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lunedì 21 aprile 2025

Card.Pizzaballa: un Amore che vince anche la morte

Messaggio di Pasqua 2025 di Sua Beatitudine il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme. Sottotitoli disponibili in italiano

Di seguito il testo dell'Omelia della Veglia Pasquale  pronunciata da Sua Beatitudine il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme,   il 19 aprile 2025:

Cari fratelli e sorelle,

Che il Signore vi dia pace!

Anche noi oggi facciamo come le donne che vanno la mattina presto a ungere il corpo di Gesù. Vedono che la pietra è stata tolta dal sepolcro e che il sepolcro è vuoto, e si chiedono il significato di ciò che è accaduto. (Luca 24:4) Anche noi ci chiediamo il significato di ciò che è accaduto. 

Ci chiediamo quale sia il significato di quanto accaduto qui duemila anni fa: che cosa significa per noi la risurrezione di Gesù, che cosa riporta nella nostra esistenza, soprattutto in questo tempo in cui tutto sembra parlare del contrario, di morte e di oscurità.  

Le letture di questa Veglia ci vengono in aiuto e ci illuminano: dobbiamo cercarle nelle pagine della Scrittura, proprio come gli angeli invitano a fare le donne  («Ricordatevi come vi disse quando era ancora in Galilea») (Lc 24,6). Le invitano a ricordare le parole di Gesù, a ricordare la Parola. Ed è esattamente ciò che questa Veglia ci invita a fare. Ci invita a fare memoria della Parola, a ricordare la lunga storia di redenzione che ci conduce a questa sera.  

Abbiamo ascoltato la storia di una lunga promessa di vita, la promessa di un Dio che crea il mondo con lo scopo specifico di stringere un'alleanza con l'umanità. Siamo partiti dalla creazione e poi abbiamo ripercorso l'intera storia dell'umanità chiamata ad accettare il dono dell'alleanza con Dio e ad assumersi la responsabilità del dono ricevuto.  

È una storia di elezioni e cadute che ricomincia sempre da capo e ha questa caratteristica: quando sembra finita, finita, senza via d’uscita per la durezza del cuore dell’uomo, ricomincia. Dio interviene e dona qualcosa di nuovo: dona la vita, dona la libertà, dona la Legge, ristabilisce ogni volta una relazione compromessa. Rimette in cammino le persone, dona loro forza e speranza, dona loro la certezza che Lui cammina con noi, in mezzo a noi (cfr Es 13,21).  

Questa storia inizia, come abbiamo già detto, con l'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio per risplendere nella propria gloria. Egli è visto come una creatura con suprema dignità e infinita libertà.  «Lo hai fatto poco meno di un dio, di gloria e di onore lo hai coronato»  (Sal 8,6). Ma questo non bastava. Invece di risplendere nella gloria che Dio gli ha dato, invece di permanere nell'obbedienza filiale a Dio, fonte della vera libertà, l'uomo ha scelto di seguire gli inganni del Divisore, e ha sperimentato la morte, l'assenza di Dio. Invece di Dio, ha scelto se stesso e si è chiuso in piccoli orizzonti. Con il peccato, con il rifiuto dell'uomo di vivere da figlio, si è perduto.  

Le letture della Veglia ci conducono a questa soglia, a questo momento drammatico: abbiamo perso la nostra somiglianza con Dio, ma solo Lui può donarci un cuore nuovo, capace di vivere secondo il progetto di vita buona che è stato posto nelle nostre mani. Così, l'ultima lettura dell'Antico Testamento, quella del profeta Ezechiele (Ez 36,26-28), racconta la decisione di Dio di trasformare l'uomo dalle fondamenta, di guarire il suo cuore, di fare qualcosa di nuovo che l'uomo da solo non potrà mai fare. Per restituire all'uomo la somiglianza con Lui, Dio deve donargli un cuore nuovo: la purificazione esteriore non basta, non basta perdonare il peccato, perché se il cuore non cambia, l'uomo continuerà ad allontanarsi e a perdere sempre di nuovo la sua somiglianza con il Padre.  

Gesù, la Parola con cui Dio ha creato il mondo e l'uomo, è il medico delle anime, Colui che può restaurare l'immagine originaria che l'uomo ha offuscato, Colui che può donarci un cuore nuovo.  

Eppure, persino la morte di Gesù potrebbe inizialmente indurci a credere che questa promessa di restaurare la nostra immagine a immagine di Dio abbia subito una battuta d'arresto definitiva a un certo punto della storia: Gesù, il compimento della promessa, l'Amen del Padre, fu ucciso e deposto in una tomba. Ciò che accadde fu che Gesù, che era venuto a rivelare di nuovo l'amore gratuito del Padre all'umanità, che era venuto per aiutare e guarire tutti (cfr At 10,38), incontrò incomprensione e rifiuto da parte dei suoi. Fu tradito, rinnegato, venduto, consegnato, deriso, torturato, crocifisso e ucciso. In termini umani, la sua vita si concluse nel peggiore di tutti i fallimenti.  

