Il commento di Raimbaud sul significato della recente visita del presidente Assad in Cina: l'ex ambasciatore considera la Cina un avamposto per le forze della resistenza che lottano contro l’egemonismo occidentale.
Di Michel Raimbaud. Traduzione dal francese di Maria Antonietta Carta
L’accoglienza spettacolare che i leader cinesi, con Xi-Jinping in testa, hanno riservato al presidente Bashar al-Assad, accompagnato dalla moglie e da una delegazione imponente, ha colpito per la fastosità, il calore, il simbolismo e il contenuto vario.
Nell’Impero di Mezzo, dove la Storia non è una parola vana, hanno voluto che non ci fosse alcun dubbio sull’importanza politica, strategica e geopolitica attribuita a un Paese di antica civiltà, e sul suo ruolo cruciale nell’aspro confronto tra il blocco eurasiatico capofila del Sud globale da un lato e il campo USA-NATO che incarna l’Occidente dall’altro. E questo tributo è stato reso a un Capo di Stato che non si è mai arreso nella tormenta.
Gli Occidentali del 'campo del Bene', delle grandi democrazie, etc. avranno bisogno di tempo per riprendersi. Che gli piaccia o no, questo incontro tra Xi, diventato un demone del loro pantheon infernale, e Bashar al-Assad, che da tredici anni è lo zoccolo duro, li ha raggirati.
Le espressioni utilizzate nel comunicato congiunto e nelle dichiarazioni individuali gli hanno tolto la speranza di poter accantonare ex abrupto le relazioni sostanziali tra i due Paesi: ad esempio, l’annuncio dell’istituzione di un “partenariato strategico” tra Cina e Siria (analogo all’accordo firmato con l’Iran), l’insistente richiamo al rispetto della sovranità degli Stati, alla non ingerenza nei loro affari interni e all’osservanza del Diritto internazionale, etc...
Di fronte alla grande instabilità e alle incertezze della situazione mondiale, ‘’la Cina è decisa a continuare la collaborazione con la Siria, a sostenersi a vicenda, a promuovere una cooperazione amichevole e a difendere equità e giustizia a livello internazionale”, ha affermato il Presidente cinese. Dal canto suo, Bashar Al Assad ha ringraziato Xi e il governo cinese per ‘’tutto ciò che avete fatto per stare al fianco del popolo siriano in difficoltà’’, sottolineando l’importanza della visita nel contesto e le circostanze attuali: “perché oggi si costituisce un mondo multipolare che ripristinerà l’equilibrio e la stabilità internazionale”.
Il comunicato congiunto sottolinea che “la parte cinese continuerà a fornire alla Siria tutta l’assistenza possibile e a sostenerne gli sforzi per la ricostruzione e la ripresa”. Esso riafferma il principio della sovranità siriana e sottolinea l’imperativo della ricostruzione, chiedendo la fine delle sanzioni e di tutte le misure coercitive economiche e finanziarie, contrarie al diritto internazionale, illegali e letali; di natura quasi genocidaria. É la conferma che la politica cinese contrasta risolutamente la strategia occidentale ipocrita e mortifera.
Per i seguaci dell'"Ah beh e allora", ricorderemo le relazioni di vecchia data tra Damasco e il Regno di Mezzo. Il 1o agosto del 1956 la Siria, indignata per la trilaterale franco-anglo-israeliana, protestava a modo suo riconoscendo la Repubblica popolare cinese; secondo Paese arabo due mesi dopo l’Egitto di Gamal Abdel Nasser. Alla fine degli anni ’60, la Siria e la Cina avevano già stabilito relazioni militari di alto livello e Pechino forniva armi a Damasco. Nonostante le contingenze della storia mediorientale, della Guerra Fredda e delle controversie sovietico-cinesi, il commercio bilaterale è cresciuto comunque a passi da gigante. Nel 2010, alla vigilia della dannata “primavera araba”, la Cina diventò il più grande fornitore della Siria.
All’attenzione dei poetastri dell’analisi e dei lacchè della propaganda occidentale, si conferma che la Cina ha contribuito a rompere l’isolamento della Siria e ha respinto con fermezza qualsiasi interferenza, opponendosi a tutti i tentativi di “disarmare” lo Stato siriano e di rovesciare il suo governo.
Un semplice aneddoto testimonia la reattività dell’Impero Celeste di fronte alla questione siriana.
