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giovedì 14 dicembre 2017
Buone Notizie da Aleppo !
In occasione del 5° anniversario dell'inizio del nostro progetto "Civili feriti di guerra", abbiamo proclamato la chiusura del progetto: la ragione della sua esistenza è infatti finita, Aleppo è stata risparmiata, grazie a Dio, da atti di guerra ormai da 11 mesi.
Durante una cena familiare che ha riunito i 3 partner del progetto: i medici dell'ospedale Saint Louis, le suore dell'Ospedale e i membri della squadra dei Maristi Blu, il dottor Nabil Antaki ha presentato un power point che riassume la storia del progetto, la sua specificità e scopo, i suoi risultati e il suo finanziamento. Poi tutti i partecipanti hanno ricevuto un certificato di apprezzamento e una medaglia commemorativa in argento su cui compare da un lato il logo del progetto e sull'altro il logo dei Maristi Blu.
Cinque anni di dono gratuito per curare centinaia di feriti colpiti molto gravemente e salvare la vita di decine, una generosità senza limiti in interventi medici e chirurgici gratuiti da parte dei medici, cure infermieristiche esemplari e un amore infinito da parte delle Religiose e dello staff delle infermiere, un finanziamento senza tetto e un'amministrazione limpida da parte dei Maristi Blu.
In conclusione, vogliamo ringraziare Dio per il successo di questo progetto unico e esemplare e per la Sua protezione verso tutte le persone che vi hanno lavorato.
I Maristi Blu di Aleppo
lunedì 11 dicembre 2017
Una carità per il Natale, per i poveri del Libano
Notiziario
di un gruppo di volontari libanesi membri di “Oui
pour la vie”,
associazione di volontariato con sede a Damour in Libano, legalmente
riconosciuta e operante in favore dei più poveri
L’Agenzia
delle Nazioni Unite per i rifugiati ha da poco comunicato che circa
mezzo milione di profughi siriani è rientrato nel proprio Paese. In
Libano, nei campi profughi informali dove vivono i siriani più
poveri, migliaia di bambini sono costretti a lavorare per aiutare le
loro famiglie a sopravvivere.
I
nostri volontari di Oui
pour la Vie
continuano ad animare la cucina di Damour alla quale affluisce un
numero sempre crescente di profughi.
Hind,
la ragazza siriana che aiutiamo, va meglio e sta terminando la
radioterapia. Chiediamo a tutti di aiutare e sensibilizzare davanti a
queste urgenze.
Una
vedova siriana, rifugiata in Libano e con 2 bambini, purtroppo aveva
un cattivo carattere e creava problemi ai vicini e alla sua famiglia,
addirittura fin da quando erano in Siria. Nessuno pero’ conosce il
motivo del suo cambiamento da quando e’ giunta da noi insieme agli
altri profughi, nonostante che anche al momento del suo arrivo,
alcuni avevano addirittura sporto denuncia ed era stata espulsa dal
sindaco del paese.
Due
volontari della nostra associazione di Oui
pour la Vie
l’hanno visitata nella sua dimora. Hanno dovuto insistere un po’
per entrare perche’ ricevevano insulti e minacce. Poi pero’,
conoscendola personalmente, hanno visto la sua poverta’ di
sentimenti e la mancanza di amore nella quale lei vive.
Dopo diverse visite, la vedova ha cambiato il suo comportamento.
Adesso lei conserva sempre il sorriso,
aiuta sempre i vicini e talvolta anche noi di
Oui
pour la Vie.
Quando
abbiamo domandato ai volontari come hanno potuto ottenere questo
cambiamento, hanno risposto con una sola parola: “l’amore,
l’amore
senza limiti, l’amore
senza giudicare, l’amore
senza domandare niente in cambio. Una persona che vive con una
carenza di amore, originata
dal fatto che
non lo riceve da nessuno, non può essere in grado di donare amore,
in quanto lei vive come un corpo senza anima, come un pozzo senza
acqua.
Quando
bisogna veramente vedere la verità,
si
deve
chiudere gli occhi e guardare attraverso il cuore,
per essere sicuri di quello che vediamo.
Il cuore può vedere meglio degli occhi!”.
Auguri
di un Santo Natale e buon 2018!!
Cosa è 'Oui pour la Vie'? : Il nostro progetto è
in favore delle vedove e dei loro figli provenienti sia dalla Siria,
in seguito alla guerra civile iniziata 6 anni fa circa hanno dovuto
abbandonare la loro terra per fuggire alle distruzioni, che
dallIraq, a causa del quasi annientamento della presenza cristiana
in quel paese ad opera di gruppi islamici integralisti che li hanno
in poche ore cacciati dalle loro case commettendo uninfinità di
violenze e soprusi. 'Oui pour la Vie' li sostiene nel suo regolare
impegno in favore di tutti quelli che hanno bisogno per
diffondere motivazioni evangeliche di perdono e di accettazione della
povertà coinvolgendo nelle sue iniziative di sostegno alle singole
famiglie e di animazione, volontari e bisognosi di tutte le
appartenenze, tra i più abbandonati del Libano e I profughi di
Palestina e Siria e Iraq, la terribile novità di questo periodo.
La nostra opera in
generale consiste essenzialmente nel sostegno a
situazioni di particolare indigenza individuate
tra le donne vedove siriane e i loro figli. Per loro occorrono: aiuti per vitto e per
questo abbiamo organizzato una cucina che offre circa 300 pasti,
pagamento di spese per trattamenti sanitari, vestiario, arredamento
di base per luoghi di rifugio di prima accoglienza (ad esempio serre
dismesse utilizzate per la coltivazione degli ortaggi o abitazioni
veramente fatiscenti).
La nostra associazione è costituita da circa
50 volontari, opera stabilmente nei quartieri più abbandonati delle
periferia di Beirut, affrontando situazioni di degrado di ogni
genere.
La situazione di queste famiglie e sempre piu grave e purtroppo sono costrette a spostarsi continuamente quando vengono cacciate dalle loro dimore per mancanza di pagamento di affitti, (molto esosi) o per abusi subiti. Sono circa un milione e trecentomila in tutto i rifugiati in Libano, legalmente registrati, ma con i clandestini si arriva a circa 2.000.000. La profonda crisi istituzionale del Libano determina gravissime conseguenze a livello economico con una gravissima estensione della disoccupazione e aumento dellindebitamento delle famiglie. Questo ci ha anche costretti a rivedere le nostre prospettive di aiuto concentrandosi innanzitutto su alcune situazioni conosciute. Se troveremo gli aiuti necessari, cercheremo di aiutare anche le altre che con dolore abbiamo dovuto lasciare da parte.
