" solamente il mare ha avuto pietà dei siriani" |
Ci racconta Yousef, un cristiano arrestato in Turchia, come è iniziata la sua fuga dalla guerra in Siria, come è stata affondata la barca che portava 150 persone, il 15 di settembre 2015, e come sono finiti tutti in un campo di detenzione in Turchia vivendo in condizioni pessime.
Con lui ci sono 65 cristiani tra cui bambini e donne, con loro stanno pure gli integralisti
Ascoltiamo la sua storia
inviata attraverso Whatsapp:
" Studiavo alla
facoltà di ingegneria meccanica a Damasco, ma sono andato fuori dal
paese perchè la situazione si era fatta molto pericolosa.
Prima sono
andato in Libano, e da li sono andato nei Paesi del Golfo,
spostandomi in continuazione perchè nessuno di essi mi ha voluto
dare un permesso di soggiorno. Dopo di che sono partito per la
Turchia e sono rimasto circa 6 mesi, ma non sono riuscito a trovare
un lavoro. Così sono rientrato in Libano dove sono rimasto 2 anni,
lavorando in una casa farmaceutica, ma ultimamente la situazione in
Libano e' diventata pessima per i siriani, quindi sono ritornato di
nuovo in Turchia con i miei cugini. Siamo atterrati ad Adana e dopo
ci siamo diretti verso Bodrum, abbiamo tentato di scappare verso
l'Europa col gommone ma non siamo riusciti. E nel secondo tentativo
il motore si e' spento mentre eravamo a poca distanza dalle acque
greche, nel terzo tentativo il gommone ha perso l'equilibro. Allora
abbiamo deciso di partire con lo yacht perchè è più sicuro.
Eravamo un gruppo di 7 persone (io , i cugini più un amico con la sua
famiglia e sua sorella).
Eravamo in un albergo
dove c'erano pure altri siriani (circa 300), tra di loro c'erano
circa 50 cristiani, poi si sono aggregate altre due famiglie. Così
eravamo in totale circa 75 cristiani.
Ci hanno divisi in gruppi (ogni
gruppo di 30 o 40 persone) ed ogni gruppo l'hanno fatto salire dentro
un camion chiuso, che viene utilizzato per il trasporto della carne.
Siamo rimasti dentro il camion per circa un' ora e mezzo, in quel
tragitto pensavamo di morire dentro. Con il GPS seguivo tutto il
tragitto, alla fine siamo arrivati a Sorba. Da li e' iniziata la
durissima camminata per due ore e mezzo tra le rocce e le spine fino
ad arrivare al mare. Eravamo distrutti dalla stanchezza, alcuni di
quelli che erano con noi hanno provato a tornare indietro, ma i
camion erano già andati, ormai eravamo nelle mani dei trafficanti
turchi che ci hanno trattato malissimo, ma non potevamo fare niente.
Siamo arrivati ad una scogliera d circa 200 m2, e lì abbiamo
aspettato 3 ore. Alla fine e' arrivato lo Yacht che era un po'
malandato. Siamo saliti tutti, le famiglie erano messe nel piano
sotto mentre i giovani nel piano sopra. Quando e' arrivato lo Yacht
l'autista turco e' andato via ed e' salito uno siriano di Lattakia
che era uno di noi e voleva come noi scappare in Europa.
Abbiamo
fatto un' ora di navigazione ed andava tutto bene, finchè abbiamo
visto una barca della guardia costiera turca. La guardia ha puntato
una luce contro di noi ed ha iniziato a girare intorno al nostro
Yacht. Non abbiamo voluto fermare, ma la barca della guardia ha
iniziato a girare velocemente intorno al nostro Yacht causando delle
onde forti. La gente ha iniziato a sentire il panico perchè la barca
cominciava a perdere l'equilibrio. Abbiamo fatto vedere alla guardia
turca che non avevamo niente di pericoloso, e che abbiamo con noi dei
bambini. Abbiamo chiesto all'autista di fermare. Ma la guardia ha
iniziato a sparare, non sappiamo se hanno sparato contro di noi o in
aria, perchè al momento della sparatoria ci siamo buttati in terra.
