Traduci
martedì 29 dicembre 2020
Un messaggio dalla Siria al mondo
giovedì 24 dicembre 2020
Dalla Siria: buon Santo Natale del Signore Gesù in mezzo a noi
E BUON NATALE A TUTTI I NOSTRI AMICI E LETTORI
DA ORAPROSIRIA
martedì 22 dicembre 2020
La lunga attesa del popolo siriano
UN'ATTESA CHE NON FINISCE MAI!
Lettera n° 40 dai Maristi di Aleppo
traduzione OraproSiria
Cari amici,
Siamo nel pieno dell'Avvento, il tempo che segna l'attesa liturgica della nascita di Cristo. È un tempo di speranza e attesa.
Il profeta Isaia (9,1) proclama: "Il popolo che cammina nelle tenebre vede una grande luce... ". Purtroppo il popolo siriano continua a camminare nell'oscurità. Per lui, la luce è lungi dall'essere vista!
Quattro anni dopo la fine della guerra ad Aleppo, i suoi abitanti, come tutti i siriani, continuano a soffrire delle sue conseguenze, che si stanno manifestando oggi con altre guerre: una guerra economica, una guerra di sanzioni, una guerra di svalutazione della moneta locale e tante altre miserie... E come se tutto questo non bastasse, la pandemia del COVID 19 sta peggiorando l'angoscia del mio popolo.
La "Cesar Act" ha l'effetto di punire l'intera popolazione siriana, imponendo sanzioni a tutti i livelli.
Quante volte ho sentito dire: "Rimpiangiamo il tempo in cui le bombe ci cadevano addosso... È vero che avevamo paura delle bombe; tuttavia, eravamo meno alle strette. Oggi le bombe non ci minacciano di più, ma tutto il resto ci soffoca...".
Un mio amico medico mi ha detto che per completare il trattamento di chemioterapia di una paziente aveva bisogno di un farmaco che, solitamente, il governo siriano forniva gratuitamente. Oggi costa di più di 4 milioni di sterline siriane... Immaginate cosa significa, quando un ottimo stipendio raggiunge a malapena le centomila sterline siriane!
In questa lettera, voglio condividere con voi le mie riflessioni a partire dall'enciclica "FRATELLI TUTTI" promulgata dal Santo Padre il 3 ottobre 2020.
Al numero 25, scrive:
Guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali o religiosi, e tanti soprusi contro la dignità umana vengono giudicati in modi diversi a seconda che convengano o meno a determinati interessi, essenzialmente economici. Ciò che è vero quando conviene a un potente, cessa di esserlo quando non è nel suo interesse. Tali situazioni di violenza vanno «moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una “terza guerra mondiale a pezzi”
Non stiamo forse affrontando in Siria questa "terza guerra mondiale a pezzi"?
Perché dobbiamo passare l'inverno gelido e senza carburante per scaldarci, quando il nostro paese è un produttore di petrolio, ma i campi di produzione del nostro paese sono sotto il controllo delle truppe americane?
Inoltre perchè il signor Trump, decisore dell'ordine mondiale, ha appena annunciato la sua volontà di non lasciare la regione del nord-est della Siria?
Perché la nostra moneta deve subire una svalutazione galoppante e costante? Chi ha un interesse in tutto questo?
Perché impoverire un popolo che viveva con dignità e renderlo pezzente a tutti i costi, chiedendo l'elemosina e indebitato?
Che ha deciso di privarci di elettricità, dell' olio combustibile, di benzina, di pane, delle medicine e di tanti altri beni di prima necessità?
In un altro paragrafo (26), il Papa ci dice:
Questo non stupisce se notiamo la mancanza di orizzonti in grado di farci convergere in unità, perché in ogni guerra ciò che risulta distrutto è «lo stesso progetto di fratellanza, inscritto nella vocazione della famiglia umana», per cui «ogni situazione di minaccia alimenta la sfiducia e il ripiegamento». Così, il nostro mondo avanza in una dicotomia senza senso, con la pretesa di «garantire la stabilità e la pace sulla base di una falsa sicurezza supportata da una mentalità di paura e sfiducia.
Le parole del Santo Padre arrivano a spiegare questa disillusione del popolo siriano.
