gennaio 2010
Traduzione Gb.P. per OraproSiria
Impantanati
in Afghanistan da quasi vent'anni, molestati dai loro ex alleati
talebani, gli Stati Uniti sembrano voler aggrapparsi a quella che è
stata a lungo la loro arma preferita, la strategia del "Muslim
Belt", la cintura verde dello spazio musulmano, nell'intento di
circondare la "Heartland" (zona d'influenza, NDT)
eurasiatica (Cina e Russia) che detiene le chiavi per dominare il
mondo. Un'arma in qualche modo erosa dalle battute d'arresto dei
gruppi terroristici in Siria, dal crollo politico della Fratellanza
dei Fratelli Musulmani, matrice originale dei gruppi takfiristi
sradicatori e dalla disaffezione dell'Arabia Saudita nei loro
confronti.
Su
suggerimento di Washington e Ankara, il Partito islamista del
Turkestan (PIT) ha quindi intrapreso il percorso della
globalizzazione del suo combattimento, con obiettivi prioritari, la
Cina e i buddisti, in altre parole, l'India.
1-
TURCHIA E STATI UNITI, SPONSOR OCCULTI DEL PIT
Dopo
otto anni di presenza in Siria, in particolare nel nord del paese nel
settore di Aleppo, il movimento jihadista in Turkestan si sta
preparando a dare slancio regionale alla sua lotta, oltre la Siria,
con un obbiettivo prioritario: la Cina.
Questa è
almeno la sostanza del discorso mobilitante del predicatore Abou Zir
Azzam trasmesso in occasione della festa di Fitr, nel giugno 2018,
sottolineando "l'ingiustizia" subita dal Turkestan nelle
sue due parti, quella occidentale (Russia) e il versante orientale
(Cina).
Nel
giugno 2017, la Turchia e gli Stati Uniti hanno incoraggiato questo
orientamento con il pretesto di preservare i combattenti di questa
formazione al fine di assegnarli ad altri teatri operativi, contro
gli avversari degli Stati Uniti raggruppati all'interno dei BRICS
(Cina e Russia), il centro della contesa per l'egemonia americana in
tutto il mondo.
2- LA
DOPPIEZZA DELLA TURCHIA
Combattuto
tra le sue alleanze contraddittorie, il neo-islamista Recep Tayyip
Erdoğan, membro del gruppo Astana (Russia, Iran, Turchia) e
contemporaneamente membro della NATO, ha proposto la pianificazione
di un vasto perimetro volto a dar rifugio ai jihadisti in un'area
sotto l'autorità della Turchia al fine di separare i gruppi
islamisti iscritti nella lista nera del terrorismo dai jihadisti
raggruppati sotto l'etichetta VSO "The Vetted Syrian Opposition"
(opposizione siriana gradita all'Occidente) in un'operazione intesa a
consentire al turco di separare il "buon grano" dalla pula,
secondo lo schema della NATO.
In altre
parole, liberare i siriani, pentiti e disarmati, mettere in stand-by
i siriani estremisti, in particolare il gruppo Adanani, e tenere
sotto controllo i combattenti stranieri (ceceni, Uiguri) in vista di
esfiltrarli segretamente verso altri teatri d'operazione.
Grazie
allo spiegamento delle forze americane nel nord della Siria, nel
perimetro della base aerea di Manbij e Idlib, la Turchia ha
approfittato di questa fase preparatoria dell'offensiva per
esfiltrare i suoi simpatizzanti, principalmente gli Uiguri e Al
Moharjirine (i migranti), i combattenti stranieri sotto "Hayat
Tahrir Al Sham" di tendenza jihadista salafita, il cui gruppo è
stato inserito nella lista nera delle Nazioni Unite nel 2013.
Il
presidente russo Vladimir Putin ha accettato la proposta turca al
vertice di Sochi dieci giorni dopo, il 17 settembre, desideroso di
preservare la sua nuova alleanza con la Turchia nel mezzo di una
guerra ibrida da parte degli Stati Uniti.
