fra Firas Lutfi: «Un razzo è caduto in un Luna Park causando la morte di molti bambini che si divertivano durante la festa musulmana del sacrificio. L’ospedale davanti al nostro collegio non riusciva a soccorrere tempestivamente tutti i feriti e i mutilati, la maggior parte bambini. Ieri non siamo riusciti a dormire per tutta la notte. Spari e bombardamenti ininterrottamente. Una delle donne impegnate del mio convento ha perso la casa a causa di un missile che ha distrutto praticamente tutto. Abbiamo dovuto sospendere il campo estivo dei nostri ragazzi. Temiamo che questa escalation possa durare lungo tutto questo periodo. Anche il catechismo degli adulti che si tiene ogni lunedì dopo la messa delle ore 18.00 è stato sospeso fino a quando non sarà passato questo periodo di intensi bombardamenti. Insomma, tutto sembra ancora non risolto. Si parla di tregua, ma è un’idea abortita prima che sia stata concepita! Siamo comunque nelle mani del Signore. Pregate per noi affinché il Signore ci conceda la Pace, tanto attesa e sperata». Associazione pro Terra Sancta Intervista al medico di Aleppo Nabil Antaki
Sibialiria, 11 luglio 2016
Decine e decine di morti, per metà bambini. Bambini che erano ammassati, con le loro famiglie, intorno a qualche bancarella di pasticcini o di bevande per festeggiare l' Eid al-Fitr che celebra la fine del Ramaḍan. I “ribelli”, asserragliati nella zona nord di Aleppo, circondati dall’esercito siriano, sapevano benissimo che i loro colpi di mortaio avrebbero provocato una strage di inermi civili; una strage efferata – complici i media di tutto il mondo – da addebitare all’aviazione di Assad , ottenendo così dall’Occidente una qualche No Fly Zone ed evitare la resa subita dai “ribelli” a Homs.
La vendetta dell’opposizione armata contro i civili di Aleppo non si ferma. Jabat al Nusra (al Qaeda in Siria) e l’Esercito siriano libero hanno bersagliato in particolare il quartiere assiro, rileva Al Masdar news. A tal riguardo abbiamo intervistato, via email, Nabil Antaki, medico dei Fratelli maristi, che vive e lavora ad Aleppo. Fra i primi sulla sua pagina Facebook ha documentato (anche con foto) la strage. Qui una sintesi dell’intervista.
Perché c’è silenzio sulla carneficina di civili in questi ultimi giorni, a opera dei gruppi armati dell’opposizione?
Lo vediamo da quattro anni: i media tacciono su quel che accade nella parte di Aleppo che è sotto il controllo dello Stato siriano, e che è la parte più importante per estensione e numero di abitanti. Non parlano delle sofferenze subite dagli abitanti di Aleppo a causa della mancanza di acqua e del bombardamento quotidiano con i mortai, che piovono sui quartieri civili con morti e feriti. Al contrario, riportano copiosamente e spesso con esagerazione quel che accade nei quartieri Est della città sotto il controllo dei gruppi terroristi come Al Nusra. Per questi media e per i loro lettori o spettatori, Aleppo sono solo i quartieri Est.
Quali sono le motivazioni che hanno indotto un certo numero di civili a rimanere nelle aree Est di Aleppo, controllate dagli islamisti?
I civili che vivono nelle zone controllate dai terroristi non sono rimasti là per simpatia con i cosiddetti ribelli. Mezzo milione di aleppini è scappato dai quartieri Est fin dai primi giorni della loro occupazione da parte dei gruppi terroristi. Sono rimasti quelli che o non hanno i mezzi per andar via, e chi teme che quel che ha messo insieme con una vita di lavoro sia saccheggiato e occupato. Ci sono poi i civili che vivono nelle città prese da Daesh (Raqqa, bab, Menbei) : a loro non è consentito andar via (ostaggi o scudi umani ?) e devono, mi hanno raccontato quelli che sono riusciti ad andar via, pagare enormi somme per partire.
I gruppi armati nella parte Est di Aleppo sono dominati da Al Nusra ? In Occidente si parla tuttora di gruppi « moderati »…
Sì, i terroristi che accerchiano Aleppo, la nostra Aleppo fanno parte di Al Nusra e di gruppi affiliati (stessa ideologia, stessi atti barbari), come Ahrar Al Sham o jaish al Islam.
Potrebbero questi gruppi islamisti accettare di essere evacuati come a Homs, dove i ribelli hanno accettato di evacuare sotto la protezione della Croce Rossa Internazionale?
Le due situazioni non sono paragonabili. A Homs occupavano un’area piccola, una specie di fortino al centro della città. Ad Aleppo, non solo interi quartieri ma anche una vasta area intorno alla città la cui perdita significherebbe un’irrimediabile sconfitta militare. E questo organizzazioni come Al Nusra, Ahrar Al Sham o Jaysh Al Islam non se lo possono permettere. Questa opposizione armata è composta al 90% da terroristi islamisti che non vogliono negoziare né prender parte a un governo di transizione. Vogliono rovesciare il governo e instaurare un regime islamico. Bombardando i civili, vogliono creare terrore.
