Vogliamo proporvi l'intervento dell' ex ambasciatore Michel Raimbaud al convegno organizzato da "Chrétiens d’Orient pour la paix" il 27 giugno 2017 : egli vi dipinge il risultato terrificante di questa guerra che dura dall'inizio del 2011.
Ci pare che l'autorevole diplomatico francese colga l'orizzonte globale in cui si colloca il conflitto e ne illustri senza infingimenti dinamiche e responsabilità.
Qui la prima parte del testo da noi tradotto dal francese, il seguito domani.
Grazie per la vostra attenzione
Gb. P.
I
/ Un conflitto universale
Un
brutto giorno del mese di marzo del 2011, fu dato il "calcio
d'inizio" a questa interminabile guerra siriana che oggi è
l'oggetto delle nostre riflessioni. Chi avrebbe potuto immaginare
che questa guerra si sarebbe installata nella pubblica opinione con
l'etichetta della cosiddetta "guerra dimenticata" tra un
movimento popolare "democratico e pacifico" e un "regime
massacratore", una buona causa da difendere da parte delle
élites (di destra o di sinistra) che da vent'anni hanno cementato un
comune consenso attorno a tutte le certezze morbide ereditate da un
"neoconservatorismo" all'americana. L'adesione, spontanea o
calcolata, ai "valori" veicolati da questo consenso,
firmando la loro fedeltà (o la loro appartenenza) allo "Stato
profondo", dà loro il diritto (ma dovremmo dire il privilegio)
di parlare dalle antenne, dagli schermi e nei notiziari.
E'
grazie a questa fede ideologica sommaria che il nostro mainstream si
polarizza rapidamente sull'urgenza di "abbattere Bashar" e
rovesciare "il regime siriano" adoperandosi (con un certo
successo) per far condividere questa ossessione ad ampi settori della
popolazione.
Nel
paesaggio audiovisivo, intellettuale e politico, nascerà come per
incanto un fronte compatto e senza remore che contribuirà a rendere
irrilevanti i dissidenti dalla narrazione ufficiale. Il conflitto
siriano sarà catalogato immediatamente come un episodio delle
"primavere arabe", in linea con quelle di Tunisi,
dell'Egitto, dello Yemen, della Libia, e una volta per tutte si
decreterà che uno scenario come quello libico è ineluttabile anche
per la Siria.
Un
tempo si credeva che il lavaggio del cervello fosse appannaggio dei
regimi totalitari: adesso, il conflitto in Siria, come prima la
Libia, ha dato alle "grandi democrazie", compresa la
nostra, l'opportunità di mostrare le proprie competenze in materia.
Oscurando totalmente la condanna a morte di un popolo abbarbicato
alla sovranità, all'integrità e all'indipendenza del proprio Paese,
tacendo sulle distruzioni di massa, falsificando la realtà, è la
resistenza stoica del popolo siriano che viene deliberatamente
ignorata, l'immagine eroica di un esercito nazionale che sarà
sfigurata: la negazione e il colpevole silenzio amplificano di molto
ogni sofferenza.
Bisogna
ben dirlo: l'impegno a deporre Bachar al Assad (che "non merita
di essere sulla terra", ma sarebbe meglio "un metro sotto
terra"), la volontà di distruggere (Bashar forse non sarà
deposto, ma avremo distrutto la sua Siria, come osò dire di recente
un avversario democratico "moderato") e la volontà di
uccidere (siamo pronti a sacrificare i due terzi del popolo siriano,
al fine di salvare l'ultimo terzo) non hanno poi scioccato un granché
molte persone di questa parte del mondo durante questi anni di
devastazione della legalità e della moralità internazionale.
Malgrado le contraddizioni, le prove, le rivelazioni, le
testimonianze, ci sono ancora dei fanatici o degli ingenui senza
speranza, che ostinatamente difendono la tesi che la guerra in Siria
sarebbe niente più che la lotta di un popolo in rivolta contro un
regime oppressivo. Un episodio della "primavera araba" che
è andato storto, ma non è detta l'ultima parola...