Come possiamo parlare di un progetto di fraternità quando ci impongono un falso senso di sicurezza sostenuto da una mentalità di paura e diffidenza?
Come capire che, in questo 21° secolo, delle grandi potenze possono decidere il destino e il futuro di un paese?
E anche se siamo spesso delusi, stanchi e preoccupati, continuiamo, come Maristi Blu, a seminare speranza nella misura delle nostre capacità.
Vogliamo condividere con voi alcune buone notizie.
Sabato 5 dicembre 2020 e in occasione della Giornata Mondiale del volontariato, FOCSIV (Federazione delle organizzazioni di servizio cristiano - Servizio Volontario Internazionale) ha premiato il Dr. Nabil Antaki durante la sua 27a edizione sul volontariato internazionale. Questo è un nuovo riconoscimento da parte di un organismo internazionale per l'impegno del Dr. Nabil e per il lavoro dei Maristi Blu.Il nostro libro "Le lettere di Aleppo" è stato pubblicato anche in versione spagnola e italiana.
Quanto all'edizione italiana, è stata pubblicata da Harmattan Italia con il titolo « LETTERE DA ALEPPO » e potrete acquistarla ed offrirla come regalo di Natale...
Il progetto "Pane condiviso" continua a servire gli anziani. Certo: 170 anziani, che vivono da soli in una situazione precaria, senza famiglia e senza supporto, ricevono un pasto caldo giornaliero con frutta e pane, preparato da una dozzina di signore 'mariste blu'. I giovani volontari che distribuiscono questi pasti, e in risposta all'invito del Papa rivolto ai giovani in occasione della 32a Giornata Mondiale della Gioventù, raccolgono le parole di saggezza che queste persone anziane custodiscono. Partecipano così alla campagna lanciata da laytifamilylife.va (http://www.laityfamilylife.va/content/laityfamilylife/fr/news/2020/undono-di-saggezza.html)
Ascoltando le sofferenze della gente, non potevamo restare senza una risposta. Abbiamo preso l'iniziativa di distribuire un paniere alimentare che ha raggiunto 700 famiglie tra le più povere.
Dato che il governo siriano non ha promulgato un secondo confinamento del paese, gli altri progetti dei Maristi Blu hanno ripreso normalmente dal settembre 2020.
I progetti educativi "Imparare a crescere" e "Voglio imparare" hanno visto il numero di bambini aumentare in modo significativo. Alcuni nuovi locali hanno sono stati convertiti in aule.
Il laboratorio Heartmade si è dotato di altre 3 sale per consentire una maggiore produzione.
Da settembre 2020, tutti i membri dei Maristi Blu seguono una formazione permanente i cui temi toccano lo spirito Marista e il significato della solidarietà e del volontariato.
Quando leggerete questa quarantesima lettera, il Natale sarà alle porte.
Che questo Natale sia un momento di ricongiungimento, nonostante tutte le restrizioni che sono imposte.
Che questo Natale sia un momento di preghiera per tutti i bambini del mondo.
Che questo Natale sia un momento di speranza.
Fr. Georges Sabé per i Maristi Bleu di Aleppo
sabato 19 dicembre 2020
Aleppo, un Natale tra Covid e sanzioni
Un Natale “semplice”, che richiama la Sacra Famiglia nella grotta di Betlemme con poche luci e addobbi, ma partecipato e con chiese gremite dai fedeli in un contesto ”drammatico per le sanzioni, che uccidono più delle bombe durante la guerra”.
È quanto sottolinea ad AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo dei Latini, mons. Georges Abou Khazen, raccontando il clima dell’Avvento nella metropoli del nord del Paese, per anni epicentro del conflitto siriano sino alla liberazione nel dicembre del 2016. Il prelato conferma che “abbiamo abolito i ricevimenti ufficiali”, perché sarebbe stato “impossibile stare in piedi cinque ore e fare gli auguri a tutti i rappresentanti religiosi e istituzionali al tempo del Covid-19. Si celebra la messa, poi un saluto sulla porta della chiesa con maschere, distanziamento e disinfettanti”.
