Le forze del caos e il diritto internazionale
La guerra in Siria diventa sempre più intricata. L’aeronautica russa, intenta a bombardare l’Isis, deve fare i conti con quella britannica (e francese) che agisce senza cercare coordinamento con Mosca. Cosa che già avviene tre le forze russe e quelle statunitensi, che in questi giorni, secondo fonti siriane e russe smentite da Washington, avrebbero bombardato l’esercito siriano a Deir Ezzor (quattro morti, dodici feriti, alcuni blindati distrutti), favorendo un contrattacco dell’Isis in zona.
Complicazioni
alle quali si somma la crescente assertività della Turchia che ha
inviato truppe in Iraq, provocando reazioni sdegnate nelle autorità
irachene, e ripreso i bombardamenti contro il Pkk (forza che si
oppone sul campo all’Isis).
Sono
tutte azioni alquanto bizzarre per una campagna militare che a parole
è diretta contro l’Isis.
In realtà il loro risultato è, oggettivamente, quello
di complicare, e non poco, la campagna militare anti-Isis
condotta finora da siriani, russi, hezbollah e iracheni. Proprio
nel momento in cui l’Isis sembrava essere stato messo alle corde.
Complicazioni,
tra l’altro, alquanto pericolose per la pace mondiale, dal momento che senza coordinamento si rischiano incidenti ben più
gravi di quello che ha visto un caccia turco abbattere un bombardiere
di Mosca.
Ma
quel che più interessa sottolineare in questa sede è altro: la
decisione di entrare in guerra da parte britannica segue un copione
già scritto dai suoi alleati Nato in loco, che prevede il disprezzo
del diritto
internazionale.
Per
bombardare un obiettivo all’interno di un Paese sovrano senza
mandato Onu, sia esso l’Iraq o
la Siria,
si deve ottenere l’autorizzazione delle autorità locali,
quanto ottenuto dalla Russia.
Una
norma ignorata. E una palese contraddizione con quanto sostenuto
dalle cancellerie occidentali in occasione dell’abbattimento
del bombardiere russo da parte di Ankara, alla quale invece è stato
riconosciuto il diritto di tutelare i propri cieli da intrusioni
altrui.
Questa erosione del
diritto internazionale non è cosa nuova: è prassi normale, anzi
dottrina teorizzata in Occidente nel post 11
settembre.
Una
prassi che vorrebbe trovare la sua giustificazione nella
nefanda efferatezza del nemico contro il quale sono dirette
tali azioni: allora al Qaeda e oggi l’Isis. Più il
nemico da combattere compie illegalità estreme e perverse, più
illegali, estreme e perverse sembra possano, anzi debbano, essere le
risposte.
In
realtà in questi anni abbiamo visto come risposte illegali,
estreme e perverse quali ad esempio la guerra in Iraq e in Libia,
oltre alle follie insite nella guerra afghana (dove i droni Usa hanno
fatto strage di innocenti), non hanno sanato affatto il mondo dal
terrorismo. Hanno prodotto solo più illegalità,
estremismo e perversione.
Non
è solo una questione di un metodo errato che produce l’esatto
contrario di quanto si propone di ottenere, ma anche di
principio. Demolire il diritto internazionale non può
che produrre caos.
In
questo modo Londra, Washington e i loro più o meno estemporanei
alleati si trovano dalla stessa parte di quanti in teoria
affermano di voler contrastare, dal momento che il
terrorismo vive per creare caos e destabilizzazione.
In
questo scontro globale, che non è tra terrorismo e anti-terrorismo
come da narrativa corrente, ma tra le forze del caos e quelle del
diritto e dell’equilibrio internazionale, tra i due supposti
antagonisti sembra si siano così stabilite, anche qui nella
prassi, delle convergenze parallele che rischiano di disgregare il
mondo intero.
Una
destabilizzazione mondiale che in Occidente è prodotta, meglio
propagandata, in nome della sicurezza globale. «La guerra è pace»
era uno slogan del Grande Fratello di orwelliana memoria.
NOSTRA SELEZIONE DI COMMENTI (UNANIMI) ALLA ALLEANZA MILITARE ISLAMICA CONTRO IL TERRORISMO GUIDATA DA ARABIA SAUDITA:
Sceicchi in guerra contro l'Isis. Ma la posta è la Siria
La Nuova Bussola quotidiana, 16-12-2015
La
notizia che l’Arabia Saudita si è posta alla testa di una
Coalizione araba tesa a distruggere lo Stato Islamico fa sorridere
quasi quanto le dichiarazioni di Barack Obama sulla “durezza”
delle operazioni aeree condotte contro il Califfato....
LEGGI
QUI L'ARTICOLO: http://www.lanuovabq.it/it/articoli-sceicchi-in-guerra-contro-lisis-ma-la-posta-e-la-siria-14698.htm
Una coalizione islamica anti-terrorismo per “salvare la faccia” a Riyadh
Asia News 16 dicembre , di Paul Dakiki
Asia News 16 dicembre , di Paul Dakiki
Vi
partecipano 35 nazioni a maggioranza musulmana. Sono esclusi Siria,
Iraq, Iran e Afghanistan. Dubbi che la lotta al terrorismo sia usata
per soffocare i diritti umani delle popolazioni di questi Paesi.
L’approvazione di Al-Azhar, che chiede da tempo un impegno a
correggere le interpretazioni letteraliste del Corano. Le critiche di
Hezbollah.....
LEGGI
QUI L'ARTICOLO: http://www.asianews.it/notizie-it/Una-coalizione-islamica-anti-terrorismo-per-%E2%80%9Csalvare-la-faccia%E2%80%9D-a-Riyadh-36165.html
I «blocchi» della guerra contro il Daesh
Avvenire,
16 dicembre 2015, di Riccardo Redaelli
Un’alleanza
islamica per combattere il terrorismo. Evviva, si potrebbe dire.
Quale miglior risposta a chi semina il terrore abusando del nome
della religione islamica che una coalizione di Stati islamici?
Peccato che dietro la patina della retorica di questa nuova "Santa
Alleanza" sunnita la realtà sia ben diversa.....
LEGGI
QUI L'ARTICOLO : http://www.avvenire.it/Commenti/Pagine/Daesh-i-blocchi-della-guerra.aspxSummit in Arabia Saudita. La “pace” in Siria fa così:
«Via Assad, ma niente democrazia»
Tempi, 11 dicembre, di Leone Grotti
Le
fazioni più forti che compongono la nuova coalizione di opposizione,
tutta sunnita, vogliono uno Stato islamico governato dalla
sharia. Estremamente
divisa al suo interno, comprende anche gruppi terroristici
vicini ad Al-Qaeda, come l’Esercito di conquista e
l’Esercito dell’islam, finanziati e armati da Turchia e Arabia
Saudita, che hanno come scopo esplicito quello di instaurare uno
Stato islamico governato dalla sharia. Inoltre, i delegati
islamisti, in maggioranza alla conferenza, si sono rifiutati di
inserire nel documento finale il termine “democrazia”. I
rappresentanti “laici” non si sono opposti ma hanno almeno fatto
inserire nel testo il rispetto di non meglio precisati “meccanismi
democratici”.