Drammatico incidente sulla strada da Aleppo a Khanasser ci ha portato via il caro don Elias Yeghiche, direttore del coro Naregatsi. Il nostro amico ora canta nelle braccia di Gesù .
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lunedì 23 aprile 2018
sabato 21 aprile 2018
“Non dimentichiamo”. Per ricordare i due Vescovi di Aleppo, e i sacerdoti rapiti cinque anni fa
Preghiere per ricordare la vicenda dei due Vescovi Metropoliti di Aleppo - il siro ortodosso Mar Gregorios Yohanna Ibrahim e il greco ortodosso Boulos Yazigi - di cui non si hanno notizie certe dal giorno del loro rapimento, avvenuto il 22 aprile del 2013.
Ugualmente avvolta nel totale silenzio è la sorte dei due sacerdoti Michel Kayyal (armeno cattolico) e Maher Mahfouz (greco ortodosso) rapiti il 9 febbraio 2013 sulla strada da Aleppo a Beirut, per la cui liberazione si mossero i due Vescovi di Aleppo, a loro volta subito sequestrati.
"Ci rivolgiamo quindi ai cristiani di tutto il mondo: pregate per i rapiti; pregate per la Siria, una terra insanguinata devastata da un'inesorabile ondata di male; pregate per gli uomini torturati e mutilati, per le donne e le ragazze violentate, per i cristiani perseguitati; pregate per quanti commettono queste indicibili atrocità, e soprattutto pregate che il mondo esca da questa insopportabile spirale di silenzio e accorra in aiuto dei suoi fratelli e delle sue sorelle."
lunedì 16 aprile 2018
Siria: la posta in gioco dietro la battaglia di Al Ghouta
L’ennesima
denuncia pretestuosa, secondo un collaudato copione, di un attacco
chimico attribuito al governo di Damasco da parte delle solite
organizzazioni non governative finanziate da Paesi occidentali -
puntuali all’appello i famigerati White Helmets, cinici terroristi
camuffati da angelici soccorritori – è stata accolta dalla stampa
mainstream con la solita ipocrita ‘’indignazione’’ volta a
farci digerire la volontà imperiale di sbranare definitivamente la
Siria.
Gli
USA, dopo la sconfitta del cosiddetto ‘’Stato islamico ‘’ e
la riunione ad
Ankara lo scorso 4 aprile tra i leaders di Russia, Turchia e
Iran, paventando
l’estromissione dal teatro siriano, annunciano bombardamenti con la
giustificazione appunto di punire Damasco per l’attacco chimico.
Così le avvisaglie di un conflitto bellico fuori dall’ambito
territoriale in cui ha avuto origine sembrano incombere su un
Mediterraneo sempre più invaso da navi da guerra, portaerei e
sottomarini provenienti da ogni direzione per una folle partita a
scacchi dalle incalcolabili conseguenze.
E
l’Italia? L’Italia, come d’altronde la Francia, non ha più
alcuna politica estera. È solo un'appendice di Washington, e lo
dimostrano i nostri politici, che per far parte del futuro governo
devono giurare fedeltà indefettibile all’impero ed alla NATO suo
braccio armato, nonostante un’economia depauperata da decenni di
‘’crisi’’ e guerre ‘’umanitarie’’, a partire dalle
guerre
jugoslave, quelle dell’area mediorientale e africana, da embarghi
imposti a destra e a manca - che sono un’altra forma iniqua di
belligeranza contro i popoli - da spese militari sempre più
esorbitanti e soprattutto dalla follia di una guerra che, partendo
dalle coste siriane, rischia appunto di sconvolgere l’intera area
mediterranea.
Di
chi la colpa se il Mediterraneo diventa sempre più simile a un
vulcano in eruzione? chiede, retoricamente, l’autore del seguente
articolo: conoscitore profondo di fatti mediorientali e di
geopolitica, notoriamente non proprio simpatizzante del governo
siriano ma eticamente e razionalmente avverso alla guerra contro la
Siria.
Intanto,
anche oggi 14 aprile 2018, la Siria e il suo popolo subiscono
l’ennesimo scellerato sacrificio sull’ altare in cui si celebra
l’ingordigia di vecchi e nuovi imperialismi.
Nota
storica:
Nel
27 a.C., Roma comprende, come anteriormente Alessandro Magno,
l’importanza strategica della Siria, crocevia dei tre mondi. Dal
suo territorio si poteva controllare la Giudea, inviare spedizioni
armate contro l’Egitto, contenere l’avanzata delle tribù
dall’Arabia e avere una finestra aperta sull’Asia. L’Eufrate
era fondamentale per le sue mire espansionistiche in quanto
permetteva il controllo di Parti e Sasanidi. L’eterna e complessa
‘’Questione d’Oriente’’- che si perpetua fino ad oggi e
vede sempre la Siria al centro delle brame universali – nelle
relazioni tra il mondo occidentale-marittimo e l’Asia, ha origini
remote. Per esemplificare al massimo, diremo che rimonta almeno al
III-II millennio a.C., con le lotte per il dominio di Siria e Canaan
prima tra L’Egitto e la Mesopotamia, poi tra i popoli dell’Asia
Minore e, nel I millennio a.C., tra il mondo greco-egeo e l’Iran.
Per non parlare dell’epoca delle Crociate (ricordo tra le tante la
battaglia dell’Ager
Sanguinis,
nell’attuale provincia di Idleb, chiamata anche battaglia di
Sarmada, avvenuta il 28 giugno 1119 tra l'esercito del Principato
d'Antiochia, comandato da Ruggero di Salerno e l'esercito di
al-Ghazi, governante di Aleppo) e dell’epoca ottomana…
Maria Antonietta Carta
Siria:
la posta in gioco dietro la battaglia di Al Ghouta
di
René Naba, in International News Middle East Politics Syria, 28
marzo 2018. pubblicato con la rivista Golias http://golias-news.fr/
Golias Hebdo N ° 518 marzo 2018
"Razionalità’’
occidentale nella guerra siriana
Ai
primi di febbraio 2018 si apre un nuovo fronte alla periferia di
Damasco, nella zona di al-Ghouta, con l'intento di ridurre la
pressione militare sulle forze turche e i loro ausiliari del Free
Syrian Army nel nord della Siria, mentre l'offensiva turca,
"Operazione ramo d'ulivo" contro le forze curde della
Siria, lanciata il 19 gennaio 2018, segna il passo, sollevando i
timori di una stagnazione turca nel calderone siriano.
Gli
obiettivi alla base della nuova battaglia di al-Ghouta, condotta
principalmente da alleati della Turchia e del Qatar -Ahrar al Sham e
Jaysh al Islam- avrebbero lo scopo sia di risollevare i gruppi
islamisti, screditati dopo una serie di clamorosi rovesci a partire
dalla riconquista di Aleppo nel dicembre 2016, sia di reinserire le
potenze occidentali ed i loro alleati petromonarchici nel gioco
diplomatico, dopo esserne stati estromessi dalle forze militari russe
e dai loro alleati regionali, le forze governative dell’esercito
arabo siriano, i Pasdaran (Iran ) ed Hezbollah (Libano).
Sabato
24 febbraio 2018, il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha adottato
all'unanimità una risoluzione in cui si chiede "senza indugio"
un cessate il fuoco umanitario di un mese in Siria, mentre le
battaglie nel settore orientale della Ghouta, alla periferia di
Damasco, infuriano. Due gruppi islamici "Jaysh al - Islam"
(Esercito dell'Islam, filo-Sauditi) e Faylaq al -Rahman (La Brigata
di al-Rahman, pro-Turchia-Qatar) hanno sostenuto questa risoluzione
che esclude i gruppi considerati terroristi (Daesh, Jabhat al -
Nusra, al - Qaïda). Questo fatto conferma che la battaglia di Ghouta
non è un assalto delle forze governative contro civili innocenti,
come tendono a sostenere la propaganda occidentale e i loro alleati
petromonarchici, ma contrappone l'esercito del governo siriano a
gruppi terroristici, frammisti alla popolazione civile come "scudi
umani" e che beneficiano delle strutture di transito e della
fornitura di armi degli Israeliani.