In quella che un tempo era la metropoli economica e commerciale della Siria quest’anno la festa è in tono minore, non tanto per la paura di contrarre il nuovo coronavirus quanto per le sanzioni e l’embargo di Stato Uniti ed Europa. “Alle misure punitive ordinarie - spiega mons. Abu Khazen - si è aggiunta anche il Caesar Act imposto dagli Usa, che colpisce la popolazione nella vita di ogni giorno, assieme all’inflazione”.
La nascita di Gesù, racconta il vicario apostolico, è sempre “fonte di speranza e di gioia. Tuttavia, in Siria oggi c’è poco da festeggiare non tanto per il virus, quanto per l’impoverimento generale della popolazione. Un tempo un euro era scambiato a 50 lire siriane, oggi a 3600. Le paghe sono rimaste uguali, i prezzi saliti alle stelle con file enormi ai forni per un pezzo di pane, razionato dal governo. E con il freddo, molte famiglie non hanno ricevuto nemmeno la loro parte di gasolio. In passato le forniture, anche in tempo di guerra, ogni ventina di giorni arrivava una bombola di gas mentre oggi ne trascorrono almeno 60. La luce viene un’ora e mezza, poi sparisce per nove, altrettante file di auto in coda per la benzina e così via”.
“Il Natale in passato - ricorda il prelato - sotto la guerra, nonostante l’assedio e le bombe, non presentava le stesse difficoltà. Per le persone era forse più facile soddisfare i bisogni della vita quotidiana. Oggi molte cose non si possono comprare, dalla frutta alla carne che resta un sogno per la grande maggioranza”.
Il blocco occidentale, in primis gli Stati Uniti, si è accorto “di non poter vincere la guerra sul piano militare, quindi ha scelto di strozzare la Siria da un punto di vista economico. Ma questo è un crimine contro l’umanità, perché questo popolo non ha colpe. Inoltre, non è vero che i combattimenti sono finiti, mentre quello che è certo è l’aumento della povertà e la mancanza di medicinali, doppiamente grave in questo momento di pandemia”.
Mons. Abou Khazen ricorda che la Siria è una nazione “ricca di frumento, di risorse minerali, di petrolio e di gas, cui viene impedito di usarlo, soprattutto quello del nord-est controllato dagli americani, persino per riscaldare le abitazioni private”.
In questo contesto “il coronavirus, a differenza di molti altri Paesi, non è ‘il’ problema ma uno dei tanti cui dobbiamo far fronte e chi può lavora, per mandare avanti la famiglia”. Fra le poche voci che si levano a favore della Siria vi è quella di papa Francesco, con i suoi ripetuti appelli per la pace l’ultimo dei quali l’11 dicembre ad un incontro di 50 agenzie cattoliche. “Il pontefice - sottolinea - parla sempre a favore del popolo siriano e la decisione, forte e coraggiosa, di visitare l’Iraq può avere risvolti positivi anche per noi perché lancia un messaggio forte al mondo, soprattutto verso quanti vogliono disgregarne Stato e società”.
“Il più bel regalo di Natale - conclude - sarebbe la cancellazione delle sanzioni verso il popolo siriano”.
mercoledì 16 dicembre 2020
Natale in Siria. Card. Zenari: “La povertà in cui è nato Gesù è la stessa in cui versano oggi i bambini siriani”.
Le comunità cristiane della Siria si preparano a vivere il Natale.
Le testimonianze del nunzio apostolico, card. Mario Zenari, e dei parroci delle zone dove si combatte ancora, padre Antonio Ayvazian, parroco armeno di Qamishli, nel nord Est siriano (al confine turco) e di padre Hanna Jallouf, francescano della Custodia di Terra Santa e parroco latino del villaggio cristiano di Knaye (Idlib)
“La povertà in cui è nato il Signore, a Betlemme, è la stessa in cui oggi versano tante famiglie, con i loro bambini, nella Siria in guerra da 10 anni”.
A 10 giorni dal Natale, è il card. Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria, a descrivere le condizioni dei bambini siriani e delle loro famiglie. Un pensiero continuo, quello del nunzio, per i piccoli della Siria, accompagnato da un impegno strenuo sul terreno. “Il Papa – dice al Sir – mi ha donato questa fascia color porpora che è lunga e larga quanto è lunga e larga la Siria. Questa missione è un privilegio datomi da Dio: condividere le sorti della popolazione siriana martoriata”.
