Suor Maria Rita Mantovani è nata nel 1946 ad Adria (Italia), laureata in medicina è entrata nel monastero cistercense di Valserena nel 1973 e ha emesso la professione solenne nel 1979. Dal 2005 ha fatto parte del gruppo delle fondatrici di Fons Pacis ad Azer in Siria. L'8 maggio 2025, memoriale dei fratelli di Tibhirine, suor Marita ha celebrato la sua vera Pasqua. Aveva 79 anni e da 49 era monaca.
O.C.S.O.
Carissimi, tanti di voi ci stanno scrivendo in questo momento. Ci siete vicini, e per dirvi grazie ci sembra
che la cosa più bella che possiamo fare sia condividere con voi qualcosa di questa Pasqua così
inattesa di Sr Marita, passaggio tanto veloce quanto pieno di significato, colmo di rimpianto e di Grazia,
da questa vita alle braccia del Padre.
Da qualche anno Marita affrontava una forma tumorale; la cura era efficace e per ora la situazione era
sotto controllo. Qualche disturbo minore, ultimamente il cuore dava qualche colpetto irregolare, ma
niente di grave. Da poco aveva fatto una visita cardiologica, e prendeva una medicina molto leggera
per regolarizzare il battito.
Come sempre, sr Marita aveva dato tutta se stessa per la preparazione della Settimana Santa.
Abbiamo sentito ancora la sua voce nel canto delle Lamentazioni, nel Popule Meus cantato in arabo,
nei salmi e canti della Veglia Pasquale, fino all’ultimo “Regina Coeli” polifonico il giorno di Pasqua.
Poi a vespro del giorno della Risurrezione si è sentita molto male, brividi che la scuotevano tanto da
dover lasciare il coro, e farsi aiutare per andare nella sua stanza. Ci ha rassicurato che era lo stress, la
stanchezza di quei giorni. E che aveva solo bisogno di riposo.
Le ho chiesto se volesse fare un controllo al cuore, ma lei era tranquilla e mi ha detto che non era
necessario. Nei giorni seguenti ha preso un tempo di riposo, e si è curata.. Ma non è stato sufficiente; di
fatto, pensiamo che il giorno di Pasqua lei abbia avuto un infarto, o un inizio di infarto, insomma un
episodio molto più grave di quello che appariva. O che lei ha voluto lasciar apparire, sapendo che già
eravamo molto occupate nell’assistenza ad un’altra nostra sorella ammalata. Il 6 maggio, piano piano,
abbiamo fatto un'ultima vista al cantiere del monastero, con sr Mariangela e sr Carinia; Marita era
molto soddisfatta e mi ha dato ancora qualche consiglio sulle arcate..
La mattina dell’8 maggio, prima di lodi, sono passata a vedere come stava. Era riuscita a riposare,
dopo le prime ore insonni, e tutto era nella normalità. Prima della Celebrazione, alle sette e quaranta
circa, è passata da lei sr Mariangela, portandole un po’ di colazione. Le ha detto che stava benino, solo
non si sentiva di scendere per la celebrazione.
Poco dopo, verso le 8,15, durante la Messa, ho sentito tossire sulle scale, sono uscita di corsa e l’ho
trovata seduta sui gradini, che non riusciva a respirare. Mi ha chiesto i suoi farmaci, abbiamo cercato
di stabilizzarla, ma non siamo riuscite. La situazione ci è sembrata subito gravissima, abbiamo
chiamato i nostri operai per aiutarci a metterla in macchina e portarla all’ospedale. Sr Liliana le
sosteneva il capo e un braccio, io la tenevo da davanti, ma a metà percorso l’abbiamo vista spalancare
gli occhi ed emettere un piccolo gemito. Non ha più risposto e siamo certe che sia morta in quel
momento, prima di arrivare in ospedale. I medici hanno comunque cercato di rianimarla, per almeno tre
volte, ma dopo un’ora ci hanno comunicato ufficialmente il suo decesso.
Così, in un attimo. Un’ora, due. Ed era già nelle braccia del Padre.
Il dolore, enorme, lo potete immaginare, e di fatto già ci state dimostrando di viverlo e sentirlo insieme a
noi. Ma vorrei scrivervi di tutta la Grazia, i grandi segni e i piccoli gesti che hanno accompagnato
questa Pasqua.
I due segni più grandi, in assoluto, per noi: l’8 maggio è per il nostro Ordine, e non solo, la festa liturgica
dei martiri di Algeria, fra i quali i nostri sette fratelli monaci di Tibhirine. Loro sono venuti ad
accompagnarla nel grande passaggio, sigillo indelebile sulla sua vocazione tanto amata e sofferta.
Insieme alla Madonna di Pompei, (e anche di nostra Signora di Lujan). E, comunque, è il mese di
Maggio ! In quel giorno, anche l’elezione del Papa, l’inizio di un nuovo cammino per la Chiesa..

