Osservando
quel che sta accadendo in Siria in queste ore, sarebbe legittimo
aspettarsi un'indignazione almeno pari a quella degli attentati di
Parigi e di Bruxelles, ma gli almeno 148 morti degli
attentati perpetrati ad Aleppo, Latakia, Jableh, Tartous (che non sono
'roccaforti del regime' ma città plurietniche e recentemente rifugio
di sfollati interni da luoghi invivibili), come pure il massacro della scorsa settimana degli inermi cittadini di al-Zara, non toccano le nostre
coscienze allo stesso modo.
Del
resto, perché aspettarselo? Questo Occidente così attento ad
occuparsi di pseudodiritti e a fare astratti proclami sulla pace e
sulla fratellanza, non si accorge che tanta gente muore proprio per i
propri errori e la propria insipienza nella gestione di questa guerra
tra i Siriani e il resto del mondo.
Si
ribadisce, anche nel documento emesso ieri dal Consiglio Europeo, che
si tratta di 'guerra civile' e che c'è un regime “che perpetra
attacchi contro il suo stesso popolo”, ma quello che è sotto gli
occhi di tutti è altro: c' è il Male che ormai è incontenibile,
basti pensare al martellamento costante dei mortai dei terroristi sui
quartieri cristiani di Aleppo, ai due missili jihadisti sulla casa di
riposo per anziani nel Collegio di Terra Santa dei Francescani, alle
7 autobombe detonate da suicidi assassini, alla donna che fingendosi
incinta ricorre al pronto soccorso e si fa esplodere....
Questo
Male in ogni caso non nasce per una guerra di liberazione e aneliti
di giustizia da parte di un popolo vessato e schiacciato da 'un
regime criminale'.
Come
sovente denunciato da Patriarchi e Vescovi siriani, nasce per disegni
geopolitici che sono altrove, calcoli e progetti che hanno favorito
la nascita di Daesh e dei mille altri gruppi più o meno 'moderati',
ma accomunati nel loro progetto di conquista e sottomissione e la
conseguente estromissione dei Cristiani dalla Siria e dall'Iraq.
Davanti
a tutto questo ci si aspetterebbe da parte della UE un soprassalto di
coscienza che lenisca le sofferenze della popolazione siriana,
abolendo le sanzioni comminate alla Siria già da 5 anni. Lo vorremmo
con tutto il cuore ma non ci speriamo. La politica UE semplicemente
non esiste, e la UE ed i suoi "governanti" forse si limitano ad eseguire ordini...
In
questo quadro tragico e oscuro, i cristiani continuano a ribadire
cosa ci si aspetta dall'Occidente. Questi pastori continuano a
restare tra la propria gente adoperandosi in ogni modo per costruire
un Medio Oriente più umano, più giusto, rispettoso e comprensivo
delle identità.
Un
lavoro incessante che ci verrà testimoniato anche in questi giorni
da Fra Ibrahim Alsabagh, Parroco nella parrocchia di San
Francesco ad Aleppo, nel suo giro di testimonianze in Italia (
calendario in aggiornamento alla pagina Appuntamenti e Incontri .....
)
la Redazione di Ora pro Siria
Fra Ibrahim: L’attacco al Collegio francescano per colpire civili, seminare caos e terrore
L’obiettivo
dei missili “era proprio quello di centrare la zona in cui sorge”
il Collegio di Terra Santa, nei pressi del quale vi è anche “una
caserma per giovani reclute” dell’esercito governativo. I gruppi
jihadisti “vogliono colpire la popolazione e seminare il panico fra
la gente”. Così p. Ibrahim Alsabagh, 44enne francescano, guardiano
e parroco della parrocchia latina di san Francesco ad Aleppo, la
“capitale del Nord” della Siria da settimane teatro di violenti
combattimenti, descrive ad AsiaNews l’attacco
al Collegio di Terra Santa ad Aleppo. È un messaggio in puro “stile
terroristico”, avverte il sacerdote, in cui si vuole “colpire gli
innocenti per lanciare un messaggio: o
con noi jihadisti, altrimenti è la morte”.
