Lettera
da Aleppo n. 37
dai Maristi Blu, 17 novembre 2019
trad. italiana: Gb.P. OraproSiria
Dopo
l'offensiva turca contro la Siria di quasi un mese fa, riceviamo
messaggi quotidiani dai nostri amici che chiedono notizie e domandano
cosa stia succedendo. Proverò a riassumere brevemente una situazione
molto complessa. Inizierò condividendo il contesto precedente il 9
ottobre, per illustrare poi gli ultimi sviluppi.
Da un anno e mezzo, non c'è stata quasi battaglia in Siria. Vivevamo in uno stato di "né guerra né pace", uno status quo prolungato. Lo Stato siriano controllava il 70% del territorio comprese le principali città. Tuttavia, erano rimaste 3 aree occupate che dovevano essere liberate e dove la situazione era congelata:
Da un anno e mezzo, non c'è stata quasi battaglia in Siria. Vivevamo in uno stato di "né guerra né pace", uno status quo prolungato. Lo Stato siriano controllava il 70% del territorio comprese le principali città. Tuttavia, erano rimaste 3 aree occupate che dovevano essere liberate e dove la situazione era congelata:
Gran
parte della Siria nord-orientale, una striscia di 25% del territorio,
con la Turchia a nord e l'Iraq a est (e che contiene i principali
giacimenti petroliferi) è stata occupata dalla milizia curda (YPG),
sostenuta dagli americani (e dai francesi) che, oltre alla loro
presenza fisica illegale, hanno addestrato, armato e finanziato i
curdi. Questa milizia, composta da siriani curdi, pensava di poter
approfittare del caos della guerra per creare un Kurdistan siriano o,
in alternativa, una regione autonoma. Un'altra
piccola parte della Siria nel nord-ovest (la regione di Afrin),
anch'essa abitata da siriani curdi, era stata occupata dall'esercito
turco nel gennaio 2018, costringendo a fuggire quasi 140.000 persone. Infine,
la provincia di Idlib, occupata da diversi anni dal fronte islamista
Al Nosra, tra cui decine di migliaia di terroristi stranieri.
Sull'altro
versante, la situazione politica era allo status quo. I colloqui di
Ginevra sono da tempo morti e sepolti, sostituiti dagli incontri di
Astana e Sochi sotto gli auspici di Russia, Turchia e Iran, che
organizzavano dei cessate il fuoco e stavano cercando di formare un
comitato misto per riscrivere una nuova costituzione.
Per
tornare al 9 ottobre, va notato che dall'inizio della guerra in Siria
la Turchia ha considerato come la sua "bestia nera" i curdi
siriani che vivono principalmente nelle città al confine con la
Turchia e che hanno beneficiato della guerra nelle altre regioni
della Siria per assumere il controllo della Siria nord-orientale. Ciò
ha provocato l'ira dei turchi che non vogliono una regione curda
autonoma in Siria che possa dare ali al movimento indipendente curdo
in Turchia e alla sua milizia, il PKK. Devo sottolineare che i curdi
rappresentano il 25% della popolazione turca e vivono nelle regioni
meridionali, vicino al confine siriano. Molte volte in passato la
Turchia ha minacciato di invadere le aree detenute dall'YPG, ma si
tratteneva a causa delle minacce statunitensi.
Il 9 ottobre, dopo che il presidente Trump ha annunciato il ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria (in realtà, si sono solo spostati più a sud in Siria), la Turchia ha lanciato la sua operazione "fonte di pace" (sic) ed ha invaso illegalmente la Siria. L'offensiva è preceduta da raid aerei sulle principali città (Qamishli, Derbasiye, Ras Al Ayn, Ain Arab) della regione, abitata da curdi, cristiani e musulmani siriani, provocando un massiccio esodo di residenti verso altre città della regione. I combattenti curdi dell'YPG, abbandonati dagli americani, chiedono all'esercito siriano di venire in loro soccorso riaffermando la loro cittadinanza siriana e il loro attaccamento allo Stato siriano e fuggendo verso sud lasciando il campo aperto ai turchi. Dopo 5 giorni di combattimenti, la Turchia e la Russia negoziano un cessate il fuoco, stabilendo che tutti i combattenti curdi dovranno spostarsi a 35 km dalle frontiere turche, che l'esercito siriano potrà tornare e ripristinare l'autorità dello Stato e che pattuglie miste russo-turche controlleranno il confine.
Il 9 ottobre, dopo che il presidente Trump ha annunciato il ritiro delle truppe statunitensi dalla Siria (in realtà, si sono solo spostati più a sud in Siria), la Turchia ha lanciato la sua operazione "fonte di pace" (sic) ed ha invaso illegalmente la Siria. L'offensiva è preceduta da raid aerei sulle principali città (Qamishli, Derbasiye, Ras Al Ayn, Ain Arab) della regione, abitata da curdi, cristiani e musulmani siriani, provocando un massiccio esodo di residenti verso altre città della regione. I combattenti curdi dell'YPG, abbandonati dagli americani, chiedono all'esercito siriano di venire in loro soccorso riaffermando la loro cittadinanza siriana e il loro attaccamento allo Stato siriano e fuggendo verso sud lasciando il campo aperto ai turchi. Dopo 5 giorni di combattimenti, la Turchia e la Russia negoziano un cessate il fuoco, stabilendo che tutti i combattenti curdi dovranno spostarsi a 35 km dalle frontiere turche, che l'esercito siriano potrà tornare e ripristinare l'autorità dello Stato e che pattuglie miste russo-turche controlleranno il confine.