La rinnovata richiesta di « corridoi umanitari » non è per caso un escamotage ?
Sì. Ogni volta che i gruppi armati o i loro alleati occidentali vogliono sabotare i negoziati, invocano i corridoi umanitari.
Che cosa vuol dire il «governo di unità nazionale» di cui si parla?
Un governo di unità nazionale vuol dire rappresentanti del governo attuale (soprattutto il partito Baath), e rappresentanti della maggioranza silenziosa che vive in Siria, subisce la guerra, è contro i terroristi senza necessariamente essere fan del governo, e infine gli oppositori democratici, veramente democratici.
Il Papa nel suo messaggio ha detto che la pace è possibile… ma come? Quali sono le condizioni della pace, che il Papa non ha esplicitato?
Credo che il pontefice abbia enunciato un principio generale. Non penso che abbia informazioni non divulgate che lo inducano a parlare di una pace possibile. Penso che sia indispensabile sradicare i terroristi e tagliare i legami che hanno all’estero. I piromani devono diventare pompieri perché una soluzione politica possa vedere la luce del giorno. La Turchia deve smettere il suo sostegno ai terroristi e impedire il loro passaggio in Siria, Qatar e Arabia saudita devono cessare di elargire denaro e mezzi. I governi occidentali devono collaborare con l’esercito siriano (e l’aviazione russa) per combatterli sul campo. Una volta sbaragliati i terroristi, si potrà avviare un processo democratico. Visto che il conflitto è stato determinato dall’esterno, una soluzione politica non può essere realizzata senza la collaborazione di chi ha messo la Siria a ferro e fuoco. E occorre abolire le sanzioni che da cinque anni stanno affamando la popolazione siriana. Ma non credo a una soluzione militare a favore del governo; gli occidentali non lo permetterebbero. E non vedo per ora l’inizio di una soluzione negoziale. Con la Brexit e le elezioni statunitensi, gli occidentali sono occupati. Temo che la tragedia in Siria diventerà infinita…dura già da cinque anni.
C’è perfino lo scenario della partition della Siria…
…sarebbe uno scenario ottimo per Israele: l’intera regione divisa in Stati confessionali ed etnici. Ma sembra poco possibile perché la Turchia non permetterebbe la creazione di uno Stato kurdo ai suoi confini meridionali, uno Stato che si unirebbe con il Kurdistan iracheno. La Siria era il paese più stabile della regione e coloro i quali ha pianificato questa guerra hanno scatenato un processo del quale nemmeno loro conoscono la fine: l’impantanarsi nel caos? La divisione? Uno Stato islamista? Mons. Abou Khazen: il fronte è altrove, si tratta di attacchi sferrati dai ribelli verso i quartieri governativi “per spirito di vendetta”. Il vicariato ferma le attività e i campi estivi per i ragazzi; resta aperta solo la chiesa per la preghiera e le funzioni.
AsiaNews, 12 luglio 2016
Ormai non si tratta più di una guerra, ma di un terribile “spargimento di sangue” nel contesto di una escalation di violenze “che fa davvero paura”; in città non vi è uno scontro fra due fazioni in lotta, fra due eserciti ma “si assiste solo al bombardamento di civili inermi”. È quanto racconta ad AsiaNews mons. Georges Abou Khazen, vicario apostolico di Aleppo dei Latini, una realtà segnata da anni di guerre e violenze e da qualche tempo diventata l’epicentro del conflitto siriano.
Per tutta la giornata di ieri dal quartiere est in mano ai ribelli sono partiti missili e razzi che hanno colpito in vari punti la zona occidentale, controllata dall’esercito governativo. “Oggi è un po’ più tranquillo - aggiunge il prelato - ma è una situazione di calma apparente. Non vi sono accordi, non vi sono trattative fra le parti e vi saranno presto nuovi bombardamenti”.
Raggiunto da AsiaNews il vicario apostolico di Aleppo parla di “pesanti bombardamenti” che si sono susseguiti “per tutta la giornata di ieri”. I missili “hanno colpito anche il nostro centro pastorale” aggiunge, per fortuna “senza fare vittime, come purtroppo è avvenuto da altre parti”. Per motivi di sicurezza, sottolinea mons. Georges, il vicariato “ha sospeso tutte le attività in programma, a partire dai momenti di gioco e di svago per i ragazze”. Resta aperta, precisa il prelato, “solo la chiesa perché i fedeli possano entrare e pregare o partecipare alle funzioni. Tutto il resto, al momento, è fermo”. “Purtroppo - conclude il vicario di Aleppo - qui non siamo di fronte ad uno scontro fra due eserciti, perché il fronte è da un’altra parte. Qui si tratta di attacchi contro civili inermi per puro spirito di vendetta, con armi sempre più sofisticate”.
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martedì 12 luglio 2016
Testimonianze da Aleppo: «Strage di bambini mentre il mondo tace»
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