Il 24 aprile è per il popolo armeno il giorno della Memoria del Genocidio subito da questo popolo, legato a due eventi distinti (uno nel 1894-1896, e uno nel 1915-1916) ma legati fra loro, che insieme videro lo sterminio di più di un milione di persone.
Ma la memoria - che rimane viva nel cuore degli armeni e degli uomini di buona volontà - in questo caso come in molti altri del genere sembra non aver lasciato alcuna traccia nel cuore del mondo, né aver insegnato nulla, visto che a distanza di 98 anni dal secondo evento di questo genocidio, la storia si ripete in tutta la sua crudezza e tragicità come riporta su Libero il giornalista Leonardo Piccini in un interessante articolo-intervista a Monsignor Georges Yeghiayan, vicario del Patriarca di
Cilicia, che riproponiamo parzialmente in questo post, essendo peraltro l'articolo reperibile su internet per intero. (qui)
Leonardo Piccini
La Siria vista da qui è molto vicina: dopo due anni di guerra quale è il bilancio per la comunità armena siriana?
«Lo dico chiaro e forte perché tutti gli italiani sappiano: assistiamo, ancora una volta nel silenzio totale e complice dell’Occidente, alla distruzione della comunità armena, e questa volta in Siria. Un eccidio che avviene proprio in questo momento e che oggi minaccia anche la comunità cattolica. So che forse, non è politicamente corretto, ma tanto gli armeni quanto i cattolici sono sempre stati rispettati e difesi da Assad, perché considerati cittadini leali, intraprendenti e fedeli. Oggi, questa ribellione armata che è capeggiata da Paesi come l’ Arabia Saudita e la Turchia, mette in serio pericolo la sopravvivenza stessa degli armeni e dei cattolici.
A Deir el Zor, una città simbolo per gli armeni, perché qui vennero deportati dai turchi migliaia di nostri fedeli, gli insorti anti Assad hanno distrutto a colpi di razzo il convento e dato alle fiamme il mausoleo che ricordava il nostro olocausto.
In Siria abbiamo informazioni dettagliate di linciaggi di armeni e cristiani, e della distruzione sistematica di molte chiese. È una tragedia terribile: chiedo a papa Francesco di alzare alta la voce contro queste uccisioni di massa, perché la pace si fonda solo sulla giustizia dei popoli».
Leonardo Piccini
«Un nuovo genocidio armeno nella
Siria degli anti Assad»
(...)
Che rapporti avete con la Chiesa Cattolica?
«Noi armeni
siamo molto attaccati alla Chiesa di Roma, che protesse e difese la nostra
identità nazionale e culturale con due grandi Papi del passato: papa Benedetto
XIV e papa Benedetto XV. L’Armenia istituì una propria Chiesa indipendente.
Noi abbiamo una lunga tradizione di lotta e di indipendenza: dal 451 d.C. nella
prima battaglia contro i Persiani ad oggi, la nostra storia è fatta di battaglie
per la Religione e per la Patria. Non siamo mai stati sconfitti. Da questo senso
comune di appartenenza discende la nostra speranza per la nostra sopravvivenza e
per un futuro migliore».
La Siria vista da qui è molto vicina: dopo due anni di guerra quale è il bilancio per la comunità armena siriana?
«Lo dico chiaro e forte perché tutti gli italiani sappiano: assistiamo, ancora una volta nel silenzio totale e complice dell’Occidente, alla distruzione della comunità armena, e questa volta in Siria. Un eccidio che avviene proprio in questo momento e che oggi minaccia anche la comunità cattolica. So che forse, non è politicamente corretto, ma tanto gli armeni quanto i cattolici sono sempre stati rispettati e difesi da Assad, perché considerati cittadini leali, intraprendenti e fedeli. Oggi, questa ribellione armata che è capeggiata da Paesi come l’ Arabia Saudita e la Turchia, mette in serio pericolo la sopravvivenza stessa degli armeni e dei cattolici.
A Deir el Zor, una città simbolo per gli armeni, perché qui vennero deportati dai turchi migliaia di nostri fedeli, gli insorti anti Assad hanno distrutto a colpi di razzo il convento e dato alle fiamme il mausoleo che ricordava il nostro olocausto.
In Siria abbiamo informazioni dettagliate di linciaggi di armeni e cristiani, e della distruzione sistematica di molte chiese. È una tragedia terribile: chiedo a papa Francesco di alzare alta la voce contro queste uccisioni di massa, perché la pace si fonda solo sulla giustizia dei popoli».
Proponiamo alcuni video:
The Armenian Genocide
Truth about Armenian Genocide
PREGHIERA DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II
Memoriale di Tzitzernakaberd
Yerevan, 26 settembre 2001
- O Giudice dei vivi e dei morti, abbi pietà di noi!
Ascolta, o Signore, il lamento che si leva da questo luogo,
l’invocazione dei morti dagli abissi del Metz Yeghérn,
il grido del sangue innocente che implora come il sangue di Abele,
come Rachele che piange per i suoi figli perché non sono più.
Ascolta, o Signore, la voce del Vescovo di Roma,
che riecheggia la supplica del suo Predecessore, il Papa Benedetto XV,
quando nel 1915 alzò la voce in difesa
"del popolo armeno gravemente afflitto,
condotto alla soglia dell’annientamento".
Guarda al popolo di questa terra,
che da così lungo tempo ha posto in te la sua fiducia,
che è passato attraverso la grande tribolazione
e mai è venuto meno alla fedeltà verso di te.
Asciuga ogni lacrima dai suoi occhi
e fa' che la sua agonia nel ventesimo secolo
lasci il posto ad una messe di vita che dura per sempre.
Profondamente turbati dalla terribile violenza inflitta al popolo armeno,
ci chiediamo con sgomento come il mondo possa ancora
conoscere aberrazioni tanto disumane.
Ma rinnovando la nostra speranza nella tua promessa, o Signore,
imploriamo riposo per i defunti nella pace che non ha fine,
e la guarigione, mediante la potenza del tuo amore, di ferite ancora aperte.
La nostra anima anela a te, Signore, più che la sentinella il mattino,
mentre attendiamo il compimento della redenzione conquistata sulla Croce,
la luce di Pasqua che è l’alba di una vita invincibile,
la gloria della nuova Gerusalemme dove la morte non sarà più.
O Giudice dei vivi e dei morti, abbi pietà di noi!
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