Damasco.
“Sarà anche questo un Natale di povertà, al freddo, come nella grotta di Betlemme” afferma il cardinale che da tempo denuncia l’emergenza umanitaria in Siria che coinvolge circa 12 milioni di persone tra rifugiati fuori i confini siriani e sfollati interni. “Sono famiglie che vivono come possono, tante sotto le tende, lontano dalle loro case, alcune anche a cielo aperto. Mancano stufe e chi le ha non può accenderle per mancanza di gasolio. Spesso mi capita di vedere nelle strade file interminabili di gente in attesa di comprare del pane a prezzo agevolato dal Governo”. A Damasco e in altre zone della Siria non cadono più razzi e mortai ma è scoppiata, spiega, “la bomba della povertà”. Il nunzio cita dati Onu: “l’83% della popolazione vive sotto la soglia della povertà e questo uccide la speranza. C’è bisogno di pane, di latte, di gasolio, di medicine”. Il pensiero va ancora alla “sofferenza dei più piccoli che vedono tornare a casa i loro genitori solo con un po’ di pane spesso di scarsa qualità per la mancanza di farine adatte”. Anche la solidarietà paga il suo tributo alla guerra.
Rivela il nunzio: “Giorni fa un ecclesiastico è andato ad inaugurare un panificio a 30 km a nord di Damasco, donato da un Paese europeo. Il forno non funziona già più perché manca il gasolio”.
Alla povertà si è aggiunta la pandemia del Covid-19. “Non abbiamo dati ufficiali dei contagi, i tamponi sono molto pochi. Probabilmente fino ad ora il virus è stato contenuto anche grazie al fatto che la Siria è un Paese chiuso, dove non arriva nessuno”. Con il progetto “Ospedali Aperti”, portato avanti con la fondazione Avsi, in tre nosocomi cattolici, due a Damasco e uno ad Aleppo, “abbiamo cominciato a prestare cure domiciliari. Nell’ospedale italiano a Damasco le nove suore sono state contagiate e una è deceduta – afferma il card. Zenari -. Il sistema sanitario siriano è ridotto ai minimi termini a causa della guerra. Reperire dispositivi di protezione è difficile così come educare la popolazione a idonei comportamenti igienici. Molte famiglie vivono in case senza servizi. I rifugiati vivono in campi dove non c’è distanziamento.
“La priorità in Siria oggi non è tanto la mascherina quanto il pane”.
“Che questo Natale scaldi il cuore di tanti nel mondo, che nonostante la pandemia, possano davvero ricordarsi della Siria. Impariamo dalla nostra sofferenza per aiutare chi ne ha una più grande”.
Qamishli.
Le parole del nunzio sono raccolte da padre Antonio Ayvazian, parroco armeno di Qamishli, nel nord Est siriano e da padre Hanna Jallouf, francescano della Custodia di Terra Santa e parroco latino di Knaye, uno dei tre villaggi cristiani della Valle dell’Oronte (gli altri sono Yacoubieh e Gidaideh, tutti a circa 50 km da Idlib).
Si tratta di due aree ad alta tensione. “Qui nel nord Est ci sono 13 villaggi cristiani armeni sperduti nelle montagne. fa molto freddo ed è urgente trovare il carburante per le stufe” dice al Sir padre Ayvazian che punta l’indice contro “l’embargo e le sanzioni internazionali che stanno distruggendo la Siria e provocando l’esodo dei cristiani nel silenzio dell’Occidente. Solo la nunziatura apostolica ci è vicina”.
La speranza adesso è riposta nell’aiuto inviato da Papa Francesco a tutte le diocesi siriane, 60 mila euro ciascuna.