Nella primavera del 2011, un giornalista parigino ben introdotto parlava con un diplomatico cinese di stanza a Parigi dell'intervento della NATO contro la Libia, sulla base dell'uso improprio della risoluzione del Consiglio di sicurezza del 1973, reso possibile dall'assenza di un veto di Mosca e/o di Pechino; stuzzicando il suo interlocutore sulla futura posizione della Cina di fronte al progetto che si andava già delineando come un intervento armato in Siria, si attirò una risposta sferzante: ‘’ Ci prendete per degli idioti? Non ci sarà mai più una risoluzione in stile libico del 1973. Gli faremo mordere la polvere’’.
Qualche tempo dopo, un veto russo-cinese, il primo di una lunga serie, avrebbe bloccato qualsiasi operazione sotto la copertura delle Nazioni Unite.
Ci sono stati davvero molti veti a favore della Siria, mentre in precedenza la Cina aveva sempre usufruito con grande parsimonia di questo diritto che in realtà non ha mai amato: dal suo ingresso nel Consiglio di Sicurezza, deciso dall’Assemblea Generale il 25 ottobre 1971, ci sono tre veti riguardanti casi cinesi (Tai Wan o Hong Kong), contro dodici o tredici voti insieme alla Russia per vietare alle Nazioni Unite un intervento armato contro la Siria. Va rilevata anche una cooperazione umanitaria e una discreta, per non provocare Washington, assistenza militare. I Cinesi si preoccupano, a ragione, per i mercenari Uiguri arruolati nel “movimento di resistenza del Turkestan orientale” (Xin Qiang), guidato dalla Turchia, e calati con le famiglie in Siria, dove sono a margine impiegati per la sostituzione etnica della popolazione locale scacciata, (vedi link https://oraprosiria.blogspot.com/2016/11/jihadisti-cinesi-in-siria.html, n.d.t.) nel nord del Paese controllato dai jihadisti.
I rapporti di fiducia tra le due capitali e i due presidenti sono saldi. La visita di Bashar al-Assad a Pechino dal 21 al 26 settembre 2023 si svolge in un contesto molto diverso. Vittoriosa militarmente e politicamente, la Siria – il suo intero popolo – sta però soffrendo i tormenti per l’embargo occidentale, con pacchetti di numerose e varie sanzioni da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. È a questa nuova fase di guerra ibrida, insieme all’occupazione e al saccheggio del nord-est del Paese, per non parlare della mobilitazione della Russia in Ucraina, che si deve una situazione di giorno in giorno più drammatica.
Ma ci sono fattori geopolitici che modificano le linee e cambiano le regole del gioco. L’irruzione in atto della Cina su tutti i fronti diplomatici e conflittuali in Asia occidentale e in Medio Oriente (Afghanistan, Iran/Arabia Saudita, Iraq, Siria, Libano) tende a contrastare il “pivot” di Obama amato dalle élite subordinate dell’Occidente (Il Pivot to Asia era una delle principali iniziative di politica estera dell'amministrazione guidata da Barack Obama, n.d.t.), insieme alla crescente presenza economica in Africa. Pur mostrando chiaramente l’ambizione di ripristinare l’antica Via della Seta con OBOR, il suo “progetto del secolo” che mirava all’espansione verso ovest, la Cina ha accelerato lo spostamento a est verso l’Eurasia del centro di gravità della politica globale. Coloro che pensavano di piegare il Medio Oriente alle loro ambizioni o “domare” la Siria e cancellarla dalla mappa saranno delusi.
La Cina è un avamposto per le forze della resistenza che lottano contro l’egemonismo occidentale.
Tra Mosca e Pechino, si è sviluppata una stretta collaborazione che apre la strada a una nuova e vigorosa sfida all’ordine mondiale come si è imposto per secoli. La volontà di rifondare è particolarmente evidente lungo l’immensa fascia “verde” il cui epicentro coincide con lo spazio siriano crocevia di civiltà e culla dei tre monoteismi; dove il sentimento del divino risale agli albori dei tempi e si è fuso con la Storia tanto da mescolare intimamente identità e credenze.
Non sorprende, quindi, che questa Siria, dove ininterrottamente regna il senso del sacro, del soprannaturale, abbia trovato il cammino della salvezza dalle parti della Russia eterna e dell’Impero Celeste.
Michel Raimbaud
arretsurinfo.ch 26 settembre 2023, Mondialisation.ca, 29 settembre 2023
Le affermazioni e le opinioni qui espresse sono quelle del loro autore e non possono in alcun modo essere attribuite ad OraproSiria
Nessun commento:
Posta un commento
Invia alla redazione il tuo commento. Lo vaglieremo per la sua pubblicazione. Grazie
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.