Ma crediamo che la mattina di Pasqua sia giunta una grande notizia. Le donne vanno al sepolcro in cerca di Gesù nel regno della morte, nel luogo della diversità, della distanza da Dio. Ma questo luogo di morte è deserto. Al posto del corpo di Gesù ci sono due uomini rivestiti di luce, che proclamano che Gesù è vivo (Luca 24:5), che l'uomo nuovo è nato.   

Gesù è colui che si è consegnato, che si è lasciato uccidere, che non si è difeso, che non ha ceduto nemmeno per un istante a una logica di violenza. E non lo ha fatto per debolezza, ma per fiducia. Ha affidato la sua vita al Padre, e ha creduto fino alla fine che il Padre l'avrebbe preservata. In questo Figlio, rimasto ancorato alla promessa fino alla fine, che ha amato fino alla fine, il Padre ha riconosciuto i tratti del suo stesso volto, uomo ricreato a sua immagine e somiglianza. 

Questo è l'annuncio che sento di dover ripetere ancora una volta, prima a me stesso e poi a tutti noi e alla nostra Chiesa. 

 

Tutto qui oggi sembra parlare di morte e fallimento, come quello di Gesù. Forse anche noi siamo come le donne del Vangelo, piene di paure e con il volto chino a terra (Lc 24,5) e quindi incapaci di vedere oltre, prese da tanto dolore e violenza. Ci perdiamo in tante analisi, valutazioni e proiezioni della situazione drammatica che stiamo vivendo. E continuiamo a fondare la nostra speranza sulle decisioni della politica, della società e persino della vita religiosa, che confermano ogni volta la loro vacuità. Insomma, ci imprigioniamo nei piccoli orizzonti del sempre, incapaci di generare vita, di creare bellezza, perché la paura non può mai generare vita, non ha luce e non può creare nulla di bello.  «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui!» (Lc 24,5). Finché saremo intrappolati nelle nostre paure, saremo come le donne del Vangelo e cercheremo Gesù dove non è, cioè nelle nostre tombe.  

Chiediamo allora a Gesù di rientrare nei nostri sepolcri e di condurci alla luce, di restituirci la vita di cui abbiamo sete, di donarci un cuore nuovo, capace di fidarsi e di donare.  

Ricordiamo ciò che il Signore ha fatto per noi e concentriamo lo sguardo su quanto Egli sia ancora all'opera attraverso le tante persone risorte di questo tempo, che anche in questi tempi bui sono ancora capaci di donare e di affidarsi, che brillano di luce e così restaurano giorno dopo giorno l'immagine di Dio nell'uomo. Chiediamo che i nostri cuori vibrino di nuovo di vita, di fiducia, di dono, di amore.  

Questo è il significato della risurrezione di Gesù per noi, questo è il significato della Pasqua, in ogni epoca, fino ad oggi, e questo è ciò che celebriamo oggi: la fedeltà dell'amore di Dio, un amore che vince anche la morte e ci restituisce la dignità di figli di Dio, liberi e amati per sempre.  

Buona Pasqua!

https://en.abouna.org/content/paschal-vigil-homily

giovedì 17 aprile 2025

Lettera da Aleppo n. 50


di Nabil Antaki - traduzione fr. Giorgio Banaudi 

Aleppo, 14 aprile 2025

TRANSIZIONI

Cari amici,

Molti di voi ci hanno chiesto una nuova lettera per avere nostre notizie. Vi ringraziamo per la vostra preoccupazione. Il fatto è che aspettavamo di vederci più chiaro prima di scrivervi.

Dalla nostra ultima lettera n. 49 del 1° ottobre 2024, stiamo vivendo una doppia transizione. La prima, che riguarda la Siria, complicata, pericolosa e preoccupante per il futuro, e l'altra, per noi Maristi Blu, più morbida e meno complessa.

Come sapete, la Siria sta attraversando un periodo di transizione durante il quale si deciderà il suo futuro e quello dei siriani. Infatti, l'8 dicembre 2024, 17 gruppi di ribelli armati islamici sotto la guida di HTC (Hayaat Tahrir al Sham, un gruppo islamista precedentemente noto come Al Nusra) sono riusciti a rovesciare il regime e prendere il potere; hanno conseguito in 13 giorni quello che non si era riuscito a fare in 13 anni!

All'inizio c’è stato un grande sollievo per la popolazione con l'annullamento del servizio militare obbligatorio che poteva durare fino a 9 anni, il rilascio dei prigionieri, l'abolizione dei vari servizi di intelligence e della 4ª brigata la cui funzione principale era quella di estorcere denaro ai cittadini. La libertà di parola, che era stata limitata per 63 anni, è stata ripristinata e i siriani si sono sfogati in pubblico e sui social network dopo un silenzio di oltre 60 anni.

Ne seguì un immenso disordine: l'abolizione della costituzione, lo scioglimento del parlamento, dell'esercito e della polizia, il licenziamento di oltre 300.000 dipendenti pubblici, la cessazione dei servizi amministrativi per più di tre mesi.

Il leader dell'HTC, Ahmad Al Sharaa, è stato nominato presidente ad interim della Repubblica dai rappresentanti dei gruppi armati; ha proclamato un periodo di transizione di 5 anni e ha annunciato una tabella di marcia che prevede:

  • Una conferenza nazionale dei rappresentanti di tutte le componenti della Siria: questa si è svolta con 600 persone, è durata solo un giorno e ha emesso un comunicato con belle risoluzioni preparate in anticipo.

