Carissimi,
anzitutto riprendiamo alcune notizie che già vi avevamo inoltrato per tenervi informati sulla vita della nostra comunità.
Noi stiamo bene, grazie a Dio; nonostante la situazione che ci circonda, possiamo continuare a vivere la nostra vita monastica in questa terra, grazie anche al sostegno della vostra preghiera e agli aiuti concreti che ci fate arrivare.
Per quanto riguarda i contatti con l’Italia e con gli altri paesi, la situazione in Siria come per tutti nel mondo è stata di isolamento. I viaggi dall’estero stanno riprendendo solo ora, dopo quasi due anni.
Invece è sempre vivace e in crescita l’accoglienza al monastero di persone e gruppi per ritiri e giornate di preghiera. Anzi, a causa della chiusura dei confini col Libano, meta tradizionale di ritiri per tutte le comunità religiose, quest’anno abbiamo avuto la gioia di ospitare moltissimi gruppi di sacerdoti e suore di tutti i riti, buona occasione per rinnovare i legami di amicizia e conoscenza reciproca.
Molti sono anche i laici, che vengono un po’ da tutta la Siria (compatibilmente con la disponibilità di benzina..!). Fino ad ora, se chiedono di restare a dormire, possiamo accogliere solo gruppi piccoli, 10 persone normalmente, al massimo 15..
I gruppi più grandi possono venire per una giornata, ed hanno a disposizione una sala grande, con un cucinotto indipendente…Molti ne approfittano, e soprattutto i Padri Francescani di Lattakie che pur essendo a due ore di strada da noi, ci hanno “adottato” e portano volentieri da noi i vari gruppi parrocchiali, assicurandoci così ogni tanto anche la Messa e le confessioni.
Siamo infatti ancora senza cappellano; la domenica o nei giorni di festa per la Messa scendiamo alla parrocchia Maronita del villaggio, e poi…la Provvidenza provvede, e ogni tanto ci manda qualche sacerdote inaspettato proprio per le ricorrenze importanti….
Siamo particolarmente grate per aver avuto la presenza di un altro francescano, “prestato” dai Padri di Aleppo, durante il Triduo e la veglia Pasquale.
Se ci fosse qualche volontario per il prossimo anno, è il benvenuto !
Il virus e la povertà
Forse può stupire che il monastero non abbia chiuso agli ospiti, ma in generale in Siria non c’è stata una vera chiusura della vita pubblica, e neppure delle chiese, se non per brevi periodi o in modo molto parziale. In Siria il virus ovviamente è arrivato, ed ha fatto molte vittime. Ma dopo un primo periodo di allarme, l’anno passato, la gente si è abituata a convivere anche con questo rischio, che alla fine è uno fra i tanti.. Come può un padre di famiglia che guadagna 50000 lire al mese, spenderne 200 al giorno per ogni componente della famiglia, per comprare delle mascherine ? Come può la gente non lavorare, se già non sa come portare a casa da mangiare ?
In questo momento, sembra che la seconda ondata del virus sia più pesante, più contagiosa, ma la vita comunque continua abbastanza normalmente.
Abbiamo l’impressione che molti, almeno nella nostra zona, abbiano una sorta di immunità, perché in realtà nell’autunno 2019, precedente allo scatenarsi del virus, qui c’è stata una strana influenza, molti avevano una tosse asciutta e soffocante, noi comprese, senza altri sintomi; diverse persone sono morte. L’impressione è che qualcosa qui sia iniziato prima….
Da parte nostra comunque abbiamo esercitato un po’ di prudenza ( ad es evitando al mercato di comprare la cassetta di pomodori dove tutti hanno girato e rigirato la merce ), e poi abbiamo deciso di vivere in modo normale, senza chiudere il monastero.
In più, abbiamo avuto dosi industriali di vitamine dai nostri agrumi, suor Adriana che ci affumica di eucaliptus, suor Marita che ci distribuisce vitamine e zinco, e tisana di rosmarino (antibiotico naturale) tutte le mattine…E soprattutto siamo convinte che Maria e san Giuseppe abbiano steso un velo di misericordia sulla nostra comunità. Perché ad esempio all’inizio del virus, l’estate scorsa, le suore Salesiane dell’Ospedale Italiano di Damasco sono venute, per la settimana del loro ritiro annuale, divise in due gruppi. Dopo due giorni dal rientro, il primo gruppo si è ammalato, e il secondo che era qui è ritornato in fretta…e sono risultate tutte positive. Sono state molto male, una sorella è deceduta; e non ci spieghiamo come noi non abbiamo avuto proprio nessun sintomo, dopo dieci giorni con loro in cappellina, e nel servizio a stretto contatto in foresteria…
Più che il virus, in realtà è la situazione in sé della Siria che è ancora molto dura, quasi più che durante la guerra vera e propria ( che tra l’altro non è ancora veramente finita..) . L’impoverimento è generale, l’inflazione alle stelle, la lira siriana è arrivata a 4000/5000 rispetto al dollaro, ora è un po’ scesa ma i prezzi sono rimasti alti. Un litro di olio di semi, si compra a 9000 lire ! un chilo di lenticchie a 5000, uno di farina a 1300… I poveri sono sempre più poveri, ed ora il ceto medio non ce la fa a garantire tutti i pasti…
Le mafie imperversano, e guadagnano; soprattutto bloccano con le loro tangenti ogni iniziativa di lavoro. E nel paese mancano elettricità, benzina, gas, gasolio, a volte anche farina e quindi pane, medicine, pezzi di ricambio … Manca il potere di acquisto, e quindi non c’è mercato e diminuisce il lavoro. Partono i pochi medici e i professionisti rimasti.. Persino gli imprenditori…Partono i giovani, soprattutto i cristiani…Partono famiglie intere..