La
Turchia ha impegnato truppe nell'area di Afrin il 19 gennaio contro
le forze curde, guidate da Francesi e Statunitensi, per far fallire
la creazione di un'entità curda indipendente nel nord della Siria. Agli
occhi degli strateghi occidentali una tale entità compenserebbe il
fallimento della proclamazione di uno stato curdo indipendente nel
nord dell'Iraq: un progetto concepito dagli USA e Israele per servire
da piattaforma alle loro attività anti-iraniane dal nord dell'Iraq,
al confine con l'Iran.
La
nuova strategia occidentale, concordata durante una riunione a Londra
l’11 gennaio 2018, avrebbe previsto col rilancio della campagna
sulle armi chimiche la partizione del Paese, per sabotare sia il
processo di riconciliazione tra Siriani, portato avanti sotto l’egida
russa a Sochi, sia l'inserimento della Turchia, unico Paese musulmano
membro fondatore della NATO, che sta prendendo le distanze dai suoi
alleati atlantisti.
Per
approfondire questo argomento, vedere il seguente link:
Antecedentemente
punta di diamante nella lotta contro la Siria, Ankara teme ora che il
progetto occidentale porterà allo smembramento della Turchia con il
risveglio dell'irredentismo curdo. Il presidente Erdogan si sta
impegnando quindi per creare una barriera umana araba nell'area di
confine tra Turchia e Siria, insediando in questo settore i 3,5
milioni di rifugiati Siriani presenti nel suo territorio, per
eliminare così questo gravame umano e finanziario in prospettiva
delle prossime elezioni.
Noti
per la loro flessibilità, e benché inquadrati da Americani e da
Francesi, i Curdi hanno fatto appello al presidente siriano Bashar
al-Assad per ‘’difendere l’integrità territoriale" della
Siria e incrociare le armi contro la Turchia, nonostante siano stati
tra i grandi architetti dello smembramento del loro paese ospitante.
Oltre
questa ripresa bellicosa, si pone la questione della razionalità
occidentale e dei loro alleati curdi nella guerra siriana:
Riguardo
ai Curdi: l’alleanza con gli Stati Uniti, artigiani della cattura
di Abdullah Ocalan - leader carismatico del movimento separatista
curdo in Turchia - e la richiesta alla Siria, dopo aver contribuito
al declino del suo stato centrale, è come minimo un'incoerenza.
Riguardo
agli Occidentali: opporsi all'indipendenza della Catalogna e della
Corsica e invece provocare la spartizione della Siria è quantomeno
una duplicità nociva alla credibilità del loro discorso
moralizzatore.
Allo
scoppio della guerra in Siria, la presenza russa era ai
minimi termini. Sette anni dopo, la Russia ha una base aerea
importante a Hmeiymin, sulla costa siriana - la prima in Medio
Oriente dal tempo degli zar - ed una seconda base navale a Tartus. La
Cina, ha uno scalo in Tartus adiacente alla base navale russa: la
prima calata militare cinese nel Mediterraneo dalla notte dei tempi.
In
crisi con la NATO, di cui è membro fondatore, la Turchia si avvicina
notevolmente a Iran e Russia, leader della sfida all'egemonia
israelo-occidentale in Medio Oriente. l'Iran è ora militarmente
presente in Siria, al confine con Israele, mentre lo Stato ebraico ha
perso il controllo assoluto del cielo, come dimostra la distruzione
di un bombardiere israeliano F16 nello spazio aereo siriano, e gli
Hezbollah libanesi, agguerriti dai combattimenti in Siria, sono
diventati grandi decisori regionali. Di chi è la ‘’colpa’’?
Per
approfondire l’argomento
http://www.madaniya.info/2018/01/05/le-mic-mac-de-la-france-dans-son-projet-de-creation-dun-etat-sous-controle-kurde-a-raqqa-en-syrie/
https://www.les-crises.fr/nos-cris-dindignation-a-propos-du-siege-de-ghouta-sonnent-creux-car-nous-ne-ferons-rien-pour-sauver-les-civils-par-robert-fisk/
https://www.les-crises.fr/nos-cris-dindignation-a-propos-du-siege-de-ghouta-sonnent-creux-car-nous-ne-ferons-rien-pour-sauver-les-civils-par-robert-fisk/
traduzione: Maria Antonietta Carta
sabato 14 aprile 2018
Dichiarazione dei Patriarchi di Antiochia Greco-Ortodosso, Siro-Ortodosso e Greco-Melkita Cattolico sull'attacco a Damasco
Damasco, 14 aprile 2018
Dio è con noi; lo comprendano tutte le nazioni e si sottomettano!
Noi,
i Patriarchi: Giovanni X°, Patriarca greco-ortodosso di Antiochia e
di tutto l'Oriente, Ignazio Aphrem II°, Patriarca Siriaco Ortodosso
di Antiochia e di tutto l'Oriente, e Giuseppe Absi, Patriarca
Melchita-greco cattolico di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme,
condanniamo e denunciamo la brutale aggressione che ha avuto luogo
questa mattina contro il nostro prezioso Paese, la Siria, da parte
degli Stati Uniti, dalla Francia e dal Regno Unito, con l'accusa
secondo cui il governo siriano avrebbe usato armi chimiche. Leviamo
le nostre voci per affermare quanto segue:
1.
Questa brutale aggressione è una chiara violazione delle leggi
internazionali e della Carta delle Nazioni Unite, perché è un
assalto ingiustificato a un paese sovrano, membro dell'ONU.
2.
Ci provoca grande dolore che questo attacco provenga da Paesi potenti
a cui la Siria non ha causato alcun danno in alcun modo.
3.
Le accuse degli Stati Uniti e di altri paesi secondo cui l'esercito
siriano starebbe usando armi chimiche e che la Siria è un Paese che
possiede e usa questo tipo di arma, sono affermazioni ingiustificate
e non supportate da prove sufficienti ed evidenti.
4.
Il tempismo di questa ingiustificata aggressione contro la Siria, quando
la Commissione internazionale indipendente di inchiesta stava per
iniziare il suo lavoro in Siria, mina il lavoro di questa
commissione.
5.
Questa aggressione brutale distrugge le possibilità di una soluzione
politica pacifica e porta a un'escalation e a maggiori complicazioni.
6.
Questa ingiusta aggressione incoraggia le organizzazioni
terroristiche e dà loro lo slancio per continuare nel loro
terrorismo.
7.
Chiediamo al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di svolgere
il suo ruolo naturale nel portare la pace piuttosto che contribuire
all'escalation delle guerre.
8.
Facciamo appello a tutte le Chiese dei Paesi che hanno partecipato
all'aggressione, perché adempiano ai loro doveri cristiani, secondo
gli insegnamenti del Vangelo, e condannino questa aggressione,
richiamando i loro governi a impegnarsi per la protezione della pace
internazionale.
9.
Salutiamo il coraggio, l'eroismo e i sacrifici dell'Esercito Arabo
Siriano che coraggiosamente protegge la Siria e fornisce sicurezza
alla sua popolazione. Preghiamo per le anime dei martiri e per il
riabilitazione dei feriti. Siamo fiduciosi che l'esercito non si
piegherà davanti alle aggressioni terroristiche esterne o interne,
ma continuerà a combattere coraggiosamente contro il terrorismo fino
a quando da ogni centimetro della terra siriana sarà sradicato il
terrorismo. Allo stesso modo, lodiamo la coraggiosa posizione di
Paesi che sono amichevoli nei confronti della Siria e della sua
popolazione.