  • La proclamazione di una dichiarazione costituzionale che fungerebbe da costituzione provvisoria per il periodo di transizione. È stato deciso un regime presidenziale; il presidente, che deve essere musulmano, ha tutti i poteri, anche quello di nominare i membri del futuro organo legislativo; La giurisprudenza musulmana (Fikh) è la principale fonte delle leggi.

  • È stato nominato un governo di transizione di 23 ministri; comprende un rappresentante di ciascuno dei 4 gruppi etnico-religiosi minoritari: alawiti, cristiani, drusi e curdi e solo una donna, una cristiana. I 4 ministeri sovrani sono rimasti nelle mani dei parenti del presidente, membri dell’HTC.

  • L'imminente nomina di un organo legislativo che legifererà durante la transizione e di un comitato per la stesura di una nuova costituzione e infine le elezioni legislative e presidenziali che saranno organizzate entro 5 anni.

Se, sul piano politico, le cose sono ormai chiare, anche se preoccupanti, lo stesso non vale sul piano militare. Il nuovo regime controlla solo una parte della Siria; il nord-ovest è sotto il controllo dei turchi, le 2 province meridionali, Daraa e Sweida sono sotto il controllo delle milizie locali e di Israele che ha approfittato della situazione per bombardare e distruggere aeroporti militari e depositi di armi dell'esercito siriano oltre ad occupare parte del territorio di confine. Nei giorni scorsi è stato raggiunto un accordo con le Forze democratiche siriane (curde) che controllano la parte nord-orientale della Siria sostenute dagli americani, e con la comunità drusa che controlla Sweida.

L'economia, già moribonda dopo anni di guerra, è ora in agonia. Viviamo in una crisi insopportabile: più di un milione di persone in più sono disoccupate e senza stipendio da 4 mesi (tutti gli elementi dell'esercito e della polizia che sono stati sciolti, 300.000 dipendenti pubblici, sono stati licenziati); c’è stato un aumento del prezzo del pane, dei trasporti e di altri prodotti essenziali; Nessun miglioramento, per il momento, nelle utenze come l'elettricità che viene fornita solo 2-4 ore al giorno. Il sostegno dei paesi occidentali e arabi al nuovo regime e le promesse di aiuto non sono ancora entrati in vigore.

La criminalità e i furti sono aumentati a causa della povertà e dell'assenza della polizia. Ogni giorno si verificano abusi, uccisioni e violenze contro membri di determinate comunità o persone sospettate di essere legate al precedente regime.

Il rastrellamento della regione costiera alla ricerca dei "residui" del vecchio regime, all'inizio di marzo, si è trasformato in una strage contro gli alawiti e anche contro i cristiani: esecuzioni sommarie; tra le 1.600 e le 6.000 persone uccise; Questi atti sono stati descritti come individuali dalle nuove autorità, ma il loro numero e la loro ripetizione ci hanno portato a credere che, per lo meno, non controllassero le loro truppe. Il sistema di giustizia di transizione per i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità, così spesso annunciato dalle nuove autorità, non è ancora entrato in vigore; dovrebbe giudicare, secondo i funzionari, solo i crimini commessi dal precedente regime; Eppure dovrebbe giudicare tutti i crimini commessi da entrambe le parti.

Le autorità, anche se islamiste, stanno utilizzando un linguaggio molto moderato e benevolo e non hanno preso alcuna misura discriminatoria contro i diversi gruppi etnici e religiosi. Le parole "libertà", "sovranità" e "uguaglianza" compaiono spesso nelle loro dichiarazioni, ma non compaiono mai "democrazia" o "Stato laico".

Tuttavia, il comportamento delle loro truppe sul terreno è molto preoccupante, dato il loro desiderio di islamizzare il paese: viene usata spesso la parola "kafir" (infedele) per riferirsi ai non musulmani e anche ai non sunniti, c’è un forte incoraggiamento a indossare il velo e a separare uomini e donne nei luoghi pubblici, ecc.

Quale sarà il futuro della Siria? Con le attuali autorità, sarà sicuramente uno Stato islamista. Speriamo, tuttavia, che si tratti di un islamismo moderato di stampo turco e non di un islamismo estremista di stampo afghano.

Il nostro sogno di una democrazia con la separazione dei tre poteri, di uno stato di diritto e di un regime laico aconfessionale sta svanendo. Temiamo il passaggio da un'autocrazia oligarchica ad una autocrazia islamica. I cristiani sono molto preoccupati per il loro futuro; L'emigrazione è il loro desiderio principale, come in passato, ma per motivi diversi.


La seconda transizione è meno difficile e più serena. Come abbiamo annunciato nella nostra lettera da Aleppo n. 49, abbiamo nominato un nuovo gruppo dirigente dei Maristi Blu. Dopo aver fondato e guidato i Maristi Blu per 12 anni, Leyla, fr. George ed io abbiamo deciso di passare il testimone a un team più giovane in grado di garantire la sostenibilità del nostro gruppo. La transizione sta procedendo normalmente, a volte con qualche tensione, ma più spesso serenamente.