La situazione di queste famiglie e sempre piu grave e purtroppo sono costrette a spostarsi continuamente quando vengono cacciate dalle loro dimore per mancanza di pagamento di affitti, (molto esosi) o per abusi subiti. Sono circa un milione e trecentomila in tutto i rifugiati in Libano, legalmente registrati, ma con i clandestini si arriva a circa 2.000.000. La profonda crisi istituzionale del Libano determina gravissime conseguenze a livello economico con una gravissima estensione della disoccupazione e aumento dellindebitamento delle famiglie. Questo ci ha anche costretti a rivedere le nostre prospettive di aiuto concentrandosi innanzitutto su alcune situazioni conosciute. Se troveremo gli aiuti necessari, cercheremo di aiutare anche le altre che con dolore abbiamo dovuto lasciare da parte.
Chi
è
interessato
a
maggiori informazioni o a conoscere le modalità per una
testimonianza in Italia o per un contributo in favore della nostra
opera può inviare un sms al 333/5473721 o scrivere una email a:
info@ouipourlavielb.com
o
contattarmi
con il mio nome su facebook. P. Damiano Puccini
o email p Damiano Puccini in Libano: pdamianolibano@gmail.com
E’ possibile sostenere la missione in Libano con versamento su
Conto Corrente Bancario intestato a Puccini Damiano
>> Codice IBAN: IT48E0200870951000103411714 presso Banca Unicredit Codice BIC Swift: UNCRITM1G05
>> Agenzia Cascina (PI): 526
o email p Damiano Puccini in Libano: pdamianolibano@gmail.com
E’ possibile sostenere la missione in Libano con versamento su
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giovedì 7 dicembre 2017
Ave Maria per le figlie di Homs
Dedichiamo l'Ave Maria in arabo alle vittime del vile attentato del 5 dicembre a Homs: l'esplosivo era sistemato sul pulmino del trasporto degli studenti! Qui alcune giovani cristiane, tra le 13 vittime:
Assalamu alaiki, ya Mariam ya moumtalika neema al Rabbu maaki
Moubaraka anti bayna al nissaa wa Moubaraka samrat batniki Yassuah.
Ya eddissa Mariam ya walidat Allah
salli li aglina nahnou al khataa
alaan wa fi saat maoutina.
Ameen.
nelle immagini del video di RT la città di Homs dopo la battaglia, e la Vergine di Maaloula :
che Dio riceva in Cielo con la Sua Santa Madre le vittime ed abbia pietà dei persecutori
mercoledì 6 dicembre 2017
La lettera a Donald Trump dei Patriarchi e capi delle Chiese di Terra Santa
Gerusalemme, 6 dicembre 2017
Caro Signor Presidente,
siamo pienamente consapevoli e
apprezziamo come Lei sta dedicando un'attenzione particolare allo
stato di Gerusalemme in questi giorni. Stiamo seguendo con attenzione
e vediamo che è nostro dovere indirizzare questa lettera a Sua
Eccellenza. Il 17 luglio 2000, abbiamo inviato una lettera simile ai
leader che si sono incontrati a Camp David per decidere lo status di
Gerusalemme. Hanno gentilmente preso la nostra lettera in
considerazione. Oggi, signor Presidente, siamo fiduciosi che anche
voi accoglierete il nostro punto di vista considerazione sullo status
molto importante di Gerusalemme.
La nostra terra è chiamata ad essere
una terra di pace. Gerusalemme, la città di Dio, è una città di
pace per noi e per il mondo. Purtroppo, però, la nostra terra santa,
con Gerusalemme la città Santa, è oggi una terra di conflitto.
Coloro che amano Gerusalemme hanno ogni
volontà di lavorare e farne una terra e una città di pace, vita e
dignità per tutti i suoi abitanti. Le preghiere di tutti i credenti
in essa - le tre religioni e due popoli che appartengono a questa
città- si innalzano a Dio e chiedono la pace, come dice il
salmista: "Ritorna da noi, Dio Onnipotente! Guarda giù dal
cielo e guarda! "(80,14), ispira i nostri leader e riempi le
loro menti e cuori con giustizia e pace.
Signor Presidente, abbiamo seguito con
preoccupazione le notizie sulla possibilità di cambiare il modo in
cui gli Stati Uniti comprendono e si occupano dello status di
Gerusalemme. Siamo certi che tali passi produrranno un aumento di
odio, conflitto, violenza e sofferenza a Gerusalemme e in Terra
Santa, spostandoci più lontano dall'obiettivo dell'unità e più
addentro verso la divisione distruttiva. Le chiediamo Signor
Presidente, di aiutarci tutti a camminare verso un maggior amore e
una pace definitiva, il che non può essere raggiunto senza che
Gerusalemme sia per tutti.
Il nostro solenne consiglio e appello è
che gli Stati Uniti continuino a riconoscere il presente
stato internazionale di Gerusalemme.
Qualsiasi cambiamento improvviso potrebbe causare danni irreparabili.
Noi siamo fiduciosi che, con il forte sostegno dei nostri amici,
Israeliani e Palestinesi possano lavorare per negoziare una pace
sostenibile e giusta, a beneficio di tutti coloro che desiderano che
la Città Santa di Gerusalemme compia il suo destino. La Città
Santa può essere condivisa e pienamente goduta quando un processo
politico aiuti a liberare i cuori di tutte le persone, che vivono al
suo interno, dalle condizioni di conflitto e distruttività che
stanno vivendo.
Il Natale è oramai alle porte. È una
festa di pace. Gli angeli hanno cantato nel nostro cielo: Gloria a
Dio nell' alto, e la pace sulla terra per le persone di buona
volontà. In questo prossimo Natale, ci auguriamo che Gerusalemme non
sia privata della pace, le chiediamo Signor Presidente di aiutarci ad
ascoltare la canzone di gli angeli. Come leader cristiani di
Gerusalemme, la invitiamo a camminare con noi nella speranza mentre
costruiamo una pace giusta e inclusiva per tutti i popoli di questa
città unica e santa.
Con i nostri migliori saluti e i
migliori auguri per un Santo Natale.
(trad. OpS)
(trad. OpS)
Dear Mr. President,
We are fully aware and appreciative of how you are dedicating special attention to the status of Jerusalem in these days. We are following with attentiveness and we see that it is our duty to address this letter to Your Excellency. On July 17, 2000, we addressed a similar letter to the leaders who met in Camp David to decide the status of Jerusalem. They kindly took our letter into consideration. Today, Mr. President, we are confident that you too will take our viewpoint into consideration on the very important status of Jerusalem.
Our land is called to be a land of peace. Jerusalem, the city of God, is a city of peace for us and for the world. Unfortunately, though, our holy land with Jerusalem the Holy city, is today a land of conflict.