Indurre
alle dimissioni della Turchia costituisce la carta vincente della
Russia nei suoi negoziati con la coalizione occidentale al punto che
Mosca sembrerebbe così ansiosa di incoraggiare questa disconnessione
strategica dell'asse Turchia-Stati Uniti, da arrivare al punto di
promettere la consegna del sistema balistico S-400 per il 2019.
Ankara, da parte sua, spera di conservare gran parte della sua forza
di disturbo nell'area, con l'obiettivo di sviluppare un'enclave turca
nel settore di Idlib, sul modello della Repubblica turca di Cipro,
procedendo a una modifica demografica dell'area concentrandovi in una
sorta di barriera umana i cittadini siriani che rientrano nella sfera
dei Fratelli Musulmani che essa considera rientranti nella sua
autorità.
La zona
smilitarizzata concessa provvisoriamente alla Turchia si estende per
oltre 15 km di larghezza lungo il confine tra Siria e Turchia nel
settore di Idlib, compresa la zona di schieramento delle forze curde
sostenute dagli Stati Uniti.
Sulla
duplicità della Turchia nella guerra siriana, vedi questi link:
3- LA
TERMINOLOGIA MARXISTA COME COPERTURA LEGALE ALLA SVOLTA.
La
composizione ideologica della svolta del PIT è stata disegnata dalla
terminologia marxista. Alla fine di un dibattito interno di diversi
mesi, gli esperti legali di questa formazione hanno deciso di dare
una dimensione planetaria alla loro lotta privilegiando IL NEMICO
VICINO (Cina) sul NEMICO LONTANO (Siria).
Si è
stabilita una competizione giurisdizionale tra i prescrittori rivali
Abdel Rahman Al Chami, vicino a Jabhat Al Nusra, ramo siriano di Al
Qaida, e Abdel Halim Al Zarkawi, vicino a Daesh.
4- IL
DISCORSO MOBILITANTE DI ABOU ZIR AZZAM.
Questo
predicatore ha fatto un'irruzione politica a partire da un discorso
mobilitante trasmesso in occasione della festa di Fitr, nel giugno
2018, mettendo in evidenza "l'ingiustizia" subita dal
Turkestan nelle sue due parti, quella occidentale (Russia) e il
versante orientale (Cina). Invocando un boicottaggio commerciale
della Cina, ha elencato le sevizie storiche inflitte dai Cinesi agli
Uiguri, citando "lo stupro delle donne musulmane" e
"l'imposizione di mangiare carne di maiale".
5 -
CINA: LA SIRIA, UN RICETTACOLO PER IL TERRORISMO GLOBALE.
La
fermentazione jihadista uigura in Siria e in paesi della lontana
periferia della Cina ha indotto Pechino, nel marzo 2018, a dispiegare
discretamente truppe in Siria col motivo ufficiale di allenare alcuni
distaccamenti dell'esercito siriano e fornire loro supporto logistico
e medico.
Pechino
ha giustificato questo atteggiamento di supporto a motivo della sua
prossimità ideologica con il potere baathista a causa della sua
natura secolare, nonché per la presenza nel nord della Siria di un
grande contingente di combattenti Uiguri.
Così
facendo, la Cina mira a intrappolare i jihadisti Uiguri, di cui vuole
neutralizzare il loro eventuale ritorno in Cina, mentre i legami tra
i separatisti islamisti nelle Filippine e in Mayanmar e i gruppi
islamisti che operano in Siria sono confermati, come testimonia
l'arresto di agenti dello Stato islamico (Daesh) in Malesia nel marzo
2018 e a Singapore nel giugno 2018.
Il
graduale ingresso della Cina nel teatro siriano, dove ha già
ottenuto di usufruire di strutture navali nel perimetro della base
navale russa a Tartous, sta consolidando la sua posizione, come uno
dei tre principali investitori nel finanziamento della ricostruzione
della Siria, al pari di Russia e Iran.
Oltre a
Tartous, la Cina ha costruito la sua prima base navale all'estero a
Gibuti, nel 2017. Adiacente al porto di Doraleh e alla zona franca di
Gibuti - entrambe costruite dalla Cina - questa base non dovrebbe
ospitare in un primo tempo che "solo" 400 uomini.