Dopo una pausa di 2 settimane a dicembre a seguito degli eventi, abbiamo ripreso le nostre attività. La nostra presenza, i nostri progetti e i nostri programmi sono ora più che mai necessari.

Stiamo continuando i nostri progetti di sostegno per aiutare le persone a sopravvivere; per citarne solo alcuni: distribuire mensilmente cesti alimentari a 1100 famiglie, ospitare circa 150 famiglie, aiutare più di 200 persone ogni mese per le loro cure mediche, nutrire 260 anziani di età superiore agli 80 anni che vivono da soli (progetto "Pane condiviso"), assicurare una razione mensile di latte a 2000 bambini sotto i 9 anni (progetto " Goccia di latte").

I nostri programmi educativi rendono felici i beneficiari: "Voglio Imparare" per 120 bambini dai 3 ai 6 anni, "Semi" per il supporto psico-sociale di 600 bambini e ragazzi, "MIT" per gli adulti, "Taglio e cucito" per un gruppo di 40 donne, che si rinnova ogni 4 mesi, "Aiuto scolastico" per più di 200 studenti.

Per quanto riguarda i nostri progetti di sviluppo, continuano nonostante le difficoltà della situazione. "Heartmade" realizza bellissimi arazzi con tessuti di recupero. Il programma "Micro-Progetti" insegna agli adulti come avere successo in un micro-progetto e finanzia i progetti migliori. Quaranta apprendisti stanno imparando un mestiere insieme ad un professionista per 2 anni nell'ambito del programma "Formazione professionale". Vogliamo che i giovani imparino a pescare piuttosto che dar loro il pesce quotidiano. La lista d'attesa dei candidati per il progetto "Women's Development" è molto lunga e dimostra l'entusiasmo delle donne della nostra regione nel cogliere tutte le opportunità per crescere.


La Fondazione tedesca Stephanus per i cristiani perseguitati e in pericolo ha assegnato il suo premio annuale 2025 ai Maristi Blu, onorando i suoi tre fondatori. Il premio mi è stato consegnato nel corso di una cerimonia tenutasi a margine della convention annuale della società internazionale per i diritti umani tenutasi a Bonn sabato 29 marzo, alla quale ho partecipato fornendo una panoramica dell'attuale situazione in Siria. Quando ho ricevuto il premio, ho detto:

"Stasera, non riceverò questo premio per me stesso. Lo ricevo a nome dei tre fondatori dei Maristi Blu, mia moglie Leyla, Fratel George e il sottoscritto, come pure a nome di tutti coloro che hanno lavorato instancabilmente al nostro fianco. Questo riconoscimento va ai tanti volontari, collaboratori e beneficiari che sono diventati una famiglia, unita dalla fede, dalla speranza e da un impegno costante al servizio di chi è nel bisogno. Accettando questo premio, lo faccio con un rinnovato impegno. Questo riconoscimento rafforza la nostra determinazione a continuare il nostro lavoro e a contribuire a preservare la presenza cristiana in Siria, non solo come memoria storica, ma anche come fede viva che continua a irradiarsi".

Sebbene il popolo siriano sia campione di resilienza, 14 anni di guerra, sanzioni, privazioni, crisi economica, povertà, scarsità e terremoti hanno eroso il suo ottimismo. I siriani sono disperati e per molti la speranza è morta e sepolta. In mezzo a tanta sofferenza, noi Maristi Blu forniamo cibo, istruzione, assistenza medica, lavoro, ecc., non solo per soddisfare i bisogni immediati, ma anche per ridare dignità e speranza.

Nonostante l'incertezza sul futuro e la preoccupazione per il domani, crediamo che dobbiamo continuare a lottare per un futuro migliore e resistere alla disperazione, al pessimismo e all'angoscia.

Tra poco celebreremo la Pasqua, la festa della risurrezione, la festa della Speranza. Possa infondere in ciascuno di noi quella fede in più che ci permette di sperare.

Buona Pasqua

Aleppo, 14 aprile 2025

Per i Maristi Blu - Nabil Antaki


A TUTTI GLI AMICI DI ORAPROSIRIA AUGURIAMO OGNI BENE 
DALLA PARTECIPAZIONE AL SANTO TRIDUO PASQUALE BENEDETTO 
ALLA LETIZIA DELLA SANTA PASQUA CON IL NOSTRO SIGNORE RISORTO VITTORIOSO SU OGNI MORTE

venerdì 11 aprile 2025

Le Monache Trappiste celebrano 20 anni di presenza in Siria

 

di M.Marta Fagnani

Azer , 10 aprile 2025

Carissimi,

come vi abbiamo già accennato, il 14 marzo 2025 abbiamo compiuto 20 anni dal nostro arrivo in Siria. Vent’anni ricchi di molte cose: di sfide, di grazie, di dolore e di speranza, di distruzione e di bellezza. Come ha detto scherzando una di noi, vent’anni in Siria - di questi tempi - sono come centocinquanta in Italia o in Francia.

Festeggiamo dunque il nostro 150°! 