Those who love Jerusalem have every will to work and make it a land and a city of peace, life and dignity for all its inhabitants. The prayers of all believers in it—the three religions and two peoples who belong to this city—rise to God and ask for peace, as the Psalmist says: "Return to us, God Almighty! Look down from heaven and see!" (80.14). Inspire our leaders, and fill their minds and hearts with justice and peace.
Mr. President, we have been following, with concern, the reports about the possibility of changing how the United States understands and deals with the status of Jerusalem. We are certain that such steps will yield increased hatred, conflict, violence and suffering in Jerusalem and the Holy Land, moving us farther from the goal of unity and deeper toward destructive division. We ask from you Mr. President to help us all walk towards more love and a definitive peace, which cannot be reached without Jerusalem being for all.
Our solemn advice and plea is for the United States to continue recognizing the present international status of Jerusalem. Any sudden changes would cause irreparable harm. We are confident that, with strong support from our friends, Israelis and Palestinians can work towards negotiating a sustainable and just peace, benefiting all who long for the Holy City of Jerusalem to fulfil its destiny. The Holy City can be shared and fully enjoyed once a political process helps liberate the hearts of all people, that live within it, from the conditions of conflict and destructiveness that they are experiencing. Christmas is upon us soon. It is a feast of peace. The Angels have sung in our sky: Glory to God in the highest, and peace on earth to the people of good will. In this coming Christmas, we plea for Jerusalem not to be deprived from peace, we ask you Mr. President to help us listen to the song of the angels. As the Christian leaders of Jerusalem, we invite you to walk with us in hope as we build a just, inclusive peace for all the peoples of this unique and Holy City.
With our best regards, and best wishes for a Merry Christmas.
+Patriarch Theophilos III, Greek Orthodox Patriarchate
+Patriarch Nourhan Manougian, Armenian Apostolic Orthodox Patriarchate
+Archbishop Pierbattista Pizzaballa, Apostolic Administrator, Latin Patriarchate
+Fr. Francesco Patton, ofm, Custos of the Holy Land
+Archbishop Anba Antonious, Coptic Orthodox Patriarchate, Jerusalem
+Archbishop Swerios Malki Murad, Syrian Orthodox Patriarchate
+Archbishop Aba Embakob, Ethiopian Orthodox Patriarchate
+Archbishop Joseph-Jules Zerey, Greek-Melkite-Catholic Patriarchate
+Archbishop Mosa El-Hage, Maronite Patriarchal Exarchate
+Archbishop Suheil Dawani, Episcopal Church of Jerusalem and the Middle East
+Bishop Munib Younan, Evangelical Lutheran Church in Jordan and the Holy Land
+Bishop Pierre Malki, Syrian Catholic Patriarchal Exarchate
+Msgr. Georges Dankaye’, Armenian Catholic Patriarchal Exarchate
lunedì 4 dicembre 2017
Padre Daniel: le menzogne crollano, la realtà rimane
Lettera di padre Daniel Maes
da Mar
Yakub
novembre 2017
Soffocare
la verità con ridondanti bugie sembra oggi più che mai la
linea-guida della stampa occidentale, riguardo alla Siria. Da diverse
parti ho ricevuto articoli sull'Esercito Siriano che presumibilmente
costringeva la popolazione a partire o morire, dopo averle affamate
naturalmente. La Siria e l'Iraq hanno completamente pulito il loro
Paese dai terroristi in pochi giorni, ma di questo non si trova
alcuna notizia nella stampa occidentale. La nostra stampa infatti non
ci parla neanche dell'eroismo dei soldati Siriani, o dei sacrifici
del popolo Siriano, o dei grandi sforzi di fornire tutti i possibili
aiuti umanitari ai bisognosi, o dell’inferno, dell'orrore, della
distruzione da parte dei terroristi, o dei massacri effettuati dalla
nostra Coalizione su civili innocenti, o sul modo in cui proprio gli
USA portano in salvo i leader prominenti dell’IS, o sull'entusiasmo
dei Siriani al momento della liberazione da parte dell'Esercito, o
sulla ricostruzione a cui partecipa oggi tutto il Paese, o sui
440.000 Siriani che sono già ritornati dall'inizio dell'anno , e sui
paesi che cercano di ristabilire relazioni con Damasco... No,
questa verità deve rimanere nascosta e sepolta sotto le bugie perchè
la nostra stampa non può perdere la faccia e deve continuare il suo
“lavoro”. Una follia che continua a trascinarsi, sorretta da una
folla di “drogati” che diminuisce
ogni giorno.
Qui
alcune dichiarazioni toccanti che illustrano in modo preciso la
realtà che noi sperimentiamo qui in prima persona:
"La
vera guerra contro il terrore è nascosta dalla stampa occidentale.
Ciò non è sorprendente. Dopo tutto, la vera guerra contro il
terrore è stata compiuta da Damasco, Russia, Hezbollah, i
consiglieri militari di Iran, Baghdad, le milizie Shiite, cioè dai 4
+ 1 e non da questi pupazzi-coalizione guidata dagli USA, tra cui la
casa dei Wahabiti e gli Emirati Arabi Uniti. Si tratta di azioni che
hanno schiacciato le storielle laconiche di Washington"
(Pepe Escobar, 12 novembre
2017,
https://www.mondialisation.ca/leiil-vaincu-en-syrie-et-en-irak-mais-les-medias-de-masse-lignore-totalement/5617947).
Sì,
la Siria è il vincitore. "La Siria ha ampiamente meritato di
vincere questa battaglia! Che popolo ammirevole e che esercito
eccezionale, nonostante tutte le bugie deformative. E si cederà alla
tentazione di dire: se c’è uno statista che merita la sua presenza
sulla terra è proprio il presidente Bachar-al-Assad, che ha sempre
dato speranza al suo popolo ed è anche rimasto fedele ai suoi
doveri e ha condotto il suo paese verso la vittoria. Secondo tutti
gli auspici, la Siria ha vinto la guerra. Ora la Siria deve ancora
vincere la pace. Questo paese coraggioso ha combattuto per noi. La
Siria dispone di tutti i requisiti necessari per conquistare con
successo la nuova sfida della pace in modo che questa guerra non sia
stata invano. Che Dio ci aiuti! Sarà la ricompensa che - molto
meglio che la vendetta – ripagherà tutti i sacrifici delle
innumerevoli vittime, dei morti e dei vivi.
"(Michel Raimbaud, 7 novembre 2017:
https://www.mondialisation.ca/la-benediction-syrienne/5616995.).
