"Domani, 21 novembre, nella memoria liturgica della Presentazione di Maria Santissima al Tempio, celebreremo la Giornata pro Orantibus, dedicata al ricordo delle comunità religiose di clausura. È un’occasione opportuna per ringraziare il Signore del dono di tante persone che, nei monasteri e negli eremi, si dedicano a Dio nella preghiera e nel silenzio operoso. Rendiamo grazie al Signore per le testimonianze di vita claustrale e non facciamo mancare a questi nostri fratelli e sorelle il nostro sostegno spirituale e materiale, affinché possano compiere la loro importante missione."
Papa Francesco, 20 novembre 2013
Carissimi fratelli e sorelle,
in questo momento, per invito del Papa, tutti i cuori sono
rivolti verso la Siria e le sofferenze del suo popolo. Vogliamo innanzitutto
ringraziarvi per la preghiera e il sostegno con cui ci avete accompagnato in
questi due anni, scrivendoci direttamente o comunicando con Valserena. La
vostra preghiera è la roccia forte che ha reso stabile la nostra casa.. e ci ha
fatto vivere la comunione dell’Ordine (Cistercense).
Ci scusiamo anche di non aver quasi mai
risposto e non aver dato molte notizie : siamo rimaste per più di un anno senza
internet , e qualche mese senza telefono...
Noi stiamo bene, in tutto
questo tempo il Signore ci ha accompagnate con una Provvidenza indefettibile,
che ci stupisce e ci rende grate; siamo davvero serene, pur nella profonda
tristezza per quanto sta accadendo alla nostra terra e alla nostra gente.
Mai ci è venuto il pensiero di lasciare la Siria, anzi siamo
sempre più convinte che essere qui in questo momento sia per noi una grazia. La
nostra comunità di Valserena, il nostro Padre Immediato, la REM, ci hanno
sostenute nella scelta di non partire, e anche di questo siamo molto grate: si
è creato col nostro villaggio un legame molto forte ( ma non solo, con tutti:
cristiani e musulmani; i bambini che ci salutano quando passiamo col nostro
pulmino, i benzinai lungo le strade, i negozianti di Tartous dove a volte
andiamo per fare rifornimenti, i militari dei posti di blocco che ci chiedono
:” ma allora voi restate ?”..).
E’ un legame forte, una condivisione totale
dell’impotenza, di fronte a questa guerra che niente ha a che vedere con la
libertà dei siriani e che sta passando sopra la testa di tutti ( e purtroppo
sopra la vita di tanti, uccisi in modi atroci..). Non vogliamo commentare qui
la vicenda siriana. Bisognerebbe dire troppo, e oggi chi vuole può trovare
molte informazioni, anche “alternative” alla visione unica che è stata data
acriticamente dall’inizio.
Parlano Patriarchi, parlano vescovi, Imam, uomini di
cultura, ma anche semplici cittadini appartenenti a fedi diverse o a gruppi
politici opposti.. Dall’Italia, in questi giorni, siamo molto sollecitate ad
intervenire sui media, ed evidentemente non ci tiriamo indietro, vista la
situazione grave e la parola del Papa che ci spinge a far di tutto perché si
segua la via della pace.
Desideriamo dirvi qui tre cose. La prima : c’è stata davvero
tanta menzogna, sulla Siria..La seconda : la vera divisione, oggi, in Siria, è
tra chi accetta la via della violenza, della barbarie, e chi invece vuole a
tutti i costi la pace e la convivenza. E questa scelta della pace unisce
cristiani e musulmani, ed anche musulmani di diverse”confessioni” ( sciti, sunniti,
drusi… ). Terza cosa : fate tutto ciò che vi è possibile per incoraggiare le
vie del dialogo e della pace, per quanto difficili possano sembrare.
In questo tempo, pur nella guerra, abbiamo sempre potuto
vivere regolarmente la vita monastica. Incredibilmente, anche nella paralisi
della vita interna del paese, sono cresciuti i segni di vita attorno al nostro
monastero : un nuovo legame con la diocesi Maronita in cui siamo inserite, e il
nuovo vescovo Mons. Elias Sleiman. Quando andiamo a Tartous, il Vescovado
Maronita è per noi una casa; il vescovo ci invita agli incontri diocesani (
abbiamo partecipato ad un incontro per clero e religiose sulla formazione
liturgica, due o tre mesi fa) e soprattutto ci spinge a far conoscere di più la
nostra vita monastica, creando giornate di spiritualità , in particolare per i giovani,
sensibili alla ricerca vocazionale e che desiderano conoscere la nostra vita. E
ci sono sacerdoti e religiosi che stanno sempre più entrando in amicizia con il
monastero.