Offriamo
le nostre preghiere per la sicurezza, la vittoria e la liberazione
della Siria da ogni tipo di guerra e terrorismo. Preghiamo anche per
la pace in Siria e in tutto il mondo e chiediamo di rafforzare gli
sforzi della riconciliazione nazionale per proteggere il paese e
preservare la dignità di tutti i Siriani.
San Charbel ( e Padre Bottegal) salvi la Siria
Prendo
una notizia da Repubblica. Potrei riprenderla da qualunque giornale,
tanto tutti gli articoli sono in fotocopia: dipendono da rilanci
d’agenzie, mica hanno una squadra di giornalisti sul posto.
«Un
nuovo attacco aereo a Douma con armi chimiche provoca almeno 100
morti e mille feriti. Continua una guerra diplomatica Usa-Russia, con
Washington che chiede ai russi di abbandonare Assad e Trump denuncia
“l'insensato attacco chimico” con un tweet in cui punta il dito
contro il presidente Putin: “La Russia e l'Iran sono responsabili
per il sostegno all'Animale Assad. Ci sarà un alto prezzo da
pagare”. Una fonte dell'amministrazione fa sapere che la Casa
Bianca non esclude la rappresaglia contro Assad: un raid missilistico
contro obiettivi del regime siriano. “Non escluderei” alcuna
opzione, ha affermato alla Abc Thomas Bossert, consigliere di Trump
per la sicurezza nazionale e l'antiterrorismo, in contatto con Trump
da sabato sera per valutare una risposta. “Quelle foto sono
orribili - ha aggiunto -, in questo momento stiamo esaminando
l'attacco”».
Che
pena. Già il dire “quelle foto sono orribili” indicano che
Bossert si fida delle foto. Di quelle foto, ovviamente, non sappiamo
(1) quando sono state scattate (2) dove sono state scattate (3) da
chi sono state scattate (4) perché sono state scattate.
Ad
esempio, avete già visto la povera bimba che chiude gli occhi alla
sua bambola per non vedere gli orrori della guerra? Ce l’hanno già
propinata come bimba di Gaza anno 2014, bimba siriana anno 2016,
bimba siriana anno 2018. Pare che sia semplicemente una bimba turca
2007 che sta giocando, ma anche questo non ha importanza. L’unica
cosa certa è che una foto non è nulla e da una foto non si può
dedurre nulla.
Per
sapere (1) SE sono state usate armi chimiche (2) QUALI armi chimiche
sono state usate (3) DA CHI sono state usate (4) PERCHE’ sono state
usate, occorre ovviamente una lunga inchiesta indipendente e
realizzata sul posto. Quanto può durare un’inchiesta simile?
Diversi mesi, sicuramente. Se gli Stati Uniti partono in tromba per
bombardare, significa solo che volevano bombardare, punto e basta; e
le armi chimiche sono il solito pretesto.
Si
accoda Macron, ovviamente: «Il presidente Macron ha detto che la
Francia deciderà nei prossimi giorni con gli alleati Usa e Gb come
rispondere al regime siriano sul presunto attacco con armi chimiche
nella Ghouta. Eventuali raid degli aerei francesi avrebbero come
obiettivo le “capacità chimiche” del regime siriano».
Rispondere a un “presunto” attacco. Che pena.
Naturalmente
si accodano anche i politici locali (Trump è brutto sporco cattivo;
ma diventa un bravo ragazzo se si mette a bombardare Assad). Il
neo-capogruppo PD al Senato Andrea Marcucci ha detto che «ciò che
sta accadendo in Siria è inaccettabile. L'utilizzo delle armi
chimiche va condannato, così come gli autori e mandanti di tale
scellerati azioni. Nessuna attenuante per tale cieca violenza che ci
ricorda le stragi nazifasciste della fine della seconda guerra
mondiale». Anche Marcucci, ovviamente, per fare queste affermazioni
perentorie, non sa niente di più di quello che sa Trump. Ossia
nulla.
Vi
ricordate la “madre di tutte le fake news” siriane? Si cominciò
con il rapimento della bella Amina, la ragazza lesbica di Damasco che
“combatteva” il regime di Assad. In realtà la bella Amina era
Tom McMaster, un americano che scriveva da Edimburgo. Ma se andate a
rivedervi l’articolo di Repubblica del 9 giugno 2011 troverete non
solo la inesistente Amina «fermata
da tre agenti in borghese armati e costretta a entrare nella loro
auto nei pressi della piazza degli Abbasidi della capitale siriana»,
ma troverete addirittura «la sua partner Sandra Bagaria,
intervistata in Canada dal New York Times».
E’
una noia, ormai. Mentre la verità è così semplice: l’occidente
vuole distruggere la Siria dopo aver distrutto Afghanistan, Iraq e
Libia. E prima di distruggere l’Iran.
Come
è stato distrutto l’Afghanistan? Imputando ai Talebani la
copertura di Osama Bin Laden, autore dell’attacco alle Torri
Gemelli. I Talebani hanno sempre negato di c’entrare qualcosa con
la vicenda dell’11 settembre. Ma i media li detengono gli USA, non
i Talebani.
Come
è stato distrutto l’Iraq? Imputando a Saddam le inesistenti “armi
di distruzione di massa”.
Come
è stato distrutta la Libia? Accusando Gheddafi di “bombardare il
suo popolo”. Il suo popolo: il popolo più ricco dell’Africa, con
il massimo livello ISU (Indice di Sviluppo Umano), senza debito,
senza emigrazione, senza disoccupazione.
Come
distruggono la Siria? Imputando ad Assad la “repressione di un
movimento pacifico”, movimento che in realtà è stato da subito
una guerra civile finanziata dall’esterno, dove più dell’80% dei
“ribelli” sono miliziani non siriani.
La
realtà della Siria era questa.
(1)
Un paese senza debito. E si sa che “un paese senza debito fa rabbia
agli usurai”. Assad aveva portato una grande prosperità in Siria;
e paradossalmente le sanzioni avevano costretto la Siria a fare da sé
i prodotti di consumo, finendo addirittura per esportarli.
(2)
Un presidente amato. La gente ha la vaga idea che la Siria sia uno
stato musulmano. In realtà è uno stato laico, dove tutte le
religioni sono rispettate, compresa la minoranza cristiana. Era un
paese “democratico”? Assad rispose una volta «Dipende con chi mi
confrontate. La Francia è più democratica di noi. Ma noi siamo
certamente più democratici dei vostri alleati della Penisola
Arabica.» Assad è l’uomo giusto per imporre il pugno di ferro
sull’islamismo radicale.
(3)
Un paese dove tutti i “fondamentali” erano garantiti. Pace,
benessere, convivenza tra le minoranze, possibilità di mangiare,
curarsi, lavorare, studiare, viaggiare, pregare. Nessuna necessità
di emigrare.
Ogni
volta che i media iniziano a parlare di armi chimiche, significa una
sola cosa: che l'esercito siriano ha appena ottenuto una vittoria
importante. Assad vince a Ghouta, liberandola dai miliziani invasori
(e Ghouta è la porta di Damasco) e prontamente gli USA e i loro
media tirano fuori la notizia delle armi chimiche per aver la scusa
di bombardare.
Scrivevo
il 27 aprile 2017 un articolo sulla Siria intitolato “Gli sceneggiatori sono stanchi”. Oggi sono ancora più stanchi, perché
la Hollywood della guerra ripropone sempre la solita solfa e la
solita conclusione: Assad è cattivo e arrivano i missili USA a
esportare democrazia. Trump in Siria come Obama in Libia. E io, con
quest’articolo, vado a ripetere le stesse cose di un anno fa.
Ad
rivum eundem lupus et agnus venerant, siti compulsi.
«Cur
- inquit - turbulentam fecisti mihi aquam bibenti?»
«Qui
possum facere quod quereris, lupe? A te decurrit ad meos haustus
liquor.»
«Ante
hos sex menses male - ait - dixisti mihi».
«Equidem
natus non eram!»
«Pater,
hercle, tuus male dixit mihi!»