Ma,
secondo diverse fonti, sono quasi 10.000 gli uomini che potrebbero
stabilirsi lì entro il 2026, quando i soldati cinesi avranno
trasformato questa enclave in un avamposto militare della Cina in
Africa.
Inoltre,
all'inizio di settembre la Cina ha partecipato alle manovre navali
russe al largo del Mediterraneo, le più importanti manovre della
flotta russa nella storia navale mondiale. Ha inviato truppe in
Siria, per la prima volta nella sua storia, nel marzo 2018, per
supportare le forze del governo siriano durante la presa di Idlib, in
particolare per decriptare le comunicazioni tra i jihadisti Uiguri al
fine di neutralizzarle.
Per
quanto riguarda la Cina, la Siria funge da ricettacolo per il
terrorismo globale, compreso quello interno cinese. Cercando di
alleviare la spesa finanziaria russa e di sostenere lo sforzo di
guerra siriano, la Cina ha concesso aiuti militari per 7 miliardi di
dollari alla Siria, le cui forze combattono nella battaglia di Aleppo
i jihadisti Uiguri, (musulmani di lingua turca della Cina
nordoccidentale), dove quasi 5.000 famiglie, ossia quasi quindicimila
persone, si sono stabilite nella zona orientale di Aleppo.
6- LA
QUESTIONE UIGURA.
La
strumentalizzazione degli Uiguri da parte degli americani risponde
alla loro preoccupazione di avere una leva contro Pechino, in quanto
"la Cina e gli Stati Uniti sono impegnati, a lungo termine, su
una rotta di collisione. I precedenti storici mostrano che un potere
crescente e uno in declino sono spesso condannati allo scontro",
sostiene l'ex primo ministro francese Dominique de Villepin, "in
particolare in un momento in cui la scena diplomatica internazionale
è nel mezzo della transizione verso un mondo post occidentale. Il
suo obiettivo di fondo è quello di ostacolare l'attuazione della
seconda via della seta ”.
Musulmani
di lingua turca, gli Uiguri jihadisti provengono dalla provincia di
Xingjiang, nell'estremo ovest della Cina, al confine con otto paesi
(Mongolia, Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Afghanistan,
Pakistan e India).
Molti
Uiguri hanno combattuto in Siria sotto la bandiera del Movimento
islamico del Turkestan orientale (Sharqi Turkestan) alias Xinjiang,
un'organizzazione separatista di lotta armata il cui obiettivo è la
creazione di uno "Stato Islamico Uiguro" nello Xinjiang.
I
combattenti Uiguri hanno ricevuto assistenza dai servizi segreti
turchi per il loro trasferimento in Siria, attraverso la Turchia.
Questo fatto ha generato tensione tra i servizi di intelligence
turchi e cinesi in quanto la Cina è preoccupata per il ruolo dei
turchi nel sostenere i combattenti Uiguri in Siria, un ruolo che
potrebbe favorire il sostegno turco ai combattimenti nello Xinjiang.
La
comunità uigura in Turchia conta 20.000 membri, alcuni dei quali
lavorano per l'Associazione di Solidarietà e Istruzione del
Turkestan orientale, che fornisce aiuti umanitari ai siriani ed è
sotto osservazione dalla Cina. Un video del PIT del gennaio 2017
afferma che la sua brigata siriana ha combattuto con il fronte di
al-Nosra nel 2013 nelle province di Raqqa, Hassakeh e Aleppo.
Nel
giugno 2014, il gruppo jihadista ha ufficializzato la sua presenza in
Siria: la sua brigata sul posto, guidata da Abu Ridha al-Turkestani,
un portavoce di lingua araba, probabilmente un siriano, ha
rivendicato la responsabilità di un attacco suicida a Urumqi nel
maggio 2014 e di un attacco alla Piazza Tienanmen nell'ottobre 2013.
Il
gruppo ha promesso fedeltà al Mullah Omar dei Talebani. Ventidue
Uiguri sono stati arrestati a Guantanamo, poi rilasciati per mancanza
di prove. Seguendo l'esempio dell'Emirato Islamico del Caucaso, la
cui filiale siriana operava nell'ambito di Jaysh Muhajirin Wal-Ansar,
il PIT ha creato la propria filiale in Siria che opera in concerto
con Jabhat Al Nusra tra le province di Idlib e Lattakia.