È evidente il proposito di alimentare “caos e terrore” fra la
popolazione, “terrorizzando la gente: o con noi, oppure facciamo
fuori tutti. E colpiscono gli innocenti prima dei militari”.
La
sera del 21 maggio scorso due missili lanciati dai jihadisti hanno
colpito il Collegio di Terra Santa dei francescani ad Aleppo,
causando un morto e due feriti gravi tra gli anziani che si erano
rifugiati in questo luogo. La vittima, racconta il sacerdote, “è
una donna di 94 anni che aveva cercato accoglienza” nel centro, per
“sfuggire alle violenze della guerra”. Anche le altre due persone
ferite “sono due donne, di circa 80 anni, ospiti” della Casa di
riposo del Collegio dopo aver abbandonato nell’aprile 2015 il
Centro di San Vincenzo de Paoli “quando è finito sotto attacco”.
“Le anziane pensavano di essere al sicuro - commenta p. Ibrahim - e
di morire in pace all’interno della Custodia, ma non è stato
così”.
Finora
il centro, la scuola e il grande parco che la circonda erano stati
uno dei luoghi più sicuri della città, risparmiati almeno in parte
dalla violenza cieca di una guerra che ha causato in cinque anni
280mila morti. Nel Collegio vivevano una ventina di persone anziane
che avevano le loro case bombardate. Era considerata “la zona quasi
più sicura di Aleppo”, dove in cinque anni “erano caduti solo
due o tre” razzi, prosegue p. Ibrahim, su un terreno “molto
grande che prima fungeva da scuola” ed era “la più prestigiosa”
di tutta la città. Nel tempo i militari governativi hanno requisito
una parte per “costruire una caserma per giovani reclute”;
tuttavia la zona “continuava a essere considerata tranquilla”,
una sorta di “polmone verde di Aleppo”, l’unico spazio in cui
le famiglie “potevano riunirsi e far respirare aria buona ai
bambini”. Un
posto, aggiunge il sacerdote, dove andare per fare un campeggio, in
cui “avevamo avviato lavori di restauro” per “accogliere”
altre famiglie della città. Ad Aleppo i francescani hanno tre
centri: la parrocchia san Francesco d’Assisi, colpita una volta, il
convento di Er Ram, colpito già cinque volte, e il collegio di Terra
Santa. “Ora - racconta p. Ibrahim - non vi è un solo centro ad
essere stato risparmiato dalle bombe e dai missili”.
Nell’ultimo
attacco i jihadisti hanno usato “un missile di un metro e mezzo”,
non un semplice colpo di cannone, a conferma “della crescita del
potenziale bellico” a disposizione dei movimenti estremisti
filo-islamici. Il loro obiettivo, avverte il sacerdote, è colpire
“le aree di Aleppo ovest” [sotto il controllo governativo], dove
“si trovano le comunità cristiane”.
Oggi,
intanto, due città costiere siriane, Tartus e Jableh, nella
provincia di Latakia, sulla costa mediterranea, roccaforte del
governo di Damasco, sono state teatro oggi di una serie di attentati
in simultanea, che hanno provocato almeno 100 morti, e oltre 120
feriti. Dietro gli attacchi vi sarebbero i miliziani dello Stato
islamico (SI), che hanno rivendicato la carneficina attraverso
l’agenzia di stampa Amaq, vicina al movimento jihadista. Obiettivo
delle violenze gli “assembramenti di alawiti” delle due città;
si tratta della stessa confessione islamica, minoritaria nel Paese,
di cui fa parte anche lo stesso presidente siriano Bashar al-Assad.
La
zona colpita, racconta p. Ibrahim, non vi sono solo alawiti ma pure
cristiani, sunniti, sciiti. E poi vi è anche “la base russa sul
Mediterraneo”, ecco perché questi attacchi sembrano più “un
messaggio a Mosca che a Damasco”. I miliziani vogliono far capire
che “possono arrivare dappertutto e seminare il caos”, grazie
anche ad armi “sempre più sofisticate” a disposizione. Il
dramma, conclude il sacerdote, è che “a pagare il prezzo”, degli
attacchi bomba come dell’embargo e delle sanzioni, è sempre “la
povera gente innocente”.