Atque
ita correptum lacerat iniusta nece.
Come
dite? Che paragonare Assad a un agnello è eccessivo? Niente di
eccessivo. Chi non ha accesso ai media è sempre e comunque
l’agnello. Verrà divorato dal lupo nell’applauso generale:
l’Aquila americana colpisce il dittatore! Ma non c’è dittatore
peggiore di chi usa i media per i propri scopi. Chi ci ha mentito su
Afghanistan, Iraq, Libia, potrà mai dirci la verità sulla Siria?
Di
fronte a questa situazione c’è ormai una sola possibilità:
invocare San Charbel Makhluf, santo libanese, santo del Medio
Oriente, di fermare gli americani e di salvare Assad e la Siria. Se
potete condire la preghiera con un po’ di digiuno, viene meglio.
Giovanni
Lazzaretti
Taglio
Laser, la Voce di Reggio, 14 aprile 2018
mercoledì 11 aprile 2018
Da suor Yola: "amici, siate con noi! #NoWarInSyria"
Voglio dire a tutti i miei amici italiani di divulgare questa verità che vi dicono i nostri bambini, i nostri giovani: per 7 anni abbiamo sofferto, sì, ma abbiamo toccato con mano che la Siria è più grande di tutti i potenti del mondo.
In Damasco Dio ha accecato Paolo e qui egli ha visto la luce e da carnefice è diventato Apostolo e portatore di Verità.
E quindi Dio protegge la Siria SURIA ALLA HAMIHA.
La Siria è una terra Santa da 7000 anni non le potrà accadere nulla, ricordatevelo sempre .
E quindi Dio protegge la Siria SURIA ALLA HAMIHA.
La Siria è una terra Santa da 7000 anni non le potrà accadere nulla, ricordatevelo sempre .
Questo ve lo dicono i bambini della Siria
Allora lasciateci in pace e mai più la Guerra!
suor Yola Girges, Damasco
lunedì 9 aprile 2018
USA/Syria: pronti a colpire 'per sentito dire'
Strano strano: l’Osservatorio siriano per i diritti umani, totalmente consegnato alla causa del regime-change in Siria, quindi non certo uno strumento in mano ad Assad, non dà alcuna notizie dell’asserito attacco chimico che sarebbe avvenuto a Douma, presso Ghouta orientale. Attacco che l’Occidente attribuisce ad Assad.
L’Osservatorio è dedito alla propaganda contro il governo siriano. I suoi oppositori lo accusano di Inventarsi o distorcere notizie alla bisogna; un po’ come quando si narrava che i comunisti mangiavano i bambini. Allo scopo si avvale di fonti sul campo, fonti jihadiste, ovvio, e terroriste. Ha quindi un rapporto diretto con gli attori presenti nel teatro di guerra. Nel caso specifico, la banda Jaysh al-Islam, finanziata e armata dall’Arabia Saudita, che controllava Douma.
Il resoconto dell’Osservatorio siriano dei diritti umani
Bene, l’Osservatorio dedica alle interna corporis di Douma tantissimi articoli, di cui cinque solo oggi (almeno fino al momento in cui abbiamo realizzato questa piccola nota), dettagliando cosa è successo nel quartiere assediato di Damasco. Note in cui si narra che ci sono stati pesanti bombardamenti da parte delle forze russo-siriane, e che in seguito a queste la popolazione civile si è ribellata agli jihadisti e gli ha chiesto di accettare l’accordo proposto dai loro nemici e di abbandonare il quartiere. Hanno persino manifestato sotto la casa del capo della milizia, per fargli capire che doveva sloggiare.
Magnanimamente, i jihadisti alla fine hanno accettato, spiegando in un comunicato che lo facevano per il bene della popolazione civile. E ora pare che stiano andando via, sotto la “pressione popolare”, imbarcati su 26 autobus messi a disposizione da Damasco. Saranno destinati ad un’altra zona della Siria controllata da altri jihadisti.
Bene, in nessuno di questi articoli si parla di gas tossico, attacco chimico o quanto altro. Solo in un articolo del 7 aprile si accenna a “11 persone, tra cui almeno 5 bambini, soffocate, dopo il bombardamento di un aereo da guerra”.
Al di là della veridicità o meno della notizia (l’Osservatorio non è molto attendibile, per usare un eufemismo), resta che non parla di gas, ma di generici sintomi di soffocamento di 11 persone. Va da sé che se si lancia un attacco chimico i sintomi sono ben più gravi e le persone colpite risulterebbero in numero ben maggiore. Inoltre, di solito, le notizie riguardanti gli asseriti attacchi chimici del passato erano corredate con foto raccapriccianti. In questo caso di foto ne sono circolate pochine e tutte molto più che generiche: potrebbero essere state scattate ovunque.
Quella che circola di più l’abbiamo messa in esergo al nostro articolo e inquadra un bambino con un respiratore, mentre la sua compagnetta non ha nulla, se non legittima paura. Foto che non provano nulla insomma, se non l’innocenza violata dei bambini in questa sporca guerra. Una sporca guerra che si alimenta di menzogne. I siti russi rilanciano le dichiarazioni della Croce rossa siriana, che dice di non aver trovato tracce di gas a Douma.
E in realtà, non si capisce perché i jihadisti incistati nel quartiere non hanno denunciato quell’attacco nel comunicato rivolto ai cittadini di Douma che l’Osservatorio siriano per i diritti umani riporta tutto nel dettaglio: non una riga sull’asserito attacco chimico (cliccare qui). Perché tacere? Si poteva ben denunciare che a seguito dell’attacco chimico avevano deciso di andar via…
Si noti che questo articolo, e soprattutto il comunicato degli jihadisti, è successivo all’attacco in cui L’Osservatorio denuncia i presunti sintomi di soffocamento. Non una riga su gas e attacchi chimici. Nemmeno una…
Vuoi vedere che si sono inventati tutto?
Ps. Ovvio che da oggi tutto può cambiare e magari anche sul sito dell’Osservatorio scorreranno fiumi di inchiostro su gas e quanto altro. Ma il dato rilevato resta. E conferma quanto scritto stamane: la storia dell’attacco chimico è una messinscena costruita ad arte per attaccare Assad
Siria: l’attacco chimico, tragico pretesto
Un altro attacco chimico in Siria scatena la reazione internazionale. “Ora l’America di Trump dovrà colpire. Dovrà rispondere alle immagini spaventose che giungono dalla Siria”, scrive Franco Venturini sul Corriere della Sera di oggi. Si potrebbe concordare. Ma difficilmente Washington bombarderà Ryad, che sostiene i jihadisti di Jaysh al-Islam, l’organizzazione jihadista che ha lanciato l’attacco. Perché, con ritornello ripetitivo quanto stantio, i politici e i media dell’Occidente accusano Damasco e Putin. E si preparano a colpire la Siria.
Un attacco chimico annunciato
Solo che stavolta Mosca non starà a guardare. Ha allertato le difese schierate in Siria, e sono tante. Sarà la terza guerra mondiale? Washington dovrebbe riflettere prima di compiere passi fatali. L’escalation è una possibilità, anche se ad oggi remota.
Sull’attacco chimico è inutile spiegare che Assad non ha alcun interesse a usare i gas contro i suoi nemici, anzi, sui quali sta avendo la meglio usando armi convenzionali.
Per un beffardo incrocio di destini, proprio oggi sembra si sia chiuso l’accordo con gli assassini di Jaish al islam che controllano Douma, il quartiere nel quale sono stati sganciati i gas. Dovrebbero andarsene altrove, liberando l’area dalla loro nefasta occupazione. Ma al di là, degli sviluppi, resta che non interessa a nessuno accertare i fatti. La responsabilità di Assad è dogma inderogabile. Come furono le armi di distruzione di massa di Saddam. E anche se gli interventisti palesano qualche dubbio, restano fermi nell’asserire che Assad va colpito.
