da A.C.S.
10 aprile 2012
«Politica comprensibile. Ma senza alcuna possibilità di riuscita.
Perché – che piaccia o no – in Siria il regime non ha futuro». Il
custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, commenta così ad
Aiuto alla Chiesa che Soffre la decisione di alcuni leader della Chiesa siriana
– non ultimo il patriarca greco-melchita di Antiochia, Gregorio III Laham – di
preservare lo status quo continuando a sostenere Assad.
«Anche se non la chiamiamo così, quella in Siria è una guerra civile
- continua - e i cristiani sono stretti in una morsa tra il governo,
che li ha sempre sostenuti, e l’opposizione». Per i fedeli la paura che il
Paese si trasformi in un nuovo Iraq è forte e del tutto comprensibile. Ma il
francescano spiega che la mentalità siriana è diversa da quella irachena:
«frutto di una maggiore varietà etnica e religiosa». Intanto i
cristiani hanno lasciato Homs. Ed è questa l’unica certezza per il ministro
provinciale dei Frati minori, dal momento che «è praticamente impossibile
ricevere notizie affidabili e oggettive dal Paese arabo».
Padre Pizzaballa è contrario a un possibile intervento esterno e ritiene
che la collocazione della Siria nel cuore del Medio Oriente renda improbabile
un’eventuale azione militare internazionale. «Non è come in Libia. Stavolta
l’intervento avrebbe conseguenze sull’intera regione mediorientale». I
Paesi occidentali devono scendere in campo, ma con la sola pressione politica e
diplomatica. Altrimenti, «abbiamo visto cosa è successo in Iraq e in
Afghanistan».
“Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), Fondazione di diritto pontificio
fondata nel 1947 da padre Werenfried van Straaten, si contraddistingue come
l’unica organizzazione che realizza progetti per sostenere la pastorale della
Chiesa laddove essa è perseguitata o priva di mezzi per adempiere la sua
missione. Nel 2010 ha raccolto oltre 65 milioni di dollari nei 17 Paesi dove è
presente con Sedi Nazionali e ha realizzato oltre 5.500 progetti in 153
nazioni.
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