Vale veramente la pena di leggere questo articolo toccante. Michel
Raimbaud fu ambasciatore di Francia in diversi paesi. Il suo ultimo
libro: "Tempête sur le Grand Moyen-Orient", Edizioni
Ellipses, Parigi 2017).
Cinismo
occidentale per le catastrofi umanitarie
L’attuale disordine mondiale deve servire ad imporre un Nuovo Ordine Mondiale. E questo disordine è niente meno che un disastro umanitario per diversi popoli per tanti decenni. Tra poco IS sarà sradicata. Come ratti, i quadri superiori dei terroristi hanno lasciato la loro nave che affondava o sono stati portati in sicurezza dagli USA. I capi terroristi israeliani sono ritornati in Israele. I francesi di al-Nusra e successivamente Fath al Sham in Francia, gli inglesi in Inghilterra, i soldati americani appositamente addestrati verso le loro basi illegali, i consiglieri militari della NATO alle loro basi, i Wahabiti in Arabia Saudita, i Qatari al Qatar, e i curdi di Barzani, sottoposti al Mossad israeliano, non sanno dove andare dopo la loro delusione di una nuova patria.
L’attuale disordine mondiale deve servire ad imporre un Nuovo Ordine Mondiale. E questo disordine è niente meno che un disastro umanitario per diversi popoli per tanti decenni. Tra poco IS sarà sradicata. Come ratti, i quadri superiori dei terroristi hanno lasciato la loro nave che affondava o sono stati portati in sicurezza dagli USA. I capi terroristi israeliani sono ritornati in Israele. I francesi di al-Nusra e successivamente Fath al Sham in Francia, gli inglesi in Inghilterra, i soldati americani appositamente addestrati verso le loro basi illegali, i consiglieri militari della NATO alle loro basi, i Wahabiti in Arabia Saudita, i Qatari al Qatar, e i curdi di Barzani, sottoposti al Mossad israeliano, non sanno dove andare dopo la loro delusione di una nuova patria.
Il
popolo siriano sanguina ma rimane in piedi in un paese che è stato
devastato dalla coalizione occidentale criminale, che ha creato IS
per i suoi propri interessi. E che cosa fa l’Occidente e l'UE?
Stanno zitti o fanno grande chiasso perchè da qualche parte in una
rivista russa hanno trovato un’immagine sbagliata. Cosa fanno USA e
la Francia in questa situazione catastrofica? Ad alta voce i
politici prominenti dichiarano che Bachar-al-Assad non era degno di
vivere sulla terra. Nel frattempo il presidente Bachar-al-Assas è
stimato e amato e sostenuto dal suo stesso popolo. Questi politici
superano tutti i confini della decenza umana: prima hanno armato,
pagato e sostenuto i terroristi. I combattenti siriani sono stati
incoraggiati in modo implicito con l' informazione dei servizi
segreti. Adesso questi politici provano a conquistare l’opinione
pubblica dicendo apertamente che sarebbe meglio che i terroristi
rimasti crepino in Siria. Nel frattempo restano migliaia di donne e
bambini dei combattenti IS, abusati dagli USA.
L’Occidente
ha – come progettato – seminato il caos e ha – come sperato –
raccolto catastrofe. I terroristi traditi, che non hanno più nulla
da perdere, ora organizzeranno di propria iniziativa gli attacchi in
Occidente. E' il boomerang del terrore che ritornerà verso le sue
origini. E ancora una volta sarà la gente comune che pagherà il
prezzo pesante e sarà la vittima, mentre i politici prominenti (cioè
l’elite) che hanno seminato fuoco e sangue , pensano solo ai propri
interessi.
Ideologia
e realtà
L'attuale
evoluzione in Siria sta costringendo i politici e i giornalisti
occidentali a riconoscere la realtà sempre di più, ma non sono
ancora pronti a rinunciare alle loro false ideologie. È come se
volessero fare un giro nel loro percorso, ma poi provare tutto per
andare nella direzione sbagliata. Fortunatamente, le ideologie
crollano, la realtà rimane. L'ideologia
viene dall'idea greca (idea, rappresentazione) e logos (dottrina), la
dottrina della performance. Puoi andare in molti modi con
questo. Con ciò intendiamo un'esecuzione che non corrisponde
alla realtà. Per giustificare una guerra contro la Siria,
l'Occidente aveva bisogno di pretesti. Forti ideologie sono
state per questo sviluppate e martellate nell'opinione pubblica.
Ciò ha avuto successo per sedici anni, per essere in grado di fare la guerra (contro l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia ...). Per la Siria la narrativa era di una dittatura terribile sotto un macabro dittatore. In effetti, la Siria non è uno Stato ideale con un governo ideale. C'era molta mancanza di comprensione sulle libertà politiche personali. Ora c'è un sistema multipartitico. C'è ingiustizia, corruzione a tutti i livelli, ma quale Paese europeo può dimostrare di esserlo molto meno? Ogni turista ha potuto sperimentare la società armoniosa prima della guerra, prosperità e sicurezza che non esiste in nessun altro paese occidentale. Un oftalmologo amichevole a Londra che a causa della morte di suo fratello doveva diventare presidente, non era conosciuto da nessuno. All'inizio della guerra improvvisamente piccoli e grandi in Occidente pensavano tutti di sapere che cosa l'uomo stava facendo tutto il giorno: torturare persone fino alla morte, usare bombe e armi chimiche per uccidere la sua stessa gente. Ora sappiamo qual è l'obiettivo di una tale diabolizzazione. Saddam Hussein fu impiccato tra gli applausi e Khadafi fu massacrato come un animale. Non un giornalista del mainstream è andato alla ricerca della verità dietro questa immagine di questo presidente che, sebbene alawita, era sostenuto dalla grande maggioranza della popolazione e ora ottiene ancora più apprezzamento grazie ai suoi sforzi determinati.
Ciò ha avuto successo per sedici anni, per essere in grado di fare la guerra (contro l'Afghanistan, l'Iraq, la Libia ...). Per la Siria la narrativa era di una dittatura terribile sotto un macabro dittatore. In effetti, la Siria non è uno Stato ideale con un governo ideale. C'era molta mancanza di comprensione sulle libertà politiche personali. Ora c'è un sistema multipartitico. C'è ingiustizia, corruzione a tutti i livelli, ma quale Paese europeo può dimostrare di esserlo molto meno? Ogni turista ha potuto sperimentare la società armoniosa prima della guerra, prosperità e sicurezza che non esiste in nessun altro paese occidentale. Un oftalmologo amichevole a Londra che a causa della morte di suo fratello doveva diventare presidente, non era conosciuto da nessuno. All'inizio della guerra improvvisamente piccoli e grandi in Occidente pensavano tutti di sapere che cosa l'uomo stava facendo tutto il giorno: torturare persone fino alla morte, usare bombe e armi chimiche per uccidere la sua stessa gente. Ora sappiamo qual è l'obiettivo di una tale diabolizzazione. Saddam Hussein fu impiccato tra gli applausi e Khadafi fu massacrato come un animale. Non un giornalista del mainstream è andato alla ricerca della verità dietro questa immagine di questo presidente che, sebbene alawita, era sostenuto dalla grande maggioranza della popolazione e ora ottiene ancora più apprezzamento grazie ai suoi sforzi determinati.