Come fa Venturini con quel cenno col quale abbiamo iniziato questa nota. Nel proseguo dell’articolo, infatti, ammette che la responsabilità del governo siriano è dubbia… A fine marzo avevamo riportato che “i ribelli siriani che combattono nel Ghouta avrebbero simulato un attacco chimico contro i civili come pretesto per un attacco americano“. Una constatazione non nostra, ma del sito Debkafile, collegato ai più che informati servizi segreti israeliani, che pure non hanno in grande simpatia Assad, anzi.
E da giorni media russi e iraniani avevano allertato su un attacco chimico imminente ad opera dei cosiddetti ribelli per incolpare i siriani. Sempre Debkafile, oggi riporta: “Alcune fonti a Washington sospettano che alcuni gruppi dell’opposizione siriana stiano innescando l’escalation nella speranza di provocare un’azione militare USA in Siria, ribaltando l’intenzione annunciata dal presidente Trump di riportare a casa le truppe statunitensi“.
Trump e il ritiro dalla Siria
Trump, obnubilato dai fumi dell’incendio che ieri è divampato alla Trump Tower, (funesto presagio), si è scagliato lancia in resta per un’azione militare. La sua idea di ritirare le truppe dalla Siria sembra dunque appartenere al passato. Oggi le difese siriane danno notizia di aver abbattuto alcuni missili Tomahawk lanciati contro una loro base aerea, un attacco che Mosca attribuisce a Israele. Gli autori della strage di Douma sembrano dunque aver conseguito i risultati sperati.
Resta la perplessità per un complesso mediatico unidirezionale, come riscontrato durante la guerra in Iraq e quella in Libia. L’Unione sovietica aveva la Pravda, parola russa che significa verità. Ai media occidentali è consentita certa libertà su temi secondari, ma, quando il sistema si compatta su una decisione che riguarda il suo stesso destino, hanno anche loro una Pravda alla quale attenersi, pena l’esclusione dal sistema stesso. Una Pravda più sofisticata, certo, ma non meno perniciosa. Pericolosa deriva. Totalitaria.
venerdì 6 aprile 2018
Ritorno a Deir Ezzor
di Alexandre Goodarzy
responsabile di SOS Chrétiens d'Orient
La
mia ultima visita a Deir Ezzor risale a dieci anni fa. Sto tornando
in questa città che ora sembra così lontana da Damasco. Dovevo
vedere come si presenta adesso, dopo tanti anni di
assedio e di guerra.
La
strada rimane pericolosa anche se l'intera zona è stata
riconquistata e pacificata dall'Esercito Arabo Siriano e dai suoi alleati. Quindi scegliamo di volare a Qamishli, una città di origine
siriaca situata nell'estremo nord-est del paese, vicino al confine
turco. Poi saliremo a bordo di un veicolo che ci porterà a
Hassakeh, più a sud. Resteremo lì durante la notte. Nelle prime ore
del mattino successivo prenderemo un altro veicolo per continuare
verso sud per raggiungere il fiume Eufrate e giungere a Deir Ezzor,
la nostra destinazione finale. Viaggiamo con Padre Gabriel, un prete
Siriaco Ortodosso di Hassakeh, che ha gentilmente accettato di
guidarci in sicurezza verso la nostra destinazione.
Dobbiamo
passare un check point dopo l'altro, quelli dei Curdi del PYD e
quelli dell'Esercito Siriano, prima di raggiungere la "Porta di
Deir Ezzor" che possiamo vedere da lontano in una foschia
nebulosa. È nera. L'arredamento funebre diventa sempre più chiaro
man mano che ci avviciniamo alla città. Le carcasse "disossate"
di auto e camion stanno sparpagliate su entrambi i lati della strada.
Questa scena mi ricorda Aleppo e le molte ore di viaggio su strade
che non hanno niente altro da offrire che scene di totale desolazione
da Ithrye quando si prende la strada di Khanasser. Veicoli
leggeri e pesanti che sono esplosi sulla strada sono i silenziosi
testimoni della violenza usata per fermarli sul loro percorso. È
semplicemente impossibile immaginare lo scenario! Persone che
volevano fuggire, o - forse - tornare a casa - letteralmente
distrutte dagli uomini in nero.
Proseguiamo
verso la città ma è impossibile accedervi direttamente. Dobbiamo
fare una lunga deviazione. Questo ci dà l'opportunità di
attraversare villaggi dove si sono verificati terribili massacri
"prima che gli Hezbollah venissero a liberarci", ci
racconta un mercante locale che ci vende bottiglie d'acqua. Il
marchio della Bestia Islamica è onnipresente. Può persino essere
visto sulle facciate di alcune case. Può essere ancora letto sui
cartelli stradali nonostante le molte mani di vernice che sono state
usate per cancellarlo. Questi
villaggi stanno tornando alla vita davvero! I più giovani tornano a
scuola e i padri che stanno bevendo il tè sul ciglio della strada
sono occupati con i lavori manuali che richiedono il loro lavoro per
guadagnarsi il pane quotidiano. Sono
presenti molti soldati. I tratti tesi sui loro volti e nei loro occhi
abituati alla vista della guerra testimoniano quanto han dovuto
lottare per riconquistare alcune centinaia di metri quadrati di
terreno.
I
Russi sono dall'altra parte del fiume. Hanno allestito una sorta di
ponte galleggiante che è legato a due anfibi che spingono il ponte
da un lato all'altro. È il modo consueto di attraversare il fiume,
ma Padre Gabriel chiede a uno dei soldati di farci attraversare con
uno Zodiac. In questo modo abbiamo diritto a una speciale crociera di
benvenuto. Mentre Padre Gabriel sta aspettando il ponte galleggiante
per portare la sua auto dall'altra parte, noi beviamo un bicchiere di
mate e aspettiamo che egli si unisca a noi.
Una
volta completata la traversata, continuiamo sulla strada per gli
ultimi chilometri che ci separano ancora da Deir Ezzor e dal suo
centro. Guidiamo lungo la zona dell'aeroporto che è stata
brutalmente assediata dai terroristi per un lungo periodo di tempo.
Questo mi porta a ripensare a grandi eroi, come il generale Issam Zahreddin, e a immaginare tutti gli anni di intensi combattimenti che
lui e i suoi uomini hanno dovuto affrontare, principalmente per le
popolazioni locali le cui vite hanno cercato di risparmiare o di
salvare. Ricordo anche le numerose volte in cui l'esercito americano
ha bombardato senza sosta la Guardia nazionale siriana ,
indebolendo così l'Esercito Siriano di fronte al nemico. Questo
obiettivo "sbagliato" ha portato alla perdita di un posto
strategico detenuto dall'Esercito Siriano, dividendolo in due parti
ed isolandole l'una dall'altra e rendendo l'Esercito Siriano più
vulnerabile di fronte ai barbari dello Stato Islamico! Nonostante
ciò, erano rimasti saldi fino a quando l'Armata siriana non è
riuscita a penetrare attraverso le linee meridionale e occidentale e
a spezzare l'assedio.
Passiamo
poi nelle aree più danneggiate e distrutte della città, quelle
della prima linea, dove sorgevano le chiese e il cinema Fouad. Non è
rimasto nulla. Questi edifici sono tutti sbriciolati, solo un mucchio
di detriti. L'unica chiesa che è ancora in piedi è la chiesa
Siriaco Ortodossa. Il tetto dell'edificio, o ciò che ne rimane, è
ancora sul posto e ci offre una "vista mozzafiato" su un
paesaggio urbano desolato.
Solo
rovine a perdita d'occhio. Eppure la vita sta riprendendo il
sopravvento. Gli uomini stanno tornando per vedere cosa rimane del
loro negozio o della loro casa. Puliscono, rassettano, prestano
attenzione a ogni punto su cui mettono i piedi. Nonostante questo le
mine stanno ancora mutilando e uccidendo, anche anni dopo la fine dei
combattimenti.