Quelli che erano sotto hanno sentito un grande rumore che usciva dal
motore della Yacht, non sappiamo se era il motore colpito dalla
guardia o se e' stato un guasto. Le guardie hanno continuato a girare
intorno a noi ed avevano nelle loro mani delle telecamere per filmare
tutta la scena. Alcuni di noi parlavano il turco ed hanno detto loro
che abbiamo dei bambini ma nessuno ci dava retta. Alla fine si sono
fermati ma nel frattempo l'acqua ha cominciato a salire dentro la
barca, in poco tempo ci siamo trovati nell'acqua. Alcuni bambini,
donne e uomini sono stati salvati grazie ad una piccola barca era
dentro lo Yacht. Alcuni avevano un salvavita, alcuni si sono buttati
nell'acqua senza niente, ma alcuni di quelli che erano rimasti nel
piano sotto sono morti. Sono morte circa 30 persone tra di loro
c'erano 13 bambini. Una famiglia intera è finita nella bocca del
mare.
La situazione era drammatica, nel frattempo sono arrivati altri
Turchi a guardare la scena avendo delle telecamere, e mentre
cercavamo di avvicinarci loro si allontanavano. Dopo di che si sono
avvicinati ed hanno cominciato a tirarci su filmando tutto anche da
un elicottero. Ci hanno lasciti sotto il sole per 2 o 3 ore. Dopo
un'ora di navigazione siamo arrivati al centro di polizia di Bodrum
dove ci hanno lasciati per 4 ore. Dopo ci hanno divisi in 3 o 4
gruppi. Siamo finiti in un centro di polizia dove ci hanno lasciato
li per 20 ore all'aperto, senza una coperta dandoci poco da mangiare
e non bastava per tutti, anzi, alcuni del nostro gruppo non hanno
avuto niente da mangiare. Ci hanno dato un po' di acqua dopo che
abbiamo perso la pazienza. Eravamo sotto un forte controllo fino
all'ora di dormire.
Al secondo giorno sono arrivati dei bus, e ci
hanno detto che ci portano a Mugla (dista 60 km), ma siccome qualcuno
di noi capisce il turco, abbiamo saputo che ci volevano portare ad un
campo di profughi, allora abbiamo protestato ed abbiamo creato un
muro di donne e bambini e noi uomini ci siamo messi dietro, sperando
che non ci caricassero, ma la polizia ha iniziato a colpirci e ci hanno
messi nei bus per forza. Con noi solo saliti dei poliziotti armati
vestiti in borghese, molto probabile che erano dei servizi segreti
turchi. I bus hanno viaggiato per circa 20 ore senza che nessuno ci
dicesse dove ci portano. Ci siamo fermati una volta sola per mangiare
e bere, abbiamo chiesto a loro "dove ci portate?” ma nessuno
ci rispondeva.
Alla fine siamo arrivati
in un campo che si chiama Uthmanya nella regione di Doschi. Quando
siamo entrati dentro abbiamo capito che ci hanno portato dentro un
campo di detenzione e non un campo di profughi. Un campo dove c'è
una sorveglianza forte, torri, telecamere, filo spinato. Ci hanno
messo dentro delle carovane (non erano male) ma non ci proteggeva dal
caldo durante la giornata o dal freddo della notte (eravamo in una
zona di montagna). Il cibo non era nè di buona qualita' e nè di
quantita', il pasto e' Burgul o riso sia al pranzo che alla cena.
La grande sorpresa è che
ci hanno messi in una prigione con gli estremisti islamici, abbiamo
visto alcuni di loro feriti per le battaglie in Siria. Ci sono pure
dei mendicanti, la nostra accusa era quella di mendicanza, ma senza
darci nessun tipo di spiegazione, noi dobbiamo solamente obbedire.
Quando siamo arrivati nel
campo di detenzione abbiamo saputo che un giovane è morto perchè ha
rifiutato di mangiare (protestando), questo giovane siriano e' morto
dopo tre giorni della sua protesta ed i suoi amici lo hanno portato
fuori dalla camera .
Ieri e' arrivato un
gruppo dal UN che ha fatto delle interviste. Non ci hanno promesso
niente, ma ci hanno detto che faranno un verbale e lo portano alla UN. "
Video: Siria, il patriarca di Antiochia:
"La Russia fa bene a intervenire"
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