Un'altra
ideologia riguarda la pacifica rivolta disarmata, che è stata
brutalmente repressa dal "regime", da cui sarebbe scaturita
una "guerra civile". Abbiamo visto qui come bande
armate provenienti dall'esterno hanno devastato e sparato ai servizi
di sicurezza, cosa che ha peggiorato la violenza. I siriani sono
stati in grado di attestare la stessa cosa in tutto il paese.
Un'altra
ideologia era il National
Syrian Council
o Coalition . È
stato riconosciuto in Occidente come un rispettabile governo legittimo invece del cosiddetto regime totalmente corrotto e
inaccettabile. In una conferenza stampa a Bruxelles fui attaccato bruscamente da un gentiluomo in nero, perché
presumibilmente insieme ai cristiani ho impedito la liberazione e la
democrazia del popolo siriano sostenendo un macabro dittatore. Immediatamente una vecchia si alzò e disse: " Padre,
questo ragazzo è il mio vicino di casa, lo conosco da quando non era
in grado di camminare, non è stato in Siria da 30 anni e ora è
pagato dal Qatar per perturbare il suo stesso paese.".
Era un membro del Consiglio
nazionale siriano.
Altre
ideologie riguardavano le imprese della "liberazione" del
cosiddetto Esercito
Libero Siriano ,
che in realtà non era né libero né siriano né esercito. D'altra
parte, si diffondevano le storie circa l'esercito siriano che
bombarda gli ospedali, bombarda villaggi e affama la sua stessa gente
... La realtà si è rivelata un tentativo dell'Occidente di
ripudiare i propri crimini.
E
poi quell'intera comicità isterica sugli attacchi chimici, con
conseguenze purtroppo tragiche per la popolazione. Dalle
infermiere ospedaliere abbiamo appreso sin dall'inizio che i
terroristi stavano bombardando civili innocenti con gas velenoso. I
siriani sapevano bene che il loro esercito non li usava. Tuttavia,
il mulino continuò a funzionare. A Lattakia, un gran numero di
bambini sono stati rapiti (all'inizio di agosto 2013) per diventare
vittima di un massiccio attacco di gas velenoso a Ghouta il 23 agosto
2013, proprio nel momento più alto dell'esposizione mediatica. E
non un giornalista del mainstream ha fatto una domanda critica.
A
proposito dell'attacco con gas velenoso del 4 aprile 2017, una
commissione ha prodotto un rapporto, in Turchia! Nessuno di
questi ricercatori è stato sul posto, ma senza alcuna prova dicono
con certezza che la Siria è colpevole. Ogni proposta dalla
Siria e dalla Russia per condurre un'indagine indipendente e venire
sul posto è stata continuamente affossata. Non ci sono ancora
prove dell'uso di armi chimiche da parte dell'esercito
siriano. Inoltre, come l'esercito siriano sarebbe così stupido
quando è dalla parte dei vincitori, da lanciare il mondo e i suoi
alleati leali contro se stessi con l'uso di tali sostanze pericolose?
In
Turchia, un membro dell'opposizione ha dimostrato che il governo
turco ha contribuito a garantire la fornitura di materiale chimico ai
terroristi in Siria. L'uomo è stato condannato, non per aver
mentito ma per alto tradimento!
Quando
sono state trovate nei covi dei terroristi fabbriche per la
produzione di armi chimiche e gas, fornite dalle compagnie statali
americane e britanniche (Federal
Laboratories e Chemring Defense)
,
anche
il più esausto giornalista mainstream non ne ha sentito parlare.
E anche le proteste contro i "rapporti ufficiali"
dell'esperto professor Theodore Postol del prestigioso MIT e l'ampia
relazione della madre Agnes-Mariam de la Croix si dimostrano a loro
sconosciute. Non c'è un giornalista libero con un po' di
cervello?
padre Daniel Maes
(trad. A. Wilking)
giovedì 30 novembre 2017
"Una gigantesca prigione" : come influiscono le sanzioni sui cittadini siriani?
Proprio oggi il Segretario di Stato USA Tillerson ribadisce l'intento di rafforzare le sanzioni contro il Governo siriano: ma guardiamo l'efficacia di queste sanzioni sulla vita quotidiana in Siria....
FONTE: alahednews . traduzione per OraproSiria di Gb.P.
Le sanzioni internazionali privano gli ospedali siriani di macchinari essenziali, dei pezzi di ricambio e anche dei medicinali, e questo ha un impatto significativo sulla popolazione siriana, ma pochissimo effetto sul loro obiettivo dichiarato, ossia spingere Bashar al-Assad a un cambiamento politico, hanno detto medici, uomini d'affari e donne siriane a 'Middle East Eye'.
L'impatto sul quotidiano
FONTE: alahednews . traduzione per OraproSiria di Gb.P.
Le sanzioni internazionali privano gli ospedali siriani di macchinari essenziali, dei pezzi di ricambio e anche dei medicinali, e questo ha un impatto significativo sulla popolazione siriana, ma pochissimo effetto sul loro obiettivo dichiarato, ossia spingere Bashar al-Assad a un cambiamento politico, hanno detto medici, uomini d'affari e donne siriane a 'Middle East Eye'.
"Non
possiamo importare il protossido di azoto, che è necessario per
l'anestesia, perché dicono che può essere usato per fabbricare
bombe. Abbiamo bisogno dell'elio per raffreddare i nostri scanners
IRM, ma non abbiamo il diritto di importarlo. Molti centri di
risonanza magnetica in tutta la Siria sono fuori uso ", ha detto
al MEE il dott. Joseph Fares, direttore dell'ospedale italiano di
Damasco.
Questo
ospedale fu costruito più di cento anni fa per aiutare i missionari
cattolici di rito romano in Siria; oggi serve migliaia di Siriani
senza distinzioni religiose ogni anno.
Precedentemente
in parte finanziato con donazioni dall'Italia, l'ospedale "non
può più ricevere denaro dall'Italia, perché non possiamo
trasferire fondi alle banche siriane", continua il Dr. Fares.
"Le sanzioni erano dirette contro il governo siriano, non
capisco perché tutti i siriani debbano soffrirne".
