle nostre vite, alle nostre chiese e al mondo intero attraverso strade nuove. Percorrere strade nuove significa pentirsi e rinnovare la propria vita, la vita delle nostre chiese e della società. Seguire Cristo è questa nuova strada e, in un mondo effimero e mutevole, i cristiani devono restare saldi e sicuri come le costellazioni e i pianeti che brillano splendenti. Ma come mettere in pratica tutto questo? Porsi a servizio del Vangelo richiede oggi l’impegno a difendere la dignità umana, soprattutto dei più poveri, dei più deboli e degli emarginati. Richiede alle chiese trasparenza e responsabilità nel porsi in relazione col mondo e gli uni con gli altri. Ciò significa che le chiese devono collaborare per dare sollievo agli afflitti, accogliere gli sfollati, alleviare chi è schiacciato dal peso della vita, e costruire una società giusta e onesta. È un invito alle chiese a lavorare insieme affinché i giovani possano costruire un futuro che sia conforme al cuore di Dio, un futuro in cui tutti gli esseri umani possano sperimentare la vita, la pace, la giustizia e l’amore. La strada nuova per le chiese è la via dell’unità visibile che perseguiamo con sacrificio, coraggio, audacia così che, giorno dopo giorno, “Dio regnerà effettivamente in tutti (1Cor 15, 28).
Sorse la luce per i virtuosi e la gioia per i retti di cuore.
Gesù Cristo nostro Signore sorse per noi, venne dal seno del Padre,
ci trasse dalle tenebre e ci illuminò con la sua luce splendente:
il giorno sorse sull’umanità e fuggì il potere delle tenebre.
Dalla sua Luce sorse per noi la luce e illuminò gli occhi colmi di tenebre:
la sua gloria sorse sull’ecumene e illuminò gli abissi profondi.
Scomparve la morte, si dissipò la tenebra,
e furono spezzate le porte dello Sheol:
illuminò tutte le creature che prima erano nelle tenebre.
Risorsero i morti che giacevano nella polvere e cantarono gloria,
poiché vi fu per loro un Salvatore:
Egli compì la salvezza, ci diede la vita
e fu elevato presso il Padre, l’Altissimo.
E di nuovo verrà nella sua grande gloria
e illuminerà gli occhi di tutti coloro che lo attesero:
il nostro Re verrà nella sua grande gloria.
Accenderemo le nostre lucerne e usciremo incontro a lui.
Rallegriamoci in lui come si rallegrò in noi Colui che ci rallegra
con la sua luce splendente e diamo gloria alla sua maestà;
lodiamo il Padre Altissimo, che accrebbe la sua misericordia,
la inviò presso di noi e compì per noi la speranza e la salvezza;
il giorno sorgerà all’improvviso e i santi usciranno per andare incontro a lui,
accenderanno le loro lampade tutti coloro
che sono stanchi e affaticati, ma pronti.
Si rallegreranno gli angeli e i vegliardi del cielo,
nella gloria dei giusti e dei virtuosi: porranno la corona sui loro capi
e insieme proclameranno e canteranno: Alleluia!
I miei fratelli sono risorti e sono stati trovati pronti!
Lodiamo il nostro Re e il nostro Salvatore, che verrà nella gloria
e ci rallegrerà, nella luce splendente del suo Regno.
I TESTI DELLE CELEBRAZIONI SONO SCARICABILI A QUESTO LINK:
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