Abbiamo potuto sentire la mano di Dio che ci ha accompagnato, anzi che ci ha preceduto e ci ha guidato passo dopo passo. E insieme alla presenza di Dio, la vostra preghiera ed amicizia. Allora semplicemente, in cammino verso la Pasqua, condividiamo con voi un po’ di “storia” e qualche foto dall’album dei ricordi.



 






Nel 2004 iniziava la preparazione della Fondazione a Valserena, con un primo viaggio insieme a Md Monica per “esplorare il terreno” e poi decidere e votare la fondazione, ed un secondo viaggio in novembre per cercare una prima sistemazione ad Aleppo.

Il 14 marzo 2005 siamo partite definitivamente in quattro (Sr Marita, sr Mariangela, Sr Adriana, Sr Marta Luisa) per stabilirci nel quartiere di Midan, accolte dal Vicario Apostolico Latino di allora, Mons. Giuseppe Nazzaro. Ad Aleppo siamo rimaste cinque anni e mezzo, conoscendo un po’ la realtà delle chiese e delle genti di Siria, muovendo i primi passi nel mondo arabo e cercando nel frattempo il terreno adatto. Quanti ricordi!
E un grande grazie a tutti coloro che ci hanno accolto ed aiutato, in particolare alle Suore Dorotee, mamme, sorelle ed amiche.
Dal 2006 abbiamo cercato, trovato e comprato il terreno ad Azer, e celebrato nel 2008 il primo atto ufficiale sul luogo dell’installazione, cioè l’impianto della Croce di Fondazione. Sono cominciate anche le prime costruzioni, e i nostri viaggi frequenti sul terreno; le “giornate monastiche”, due giorni di commiato dagli amici di Aleppo culminate nella visita al terreno, con la prima Messa in cappellina, celebrata da Dom Giacomo, e la benedizione della pietra di fondazione.

Fino al trasferimento definitivo nel settembre 2010. Il 14 Settembre, festa dell’Esaltazione della Croce, diventa così la data di inizio della Vita Regolare ad Azer. Pochi mesi dopo, nel marzo 2011, comincerà anche la guerra vera e propria in Siria.
E ci passeremo nel mezzo. Nel frattempo altre sorelle hanno condiviso con noi la
vita di Fons Pacis, chi per qualche mese, chi per più anni! Sr Paola Maria, sr Geertrui, Sr Francesca, Md Virginia, Sr Annunciata, Sr Letizia, sr Veronica. 
Sr Adelaide, angolana, è ormai con noi da più di dieci anni, fondatrice a tutti gli effetti. E in questo momento a Fons Pacis fanno parte della comunità due monache dell’Ecuador, sr Carinia e sr Mikaela, ed anche sr Liliana che invece è Argentina.

Non dimentichiamo le comunità di Blauvac (Francia) e Matutum (Filippine), che ci seguono da vicino, e altre comunità dell’Ordine che ci aiutano materialmente e spiritualmente.

Compresi i fratelli martiri di Tibhirine, che con la loro canonizzazione ci seguono
direttamente dal cielo ! “Due cappellani e mezzo”, P, Jean-Claude, P. Godefroy, e P. Massimo.. E le persone che si sono affacciate per conoscere e qualcuna anche iniziare il  cammino monastico con noi.. Insomma, tanti tanti amici. E sostenitori. Cioè, VOI.
Como, Lecco, Milano, Bergamo, Brescia, Varese, Napoli, Roma, Torino, Toscana...e da fuori Italia. Svizzera, Francia, Libano, ed altri paesi ancora.

Con Alberto & C l’avventura del progetto, del disegnare ciò che Dio sembra voler
realizzare qui... e portarlo avanti, con Charbel e i nostri bravi operai, fino alla presentazione al MEETING di Rimini, e dopo. Insomma, GRAZIE A DIO e proprio a tutti, la continuazione di questa storia la stiamo scrivendo insieme.
Ad Multos Annos...Insh’Allah! 
Portando insieme nel cuore anche l’intercessione e il desiderio di bene per questa nostra povera e sofferente Siria, e le sue genti, sperando contro ogni speranza.



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Beata Maria Fons Pacis


Azer | Talkalakh, Homs
SYRIA
 

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giovedì 3 aprile 2025

In Siria la Notte dei Cristalli contro gli alauiti continua


Ahmad al-Chareh, ex numero due di Daesh e attuale presidente autoproclamato della Siria, il 9 marzo ha dichiarato: «Dobbiamo salvaguardare l’unità nazionale e la pace civile, per quanto possibile, e, se Dio vuole, saremo così in grado di vivere insieme, per quanto possibile, in questo Paese».

Il nuovo regime moltiplica le umiliazioni degli alauiti (nusairi). Vengono cacciati dai posti di lavoro senza essere pagati. Gli jihadisti li arrestano per strada e li costringono a ragliare come asini o ad abbaiare come cani prima di picchiarli in pubblico. In tre giorni tra mille e tremila alauiti sono stati uccisi in pogrom, prima sulla costa mediterranea poi in tutto il Paese.
Migliaia di alauiti si sono rifugiati nelle basi militari russe di Tartus e di Hmeimin, ove sono stati accolti. Poiché tutti gli jihadisti sono ora concentrati sulla costa e a Damasco, il resto della Siria è sguarnito. L’esercito turco ne sta approfittando per attaccare le città del nord.