Sanzioni
unilaterali
Le
sanzioni imposte alla Siria sono unilaterali. Derivano da decisioni
prese dalla Gran Bretagna e dal resto dell'Unione Europea, oltre agli
Stati Uniti.
Non
solo queste sanzioni non sono mai state legalmente autorizzate da
alcuna risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ma
sono anche state esplicitamente condannate da una risoluzione
dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 dicembre 2013, che
afferma che "l'applicazione di misure economiche coercitive
unilaterali ha un impatto negativo sulle economie e sugli sforzi di
sviluppo dei paesi in via di sviluppo in particolare". "Tali
misure costituiscono una flagrante violazione dei principi del
diritto internazionale e dei principi fondamentali del sistema
commerciale multilaterale", continua la risoluzione.
La
Gran Bretagna e l'UE hanno imposto le prime sanzioni nel 2011,
all'inizio della guerra in Siria, e le hanno rinforzate più volte.
Queste includono un embargo sull'importazione di petrolio siriano, il
congelamento di beni, restrizioni sui servizi finanziari e divieti
all'esportazione su determinate forniture "a duplice uso".
Le sanzioni statunitensi vanno oltre: impongono un embargo globale su
tutte le esportazioni verso la Siria.
Sebbene
la legislazione sulle sanzioni preveda eccezioni per il lavoro
umanitario, l'effetto pratico delle restrizioni è di bloccarlo in
gran parte, nella misura in cui le agenzie di aiuto umanitario devono
coprire i costi e i tempi legali per il lavoro necessario a
districarsi nel complesso processo di ottenimento dei permessi di
esportazione. Essi sono anche scoraggiati dal timore di essere
accusati di violare la legislazione europea o americana se gli
articoli esportati non sono riconosciuti come legittimi dalle
autorità governative (del Paese esportante). "in pratica, non
possiamo comprare nuove macchine," ha lamentato il Dr. Fares.
Il
Dr. Mazen Hadad, direttore dell'ospedale dei bambini di Damasco, mi
ha raccontato di una situazione simile. “Centinaia di madri sono
state in coda per ore davanti all'edificio fino a quando sono
arrivato pochi minuti prima che le porte si aprissero per le ore di
ambulatorio. All'interno, il personale mi ha mostrato quello che
potrebbe essere un museo di vetuste macchine mediche che non poteva
essere migliorato o che non aveva pezzi di ricambio, specialmente il
software che le controlla. I bambini giacevano in vecchie
incubatrici. Le macchine per la TAC erano obsolete.”
Poiché
le sanzioni non sono state approvate dalle Nazioni Unite e sono state
imposte solo dai paesi occidentali, ora l'ospedale importa circa il
30% delle sue medicine da altri paesi, tra cui l'Iran, l'India e la
Cina. L' istituzione si coordina anche con l'Organizzazione Mondiale
della Sanità, che è autorizzata a portare medicinali in Siria in
determinate circostanze.
Un
«effetto dissuasivo»
L'effetto
nefasto delle sanzioni sulla Siria è stato evidenziato in un
rapporto commissionato l'anno scorso dall'Agenzia svizzera per lo
sviluppo e la cooperazione per la Commissione economica e sociale
delle Nazioni Unite per l'Asia occidentale (ESCWA), con sede a
Beirut. Originariamente destinato alla pubblicazione, è stato
divulgato dal sito web The Intercept e da allora è stato ritenuto
documento interno dell'ONU, sebbene le copie cartacee siano
ampiamente disponibili nella regione e una di esse è stata data al
Middle
East Eye (MEE)..
Il
rapporto descrive le sanzioni statunitensi ed europee come il "più
complicato ed esteso regime di sanzioni mai imposto".
A causa delle sanzioni imposte alle maggiori banche siriane, inclusa
la Banca centrale, solo poche banche possono operare. Il rapporto
afferma tuttavia che le sanzioni hanno un "effetto dissuasivo"
sulle aziende del settore privato che potrebbero voler lavorare anche
con queste banche più piccole, ma sono preoccupate per le possibili
involontarie violazioni tecniche delle normative.
L'esportazione
del software per le attrezzature mediche richiede licenze, ma le
complicazioni incontrate per ordinarlo sono "particolarmente
paralizzanti" e "le esenzioni per motivi umanitari sono
troppo limitate", afferma il rapporto. Il rapporto include
tredici studi, su casi che descrivono i problemi affrontati da
associazioni di beneficenza e organizzazioni umanitarie non
identificate. Una grande organizzazione europea di aiuti umanitari si
è lamentata del fatto che i costi legali per ottenere una licenza
statunitense per l'invio di un computer in Siria erano tre volte
superiori al costo del computer stesso.
Un'altra
organizzazione europea di aiuto umanitario, che ha un volume annuale
di oltre 100 milioni di dollari, ha cercato di trasferire fondi ai
suoi partner in Siria mandandoli a una banca di un Paese vicino, in
modo che i suoi funzionari possano riscuoterli da questo Paese; ma
quando l'organizzazione ha rivelato, per motivi di trasparenza, qual
era la destinazione finale dei fondi, la banca estera ha rifiutato di
eseguire il trasferimento.
Una
grande organizzazione non governativa internazionale che è diventata
subappaltatrice di un programma delle Nazioni Unite è stata un
incredibile esempio degli effetti delle sanzioni. Questa
organizzazione doveva comprare e distribuire carburante in Siria, ma
per farlo era necessaria una licenza europea. La licenza doveva
essere ottenuta attraverso il governo nazionale delle ONG, dove
diversi ministeri erano preposti all'approvazione dopo aver negoziato
tra loro.
Secondo
il rapporto dell'ESCWA, "questo dipendeva dall'identificazione
della provenienza del carburante. Le circostanze prevalenti in Siria,
l'inaffidabilità delle fonti private di carburante e la durata dei
negoziati, hanno comportato il continuo aggiornamento della
richiesta, che ha richiesto esami più approfonditi all'interno di
ciascun ministero. Infine, l'opportunità del programma si è perduta
prima che fosse raggiunto un accordo di licenza." Anche se il
rapporto non ha specificato la destinazione d'uso del carburante,
molti progetti comportano l'uso di generatori quando le centrali
elettriche e le linee elettriche convenzionali sono state distrutte o
danneggiate.
L'impatto sul quotidiano
Oltre
alle organizzazioni di aiuto umanitario, le sanzioni hanno un grave
impatto sulle imprese private e sui cittadini siriani. Nessuna carta
di credito americana o europea è accettata in Siria. È impossibile
ottenere una lettera di credito da una banca straniera. Le compagnie
di assicurazione occidentali si rifiutano di assicurare le merci
destinate alla Siria.