Il
tempo passa velocemente. Abbiamo già passato ore a osservare i resti
della città. Dobbiamo tornare indietro. È impossibile attraversare
l'Eufrate dopo le 14:00 e sono già le 13:00. È il momento di dire
addio ..
Sulla
via del ritorno, lasciando la città, ci fermiamo a una diga che
arriva fino all'altezza di un ponte. È distrutto e sprofonda nel
fiume. Lo riconosco, è quello che fu costruito nel secolo scorso
dai Francesi. Lo ricordo perché 10 anni fa mi tuffai da questo ponte
nell'Eufrate e vi feci il bagno. Era diventato una specie di rituale!
Ogni volta che andavo a Damasco, passavo a Palmyra, poi continuavo
verso Deir Ezzor prima di tornare ad Aleppo. Il passaggio per Deir
Ezzor era invariabilmente segnato da ore di nuoto nell'Eufrate.
L'immagine del ponte è rimasta impressa nella mia testa. A volte
ripenso a tutti questi giovani che vivevano lì e con i quali
condividevamo questi momenti, mi chiedo che ne sia stato di loro...
Il ponte in questione è distrutto, ma non posso fare a meno di
sorridere ripensando a tutto questo ...
Scattiamo
qualche foto e poi ripartiamo velocemente, infatti è già troppo
tardi. Non si lascia passare più nessuno a quest'ora, né in un
senso né nell'altro. Ma il rispetto che i Siriani hanno per gli
uomini di chiesa ci apre le porte e rende molte cose più facili. I
soldati dell'Esercito siriano, gli uomini di Hezbollah, i Russi, gli
Afghani e miliziani curdi del PYD che incrociamo non rifiutano niente
ad un uomo di chiesa, quale che sia la loro religione. Alla vista di
un prete, ci si inchina e si fa un'eccezione ...
Arriviamo
in extremis ad attraversare l'Eufrate in direzione opposta, poi
riprendiamo il nostro percorso per Hassakeh e Qamishli dove il nostro
aereo ci aspetta per ritrovare Damasco, anch'esso sotto le bombe...
nel momento in cui il mondo si lamenta per il destino di questi
stessi delinquenti che cercano di fare di Damasco quello che essi
hanno già fatto di Deir ez Zor, di Aleppo, di Mosul e di molte altre
città in Medio Oriente...
Il bilancio, a Damasco, era pesante al nostro ritorno: 38 morti e 50 feriti ...
Il bilancio, a Damasco, era pesante al nostro ritorno: 38 morti e 50 feriti ...
Durante
la mia visita a Mhardeh e Sqelbiye, sono stato toccato dalle parole
di speranza e di fede di eroi come Simon e Nabel. Questi due
guerrieri della Difesa Nazionale affrontano quotidianamente migliaia
di terroristi siriani e stranieri a sud di Idlib. Le decine di
autobus che hanno svuotato la Ghouta (alle porte di Damasco) dei suoi
jihadisti si stanno stipando davanti ai loro occhi nei villaggi
vicini. È da questi stessi villaggi dove vengono inviati, che gli
abitanti di Mhardeh e Sqelbiye riceveranno nuovi attacchi!
La
guerra è finita per Damasco ma non per quelli che vivono in prima
linea, non per Simon, non per Nabel!
Nonostante
tutto, essi rimangono fiduciosi, pieni di speranza, sempre
sorridenti! Ci ripetono spesso con orgoglio che "le campane
continueranno a suonare a Mhardeh e Sqelbiye!"
Possa
Dio benedirvi e proteggervi, cari Simon e Nabel.
Dio
benedica Mhardeh e Sqelbiye.
Dio
benedica la Siria.
Alexandre,
capo della missione in Siria.
lunedì 2 aprile 2018
Cosa pensano i cristiani siriani?
di James
Perloff , 31 marzo 2018
"H"
(iniziale dell'intervistata) è nata a Damasco e immigrata legalmente
negli Stati Uniti dalla Siria più di 20 anni fa, molto prima che
iniziasse la guerra. È diventata cittadina degli Stati Uniti ed ha
conseguito un dottorato in un'università americana. Parla
perfettamente inglese e arabo. Di recente è tornata da un viaggio in
Siria, dove ha molti familiari e amici che la tengono informata della
situazione. È anche una dei cristiani più gentili e devoti che
abbia mai incontrato. Sto mantenendo il nome di H riservato, poiché
non voglio con questa intervista mettere a repentaglio la sicurezza
della sua famiglia in Siria, o lo stato del suo lavoro professionale
negli Stati Uniti.
Inizialmente
avevo previsto che la nostra discussione sarebbe stata divisa in due
parti; per prima cosa le ho voluto dare un breve quadro sui
retroscena della politica americana. Quando ci siamo seduti, ho detto
a H che sono giornalista dal 1985. Ho iniziato a spiegare che
l'America è gestita da un'oligarchia che si nasconde dietro una
facciata di democrazia bipartitica, che i candidati presidenziali
sono stati a lungo preselezionati, che gli americani sono stati
ripetutamente ingannati riguardo alle guerre passate e presenti e che
la nostra stampa è controllata dallo stesso establishment che
controlla i politici. H stava sorridendo e ho potuto rapidamente
capire che nulla di ciò che dicevo fosse una novità per lei. E così
è stato appurato che il famoso commentatore "Syrian Girl"
(i cui account Facebook e YouTube sono stati censurati) ha detto il
vero: i siriani sono ben informati sul Nuovo Ordine Mondiale. In
effetti, i siriani conoscono meglio le realtà della geopolitica
americana di quanto non la conosca la maggior parte degli americani.
Così, dopo circa quattro minuti, ho riso e ho detto a H che la mia
"lezione" era finita. Le ho chiesto perciò di dirmi la
verità sulla Siria.
JP
(James Perloff): Prima di tutto, parlami di Bashar al-Assad. I media
americani e molti politici qui lo ritraggono come un dittatore
malvagio che opprime il popolo della Siria e che deve essere
rovesciato con uno dei nostri continuamente ripetuti “regime
changes.”. Come giudica e che cosa pensa la gente della
Siria riguardo ad Assad? Soprattutto, vorrei che tu dicessi ai miei
lettori come i cristiani della Siria lo considerano.
il giorno di Pasqua, il presidente Assad e la moglie Asmaa sono andati a visitare Christine, la giovane cristiana che ha perso una gamba nel bombardamento del 22 gennaio dai miliziani della Ghouta sul quartiere cristiano di Bab Touma |
H: Lo amano. I cristiani lo adorano. Egli rispetta tutte le religioni. Molti americani hanno l'idea sbagliata che la Siria sia uno stato musulmano. Non lo è: è uno Stato laico, sebbene i cristiani siano in minoranza. Ogni mese, Bashar visita le suore del monastero di Mar Thecla, quelle che sono state rapite dall'ISIS, e ha anche visitato il monastero di Seidnaya. Bashar non avrebbe dovuto diventare presidente, lo sai. Suo fratello era stato preparato per quella posizione. Bashar ha studiato medicina e si è specializzato in oculistica, un oftalmologo. Ma dopo che suo fratello morì, suo padre gli chiese di prepararsi a prenderne il posto per la leadership della Siria. Bashar ha portato grande prosperità in Siria. Anni fa, dopo che gli Stati Uniti hanno posto delle sanzioni contro di noi, siamo stati costretti a farci noi i nostri prodotti di consumo. È stato difficile, ma siamo diventati autosufficienti e abbiamo iniziato a esportare molti prodotti. Sai, la Siria non aveva debito pubblico prima della guerra. Quindi noi troviamo "umoristico" quando la stampa americana ci definisce un "paese del terzo mondo", considerando quanto debito gli Stati Uniti hanno.
