Piccole Note, 9 febbraio '16
In
un articolo di oggi, la Repubblica riporta la notizia, ripresa da
un’agenzia di stampa curda, che in questi giorni in Iraq l’Isis ha
giustiziato trecento innocenti. «Hanno
sentito avvicinarsi l’attacco delle truppe governative e i
bombardamenti della coalizione a guida Usa e hanno reagito nel modo
più sanguinoso»,
ha commentato Giampaolo Cadalanu nel suo scritto.
Riportiamo
questa notizia come corollario alla nota riguardante l’indignazione
di Angela Merkel riguardo i raid russi in Siria. Un po’ di
indignazione per quanto fa l’Isis alle popolazioni che ha
schiavizzato sarebbe quantomeno equa… ma tant’é, ne abbiamo
già accennato in una Nota.
La
vendetta dell’Isis colpisce anche ad Aleppo, dove i
miliziani del terrore stanno bombardando in maniera più assidua i
quartieri sotto il controllo del governo, come riporta in una
sua commovente missiva padre Ibrahim
Alsabagh, alla
quale rimandiamo (inutile
aggiungere parole).
Si
può notare che anche in Iraq, come spiega l’articolo di
Repubblica, si bombarda, e anche qui la gente fugge dalle bombe,
ma in questo Paese le bombe sono della Nato e forse
per questo non fanno indignare nessuno.
Al
momento l’ondata di profughi iracheni è meno consistente (e
inesistente sui media per i quali sembrano importanti solo i
profughi siriani), anche perché i combattimenti vanno a
ralenti, ché
sembra che detta coalizione non abbia alcuna fretta di
liberare il Paese dal cancro del terrorismo (si attende l’evoluzione
della vicenda siriana, il vero nodo della vicenda).
Si
fa notare, inoltre, che anche tra le milizie che imperversano in
Iraq, tantissimi, molto più che in Siria dove incarognisce la
legione straniera tirata su da turchi e sauditi, sono iracheni (ex
componenti del partito Baath di Saddam).
Solo
che in Siria per questo motivo vengono chiamati ribelli, in
Iraq, a quanto pare, ci sono solo terroristi… bizzarrie del
linguaggio…
Invece
la categoria dei ribelli siriani è alquanto elastica.
Abbraccia gruppi di jihadisti provenienti da mezzo mondo. E
molto aperta, dal momento che miliziani di una formazione passano
all’altra con facilità. Se serve propalare il terrore diventano
dell’Isis, quando devono trattare passano a milizie più
moderate. Come frequenti sono i passaggi di armi dall’una
all’altra, come dimostrano i moderni equipaggiamenti che hanno in
dotazione tutti indistintamente.
I
“ribelli” siriani in realtà sono davvero pochini,
basta considerare ad esempio che, per
ammissione degli stessi Stati Uniti d’America,
l’ultima leva è andata malino: dei 1500 ribelli siriani
previsti ne hanno tirati su solo 54, quasi tutti poi uccisi
nella loro prima missione dai miliziani di al Nusra, formazione
legata ad al Qaeda e, dicono anche i media mainstream quando se ne
ricordano, ad Ankara.
Già,
Ankara. Da tempo martella senza tregua i villaggi curdi in Siria
e Iraq. Bombardamenti indiscriminati, che la Turchia propaganda
come eliminazione di pericolosi terroristi. Domenica scorsa, ad
esempio, hanno bombardato il villaggio di Cizre,
uccidendo sessanta civili, come denuncia il blog dell’Ufficio
informazioni del Kurdistan in
Italia (secondo loro anche usando armi chimiche, come dimostrerebbero
le foto pubblicate; chi ha cuore forte, può vedere sul loro sito).
Solo
uno dei tanti bombardamenti sui civili ad opera di Ankara. Tanto
che monsignor Rabban al-Qas, vescovo caldeo di Amadiya nel nord
Kurdistan, ha commentato alcuni di tali raid con queste parole:
«Bisogna avere il coraggio di dirlo: questo è terrorismo bello
e buono!».
Ma
al di là dell’indignazione della Merkel, che paga così il suo
tributo al Califfo di Ankara per trattenere nei suoi confini i
milioni di profughi destinati al Vecchio Continente, val la pena
accennare alle incognite future.
La
vicenda dei profughi, che resta una tragedia, viene usata come una
clava contro i russi, nel tentativo di frenarne la campagna militare,
la quale, con Aleppo ormai praticamente accerchiata, tra poco
sarà a un punto di svolta. Tante però le incognite, non solo
quelle legate alle mene di sauditi e turchi per entrare direttamente
in guerra (con possibile allargamento del conflitto alla Nato).