– I gruppi takfiristi (cioè coloro che vanno a caccia di eretici per ucciderli), espulsi da Idlib durante la guerra contro la Repubblica araba siriana, sono tornati nella “Siria utile”: sono riusciti a superare senza problemi gli sbarramenti delle forze del nuovo governo e ad arrivare alla costa per massacrarvi gli “eretici”.

Quando il presidente Bashar al-Assad è caduto, la popolazione siriana ha consegnato le armi e ora si trova indifesa, in quanto l’esercito e le forze dell’ordine attuali sono composte da ex jihadisti, in genere turcofoni, spesso ceceni, uzbeki e tagiki, inquadrati da ufficiali turchi.
Storicamente, ai massacri degli alauiti hanno sempre fatto seguito massacri di cristiani.

– La comunità alauita è nata nel IX secolo attorno alla figura di Muhammad Ibn Nussair al Namiri.
Gli alauiti considerano Dio il genero di Maometto, Ali Ibn Abi Talib, e Gesù e Maometto suoi profeti. Tuttavia, secondo René Dussaud, già curatore del Dipartimento di Antichità Orientali del museo del Louvre, nonché segretario privato di Anatole France, questa comunità non è sorta dal nulla: si sarebbe formata in tempi antichi e si sarebbe convertita prima al cristianesimo poi all’islam, senza tuttavia abbandonare aspetti della fede precedente, come la credenza nella reincarnazione. Ricercatori israeliani hanno esplorato e sviluppato questa teoria francese.

Gli alauiti non praticano il culto in pubblico; hanno tre libri di riferimento: il loro Fatihat al-Kitab (catechismo), i Vangeli (non la Bibbia) e il Corano; credono che solo i principi enunciati in ognuno di questi tre libri possano essere considerati rivelazioni.
Per secoli sono stati schiavizzati, fino a quando l’ayatollah Khomeini li ha riconosciuti mussulmani e li ha posti su un piano di uguaglianza.

Oggi sono il gruppo confessionale più vicino culturalmente agli europei, soprattutto rispetto ai diritti delle donne.

– La famiglia Assad è alauita. I presidenti Hafez e Bashar al-Assad hanno spesso scelto i consiglieri tra i loro amici più stretti, quindi all’interno di questa comunità, ma non gli alti funzionari, che sono stati sistematicamente nominati rispettando un equilibrio comunitario. Gli alauiti si sono massicciamente arruolati nell’esercito, una professione mal pagata e pericolosa che le altre comunità disdegnavano.

– Ahmad al-Chareh, sostenendo l’esistenza di un’insurrezione orchestrata dal Generale Ghiath Dalla, ex braccio destro di Maher al-Assad (oggi in esilio in Iraq con diverse migliaia di suoi uomini), ha stigmatizzato questi pogrom come una vendetta politica priva di senso, perché la comunità alauita non ha mai legato il proprio destino a quello degli Assad. Secondo Dalla, si tratta di una menzogna per mascherare il riaccendersi delle guerre di religione che imperversano in tutto il Medio Oriente da quando gli anglosassoni si affidarono alla confraternita dei Fratelli Mussulmani per combattere i sovietici in Afghanistan. È bene ricordare che i nazisti saccheggiarono attività commerciali ebraiche e uccisero molti ebrei durante la Notte dei Cristalli, sostenendo che si trattava della vendetta per l’uccisione di un diplomatico, che tuttavia non aveva alcun legame con le vittime.

– Il gennaio scorso il generale Ghiath Dalla ha fondato Awli el-Bas (Fronte della resistenza islamica in Siria), una milizia vicina ai Guardiani della Rivoluzione iraniani. Non è in alcun modo il rappresentante della comunità alauita, ma del regime deposto. È riuscito a mobilitare un gran numero di sostenitori di uno Stato laico ed egalitario, nonché ad attaccare con successo diverse stazioni di polizia e caserme di jihadisti.

– Come non porsi domande sulla notevole quantità di armi e munizioni oggi a disposizione dei takfiristi? E come possiamo ignorare che Daesh sta ricostituendo le proprie forze al confine tra la Siria e l’Iraq?

https://www.voltairenet.org/article221923.html

martedì 25 marzo 2025

La Siria ancora una volta è sola. Ma certo è nel cuore di Dio.

 di M. Marta Fagnani 

dal Monastero Trappista Beata Maria Fons Pacis - Azer - Siria


Carissimi,

una news in ritardo. Meno male che ci volete bene e siete pazienti. Questa news doveva raccontarvi i nostri 20 anni in Siria (il 14 marzo abbiamo celebrato il nostro “compleanno” comunitario); ne parleremo nella prossima lettera. Ma sono successe molte cose, e so che aspettate notizie sulla situazione. 