Quanto
ad Assad, è amato dai Siriani. E' solito uscire senza protezione tra
la gente, senza guardie del corpo. Sai, è un alawita [gli alawiti
sono una branca dell'islam sciita], mentre la maggior parte dei
musulmani siriani sono sunniti, ma lo amano comunque. Certo, alcuni
di loro preferirebbero avere un presidente sunnita, e ci sono persone
che si oppongono a lui. Ma non c'è un presidente che sia benvoluto
da tutto il suo popolo; guarda Obama, o Trump, nessuno ha il 100 per
cento di approvazione, ma la maggioranza dei siriani ama Bashar.
Conosco personalmente persone che sono andate a scuola con lui, e
tutti garantiscono per la sua personalità.
H:
Sì, Stanno combattendo lo stesso nemico. Molti Cristiani sono
morti nell'esercito siriano. Ti troverò alcune foto di soldati
cristiani che pregano in chiesa prima di andare in battaglia.
JP:
Adesso, per quanto riguarda i cosiddetti "ribelli" che gli
Stati Uniti sostengono, quanti sono in realtà i Siriani?
H:
Dall'80 al 90 per cento sono stranieri - la maggior parte non parla
nemmeno l'arabo [la lingua madre della Siria]. Vengono da tutto il
mondo: Afghani, Sauditi, Libici, Ceceni, persino dal Canada. Sono
addestrati in Turchia e in Giordania.
JP:
Mi è stato detto che gli Stati Uniti pagano questi mercenari più di
quanto paghino i nostri stessi soldati (USA).
H:
Questo non saprei, ma combattono per chi li paga di più.
JP:
Sembrerebbe giusto dire che il Nuovo Ordine Mondiale crede di poter
far lavorare chiunque per sè se li pagano abbastanza bene, che si
tratti di banchieri, politici, giornalisti, o soldati. Ora in America
sentiamo molti termini confusi per descrivere i "ribelli":
Isis, Daesh, Al Qaeda, Al Nusra, i Caschi Bianchi. Puoi chiarire?
H:
ISIS è lo stesso di Daesh e sono supportati dall'Arabia Saudita.
Jabhat al-Nusra ottiene supporto dal Qatar. Sono entrambi alleati
degli Stati Uniti, e gli Stati Uniti lo sanno, e continuano a
chiamarli "ribelli moderati". Jabhat al-Nusra, Al Qaeda,
i Caschi Bianchi, sono fondamentalmente gli stessi. Qualunque sia
il loro nome, sono pagati per fare la guerra in Siria contro il
governo.
JP:
Come sicuramente sai, il film The White Helmets ha ricevuto un Oscar
come "Miglior documentario". È un grande esempio di come
Hollywood sia politicizzata. Ovviamente, Hollywood è gestita dallo
stesso sistema che controlla i mezzi di informazione e il governo.
H:
In realtà, non ne ero a conoscenza, né ho visto quel film. In
Siria, li chiamiamo "Evil Helmets" o anche "Devil
Helmets." Costruiscono un sacco di notizie false. Quando i
combattimenti iniziarono intorno a Homs, uomini incappucciati vennero
e cacciarono la mia zia e alcuni dei suoi vicini fuori dal letto; li
hanno fatti alzare per stare fuori all'aperto solo con i loro
pigiami. I militanti li hanno filmati e poi la registrazione è
stata trasmessa da Al Jazeera dicendo: "Questo è ciò che
Assad sta facendo al suo popolo". Come forse sapete, Al Jazeera
ha fatto un accordo con il canale di Al Gore. Tutto ciò mi ricorda
il film Wag the Dog, in cui il governo ingaggia un regista di
Hollywood per filmare una guerra falsa, che verrà trasmessa nei
notiziari come se stesse davvero accadendo. Oggigiorno è facile
fabbricare notizie false.
JP:
Voglio raccomandare ai miei lettori di guardare Wag the Dog (titolo
italiano "Sesso & Potere") se non l'hanno fatto. Ora,
che cosa succederebbe ai Cristiani siriani se Assad fosse rovesciato
e queste persone fossero vittoriose?
H:
Tu non vorresti saperlo... A Maaloula, quattro cristiani, tre
uomini e una signora, avevano pistole puntate alla loro testa
dall'ISIS e fu loro imposto di rinunciare a Cristo o sarebbero stati
uccisi. Si sono rifiutati di rinunciare a Cristo. Quindi furono
tutti uccisi; gli uomini morirono martirizzati e la donna fu creduta
morta, ma era ancora viva e visse per raccontare la storia. Ma
voglio che tu sappia che tutti questi gruppi non solo uccidono i
Cristiani, ma uccidono anche i musulmani che non sono d'accordo con
le loro convinzioni, che siano sunniti, sciiti o membri di altri rami
dell'Islam.
JP:
Per me, è una follia che abbiamo sostenitori di Trump qui in
America, che si professano cristiani ma che tifano per la sua
politica "Assad se ne deve andare", che è identica alla
politica Neocon "Assad se ne deve andare" di Obama, John
McCain e Hillary Clinton. Come sai, dopo che ha lanciato i 59
missili da crociera contro la base aerea di Shayrat, ho scritto un
articolo chiamato "14 Ragioni per cui gli attacchi aerei della Siria furono davvero una cattiva idea". Un esempio per tutti:
non è possibile smantellare armi chimiche bombardandole; questo le
libererebbe solo nell'atmosfera, danneggiando le persone. Questa è
la prova lampante che l'amministrazione Trump sapeva che Assad non
aveva usato armi chimiche contro il suo stesso popolo.
H: E
quale sarebbe il movente di Assad, subito dopo aver avuto un'enorme
vittoria militare? [Aleppo]. Ogni volta che i media iniziano a
parlare di armi chimiche, ciò significa solo una cosa: che
l'esercito siriano ha avuto una grande vittoria. Come quella che
abbiamo appena avuto in Ghouta, di cui avevamo disperatamente
bisogno, perché se Ghouta fosse caduta Damasco poteva cadere, e
quella sarebbe stata la fine della Siria. L'America vuole impedire
il progresso dell'armata siriana, quindi creano una scusa per
bombardare l'esercito di cui abbiamo disperatamente bisogno per
proteggerci.
23 marzo: notte di celebrazione della popolazione di Damasco per la vittoria dell'esercito siriano a Ghouta |
JP: Sì. Infatti, subito dopo che Trump bombardò la base aerea, l'ISIS lanciò una nuova offensiva per riprendere Homs. Quindi, quello che Trump in effetti ha fatto è stato sferrare un attacco a sostegno dell'ISIS, il che è molto ironico, dal momento che egli è arrivato al potere in gran parte in quanto oppositore dell'estremismo islamico. Naturalmente, l'America ha sostenuto a lungo l'ISIS con armi e addestramento. Dimmi, cosa ne pensano i siriani delle motivazioni del governo degli Stati Uniti?
H:
In Siria noi diciamo: L'America non è l'America, l'America è
Israele.
JP:
Ci sono ex membri del Congresso, come Cynthia McKinney e Jim
Traficant, che hanno confermato ciò che hai appena detto.
H:
Mia madre è di Homs; è qui che i militanti hanno avuto la loro
prima vittoria. Sai che bandiera hanno sollevato lì quando è
successo?
JP:
No, non lo so.
H:
Era la bandiera israeliana. I miei amici e familiari ne hanno fatto
delle foto, poi è stata rapidamente rimossa.
JP:
Beh, immagino che non dovrebbe essere una sorpresa. L'ISIS non
attacca mai Israele, i suoi feriti sono stati curati negli ospedali
israeliani, e c'era un colonnello israeliano [Yusi Oulen Shahak],
catturato tra le forze dell'ISIS. Ho letto di recente che i militari
statunitensi hanno comandato un'esercitazione congiunta con gli
israeliani, la più grande di sempre. Includeva un finto attacco alla
Siria, al Libano e persino a Gaza.
H:
Non lo sapevo, ma so che gli americani hanno circa 20 basi in Siria.
Hanno ricevuto aiuto dai curdi.