7 -
L'AMBIENTE JIHADISTA IN INDIA E IL SUO SPOSTAMENTO VERSO ISRAELE.
La
distruzione dei Buddha di Bamyan da parte dei Talebani nel marzo
2001, sei mesi prima dell'attacco dell'11 settembre contro i simboli
dell'iperpotenza americana, fu un fattore scatenante che indusse
l'India ad abbandonare la sua tradizionale politica di amicizia con i
paesi arabi, in particolare l'Egitto, il suo principale partner nel
Movimento dei Non Allineati, per avvicinarsi ad Israele.
L'ambiente
jihadista dell'India ha d'altronde portato i suoi dirigenti ad
avvicinarsi anche agli Stati Uniti in un contesto segnato dalla
scomparsa del partner sovietico, in contemporanea a un'accentuazione
della cooperazione sino-pakistana che porta al trasferimento di
energia da Pechino a Islamabad e il lancio di un programma nucleare
pakistano con sussidi sauditi.
La nuova
alleanza con gli Stati Uniti e Israele è stata sigillata sulla base
di una convergenza di interessi e di un approccio sostanzialmente
simile di paesi che si presentano come democrazie che condividono la
stessa visione pluralista del mondo, avendo lo stesso nemico comune,
"l'Islam radicale".
Il
riavvicinamento con Israele ha portato a una normalizzazione delle
relazioni israelo-indiane nel 1992, materializzata dalla prima visita
di un leader israeliano a Nuova Delhi, nel 2003, nella persona del
primo ministro Ariel Sharon, l'anno dell'invasione americana
dell'Iraq.
Terza
potenza regionale con Cina e Giappone, l'India si trova in una
posizione ambivalente in quanto deve mantenere stretti legami con le
superpotenze per rimanere nel gruppo alla testa della leadership
mondiale, senza allentare i legami con il Terzo mondo, di cui è
stata una delle leader per lungo tempo. La sua presenza nei BRICS
(Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) risponde a questa logica.
Gli
Uiguri, dal ricordo dell'osservatore, non sono morti mai per la
Palestina, neppure uno. Ma molti sono stati contro la Siria, in una
deviazione settaria della loro ideologia.
Agli
occhi degli strateghi del Pentagono, la strumentalizzazione
dell'irredentismo uiguro dovrebbe avere lo stesso effetto
destabilizzante sulla Cina del jihadismo ceceno sulla Russia di
Putin. Ma una possibile ascesa al potere del Partito islamico del
Turkestan potrebbe avviare una ridistribuzione delle carte, le cui
principali vittime potrebbero essere i jihadisti Uiguri, come gli
islamisti in Siria. A voler troppo servire da «carne da cannone» a
combattimenti mercenari decisi da committenti guidati esclusivamente
dalla loro ragione di stato della loro propria potenza, il destino
dei suppletivi è ineluttabilmente segnato: Tacchini ripieni di un
gigantesco inganno.
8 - LA
DEFEZIONE DI TRE PAESI MUSULMANI ALLEATI DELL'OCCIDENTE.
Di
fronte a una tale configurazione, il Pakistan, il pompiere piromane
del jihadismo planetario per decenni sembrava aver avviato una
revisione dolorosa delle sue alleanze, rinunciando al suo precedente
ruolo di guardia del corpo della dinastia wahhabita per
un ruolo più gratificante di partner della Cina, la potenza
planetaria in via di realizzazione, tramite il progetto OBOR (ONE
BELT ONE ROAD o Nuova via della seta - NDT).
Altri
due paesi musulmani, ex alleati dell'Occidente, ne han seguito
l'esempio: la Malesia e senza dubbio la Turchia, a medio termine,
colpita da sanzioni economiche da parte degli Stati Uniti.
Se
l'ipotesi del jihadismo anti-buddista dovesse materializzarsi,
darebbe inizio a una gigantesca tettonica delle placche con l'effetto
di sigillare un'alleanza di fatto tra Cina e India, i due stati
continenti dell'Asia, oltre che non musulmani, in vista di
sconfiggere l'idra islamista che si aggira alla loro periferia.
Per
Approfondire..