Un altro esempio: le scuole, a fine anno scolastico 2021, sono state chiuse per un periodo, ma non per il virus, ma perché studenti e insegnanti non trovavano benzina per andare a scuola, e non c’era gasolio per dare corrente e luce… Ma si è detto che era per il Corona.
E purtroppo gli avvenimenti di geopolitica non promettono nulla di buono: la situazione di instabilità in Libano, che ha colpito pesantemente tutta l’economia regionale, e poi il rinnovarsi delle sanzioni internazionali che soffocano la vita.. Le tensioni mondiali fra le varie potenze, che si giocano frequentemente sul terreno mediorientale…
E’ di qualche giorno fa un attentato a Damasco, che sembra provocato ad arte per ridestare l’attenzione su Idleb e ricreare tensione..
La speranza e i progetti
La speranza è una vera sfida, una virtù che è messa alla prova e che dobbiamo chiedere al Signore, per tutti.
E per vivere la speranza …. abbiamo piantato molti melograni e mandorli, un modo di poter guadagnare qualcosa dalla terra.
Sperare è continuare a cercare sbocchi sul mercato, in Europa, per il sapone di Aleppo, che la nostra comunità di Valserena ci ha aiutato a mettere in regola per le normative commerciali, e che vende fra i suoi prodotti, per guadagnarci da vivere e coprire almeno le spese ordinarie della comunità. Anche alcuni amici ci stanno aiutando a farlo conoscere e diffonderlo, e da poco siamo riuscite a fare una spedizione di 18000 saponette, disponibili ora a Valserena..
Per l’accoglienza teniamo i prezzi dell’ospitalità minimi, giusto per coprire le spese, a volte neppure quello, e comunque lasciamo libere le persone secondo le loro possibilità. Lo consideriamo il nostro aiuto alla chiesa locale, altrimenti sarebbero penalizzati proprio i più giovani o i più poveri…Ma certo non è una fonte di guadagno per noi.
Sperare vuol dire che stiamo imparando a fare l’aceto in casa, che coltiviamo fagioli e legumi in quantità, e facciamo il formaggio da sole, perchè costa tantissimo ! E a volte non si trova neppure. Stiamo brevettando il “puro grana siriano”... e una discreta mozzarella.
Speranza è cercare di sfruttare quanto la natura ci dona, per noi e per gli altri. Ad esempio tanti ormai ci chiedono l’aloe per curarsi, comprano le nostre tisane. E stiamo pensando di sviluppare, per noi e anche come lavoro del monastero, la medicina naturale.
Come possiamo, con gli aiuti che ci vengono dall’Italia e dai benefattori, cerchiamo di garantire del lavoro almeno a qualcuno, come abbiamo fatto durante tutta la guerra; abbiamo in questo momento circa una decina di operai e così diverse famiglie riescono ad avere un sostegno .
Cerchiamo di essere aperte alle varie necessità, confidando nella Provvidenza: per cure mediche, per interventi urgenti di chi non può pagare; per aiutare i giovani per pagare i trasporti verso le scuole o le tasse scolastiche, perché non lascino il paese.
Naturalmente non abbiamo una vera e propria organizzazione, non è il nostro compito, e se possiamo indirizziamo alle associazioni presenti. Ma il monastero resta un luogo aperto a cui bussare, e le necessità sono sempre tante; vorremmo inventarci qualche forma di lavoro, perché continuamente ci chiedono un impiego, ma la mancanza di mercato blocca un po’ le iniziative. E senza un ritorno almeno delle spese, non possiamo permetterci altro.
Continuiamo comunque con il gruppetto “mani e cuore per la vita”, con qualche donna del villaggio che ha veramente bisogno di lavorare, ma che ha bambini piccoli che non può lasciare a casa. Abbiamo insegnato loro la tecnica del macramé, l’intreccio dei nodi, e così produciamo braccialetti vari, portachiavi, ecc. Col tempo speriamo di poter realizzare lavoretti in legno e vetro, e poter dar lavoro anche a qualche ragazzo.
Stiamo sostenendo un microprogetto agricolo per l’acquisto di qualche mucca e la sistemazione di una stalla, per due giovani del nostro villaggio: Sami ha 33 anni, ha terminato da poco il suo servizio militare, durato 10 anni, ed ora non ha un lavoro stabile (anche se guadagna occasionalmente qualcosa come tassista). E’ fidanzato e vorrebbe sposarsi, restando a vivere nel villaggio. Anche Hasib è del villaggio: ha 34 anni, è sposato e padre di tre figli. Lui ha una professione, è uno scalpellino come tutta la sua famiglia, ma è ancora in servizio militare (da ormai sei anni ! ) e non può certo accettare del lavoro fisso.
Siamo in ritardo per l’inizio delle scuole, ma stiamo lo stesso facendo un elenco dei bambini del villaggio e di qualche altra famiglia povera che conosciamo, per far arrivare loro un sussidio per le spese dell’anno scolastico.
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[ fine della prima parte, seconda parte domani]