Da allora, la situazione è di
nuovo congelata. Tutto è successo come se lo scenario fosse stato
scritto in anticipo. I turchi hanno ottenuto ciò che volevano: una
zona di sicurezza in territorio siriano profonda 35 km dove è
vietata la presenza militare curda. Lo Stato siriano è il grande
vincitore avendo recuperato, senza combattere, gran parte dei
territori che non aveva più controllato dall'inizio della crisi
siriana e mostrando alla Turchia che è nel suo interesse fermare il
suo sostegno ai terroristi islamisti e ristabilire le normali
relazioni con la Siria. I russi hanno dimostrato la loro influenza
che è diventata considerevole. Gli americani mantengono il controllo dei pozzi petroliferi siriani e si riconciliano con la Turchia,
essendo il sostegno americano ai curdi il principale argomento di
contesa tra loro. E i curdi, come molte volte in passato, sono al
pari del ripieno del tacchino, usati per 3 anni dagli americani per
indebolire lo Stato siriano e combattere Daesh e poi abbandonati
quando la volontà del loro padrino lo decide. Eppure, molti attori
politici li avevano avvertiti di questo possibile risultato e che era
nel loro interesse rimanere nel seno dello Stato siriano.
Quasi
in concomitanza, il Comitato costituzionale siriano, creato il 23
settembre dopo infiniti negoziati, ha tenuto la sua prima riunione a
Ginevra il 30 ottobre. Nessuno si aspetta un rapido risultato in
quanto le condizioni per l'adozione dei vari articoli della nuova
costituzione sono difficili e richiedono la quasi unanimità dei 150
membri della commissione.
Per
quanto riguarda la regione di Idlib, l'esercito siriano aveva
lanciato diverse offensive per liberarla dai terroristi islamisti ma,
ad ogni tentativo, doveva fermare l'offensiva a seguito delle
pressioni delle potenze occidentali che, per impedire la vittoria
dello Stato siriano, hanno paventato una possibile crisi umanitaria.
Esattamente come fecero durante la liberazione di Aleppo 3 anni fa.
Tuttavia, durante l'ultima offensiva, i ribelli armati hanno dovuto
ritirarsi di 10 km più a nord, il che ha messo fuori portata dei
loro cannoni le 2 città cristiane della regione di Hama, Mhardé e
Squelbiyé. Queste 2 città sono state bombardate per 2 anni dai
terroristi di Idlib e hanno subito diversi assedi. Bisognava vedere
gli abitanti di queste città esultanti per le strade, per
comprendere il loro sollievo e la loro gioia.
Ad
Aleppo la situazione è stabile. Vengono forniti i servizi
essenziali, acqua 5 giorni a settimana ed elettricità 18 ore al
giorno. L'università e le scuole funzionano normalmente. Gruppi
armati ribelli installati nei sobborghi occidentali continuano a
lanciare bombe su Aleppo in diverse occasioni. Di recente, un
proiettile è caduto a 200 metri dall'ospedale St. Louis e dal mio
ufficio ed ha causato la morte di una persona e altri numerosi
feriti. La crisi economica è molto acuta con un impressionante tasso
di disoccupazione, un costo della vita da capogiro, inflazione al
galoppo e continuo aumento della povertà.
Noi,
i Maristi Blu, portiamo avanti tutti i nostri progetti per aiutare le
famiglie povere e/o sfollate, con sempre maggiori difficoltà di
finanziamento.
Il
nostro impegno per l'assistenza del campo "Shahba" con gli
sfollati da Afrin continua nonostante il pericolo. Il campo si trova
a 55 km da Aleppo e a soli 3 km dalle linee turche. Molto spesso le
bombe cadono vicino al campo. Questo non ci impedisce di andarci due
volte a settimana per distribuire cibo e prodotti sanitari, curare i
malati, insegnare ed educare bambini e adolescenti e formare gli
adulti. Vedere la gioia negli occhi dei bambini e seminare un po' di
speranza nel cuore delle persone è per noi una grande soddisfazione.
I
bambini dei nostri 2 progetti educativi ("Imparare a crescere"
con 65 bambini e "Voglio imparare" con 110 bambini dai 3 ai
6 anni) sono ripresi a ottobre. C'è una forte richiesta da parte dei
genitori di iscriverli presso di noi, perché in Siria gli asili sono
privati e a pagamento, a differenza delle scuole dell'obbligo, e i
genitori delle nostre famiglie semplicemente non possono permettersi
di pagare. Ora siamo alla nostra massima capacità di accoglienza,
data l'esiguità dei nostri locali. I bambini, irradiando felicità,
sono accompagnati da 24 educatrici.
