La situazione ad Aleppo è sempre più grave, Covid e povertà stanno mettendo a dura prova il popolo siriano e a questo si aggiungono gli assurdi bombardamenti degli israeliani. Padre Ibrahim in una lettera piena di dolore e di speranza ci descrive la situazione che Cristo non abbandona ma continua ad avere a cuore con la loro testimonianza. Ascoltiamo il grido che viene da Aleppo con la nostra preghiera e il nostro aiuto concreto. Grati a padre Ibrahim e ai suoi amici condividiamo la loro sofferenza pieni di speranza.
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Carissimi amici,
è passato un po’ di tempo dall’ultima lettera che ho mandato. Vale la pena, mentre vi porgo gli auguri di buona festa dell’Esaltazione della Santa Croce, aggiornarvi circa la nostra vita e missione ad Aleppo.
Il periodo passato è segnato, fino ad oggi, dalla crisi Covid-19. Su cinque frati in missione ad Aleppo, quattro si sono ammalati: il risultato è stato disastroso poiché due di loro sono morti e due, dopo un periodo di cura e di convalescenza, si sono ripresi. Io sono stato l’unico a non essere stato contagiato dal virus: è stata una Provvidenza perché così mi sono preso cura dei due frati che stanno con me e ho potuto seguire la parrocchia e la gente.
Questa alta percentuale di contagio (4 su cinque) ha interessato anche gli Accoliti della parrocchia, gli impiegati nella parrocchia, gli addetti agli uffici della Caritas parrocchiale e gli impiegati del convento. Anche le famiglie della nostra parrocchia hanno fatto esperienza di malattia, e quindi di sofferenza e morte, in percentuale alta.
Carissimi amici, purtroppo, siamo stati segnati in maniera molto più forte da questo virus rispetto ad altri paesi dell’Europa e altrove, sia per la precarietà e la mancanza delle strutture ospedaliere, delle medicine, del personale di medici e infermieri, sia per la mancanza di esperti nel campo e di persone competenti, che possono dire alla gente cosa fare e cosa non fare, attraverso leggi che guidano il comportamento e l’azione. Tutto questo perché il nostro Paese è intasato da mille urgenze legate al conflitto e quindi non può intervenire su tutto. Le misure adottate dal Governo italiano, per esempio, riguardo alla frequenza degli uffici, alle regole e meccanismi di procedere nelle strade, nelle chiese e nei luoghi di lavoro, abbiamo cercato di sperimentarlo anche noi, come chiesa di Aleppo.
Per comprendere bene la situazione precaria circa la cura e la prevenzione, basti dire che per diversi giorni abbiamo seppellito dieci cristiani al giorno deceduti a causa del Covid-19.
Se consideriamo la situazione più in generale, il numero aumenta rispetto ad Aleppo che è abitata da 2.5 milioni di persone; si stima che mentre seppellivamo dieci morti al giorno, 833 persone venivano seppellite nella città. Il numero assai alto, confrontato con le cifre che vengono da altre parti del mondo, vi dà idea di quale sfida dobbiamo affrontare nella città.
Personalmente, non mi aspettavo questa ulteriore tappa della nostra Via Crucis siriana, e non immaginavo mai di viverla, come parroco nella “città macerie” di Aleppo. Andando ad Aleppo sei anni fa, ero pronto per incontrare i missili, la mancanza di acqua e di cibo: mai avrei pensato di affrontare, oltre tutto questo, anche una pandemia del genere!
Immaginate inoltre se a questa pandemia si unisce anche un caldo straordinario che si prolunga fino ad oggi, con 47 gradi di temperatura, la mancanza il gasolio per i generatori di elettricità per tante ore al giorno! Poche persone riescono a dormire serenamente la notte e, così, non riescono a recuperare le forze per affrontare il peso quotidiano dei giorni a venire. Durante la notte, ci troviamo a doverci svegliare continuamente perché il caldo sembra farci “bollire” con il nostro sudore e siamo costretti a cambiare continuamente i nostri vestiti perché madidi di sudore!
Da una settimana, a causa delle sanzioni, in città c’è pochissimo carburante. Quindi oltre ad avere una città già paralizzata parzialmente per la mancanza di lavoro e di povertà generale, ci si trova davanti ad una città completamente paralizzata. La sera, è impressionante vedere file lunghissime di automobili in fila ai distributori di benzina, che attendono la mattina seguente con la speranza che possano riempire i serbatoi con quel poco di indennità giornaliera di benzina che è concessa.
La mancanza di gasolio ha avuto delle ripercussioni durissime sulla materia prima di cibo: il pane quotidiano. Assistiamo, purtroppo, a lunghissime file di persone, centinaia di uomini e donne, talvolta l’uno sull’altro, che sin dalle prime ore del mattino attendono la distribuzione del pane per poterlo acquistare.
Diversi dei nostri amici ridevano quando consideravano le regole sulla prevenzione da Covid-19, in particolare “il distanziamento e la mascherina” (che noi invitiamo ad osservare scrupolosamente), dicendomi: “Padre, guarda cosa succede ogni giorno davanti ai panifici! Siamo nel miscuglio totale con tantissime persone. Vale la pena ancora indossare la mascherina e parlare di distanziamento?”.