Tuttavia,
quando è troppo è troppo. I ranghi dei fochisti e dei carbonai
della " rivoluzione" alla fine saranno chiari. Quando si
ha il naso immerso nelle rovine del caos creatore, se non si hanno
gli occhi colmi di spavento davanti alla ferocia e la coscienza
rivoltata di fronte alla gestione della barbarie jihadista, significa
che si è scelto di chiudere gli occhi. Bisogna essere ciechi ed
accontentarsi di analisi preconfezionate o di idee ricevute per non
vedere nella tragedia siriana altro che un evento banalizzato dentro
la sequenza epidemica di "primavere arabe" sparse. Bisogna
avere un cervello scadente o particolarmente sempliciotto per negare
per principio di inserire questa tragedia nel SUO VERO CONTESTO, che
evidentemente si riferisce alle crisi ed alle guerre degli ultimi
decenni. È quello di un'impresa geopolitica e geostrategica globale
di destabilizzazione e di distruzione, ispirata, pianificata,
annunciata e condotta dall'Impero sotto direzione
américano-israeliana, utilizzando sistematicamente dei regimi
asserviti e dei complici di circostanza (islamisti nella fattispecie)
la cui agenda, per differente che sia, è compatibile nel breve e
medio termine con quella dei padroni atlantici.
Visto
attraverso la lente dei neo-cons che lo ispirano ormai dall'ultimo
quarto di secolo, l'Occidente (l'America, Israele ed alleati europei)
mira come sua vocazione a competere con l'Eurasia russo-cinese la
padronanza del pianeta, e la decostruzione del mondo arabo musulmano
che separa questi due insiemi è una condizione imposta dalla
geopolitica. Per le forze islamiste radicali, la decomposizione degli
Stati di questa "cintura verde musulmana" in entità su
base etnica o confessionale è il prerequisito per la creazione di
una poltiglia di Emirati, tappe incerte verso la rifondazione di uno
Stato islamico basato sulla Sharia (legge coranica) o il ripristino
del Califfato, un secolo dopo la sua abolizione. Per motivi storici,
culturali, religiosi, politici e geopolitici, la Siria è il centro e
l'epicentro di questo confronto il cui esito sarà cruciale per
l'istituzione del futuro ordine mondiale in divenire.
In
ogni caso, è difficile negare che le guerre di Siria (o le guerre in
Siria) sono degenerate in un conflitto universale tra due campi, uno
che ha dimostrato la sua forza e il secondo che si trova in completa
disarticolazione:
-
il campo della Siria legale e i suoi alleati (Iran, Hezbollah, Russia
e Cina, e per estensione i paesi BRICS), ma anche di paesi come
l'Algeria e sempre di più l'Iraq, le sue forze armate, Hachd al
Chaabi (raggruppamento popolare), lo Yemen "legale" del
Presidente Ali Abdallah Saleh e altre forze resistenti all'egemonia.
-
Il campo avversario: regimi islamici (Turchia, Arabia Saudita, Qatar
ed Emirati del Golfo Persico), i terroristi e jihadisti nonché
gruppi di miliziani, finanziati, armati, supportati da Israele e,
purtroppo, dagli occidentali. Tutti questi avversari della
Siria"legale" si consulteranno regolarmente come parte del
gruppo "amici della Siria".
http://arretsurinfo.ch/syrie-six-ans-de-guerre-apres-le-cauchemar-les-reves-ou-la-realite/
Questo
scontro universale, che ha conosciuto in più di sei anni numerosi
sviluppi, si può riassumere (ho provato a farne una descrizione nel
mio libro "Tempesta sul grande Medio Oriente" pubblicato
nel febbraio 2015, e poi a febbraio 2017) in una buona dozzina di
conflitti uno più spetato dell'altro, mescolando l'odore di santità
con l'odore del gas, le illuminazioni messianiste e le ambizioni
strategiche, i riferimenti ai valori morali e i valori dei mercato,
la guerra santa a sfondo religioso e la lotta profana per il potere
politico.
1/ Sulla questione siriana propriamente detta:
1/ Sulla questione siriana propriamente detta:
–
1/ E' inizialmente una guerra per il
potere, condotta dalla cosiddetta opposizione "democratica e
pacifica" contro l'oppressione di un "regime assassino"
–
2/ Questa lotta interna diverrà rapidamente militare,
trasformata dalla penna degli analisti in una "guerra civile",
che non lo è affatto in quanto viene importata ...
–
3/ Infatti, il conflitto sarà internazionalizzato
dall'intervento massiccio dei regimi sunniti radicali e di
combattenti stranieri a fianco dell'opposizione (pesantemente)
armata, poi per l'ingerenza ed il sostegno aperto degli Occidentali,
diventando chiaramente una guerra di aggressione, che è crimine
internazionale per eccellenza, secondo il Tribunale di Norimberga.
–
4/ Questa guerra costituirà di fatto un politicidio
(che è contro un Stato ciò che l'omicidio è contro un essere
umano) mirando a provocare l'implosione dello Stato-nazione siriano
in mini-entità a base confessionale o etnica, conformemente ai piani
israelo-americani. È l'obiettivo del Protocollo di Doha adottato
sotto l'egida del Qatar nel novembre 2012 dalla Coalizione Nazionale
siriana delle Forze dell'opposizione e della Rivoluzione.