Il
nostro programma di supporto psicologico, Seeds, a motivo dei bisogni
crescenti è cresciuto molto quest'anno. Oltre a sostenere i bambini
e gli adolescenti che beneficiano dei nostri vari progetti, abbiamo
adesso due nuovi gruppi di bambini e adolescenti. Il team di Seeds è
cresciuto di numero e i diversi membri ora sono una ventina, sotto la
guida di uno psicologo.
Continuiamo
il nostro programma di "microprogetti" per dare lavoro agli
adulti, per consentire loro di vivere degnamente del frutto del loro
lavoro e combattere l'emigrazione. Nel 2019, abbiamo organizzato 4
sessioni di formazione di 48 ore durante le quali abbiamo insegnato a
75 persone come creare e gestire un nuovo progetto e abbiamo
finanziato 45 progetti che consentiranno a 80 famiglie di uscire
dalla povertà e diventare indipendenti, per vivere senza l'aiuto
delle ONG. Riteniamo che nelle attuali circostanze, aiutare le
persone a trovare un lavoro sia la priorità.
Il
nostro progetto "Heartmade" di abbigliamento femminile
realizzato con scampoli di tessuti è decollato e si sta
sviluppando. Aiuta a trovare un lavoro alle donne, a sviluppare le
loro capacità, la loro creatività e il loro senso della bellezza, a
rispettare l'ambiente combattendo gli sprechi degli scarti di tessuti
e di capi di abbigliamento producendo pezzi unici "fatti a
mano". Abbiamo installato energia solare nel nostro laboratorio
per fornire elettricità alle macchine da cucire e noleggiato un
negozio per vendere i nostri prodotti. Undici donne stanno lavorando
a questo progetto per far vivere 11 famiglie e intendiamo sviluppare
questo progetto e coinvolgere nuove persone.
Tutti
i nostri altri progetti intendono aiutare le famiglie a vivere e
crescere. "Goccia di latte" distribuisce latte a 2900
bambini di età inferiore a 11 anni; 200 famiglie sfollate vengono
aiutate a vivere in un appartamento fino a quando non possono tornare
a casa; il nostro programma medico si fa carico dell'assistenza
medica o chirurgica di circa 150 pazienti al mese. Nel nostro centro
di formazione per adulti "MIT", organizziamo 2 sessioni di
3 giorni di formazione ogni mese per 20 adulti per ogni sessione;
trenta donne partecipano alle sessioni di sviluppo della donna ogni
settimana; i posti per le sessioni del nostro progetto "taglio e
cucito" sono sempre al completo, così come per il progetto
"Speranza" per l'insegnamento delle lingue straniere.
Con
i nostri 85 volontari e dipendenti, serviamo le famiglie povere e/o
sfollate di Aleppo che ci considerano la vera "Fonte di Pace".
Cerchiamo di aiutarli a vivere degnamente, di accompagnarli
materialmente e psicologicamente e di mostrare loro una presenza
attiva e solidale. Eppure tutto ciò che facciamo è solo qualche
goccia nell'oceano dei bisogni della gente. Negli anni precedenti
avevamo più risorse per trovare i finanziamenti necessari. Le fonti
si stanno prosciugando ma i bisogni sono ancora presenti fintanto che
la pace non verrà ristabilita.
In
effetti, anche se la guerra sta finendo, non è ancora l'appuntamento
con la pace. Dopo otto anni e mezzo di una guerra assurda e atroce, è
tempo che i siriani possano vivere normalmente come qualsiasi altro
cittadino del mondo.
Con questa speranza nel cuore, vi ringrazio, cari amici, per la vostra amicizia, la vostra solidarietà e il vostro sostegno, e vi trasmetto i saluti di tutto il nostro gruppo.
Con questa speranza nel cuore, vi ringrazio, cari amici, per la vostra amicizia, la vostra solidarietà e il vostro sostegno, e vi trasmetto i saluti di tutto il nostro gruppo.
Un'ultima
parola: se per Natale e Capodanno volete fare un regalo a una persona
cara, prendete in considerazione di offrirle il nostro libro "Les
lettres d' Alep" pubblicato da Harmattan e che potete ordinare
dal vostro rivenditore o online presso l'editore, presso Fnac o su
Amazon. [n.d.t.: per Pasqua sarà disponibile la traduzione in
italiano delle 'Lettere di Aleppo'].
Nabil
Antaki, per i Maristi Blu.
PS:
La violenza persiste. I cristiani in Siria sono di nuovo in lutto.
Lunedì 11 novembre un prete cattolico di Qamishli e suo padre sono stati assassinati mentre si recavano a Deir Al Zor per sostenere il
loro gregge. Lo stesso giorno, due autobombe sono esplose vicino alla
chiesa caldea di Qamishli.
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