Elia
Samman gestisce un'attività di import-export a Damasco. Egli ha
creato una società separata in Libano che importa merci, alcune
delle quali vengono poi esportate in Siria. "È difficile
avere i documenti approvati dai produttori se sanno che i prodotti
vanno in Siria. Ciò carica di circa il 35% il costo totale delle
merci, che naturalmente, è a carico dell'utente finale ",
dichiara Samman al MEE.
Le
sanzioni furono rafforzate con l'intensificazione della guerra in
Siria. Sotto la pressione degli Stati Uniti, le banche libanesi non
consentono più ai siriani di aprire conti in dollari. Chi aveva già
un conto può trovarlo bloccato. Anche andare in Libano è difficile.
La
Dott. Noha Chuck è Presidente e CEO del Syrian Enterprise and
Business Center. Ha una doppia nazionalità siro-canadese e può
facilmente viaggiare in Libano con il suo passaporto canadese. "Se
hai un passaporto siriano, devi mostrare al confine libanese che hai
una prenotazione in un hotel e spesso chiamano l'hotel per
controllare. Devi anche avere con te almeno 1000 dollari in contanti.
Perché dovresti avere bisogno di così tanti soldi se vi resti solo
per una o due notti?" ha spiegato. "Se sei siriano e
lavori per un'organizzazione internazionale in Libano e vieni pagato
con un assegno in dollari, non puoi incassarlo. Tutto quello che puoi
fare è farlo intestare a un amico libanese o di un altro Paese, che
può incassarlo e mandarti i soldi.
Inevitabilmente,
l'embargo è diventato fonte di criminalità. "È emersa una
nuova generazione di evasori di sanzioni", ha affermato la dott
Chuck. Ad esempio, le merci scaricate a Latakia (porto siriano sul
Mediterraneo) vengono dichiarate come scaricate in Libano nella
documentazione ".
Rateb
Shallah, banchiere e presidente del Syrian Enterprise and Business
Center, ha approfondito la questione: "Le sanzioni non sono il
modo giusto per indurre le persone a comportarsi diversamente.
L'obiettivo era quello di colpire il governo siriano, ma semmai ciò
avrebbe potuto essere stato valido una volta, oggi non è più così.
Le sanzioni colpiscono le persone comuni. La sofferenza che causano è
globale. Hanno un impatto su
tutte le
transazioni in Siria. I Siriani sono condannati a vivere in una
gigantesca
prigione”.
mercoledì 29 novembre 2017
Aiuto alla Chiesa che Soffre: tre progetti per Natale per la città di Aleppo
Tre progetti per far rinascere la città di Aleppo. Tre doni che i benefattori italiani potranno lasciare “sotto l’albero” dei cristiani aleppini.
Quest’anno la campagna di Natale di Aiuto alla Chiesa che Soffre è infatti interamente dedicata alla comunità cristiana di Aleppo.
Quest’anno la campagna di Natale di Aiuto alla Chiesa che Soffre è infatti interamente dedicata alla comunità cristiana di Aleppo.
Il primo dono permetterà di rinnovare il sostegno al progetto Goccia di latte, che garantisce latte in polvere a 2850 bambini al di sotto dei 10 anni. Un regalo che, spiega il vicario apostolico di Aleppo e referente del progetto monsignor Georges Abou Khazen, non soltanto permette ai bambini - "le prime vittime del conflitto" - di crescere sani e forti, ma dona anche ai genitori la serenità di offrire nuovamente ai propri figli del latte, un alimento che, a causa della forte svalutazione della lira siriana, ha oggi un costo proibitivo per la maggior parte delle famiglie.
Il secondo intervento da sostenere è in favore dell’Ospedale Saint Louis, affidato alle suore di San Giuseppe dell’Apparizione. La Fondazione pontificia contribuirà all’acquisto di materiale sanitario e di generatori elettrici che consentiranno alle apparecchiature di funzionare nelle ore di blackout che ancora si verificano ad Aleppo.
Infine il terzo regalo di Natale permetterà di ricostruire l’asilo delle suore di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, danneggiato dalla guerra. Una volta tornato in funzione, almeno 50 bambini potranno di nuovo giocare e avere un luogo dove crescere, finalmente, nella pace.
"Le bombe e i combattimenti che in questi anni hanno distrutto Aleppo – afferma il direttore di ACS-Italia, Alessandro Monteduro – sono finalmente cessati, ma tanto resta ancora da fare nella martoriata città, un tempo roccaforte della cristianità in Siria. Quest’anno abbiamo voluto rivolgere il nostro pensiero alla comunità cristiana aleppina, affinché questo possa essere un Natale di rinascita. I progetti sono realmente essenziali. Garantiranno alimentazione, salute ed educazione e vedranno coordinatori, tra le più belle figure della grande famiglia cristiana. Il nostro augurio, e il nostro impegno concreto, è che le migliaia di fedeli partiti in questi anni possano tornare a casa, assieme agli altri, per vivere finalmente in pace e perpetuare la presenza cristiana in uno dei suoi luoghi simbolo. L’invito dunque è a sostenere numerosi i nostri fratelli nella fede in difficoltà".
QUI il LINK per donare: http://acs-italia.org/campagna-natale-aleppo-tw/
QUI il LINK per donare: http://acs-italia.org/campagna-natale-aleppo-tw/
domenica 26 novembre 2017
In Libano sale la tensione tra rifugiati siriani e libanesi
foto JC Antakli |
E con doloroso sconcerto abbiamo anche sentito nei discorsi dei Libanesi un diffuso sentimento di esasperazione verso i Siriani ...
E' evidente come
l'arrivo massiccio dei rifugiati abbia avuto un impatto
destabilizzante per il Paese dei Cedri, già fragile dal
punto di vista politico e socioeconomico. Ma pensiamo che del
dramma, foriero di tensioni, dei profughi siriani in Libano occorra cogliere anche
altri aspetti. Infatti, i rifugiati non sono solo un
onere finanziario che pesa sulle casse dello Stato libanese:
rappresentano anche un'entrata economica, da parte di
innumerevoli organizzazioni internazionali e a favore di enti
assistenziali nazionali, che hanno inoltre l'opportunità di assumere personale libanese per
i loro progetti. Quanto al deterioramento del mercato del
lavoro, i responsabili non sono i Siriani sottopagati ma
piuttosto gli imprenditori libanesi che assumono i rifugiati
senza contratto e con condizioni orarie e di lavoro
irregolari. E gli endemici problemi di traffico, blackout di
energia, smaltimento dei rifiuti, risalgono a ben prima
dell'arrivo dei rifugiati. I delitti sessisti contro le donne
non sono appannaggio dei soli criminali siriani....