Le comunità cristiane si sono tirate su le maniche contro il Covid. “Insieme ai capi religiosi della nostra regione – dichiara il parroco armeno – ci siamo dotati di bombole di ossigeno e di presidi di protezione per 100 persone”. Ma la vera emergenza sono le famiglie: “sta arrivando il Natale e il senso di abbandono e di solitudine è ancora più grande. Le famiglie non hanno possibilità di fare l’albero e il presepe perché il loro primo pensiero e trovare il pane per i loro figli. Basterebbe un po’ di cibo per donare un po’ di festa a queste famiglie. Con uno stipendio mensile di pochi dollari non si riesce a comprare più nulla. La gente è disperata – denuncia padre Ayvazian – ci sono tantissime giovani donne che sono arrivate a vendere la propria verginità per avere di che vivere”. “A Natale non ci saranno il presepe e l’albero. Ci resta il dono più grande: la nostra fede cui ci aggrappiamo per continuare a sperare”.
Idlib.
Da Knaye, nel nord-ovest della Siria, padre Hanna Jallouf racconta la vita dei pochi cristiani locali ora che si avvicina il Natale. I problemi di ieri – la guerra, la povertà, i ribelli jihadisti di Tahrir al-Sham, ex Fronte al-Nusra, legato ad al-Qaeda e alleato della Turchia – e quelli di oggi, come la pandemia, segnano giornate sempre più dure.
“Da circa un mese – rivela il francescano – i miliziani che governano qui hanno imposto l’uso della lira turca. I prezzi sono quadruplicati e la gente è disperata. Non sappiamo come fare per aiutare le famiglie”. La tensione è altissima: “ci sono regolamenti di conti tra i leader delle fazioni islamiste. Coloro che sono contro Tahrir al-Sham vengono eliminati” dice il francescano. Nessuno entra e nessuno esce dall’area controllata dai ribelli.
“Ci sono tanti sfollati e rifugiati. Qualcuno prova a rientrare ma i miliziani non lo permettono. Sono 11 mesi che le strade sono chiuse”.
Mancano 10 giorni al Natale e la comunità cristiana si prepara. Proibite dai jihadisti decorazioni esterne e luminarie, tolte le croci dalle chiese, e imposto il divieto di indossare il saio a padre Hanna e al suo confratello, padre Louai Bsharat, alle circa 300 famiglie cristiane della zona non resta che festeggiare dentro la chiesa e in casa.
“Il 4 dicembre scorso – racconta padre Jallouf – abbiamo celebrato santa Barbara, che per noi è come il Carnevale, con le maschere. Abbiamo organizzato una mostra con prodotti dei nostri ragazzi creati con materiali di scarto come vecchie lampadine. Oggetti natalizi che i ragazzi hanno poi portato a casa in segno di festa. Abbiamo realizzato anche delle croci per abbellire alberi e presepi in casa. Quest’anno non abbiamo mandato i nostri ragazzi, una quarantina in tutto, nelle scuole dei jihadisti così abbiamo potuto anche cantare e fare teatro. Sono piuttosto felici. Grazie a loro possiamo dire di avere un futuro qui”. Già sono pronte altre iniziative: “il 15 dicembre cominciamo la novena di Natale, il 23 distribuiremo piccoli doni ai bambini. Il 24 e il 25 dopo la messa ci scambieremo gli auguri con qualche confetto”.
“Festeggiare il Natale è segno di speranza e di gioia per tutti. La Provvidenza non ci abbandona: quando non ho più nulla da dare dico al Signore, questo è il tuo gregge, chi deve pensarci? Ecco allora che arriva sempre un aiuto”.
lunedì 14 dicembre 2020
Lo splendore della carità: premio ai Maristi di Aleppo
Il 5 dicembre 2020 si è celebrata la giornata internazionale del volontariato. FOCSIV (la federazione delle associazioni cristiane italiane di solidarietà internazionale) ha assegnato al dottor Nabil Antaki il premio annuale volontario internazionale, in riconoscimento della missione dei Maristi Blu ad Aleppo.
Ricorre proprio in questi giorni l'anniversario della liberazione di Aleppo , avvenuta nel dicembre 2016 . “La città di Aleppo finalmente sta per essere completamente liberata e unificata dopo quattro lunghi anni di divisione e di morte seminata da diversi gruppi armati siriani e non”, fu la testimonianza a ZENIT di mons. Georges Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo per i cattolici di rito latino.
Nel libro da poco edito da Hamattan Lettere da Aleppo. Testimonianze dalla Siria in guerra, di Nabil Antaki e Georges Sabé troverete le cronache sugli anni tremendi di una città divisa e sotto assedio e della sua sventurata popolazione.