Ovviamente la costruzione del Monastero vero e proprio, che
sarebbe dovuta iniziare due anni fa, si è fermata con l’inizio dei disordini
gravi. Oltretutto, sarebbe stato impossibile, a causa delle sanzioni,
procurarsi materiale edilizio. Anche ora non si trova nulla, e se si trova è di
scarsa qualità. Abbiamo però potuto mantenere sempre aperto il cantiere, dando
lavoro fisso ad una decina di operai, e ad altri ancora, saltuariamente.
Lavorano con noi sia cristiani che musulmani. Stiamo completando ciò che era
già iniziato, e soprattutto abbiamo lavorato molto sui dieci ettari di terreno
della proprietà: i drenaggi, tutti i muri in pietra del perimetro di
recinzione, l’uliveto, le coltivazioni, i giardini, l’irrigazione a
goccia..Abbiamo anche comprato un trattore e alcuni attrezzi agricoli.
Grazie agli aiuti che sono arrivati a noi o a Valserena
dagli amici e da tante persone sensibili, abbiamo potuto anche dare degli aiuti
in cibo e generi di prima necessità: ad alcuni poveri dei villaggi che ci
circondano, agli amici di Aleppo rimasti in condizioni disperate, e fare
offerte a qualche vescovo siriano per i rifugiati interni al paese, che sono
tantissimi (soprattutto nella vicina città di Tartous).
Di fatto il nostro monastero si trova nell’unica zona della
Siria che, pur essendo toccata fin dagli inizi dai combattimenti, anche
sanguinosi, è rimasta relativamente vivibile e senza grandi distruzioni . Vi è
stata carenza di gas, di gasolio,di elettricità, mancanza di lavoro.. Il costo
della vita è molto alto..Eppure non si è mai arrivati alla fame o a situazioni
limite come purtroppo in tantissime altre province. Siamo sempre potute restare
al Monastero, tranne per tre notti nella primavera del 2012, in cui siamo
dovute scendere per sicurezza al villaggio. I combattimenti hanno infatti
raggiunto anche il nostro terreno. Potevamo però tornare al Monastero di
giorno, e quindi abbiamo potuto sempre celebrare l’Eucaristia nella nostra
chiesa; un dono, per noi.
Il vero pericolo, nella nostra zona, è la pressione
dei gruppi fondamentalisti che premono al confine libanese, vicino a noi, per
entrare e sostenere gli altri gruppi di Al Qaida, di salafiti, ecc che si
trovano non lontano, sempre nella nostra provincia di Homs.
Ma la gente qui è molto solidale, e siamo protette
dall’amicizia di tutti i nostri vicini..oltre che da S. Michele Arcangelo,
presente tra noi in una icona che abbiamo solennemente installato al centro
della casa, proprio di fronte alla piccola statua di S. Giuseppe !! meglio di
così…
Aderiamo con tutto il cuore alla proposta di pace del papa,
e alla preghiera che ci unisce tutti.. Cercano di uccidere la speranza, ma noi
a questo dobbiamo resistere con tutte le nostre forze.
Sentiamo particolarmente significative per noi e per il
nostro essere qui, come comunità monastica, le parole di Isacco il Siro :
“Tu non sei stato stabilito per pronunciare la vendetta
contro le azioni e coloro che le hanno fatte, ma per invocare sul mondo la
misericordia, per vegliare per la salvezza di tutto, e per unirti alla
sofferenza di ogni uomo, dei giusti e dei peccatori.”
le vostre sorelle trappiste in Siria
( cronaca mandata all'Ordine in settembre '13)
La vendetta delle milizie " Qalamoun - Rankous " sul monastero di Saydnaia :
la "conquista" e la distruzione del monastero non porta alcuna vittoria , questo attacco è assolutamente inutile militarmente . La recente costruzione della statua di Cristo , simbolo di Siria , era un simbolo di speranza per tutte le persone pacifiche . Una spina negli occhi delle milizie dei fanatici dell'opposizione siriana , un obiettivo di jihadisti settari, takfiristi e terroristi .
video diffusi dai ribelli sugli attacchi al Monastero dei Cherubini