In questi tre mesi e mezzo dal cambio di governo dell’8 dicembre non so quanti giornalisti mi hanno contattato. E tanto più ora, dopo la strage che si è verificata nelle zone della costa della Siria. Ho iniziato almeno tre volte a scrivere, e poi ho sospeso e non ho risposto a nessuno. Come negli anni passati, così ora la situazione è molto complessa, le posizioni molto differenti anche fra Cristiani e quando si scrive si generano sempre polarizzazioni inutili e dannose. Vi condivido qui alcune affermazioni, e tante domande. Una cosa è certa: siamo tutti molto sospesi, c’è molta paura, delusione, incertezza. Semplificando molto: paura tra gli Alauiti, incertezza fra i Cristiani, delusione fra i Sunniti moderati...

Penso sia evidente per tutti che l’attuale gruppo al governo non ha certo conquistato la Siria con le sue forze, a colpi di clacson. Quindi, chi ha voluto e preparato questo stato di cose dall’esterno? Israele, Stati Uniti, Russia, Turchia, Iran? In che equilibri tra loro? Un giorno lo sapremo. E l’Europa? Dove si pone? Quindi la vera domanda è: che cosa si vuole ottenere? Le risposte che circolano sono tante.  Dimenticatevi “il bene dei Siriani”, non prendiamoci in giro. E la domanda delle domande: si vuole che la Siria diventi uno Stato islamico fondamentalista, oppure no? I segni per una deriva fondamentalista ci sono, e numerosi. Il pretesto di una rivolta dei fedelissimi dell’antico governo, ha scatenato una vera pulizia etnica verso gli Alauiti, con la morte anche di qualche Cristiano e Sunnita. Questo fatto gravissimo riguarda e ferisce tutti i Siriani che desiderano uno stato laico e rispettoso di tutti, senza distinzione. Francamente risulta incomprensibile che dopo questa pulizia etnica perpetrata dagli islamisti alleati del Governo, l’Occidente continui a sostenere quest’ultimo senza porre alcuna condizione, o garanzia di sicurezza per le minoranze. Già vi erano stati episodi precedenti alle vicende della costa, ed altri episodi si stanno verificando in questi giorni.

A onore del vero, si deve dire che per ora il nuovo governo in generale è molto rispettoso verso i Cristiani; noi stesse abbiamo trovato rispetto, e aiuto in una situazione di necessità per i giovani del nostro villaggio.   Ma come non pensare che sia una posizione di facciata, perché si ha bisogno dell’appoggio dell’Occidente e quindi dei Cristiani? Fino a quando durerà? In questo momento ci sono pressioni sui cristiani di Maloula, una città simbolo per la cristianità, perché lì ancora si parla aramaico, e già gli abitanti se ne stanno andando da lì. I villaggi accanto a noi - villaggi alauiti - si sono svuotati, la maggior parte è rifugiata in Libano. Ed anche qualche Cristiano. Ma neppure nella città Sunnita dove è la Municipalità di questa zona, che è mista, la gente è tranquilla. In circolazione ci sono troppi gruppi indipendenti, combattenti il più delle volte stranieri: Ceceni, Uiguri, Turkmeni..e molti sfuggono al controllo del nuovo governo.

Il ministro degli esteri Siriano, a Bruxelles e in Italia, pochi giorni fa, ha parlato della volontà di creare uno Stato inclusivo… ma contemporaneamente ha affermato che negli anni passati il problema della Siria sono state le minoranze. Non ha detto “alcune persone corrotte”, ma che “le minoranze l’hanno fatta da padrone”. E che loro intendono combattere proprio questo. Nessuno gli ha posto domande, su questa evidente contraddizione.

Qualcuno auspica la divisione del paese, in una federazione di Stati confessionali. Antico piano di Israele, che però potrebbe essere oggi come oggi una soluzione possibile al totale esodo delle minoranze. Il problema però è che Ceceni e compagnia stanno occupando le case e diventano i nuovi abitanti delle zone Alauite che desertificano.

Alcuni chiedono una forza di interposizione europea o Onu... altri sono fortemente contrari. Qualcuno attende di vedere cosa accadrà in Turchia, perché sicuramente ci saranno ripercussioni in Siria. Ecco, siamo qui. In un clima di totale incertezza.

Nella liturgia Latina di questa terza domenica, ci è proposto il Vangelo di Luca 13,1-9. Gesù parla degli avvenimenti del tempo, la torre di Siloe caduta su 18 uomini, un gruppo di Galilei uccisi da Pilato. E non dà spiegazioni sul mistero del dolore e della morte. Dice però ciò che possiamo fare: occorre convertirsi, letteralmente “girarsi” verso Dio…

Quest’anno coincidono quasi la Quaresima Cristiana (Cattolici e Ortodossi insieme), con il digiuno del Ramadan. Speriamo di volgerci tutti veramente verso Dio.. Il Dio vero, amante della vita e degli uomini -tutti- che Lui ha creato e redento. La Siria ancora una volta è sola. Ma certo è nel cuore di Dio.

venerdì 21 marzo 2025

Salviamo i cristiani della Siria

Mosaico a Saydnaia: la Vergine Maria appare all'imperatore Giustiniano

di Benedict  Kiely, 
15 marzo 2025 

David Lammy, il ministro degli Esteri, e Marco Rubio, il segretario di Stato americano, hanno avuto risposte piuttosto significativamente diverse all'ultima ondata di violenza in Siria. Lammy ha deplorato la "violenza orribile" ma non è riuscito ad affrontare la provenienza di tale violenza. Rubio, al contrario, ha affermato chiaramente che "terroristi islamici radicali" stavano prendendo di mira le minoranze in Siria, tra cui alawiti, cristiani e drusi.

