Si è svolto ieri a Roma l’Incontro Internazionale sulla crisi siriana, convocato dal ministro Emma Bonino, secondo la quale l'Italia spinge per «approvare una risoluzione delle Nazioni Unite che garantisca l’accesso incondizionato agli aiuti umanitari».
La situazione umanitaria è drammatica a Homs, come anche ad Aleppo, ad Adra, a Yarmuk … : chi impedisce che in queste localita’ I CIVILI siano soccorsi, e perche’ ?
E, nonostante le dichiarate iniziative umanitarie, il Congresso USA vota il rifornimento di “armi non letali” ( sistemi radar, armi leggere, missili anti-carro ma non missili terra-aria ) ai gruppi militanti ribelli, in Giordania giunge un aereo USA carico di armi “letali” destinate alle brigate islamiste; e mentre i convogli governativi siriani trasportano le armi chimiche al porto di Latakia per lo smaltimento, sono attaccati dai ribelli …
da: Il Sussidiario
di Robi Ronza
Dopo una settimana di scambi di accuse e di recriminazioni
da una parte e dall'altra, i negoziati
per la pace in Siria noti come "Ginevra 2" si sono conclusi con un nulla di fatto nella città svizzera
da cui prendevano nome.
Eravamo stati purtroppo facili profeti quando, commentandone
l'inizio, avevamo scritto che, salvo
miracoli, avrebbero potuto solo fallire. Benché Lakhdar Brahimi, regista dell'incontro a nome del
Segretario generale dell'Onu, pretendendo
che comunque qualche "base comune" sia emersa durante i
colloqui, sia uscito a dire che una
nuova sessione dei negoziati è in programma con inizio il 10 febbraio prossimo, non si vede a che cosa
potrà servire.
Non si andrà comunque
da nessuna parte se si continuerà ad esigere che da un lato l'Iran non vi sia ammesso, e dall'altro che la
delegazione di Assad sottoscriva l'uscita di
scena dello stesso Assad quale parte essenziale di qualsiasi possibile
soluzione della crisi.
Diciamo ancora una volta che il negoziato ha senso soltanto
se al tavolo ci sono tutti, e se a tutte
le parti in causa non si chiede altro che la tregua dei combattimenti. Qualcuno potrebbe domandarsi
se una tregua generale sia possibile anche
in un conflitto aggrovigliato e convulso come quello in corso in Siria.
Sembra difficile se la si pensa a partire dall'eventuale
buona volontà degli armati che si fronteggiano in prima linea, non foss'altro
perché questa prima linea è spesso
difficile da demarcare. Diventa invece malgrado tutto molto facile se si tiene conto che siamo di fronte
a una guerra fatta con armi e con munizioni
che nessuno in Siria è in grado di produrre e che quindi vengono tutte dall'estero.
In particolare nel caso delle munizioni, che truppe poco o
nulla addestrate consumano molto
rapidamente, per fermare gli scontri basta bloccarne il rifornimento. Se il blocco viene fatto sul serio
(il che dipende solo dalla buona volontà
o meno dei grandi produttori e fornitori di munizioni, ossia gli Usa, la Russia e l'Unione Europea) in capo a
qualche giorno la tregua è garantita.
Una volta che le armi tacciono e che ognuno resta fermo dove
è, allora può avere senso tornare sulle
placide rive del lago di Ginevra a discutere,
ovviamente a patto che non si pretenda di ripetere il doppio errore che ha fatto fallire la prima sessione dei
negoziati.
Ora, che dopo due anni di una tale guerra civile non si
possa tornare come se niente fosse allo status quo ante è cosa tanto
ragionevole quanto ovvia.
Altrettanto ragionevole e ovvio è però che alla pace si può
tornare in Siria soltanto se da nessuno
si pretende che il prezzo della pace sia l'eliminazione sua e lo sterminio dei suoi.
Ciò fermo restando occorre poi garantire la messa in moto di
un processo di ricostruzione economica e sociale del paese che renda la pace
non sono umanamente auspicabile ma anche materialmente vantaggiosa. Non bisogna
mai dimenticare infatti che in
situazioni del genere la guerra diventa anche per molti un modo di vivere. A tutti costoro −
che con la pace per così dire perdono il
posto − occorre anche offrire concrete alternative, se non si vuole che si oppongano alla pacificazione con quel che
resta loro in mano, ossia le armi e gli
esplosivi. In particolare di questi ultimi ne bastano pochi per preparare auto-bomba, quante ne bastano per rendere un
dopoguerra fragile e instabile per anni.
Se si vuole davvero la pace, anche di tutto questo ci si
deve occupare quando ci si riunisce a
discuterne in grandi e confortevoli alberghi sulle rive del lago di Ginevra.
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