JP:
Venti? Bene, allora sono davvero seri nell'estendere la guerra. E
loro non hanno il diritto di essere lì. Puoi immaginare come
reagirebbero gli Americani se un paese straniero lanciasse missili
cruise su di noi e costruisse basi sul nostro suolo? A proposito,
dove hai preso quell'informazione sulle 20 basi?
H:
Dalle notizie siriane, così come dai miei contatti in Siria.
JP:
Quanto ritieni affidabili i mezzi di comunicazione siriani?
H:
Beh, devo dire che in ogni Paese ci sarà una certa dose di
parzialità sui suoi mezzi di informazione. Ecco perché è sempre
importante avere informazioni anche dai tuoi contatti attraverso i
social media e da amici e familiari sul campo; quelli possono dirti
cosa sta realmente accadendo.
JP:
Poi voglio chiederti che sentimenti provano i siriani per i Russi.
H:
Se non fosse stato per l'intervento della Russia, la Siria sarebbe
caduta molto tempo fa. I russi sono brave persone secondo l'opinione
dei siriani. Non ci hanno mai tradito. Sai, quando ero ragazza in
Siria, vivevamo molto vicino ai loro uffici governativi. Li vedevo in
piscina. Ero molto a mio agio tra loro, erano brave persone che si
occupavano dei loro affari. I siriani si fidano che la Russia sa
mantenere la parola data, ma nessuno si fida degli Stati Uniti. Tutti
in Siria e in tutto il Medio Oriente sanno che l'America può essere
tuo amico un giorno, poi pugnalarti alle spalle il giorno seguente,
perché hanno tradito i Paesi Arabi così tante volte.
JP:
Beh, ne abbiamo un sacco di esempi, come sono sicuro che tu sappia,
un tempo armavamo Saddam Hussein e prima di lui i Talebani.
H:
Sì. Al proposito, c'è stato un tempo in cui i Siriani amavano
davvero e rispettavano l'America. Ma questo è cambiato negli ultimi
venti anni.
JP:
In questo momento c'è un enorme risveglio cristiano in Russia, e
Putin, naturalmente, è un Cristiano Ortodosso. Recentemente ho letto
che una delle ragioni per cui è intervenuto in Siria è stata anche
quella di proteggere la Chiesa Ortodossa, che è presente in Siria da
2.000 anni, e che è stato incoraggiato a farlo dal Patriarca Kirill.
H:
Beh, questo non lo so, potrebbe essere vero. Tuttavia, voglio anche
dire che nessuna nazione sacrifica i suoi soldati a meno che non sia
anche nel suo interesse nazionale. La Russia ha interessi petroliferi
e di gas naturale in Siria, e le dà anche ulteriore accesso al mare,
di cui ha bisogno. Certamente, l'Occidente ha i suoi piani per il
petrolio e il gas siriani, che minaccerebbe l'economia russa. Devi
capire che la situazione in Siria è molto complessa. Abbiamo le
alture del Golan che Israele ci ha tolto e non vuole restituire,
quindi la Siria è in contrasto con Israele. Ci sono gruppi sunniti
in Siria che vorrebbero sostituire Assad con un presidente sunnita;
ciò renderebbe felice l'Arabia Saudita, che è un paese sunnita, e
indebolirebbe l'Iran che è un paese sciita. Ci sono molti fattori e
ragioni per questa guerra, chiamiamola pure una guerra mondiale che
viene combattuta attraverso mercenari in Siria, così come in Iraq e
nello Yemen. Gli stessi giocatori sono in quei Paesi. Quindi, per
farla breve, è una guerra tra due grandi potenze, America e Russia,
con i loro alleati, sulla nostra terra. In effetti, quest'ultimo
affare con l'ex spia russa assassinata, e l'espulsione dei
diplomatici russi, potrebbe non essere una coincidenza che ciò sia
avvenuto nello stesso periodo del nostro successo a Ghouta. La nostra
informazione è che i Russi hanno severamente avvertito gli Stati
Uniti di non interferire bombardando il nostro esercito, o ci
sarebbero state conseguenze.
JP:
Beh, ci siamo chiesti tutti se l'Occidente stesse usando l'affare
Skripal per iniziare una Guerra Mondiale! Ma in altre parole,
potrebbero davvero tentare di fare pressione sulla Russia per fare
marcia indietro in Siria.
H:
Sì, o fare qualche tipo di accordo sulla Siria.
JP:
Adesso voglio farti una domanda a cui ti potrebbe essere difficile
rispondere: un giorno, qualche settimana fa, ti ho visto piangere e
vestirti di nero. Ti ho chiesto cosa fosse successo e mi hai detto
che la tua zona vicino a Damasco era stata pesantemente bombardata
dagli israeliani.
H:
Non solo dagli israeliani, ma anche da Jabhat al-Nuṣra. Usano un
tipo di bomba illegale, non riesco a ricordare come si chiama. Ma ci
sono state molte vittime e nessuna di queste è stata riportata dai
media americani. Noi [H e la sua famiglia] siamo stati fortunati,
perché eravamo appena arrivati, ma non nel preciso momento in cui è
stato bombardato.
JP:
Ho letto che gli Israeliani cercano di giustificare questi attacchi
dicendo che ci sono Iraniani in Siria.
H:
Oh, Jim, gli Israeliani non si giustificano! Fanno quello che
vogliono. Sanno che possono farla franca per ogni loro azione.
JP:
Bene, permettimi di chiederti questo. Ci sono gli Iraniani in Siria?
H:
Sì, certo. Abbiamo volontari iraniani nell'esercito siriano.
Abbiamo perso così tanti soldati in questa guerra, quindi abbiamo
bisogno anche del loro aiuto.
JP:
Ma gli Iraniani, perché dovrebbero combattere per la Siria?
H:
Perché sanno che se la Siria cadesse, l'Iran sarebbe la prossima.
JP:
Beh, questa è una ragione che ha senso.
H:
Certamente: gli Iraniani supportano anche Hezbollah in Libano. Lo
sapevi che solo in America Hezbollah è considerata terrorista? In
Europa, nessuno li chiama così.
JP:
Quanto sono ottimisti o pessimisti i Siriani riguardo alla vittoria?
H:
Noi speriamo nella vittoria, e siamo incoraggiati dai successi
dell'esercito siriano, ma la gente si sta consumando. Molti sono
affamati e depressi; molti di loro non hanno più soldi, perché non
sono stati in grado di lavorare per anni a causa della guerra. In
Siria, quando qualcuno dice "Buona giornata", il saluto ha
un significato diverso rispetto all'America. In Siria "Buona
giornata" di solito significa: "spero che tu torni vivo e
tutto intero". Perché sai, puoi tornare vivo, ma non essere
ancora tutto di un pezzo.
JP:
C'è qualcos'altro che vorresti far sapere agli Americani?
H: Sì, La ragione per cui
esiste una "crisi dell'immigrazione siriana" è la guerra.
Molte persone sono state costrette ad andarsene perché non avevano
scelta. Lasciateci soli, e non ci sarà più nessun problema di
immigrazione siriana. Vorrei anche dirvi che amo l'America, e sono
felice, grata e onorata di essere chiamata Americana. Sono
semplicemente in disaccordo con le sue politiche in Medio Oriente.
Vorrei incoraggiare le persone a guardare oltre i titoli e a pensare,
prima di formarsi un'opinione. I governi di tutto il mondo creano
falsi pretesti per le guerre. Sfido gli Americani, i leader
Americani e i leader del mondo, a competere nel progresso
dell'umanità invece di competere nella creazione di armi che
distruggono l'umanità. È un mio sogno vedere le persone lavorare
insieme anziché l'una contro l'altra, creando abbondanza, non paura
e scarsità. Quando gli altri stanno bene, stiamo tutti bene. Come
disse l'apostolo Giovanni, se non ami tuo fratello che hai visto,
come puoi amare Dio che non hai visto?
( trad. Gb.P.)
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