E, soprattutto,
davanti alle miserrime condizioni di vita della maggioranza
dei Siriani nei cosiddetti 'campi profughi', abbiamo
l'obbligo morale di ricordare chi ha causato questa
situazione. Sono i Paesi e le entità che negli anni hanno
sostenuto il terrorismo, alimentando in tal modo una
devastante guerra. Una tragedia che ha distrutto un Paese, la
Siria, dal quale ben pochi fino al 2011 avrebbero pensato di
andar via...
La
redazione di OraproSiria
S.I.R.,
24 novembre 2017
Libano,
“un Paese accogliente e generoso che sta pagando a caro prezzo la
sua generosità. Ne risentiamo in termini di infrastrutture, lavoro,
servizi e welfare. Oggi il 36% della popolazione libanese vive sotto
la soglia di povertà, con meno di due dollari al giorno. Il
60% di questo 36% è composto da giovani di età compresa tra i 16 e
27 anni. Crescono i disoccupati tra i libanesi a vantaggio dei
rifugiati siriani che lavorano in nero, senza tutele e senza aggravio
di tasse”.
È
una disamina che va dritta al cuore del problema quella che
padre Paul Karam, presidente della Caritas Libano, traccia della
situazione nel Paese del Cedri, dove dal 2011, anno di inizio della
guerra siriana, sono affluiti 1,2 milioni di rifugiati (dato Unhcr)
“ma sono almeno 1,8 milioni, perché vanno calcolati quelli che non
vogliono essere registrati, soprattutto tra i cristiani”. Ciò
equivale a dire che “il 35% della popolazione libanese
è composto da siriani, senza dimenticare circa 500mila
palestinesi e 70mila iracheni e altre centinaia di migliaia di
lavoratori stranieri”.
Bomba
demografica. Complice una
“frontiera porosa e scarsi controlli, almeno nella fase iniziale
della guerra, i rifugiati sono entrati dalla Siria e oggi non c’è
una località nel Paese dove non siano presenti con tutto il loro
carico di bisogni” che rispondono al nome di istruzione, lavoro,
sanità, casa, infrastrutture.
“Non
è facile per un Paese di 4 milioni di abitanti far fronte a queste
emergenze, in particolare il lavoro che scarseggia per la crisi
economica, i servizi sociali ridotti all’essenziale, le
infrastrutture divenute insufficienti (scuole e ospedali). Per
esempio, per permettere ai bambini siriani di andare a scuola è
stata stabilita l’apertura pomeridiana delle aule con un ulteriore
aggravio di spese di gestione e manutenzione scolastica”.
Crescono
nel contempo anche le tensioni sociali tra libanesi e siriani, questi
ultimi già accusati di “rubare il lavoro ai siriani” e al
centro, sempre più spesso, di gesti di criminalità e di reati gravi
come furti e rapimenti.
Ma
la vera bomba a orologeria per il Libano è rappresentata
dalla demografia che rischia di far saltare il
confessionalismo, sistema che premia le 18 confessioni presenti nel
Paese e riconosciute dalla Costituzione che affida a ciascuna ruoli e
incarichi istituzionali, Presidenza della Repubblica ai cristiani,
Capo del Governo ai sunniti, presidente Parlamento agli sciiti e via
dicendo. “Solo negli ultimi tre anni – secondo dati di Caritas
Libano – sono nati circa 150mila bambini che non sono stati
registrati né in Libano né in Siria. Ufficialmente non esistono,
non hanno carta di identità, ma provengono da famiglie in
larghissima maggioranza sunnite.
Questi
nuovi nati sono destinati ad alterare i rapporti di forza delle
confessioni.
Sunniti,
infatti, sono anche i palestinesi che già vivono nel Paese dei
cedri”.
foto JC Antakli |
Quale
soluzione?
“È
tempo di programmare il ritorno dei siriani in patria, almeno
nelle zone pacificate”, sostiene padre Karam, per il quale il
rientro dei rifugiati è una delle risposte principali da dare
per alleggerire il carico dell’accoglienza sulle spalle dei
libanesi. “Si tratta – afferma – di un lavoro da pianificare
nei prossimi anni, concertato tra organismi internazionali e
nazionali con l’ausilio di Ong, agenzie umanitarie impegnate sul
terreno come la stessa Caritas”.
Questo
non significa, sottolinea il presidente di Caritas Libano, “un
passo indietro nella scelta dell’assistenza e dell’accoglienza ai
rifugiati. Tutt’altro. Bisogna però dare anche spazio a quei
libanesi, e sono tanti, che hanno bisogno di aiuto materiale”.
A
tale scopo la Caritas ha proposto che “il 30% di ogni progetto o
programma di solidarietà destinato ai siriani vada ai libanesi
quindi alla comunità ospitante”. Un’istanza che dovrà essere
presentata ai donors. Nel caso venisse accettata “finanziare
progetti di sviluppo per la comunità locale diventerebbe più facile
e la popolazione, specie dei villaggi, sarà spinta a restare”,
dice padre Karam. “Cosa che non accade oggi. Ai nostri centri
di ascolto, infatti, sono sempre di più i libanesi che vengono a
chiedere aiuto di ogni tipo, pagamenti bollette, cibo, vestiario, e
anche visite mediche. Le richieste sono praticamente raddoppiate
in ogni Centro. In collaborazione con Caritas straniere abbiamo
attivato delle cliniche mobili che servono separatamente libanesi e
siriani. Sono sempre più frequenti, infatti, le tensioni tra i due
gruppi con i primi che accusano i secondi di non pagare nessun ticket
sanitario. Oggi i libanesi vogliono essere considerati
alla stregua dei rifugiati”.
Una
guerra tra poveri che, per padre Karam, “va assolutamente evitata,
anche perché a rimetterci per primi sono soprattutto i giovani che
scelgono così di emigrare privando il Libano delle sue leve più
forti e istruite”.
Un
miracolo. “Come il Libano
abbia potuto fino ad oggi sostenere tutto il peso dell’accoglienza
dei rifugiati si può spiegare solo con un miracolo. E devo dire –
aggiunge il presidente della Caritas – che molto aiuto è
arrivato dai libanesi della diaspora che hanno inviato aiuti e denaro
ai loro connazionali qui. Grazie alle loro rimesse anche lo
Stato è rimasto in piedi. Ma tutto questo sarà
vano se non si trovano vie diplomatiche per dare soluzione giuste e
sostenibili ai conflitti che si avvitano uno con l’altro in questa
area mediorientale. Senza pace e giustizia il rischio di
implosione di questa Regione è dietro l’angolo. Con effetti
tragici per tutto il mondo”.
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