Sono gli scritti in cui i Maristi Blu aggiornano amici, estimatori e donatori stranieri sull’evolversi della situazione ad Aleppo e sulle numerose attività di sostegno svolte dalla loro associazione in favore degli sfollati e dei più indigenti.
Se avete intenzione di regalare un libro per le prossime feste, scegliete Lettere da Aleppo. |
domenica 6 dicembre 2020
Siria, il decimo Natale senza pace
Nella dimenticata Siria da dieci anni di terrorismo, di guerra e ora di fame a causa delle sanzioni imposte dagli Usa.
L’articolo si riferisce alla zona dove prima della guerra vivevano 1200 famiglie cristiane, mentre ora ne sono rimaste solo 300: la cancellazione della presenza cristiana in Siria è uno degli obiettivi degli amici degli Usa nel Vicino Oriente.
martedì 1 dicembre 2020
Merry Christmas, Syria!
di Janice Kortkamp
I tempi sono più che duri lì, per molti versi più difficili che mai. I prezzi per il cibo e altri beni essenziali come il carburante per il riscaldamento, per la bombola di cucina e per le auto sono incredibilmente alti per la maggior parte delle persone. L'elettricità è scarsa e sporadica. L'inverno può essere molto freddo.
La guerra e le sanzioni hanno contribuito a un atteggiamento "prendi quello che puoi, non restituire nulla" tra funzionari corrotti, criminali, mafie del mercato nero e contrabbandieri, che ti fanno sopravvivere alla miseria giorno per giorno.
Donald Trump non ha ritirato le truppe - c'è stato una info circa 50 partenze, ma secondo diverse fonti in realtà sono arrivati più veicoli e più personale in questo fine settimana. Le truppe statunitensi sono impegnate a rubare il petrolio siriano, i cui proventi vanno a sponsorizzare, armare e addestrare altri mercenari per continuare la guerra nel nord-est e nel sud.
Biden promette di aumentare le pressioni statunitensi contro la Siria, mascherando il tentativo di cambio di regime per procura terrorista degli Stati Uniti con la propagandata illusione dell'era Obama di "aiutare i siriani". A sua volta, la Turchia continua a sponsorizzare e armare gruppi terroristici a Idlib mantenendo il suo esercito sulle terre siriane con la sua occupazione illegale.
Israele continua a fare attacchi illegali contro la Siria - molte centinaia ormai nel corso degli anni - affermando di colpire "l'Iran", sebbene di solito uccida soldati siriani e non di rado dei civili. L'Iran ha aiutato la Siria a combattere l'ISIS e al Qaeda mentre Israele aiuta i mostri e quello di Israele è l'unico governo con cui l'ISIS si è mai scusato. Nell'inveire e delirare contro le truppe iraniane – che stanno in Siria legalmente al 100% - mentre Israele si acquatta sul Golan siriano contro le molteplici risoluzioni delle Nazioni Unite e il diritto internazionale, il regime israeliano non manca mai di rivelare la sua ipocrisia psicotica.
Le sanzioni e le pressioni politiche hanno reso molto più difficile anche affrontare la situazione COVID19. Per molte persone lì, dopo essere sopravvissute alle bombe, essere sempre nei mirini dei terroristi, aver avuto campi e fattorie in fiamme e aver subìto le sanzioni progettate per farle morire di fame uccidendo la loro economia, la ricostruzione e la ripresa, il Virus è semplicemente un altro modo per morire.
Eppure le persone continuano - devono farlo. E il Natale, che è una delle feste più popolari in Siria, continua.
Per quelli di noi in tutto il mondo che hanno assistito alla loro sofferenza e sostenuto la loro causa, è questo spirito di VITA che abbiamo visto lì - dalle persone normali di tutte le religioni e gruppi - che ci ispira a non arrenderci mai e poi mai.
Possa il "pace in terra, agli uomini di buona volontà" non essere solo uno slogan di auguri, ma un grido di battaglia per tutte le persone di onestà, integrità e compassione - un grido unificato per porre fine a queste terribili guerre e alle bugie usate per promuoverle.
Merry Christmas Syria
Buon Natale, amata Siria!