Anzitutto il
problema dei profughi, che andrà aumentando con l’avanzata di
russi e siriani. Più volte gli americani e la Ue hanno
chiesto alla Turchia di serrare le frontiere per chiudere i
rifornimenti all’Isis. Richiesta non accolta:
troppo ampio il confine. Invece in questi giorni le ha
chiuse ai profughi in fuga dai villaggi vicini ad Aleppo. E ha
annunciato che creerà un campo di accoglienza alla
frontiera, un modo come un altro per alimentare l’emergenza a fini
anti-russi e mettere un piede in terra siriana.
C’è
il rischio che usi di questo stratagemma per creare un corridoio
“umanitario” in territorio siriano per portare aiuto agli
jihadisti asserragliati dentro Aleppo. Con rischi di escalation.
D’altra
parte Damasco e i suoi alleati hanno fretta di chiudere la partita,
per tornare a sedersi sul tavolo dei negoziati con Aleppo
ormai liberata (o conquistata secondo il punto di vista del
mainstream, che annovera gli jihadisti tra i campioni della
democrazia). Una fretta, però, che non giova a condurre una campagna
militare cittadina, dove l’alta densità abitativa rende i civili
più a rischio che altrove.
Gli
jihadisti potrebbero profittarne per tentare di aumentare al massimo
le vittime civili, usando anche delle consuete strategie
stragiste atte a incolpare gli avversari. Per mettere in seria
difficoltà il nemico e macchiare di orrori indicibili, e per
sempre, questa campagna militare.
Servirebbe
una trattativa seria. Ma l’indignazione unilaterale della Merkel
rischia di complicarla. Di fatto è una presa di posizione a favore
di quanti hanno armato e finanziato le Agenzie del terrore, turchi e
sauditi in testa, che, forti di tali appoggi, non hanno alcuna
intenzione di abbandonare i propri pupilli (cosa che metterebbe
subito fine al conflitto).
Non
resta che sperare nella consueta ambiguità dell’Angela
teutonica, usa a giravolte politiche e diplomatiche (come successo
per i rifugiati, ai quali prima ha spalancato le porte e ora cerca
finestre dalle quali buttarli di sotto).
http://piccolenote.ilgiornale.it/27094/le-giravolte-della-merkel-e-la-guerra-siriana-e-irachena
AsiaNews, 10 febbraio '16
http://www.asianews.it/notizie-it/Vicario-di-Aleppo:-I-siriani-non-vogliono-pi%C3%B9-la-guerra,-sono-gli-stranieri-a-fomentarla-36646.html
Vicario apostolico di Aleppo: I siriani non vogliono più la guerra, sono gli stranieri a fomentarla
AsiaNews, 10 febbraio '16
L’esercito regolare siriano, con la collaborazione dei russi, "ha iniziato la campagna di liberazione della regione di Aleppo. Fra i civili in fuga, vi sono anche combattenti del fronte dei ribelli con le loro famiglie, la gente ha paura. Ma l’obiettivo dei militari è ripulire il territorio e far rientrare i civili; e in alcune aree questo è già successo”. È quanto riferisce ad AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Georges Abou Khazen, raccontando gli ultimi sviluppi della guerra nella “capitale del nord” della Siria. “L’obiettivo è liberare la zona dai miliziani estremisti - spiega il prelato - e permettere alle persone di rientrare nelle loro case. In alcune aree hanno riaperto le scuole ed è tornata parte della fornitura di luce e acqua”.
Secondo fonti Onu l’assedio dell’esercito ad Aleppo, un tempo hub commerciale e industriale della Siria, potrebbe privare fino a 300mila persone degli aiuti. Dal 2012 la città è divisa in due, con la zona ovest sotto il controllo di Damasco e il settore orientale ai ribelli. Le Nazioni Unite chiedono alla Turchia di aprire i confini e consentire l’ingresso di 30mila rifugiati, accampati alla frontiera.
In una situazione di tensione, mons. Georges Abou Khazen intravede spiragli positivi: “Molti dei combattenti locali, dei guerriglieri siriani, chiedono di mettere fine alla guerra, vogliono anch’essi la riconciliazione e il dialogo con esercito e governo. Dove invece - aggiunge - vi è una prevalenza di miliziani stranieri e jihadisti, legati a potenze straniere della regione e fuori dalla regione, vincono le armi. È un dato di fatto che i locali vogliano trovare una via per il dialogo, cercando di evitare altre battaglie sanguinose per città e villaggi”.
.....http://www.asianews.it/notizie-it/Vicario-di-Aleppo:-I-siriani-non-vogliono-pi%C3%B9-la-guerra,-sono-gli-stranieri-a-fomentarla-36646.html
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