2/
Sotto l'aspetto religioso:
–
5/ E' una guerra in nome dell'islam contro un "regime
empio", sotto la bandiera della Jihad, "gestita con la
ferocia e la barbarie", che è la strategia ufficiale dello
Stato Islamico (Da'ech).
–
6/ riciclata come guerra santa dagli islamisti, la
guerra di aggressione, quindi, verrà ben presto ridefinita dalla
comunità internazionale come una guerra terroristica.
–
7/ E quindi genererà una ripresa della guerra globale
contro il tal terrorismo, considerato (almeno a parole) come il
nemico numero uno di tutti i paesi, una guerra destinata a servire
come una foglia di fico per la guerra di aggressione contro la Siria.
–
8/ Un attacco dei radicali sunniti wahabiti (e simili)
contro "l'asse sciita" che va da Teheran fino al Libano
attraverso la Siria e l'Iraq, presentato dai wahhabiti e dei loro
alleati come componente della lotta anti-terrorismo.
–
9/ Un'accanita guerra tra i due campi del radicalismo
sunnita (Turchia e Qatar contro Arabia Saudita, Fratelli Musulmani
contro wahabiti) per la gestione dell'Islam sunnita e dell'Islam.
3/
Dal punto di vista geopolitico :
–
10/ Una guerra per procura (proxi-war) tra l'Eurasia e
l'Occidente atlantista
–
11/ Una guerra per l'energia, nella fattispecie per il
gas
–
12/ Una guerra per l'interesse superiore di Israele,
onnipresente nelle preoccupazioni americane e occidentali
–
13/ A coronamento di tutto, un risiko planetario giocato
sulla "grande scacchiera" che ha come obiettivo il
controllo del "Grande Medio Oriente" riaggiornato, la
leadership nel mondo.
Il
tributo di vite umane, il costo materiale e finanziario delle sole
guerre siriane è terrificante, come il bilancio generale della
"democratizzazione del Grande Medio Oriente" che dobbiamo a
George W. Bush e ai suoi scagnozzi.
II/
Per legittima difesa, la Siria sta facendo valorosamente fronte alla
guerra di aggressione
1/
La legittimità dello Stato siriano.
Membro
delle Nazioni Unite, la Siria è uno stato indipendente e sovrano. Il
suo regime è repubblicano in stile laico. Parlando di "regime
siriano" per descrivere il suo governo, ovviamente si cerca di
delegittimarlo, a dispetto di un principio generalmente dimenticato:
mentre noi volentieri ricordiamo il diritto dei popoli
all'autodeterminazione, spesso ci dimentichiamo del diritto degli
Stati di decidere il loro sistema politico, senza alcuna interferenza
straniera.
Secondo
il diritto internazionale, il governo detiene il monopolio dell'uso
legale della forza: questo deve essere ricordato a tutti coloro che
sognavano di distruggere uno Stato recalcitrante, a coloro che
volevano "ucciderlo politicamente", perché ha resistito
ai loro obiettivi neocoloniali.
L'Esercito
Arabo Siriano non è "l'esercito del regime alawita", ma un
esercito nazionale di coscritti con chiamata alle armi. Esso ha il
diritto assoluto di riconquistare o liberare qualsiasi parte del
proprio territorio senza chiedere il permesso a nessuno.
Ripristinando la sovranità dello Stato sul suolo nazionale, non fa
altro che consentire allo Stato, di cui esso è uno degli organi
legali, di esercitare il suo diritto di controllo del territorio. Non
fa che affermare il diritto della Siria a preservare la sua
sovranità, la sua integrità, la sua indipendenza.
Da
oltre sei anni, un paese che non ha aggredito nessuno deve resistere
a una guerra di aggressione che coinvolge in un modo o nell'altro
(abitanti, militari, governi ...) più di cento membri delle Nazioni
Unite, scontrandosi inoltre con un apparato internazionale e un'ONU
tutt'altro che neutrale. La resistenza del "regime siriano"
e dei suoi alleati ha comunque bloccato l'impresa della compagnia dei
"neocon" e dei takfiristi, tanto che anche i suoi
detrattori e nemici ammettono ormai (come l'ex ambasciatore americano
a Damasco Robert Ford) che la Siria ha potenzialmente vinto.
prima parte.... Testo in francese: http://arretsurinfo.ch/syrie-six-ans-de-guerre-apres-le-cauchemar-les-reves-ou-la-realite/