Il
secondo segno è come il Signore abbia fatto di sr Marita il chicco di grano di questa fondazione; ne
siamo certe, darà molto frutto. Già le stiamo chiedendo tantissime cose! Nelle fondazioni diciamo che
con il primo monaco o la prima monaca che muore la comunità mette le radici anche nel cielo. Ora, con
lei che riposa in questa terra, siamo divenute veramente stabili in questo luogo. Ora è fondatrice due
volte.. E poi.... Marita che fino all’ultimo ha servito la comunità: la sera precedente, pur essendo molto stanca,
l’ho trovata in farmacia un bel po’ dopo Compieta. Si era alzata, perchè si era ricordata che doveva
preparare le dosi di omeopatia che le sorelle avrebbero dovuto prendere il mattino seguente..Tutte poi
abbiamo trovato la nostra dose pronta...
La mattina, quando l’abbiamo portata letteralmente di peso in ospedale, ci hanno aiutata a sollevarla i
nostri operai: insieme, un ragazzo cristiano, un alauita, un murshidin.. Arrivati all’ospedale, per metterla
sulla barella, ha dato una mano anche un soldato di quelli che noi chiamiamo “i barbuti”, che per un
attimo ha dimenticato il suo fucile e l’ha messo da parte. Più tardi, per riportarla a casa, avevamo
bisogno di una macchina adatta ( qui non c’è disponibilità di ambulanze..).. E l’amico sunnita di
Talkalakh, che vende automobili, ci ha prestato un pulmino nuovo fiammante.. Sapete quanto per Marita
fosse significativo il vangelo di Giovanni (“e ho altre pecore che non sono di questo ovile..”).. Intanto
Charbel, il nostro aiuto al monastero, aveva avvisato il parroco, le campane avevano suonato e la
notizia si è diffusa subito: arrivati al villaggio, come è usanza qui, la gente ci aspettava lungo la strada,
gettando petali di rose. E’ stato davvero commovente..
Sono saliti in moltissimi dietro di noi fino al monastero. Hanno aspettato che noi sorelle potessimo
pregare un po’ accanto a lei, in privato, in uno dei trullini ( una stanza della foresteria.) e che
preparassimo sr Marita con l’abito monastico e la cocolla, e poi ci hanno aiutato a portare la bara nella
processione verso la cappellina.
E’ iniziata la veglia di preghiera, alla quale si sono alternati in tanti, uomini e donne, con raccoglimento
e commozione. Le donne hanno preparato il caffè delle cerimonie, un caffè super ristretto, come si usa
qui, ed hanno pensato ad accogliere chi veniva per una visita, una preghiera. Ci hanno aiutate in tutto..
Qualcuno ha preparato gratuitamente il pranzo per gli ospiti, qualcuno era già andato al mattino a
prendere la bara... insomma, un’esperienza di vicinanza molto bella, di cui siamo molto grate. I nostri
operai, insieme a tanti altri giovani, hanno ripulito tutta la chiesa, ancora in costruzione, da ghiaia,
mattoni, legni, e il chiostro che dalla chiesa porta allo scalone che scende verso il cimitero; hanno
sistemato la strada dei campi, tagliato l’erba, preparato ogni cosa affinchè potessimo celebrare i
funerali nel monastero tanto desiderato.

Sr Marita, il prossimo 7 dicembre, memoria di S. Ambrogio, avrebbe celebrato il suo 50 ° di professione
monastica. Volevamo arrivare a celebrarlo nella chiesa nuova. E in un certo senso è stato così,
secondo la fantasia di Dio che sempre ci aspetta un po’ più avanti. La mattina del nove maggio, ancora gli ultimi preparativi. Sono state portate le sedie, il tavolo per
l’altare, il leggio, il cavo di corrente per l’organo, il cero pasquale, ogni cosa. Noi con loro, preparando
la chiesa per questa prima Messa che è stata una specie di consacrazione. Sono arrivati amici da
Aleppo, fra loro anche il nostro Vescovo latino con un altro sacerdote. E il parroco maronita di Azer, Abuna Abdallah.

Prima di iniziare la Messa, con gli uomini che hanno portato il feretro a spalla ( e fra
loro anche i nostri operai non cristiani ) la processione si è avviata verso la Chiesa, con le campane
che suonavano dal villaggio.
Siamo passati vicino alla fontana della nostra Madonnina, Fonte della Pace, arrivati fino alla scala
principale che sale alla chiesa, e una volta entrati tutto era lì, semplice ma non spoglio..
Ci è sembrato tanto naturale, come preparato da tempo per questo momento...
E poi la Messa, in rito latino ma anche con la doppia benedizione della salma, perchè poi anche Padre
Abdallah ha benedetto secondo il rito Maronita. E il coro degli uccellini, continuo! La chiesa è ancora
aperta, l’edificio è pieno di nidi, e i nidi pieni di piccoli. Alla fine, un ultimo bacio e un segno di croce. La
processione è ripartita, ancora al suono delle campane di Azer. La “via sacra”, questo braccio di
chiostro tanto pensato e amato da sr. Marita, che dall’altare, anzi dall’abside con la sua luce
dell’Oriente conduce dritta dritta verso il tramonto del sole, e quindi verso il cimitero, ci ha portati in un
silenzio pieno di preghiera, attraverso i campi, le montagne del Libano alla sinistra, melograni e
mandorli sulla destra, e il mare all’orizzonte, verso il luogo dove noi tutte speriamo di riposare
attendendo insieme il giorno della Risurrezione.
Anche il rito della sepoltura è stato bello, semplice e commovente. Per la gente che è venuta,
un’esperienza pasquale di serenità e speranza.

Noi ora abbiamo bisogno di tempo, per meditare nel cuore tutto quanto abbiamo vissuto.
Ma sentiamo con forza che sr Marita continua ad essere presente fra noi, pietra viva nella costruzione
di questa comunità.
Suor Marta e la Comunità di Azer