Oltre a tutto questo, la vita continua ad essere molto cara, in modo inimmaginabile e “irreale”, e la gente continua a diventare sempre più povera: si riscontra, infatti, un grande dislivello amaro e continuo tra gli stipendi (o le entrate in generale) e le spese.
Anche i bisogni sanitari, (mancanza di ogni tipo di assicurazione), sono sempre più pesanti e più cari. Durante l’ultimo periodo, abbiamo sentito di persone, affette da Covid, che hanno dovuto vendere le loro case solo per poter pagare alcune giornate di terapia intensiva in una clinica privata… Non solo le medicine, ma anche le visite mediche, le analisi di sangue (al costo di quasi la metà di uno stipendio di un impiegato) e perfino il tampone (costa il triplo di uno stipendio di un impiegato), sono molto ma molto cari!
Ho telefonato ripetutamente a diverse famiglie, che hanno alcuni cari affetti dal Covid, per “costringere loro” ad andare in ospedale a per ricevere le cure necessarie. Tanti, infatti, allontanavano l’idea di essere ricoverati, a causa della povertà delle loro risorse, andando incontro alla “sorella morte”: solo grazie all’intervento della Chiesa, essi sono ancora vivi e si stanno riprendendo lentamente.
Oltre a tutto questo, abbiamo sulle spalle più di nove anni di guerra, che hanno lasciato ferite mai guarite sull’uomo da tutti i punti di vista…
A tutte queste croci, si aggiunge una grandissima sfida. Domani è prevista l’apertura delle scuole in tutta la Siria. A tal proposito ho seguito quello che si fa da tempo in Italia: tutte le discussioni, i preparativi e le spese allegate e faccio il confronto con la nostra realtà: si aprono le scuole, anche quelle private, con delle strutture precarie di un paese in guerra; senza preparativi, senza misure preventive, con un numero ridotto di professori. Il nostro cuore è pieno di preoccupazione per le generazioni di bambini e di ragazzi, anche per gli universitari.
Siamo tutti col fiato sospeso: nell’ultima riunione degli Ordinari delle Chiese cattoliche presenti in Aleppo, abbiamo stabilito che centri di catechismo rimarranno chiusi; valuteremo questa posizione in base a come andrà il primo mese di scuola: che il Signore preservi i nostri figli da ogni male!
Carissimi, racconto tutto questo, presento le nostre croci e le nostre preoccupazioni, per dirvi in quali condizioni “anormali” noi svolgiamo la nostra missione.
Nonostante ciò, però, in questo campo di battaglia, continuiamo l’accompagnamento spirituale della nostra gente, in modo personale e in modo comunitario, usando i mezzi di comunicazione e spendendo ore e ore per telefonare giornalmente ad ognuno informandoci sulla loro situazione.
Oltre a questo sostegno, c’è il sostegno materiale, fatto attraverso tanti progetti, fra cui:
aiuti alimentari, copertura dei bisogni sanitari (durante la crisi Covid, si è aperto un progetto via posta per una copertura completa di tutte le spese, dalle più minime a quelle più grandi), sostegno per i casi particolari (persone con diversi tipi di handicap o di impedimenti), pannolini per i bambini, pannoloni per gli anziani, vestiti per i bambini, sostegno per il riscaldamento durante l’inverno che arriverà, sostegno scolastico mensile, riparazione delle case danneggiate, progetti di micro-credito e sostegno alle coppie neo-sposate…
Celebriamo quest’anno l’Esaltazione della Santa Croce: enumeriamo tante croci che qui ad Aleppo portiamo sulle nostre spalle e che lasciano sempre i segni duri e forti sulla carne martoriata, nei cuori di ognuno di noi, guardando, però, a quello che la Provvidenza opera in noi.
Queste croci condizionano in modo oggettivo la nostra vita, il nostro mangiare, il movimento e il dormire… condizionano anche il nostro respiro… però non hanno senso, senza un’accettazione volontaria e per un motivo chiaro: quello dell’amore di Dio e quindi anche dei fratelli.
Siamo beati allora, quando accogliamo queste croci e le viviamo offrendole per amore del Signore e dei fratelli… È molto bello poi, quando la croce non viene mai vissuta in modo personale, ma portando la croce, e condividendo le condizioni della nostra gente, la portiamo mentre sosteniamo gli altri attorno a noi, incoraggiando loro ad affrontare e portare la propria croce quotidiana.
Carissimi amici,
grazie a voi che non ci lasciate mai da soli in questo cammino della via crucis in modo che, mentre aiutiamo gli altri, troviamo tutto il sostegno necessario sia nelle vostre preghiere sia nel vostro sostegno morale e materiale.
Così, portando le croci in modo “degno del Signore” che ha portato la croce per amore nostro, e crescendo nella carità verso tutti, carità espressa nel servizio umile e costante, la croce diventa la nostra gloria, il nostro vanto, la nostra vittoria e la nostra salvezza. Lo spero per voi e lo spero anche per la nostra missione francescana ad Aleppo.
Buona festa dell’Esaltazione della santa Croce 2020
Fr. Ibrahim Alsabagh
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