Rubio ha ragione. Sebbene sia difficile stabilire numeri precisi, pare che, secondo una fonte verificata dalla Segreteria di Stato per l'aiuto ai cristiani perseguitati del governo ungherese, l'unica al mondo, siano state uccise fino a 3.000 persone, la maggior parte delle quali civili alawiti innocenti. Sono stati uccisi anche diversi cristiani. Sebbene si tratti chiaramente di un pogrom contro gli alawiti, i cristiani in Siria sono profondamente preoccupati perché, come dice la vecchia frase siriana, "prima gli alawiti, poi i cristiani" (Cristiani a Beirut, Alawiti nella tomba). Dall'ascesa al potere del governo islamista alla fine dell'anno scorso, i cristiani sono stati oggetto di omicidi, rapimenti, intimidazioni e vandalismo. La situazione è molto tesa.

Forse non è accettabile dirlo, ma sotto la dittatura innegabilmente brutale della famiglia Assad non c'erano conflitti interreligiosi e tutte le minoranze religiose erano protette. Durante una visita in Iraq nel 2017, il mio interprete, un residente di Raqqa ed ex sostenitore dei ribelli, mi disse che era impegnato con Assad perché aveva visto l'alternativa. L'alternativa, anche se indossano abiti occidentali e si divertono a chiacchierare ossequiosamente con la folla di Davos, è che sono tutti islamisti convinti. Il nuovo leader, Ahmed al-Sharaa, altrimenti noto come Abu Mohammed al-Jolani, ha iniziato la sua carriera terroristica in Iraq con Abu Musab al-Zarqawi, prima di trasferire il franchising alla sua versione di al Qaeda. È possibile che un leopardo islamista abbia cambiato le sue macchie?

La guerra delle pubbliche relazioni, almeno in Occidente, è gestita abilmente: il nuovo regime deve ancora nominare un ministro per la diversità, ma i suoi sostenitori stanno tagliando le loro barbe islamiste e parlando con i giornalisti di istruzione per le donne. Tuttavia, le discussioni sulla costituzione includono la legge della sharia e, cosa ancora più preoccupante, la richiesta che il presidente sia musulmano, relegando così tutte le minoranze a uno status di seconda classe.

Ha importanza, a parte l'ovvia questione umanitaria, che il cristianesimo sopravviva in Siria? Sentire l'aramaico siriaco, la lingua più vicina a quella usata da Gesù, parlata non solo nella liturgia ma anche su un telefono cellulare nell'antica città di Maaloula è un promemoria delle radici del cristianesimo in Siria. Questa parte del mondo è uno dei pochissimi posti in cui si parla ancora l'aramaico, comprese parti della Piana di Ninive in Iraq, e non si tratta solo di una curiosità linguistica culturale. Il cristianesimo è nato in questa regione. Secondo lo storico Philip Jenkins, tra gli anni 640 e 740 ci furono non meno di sei Papi dalla Siria e, nel 668, Papa Vitaliano inviò Teodoro di Tarso a Canterbury per essere arcivescovo. C'era un tempo in cui la Chiesa era veramente cattolica e il contributo delle Chiese del Medio Oriente, in particolare della Siria, era vitale.

Papa Giovanni Paolo II una volta parlò della Chiesa "[che respira] con due polmoni: quello dell'Oriente e quello dell'Occidente", e se uno dei polmoni viene danneggiato, distrutto o ignorato, l'intero corpo ne soffrirà. Non solo i cristiani mediorientali si sono sentiti ignorati e dimenticati dalla Chiesa in Occidente, poiché la persecuzione islamica ha distrutto le loro chiese, ma il cristianesimo occidentale, con le sue chiese sempre più vuote e le congregazioni in calo, ha perso un legame vibrante e rivitalizzante con le radici della religione.

Un albero tagliato via dalle radici non sopravviverà. Il fatto stesso che la maggior parte dei cristiani occidentali non sia a conoscenza della portata della persecuzione diretta contro la Chiesa, aiutata da media disinteressati o ostili, è un'ignoranza di cui gran parte della leadership della Chiesa è colpevole. La Chiesa in Occidente si concentra sul cambiamento climatico e sulle "transizioni verdi" per le parrocchie. Eppure coloro a cui viene tagliata la testa per la loro professione di fede cristiana non si preoccupano troppo degli effetti dannosi dell'aria condizionata.

Quest'anno, la Chiesa commemora il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, che produsse il credo niceno, ancora recitato la domenica dai cristiani ortodossi. A quel Concilio, che fu fondamentale per la vita e l'insegnamento della Chiesa primitiva, la maggior parte dei vescovi presenti proveniva dall'Oriente. Sarebbe illogico celebrare quel momento cruciale della storia senza considerare il contributo del "polmone orientale" della Chiesa. Non dobbiamo dimenticare quel polmone, mentre lotta per respirare oggi.

https://www.spectator.com.au/2025/03/save-syrias-christians/