Riceviamo questa lettera inviata ad un amico da un volontario cristiano rientrato in Siria
Carissimo Mario,
quasi all’ultimo momento ho
deciso il mio viaggio in Siria. Forse mi ha dato sollievo il tuffarmi di
persona in quella situazione che da lontano tanto ci angoscia - e certamente la
gioia reciproca dell’incontro coi nostri amici è stato un anticipo di Pasqua.
E’ tempo, ci siamo detti, di vivere nella speranza contro ogni speranza. Sempre
più la speranza si rivela come un dono che viene ad illuminare la bellezza e le
risorse della nostra umanità, offuscata e deturpata da tante brutture.
Quello che era impossibile per
via di ambasciata, ottenere il visto, diviene relativamente facile, per lo meno
in zona di Tartous, per chi si assuma personalmente il rischio di andare,
almeno se in compagnia di gente del paese. Alla frontiera è stato più lungo del
consueto ma nell’insieme non abbiamo avuto troppe difficoltà. Incredibile la
gentilezza e il sorriso della maggior parte di questi poveri soldati.
La prima tappa però è stata in
Libano, dove ho avuto la gioia di trascorrere una giornata coi nostri carissimi
amici di Aleppo, impediti dalla gravità della situazione di ritornare nelle
loro case. Dalla viva voce di Giovanni e
di Giorgio, dall’incontro seguente coi nostri cari a Tartous e poi su in città, da ciò che ho potuto osservare personalmente durante il viaggio, ho
avuto la netta riconferma di quanto già sapevamo. La cosa più stupefacente è
come qui da noi, inclusa la stampa cattolica,
possa ancora circolare tanta informazione distorta: ciò che è bianco
diventa nero, e l’angoscia di tanti fratelli viene ricoperta da questa
vischiosa ideologia primaveril-democratica che vorrebbe ancora legittimare la
brutale carneficina in atto per volontà delle grandi potenze. Ma c’è ancora
davvero qualcuno che crede alla primavera araba??
Anche noi, procedendo a tappe in taxi
verso la nostra meta e facendo un percorso molto lungo per vie secondarie, onde
evitare i posti più pericolosi, abbiamo incontrato qualcuno di quei lungo barbuti
alla Benladen. Mi dicono che si calcola un numero verso i 30.000 di questi
musallaìn (combattenti), che fino ad ora hanno varcato le frontiere e sono
penetrati in Siria. Sono truppe addestrate alla guerra santa, vengono da
diversi paesi, Tunisia, Afganistan, Pakistan, Cecenia, anche dalla Francia e da
altri paesi europei, ovunque ci siano colonie di integralismo musulmano che
praticano questo perverso addestramento nelle loro moschee. Si parla anche
della Giordania, sotto il patrocinio dell’America. La cosa sicura, è che
vengono per combattere e per morire. Ho udito testimonianze relative ad alcuni che
sono stati catturati. Normalmente sembrano drogati, alcuni di loro si sono
detti convinti di essere sul suolo di
Israele e di marciare alla conquista di Gerusalemme. Alcuni hanno proclamato di
voler morire – ma non domani, oggi! Sono impazienti di uccidere per potere
così, grazie al sangue di infedeli versato, cristiani o alauiti che siano, varcare le porte del paradiso ed andare ad incontrare le
40 vergini loro promesse in spose. Sui corpi dei musallaìn abbattuti sono stati
a volte trovati – come si trova il pane nelle giacche dei soldati dell’esercito
siriano – indumenti intimi femminili: il dono per le spose celesti.
Sembra tutto una favola ma è
tutto vero, me lo assicurano le testimonianze di questi Abu sopravvissuti, con
la paura negli occhi e il sorriso buono dei semplici lavoratori della terra. Me
lo confermano gli amici di Aleppo, di cui conosci la qualità di esperienza e di
cultura, e la capacità di vivere coi piedi per terra. Solo che questa terra sta
saltando ormai sotto i piedi di tutti. I figli e fratelli della gente dei
villaggi stanno morendo tutti: le case e le strade sono tappezzate di grandi
manifesti con foto di giovani uomini, ragazzi dai bei volti ancora puliti. Sono
i soldati uccisi da questi mostri per la guerra, che a loro volta sono poveri,
poverissimi uomini ingannati.
Ma chi sono i signori della
guerra che stanno dietro a tutto questo, i mandatari e gli attizzatori del
fanatismo musallaìn, o dei Fratelli Musulmani, dei Salafiti, delle truppe di Al
Qaida? I gruppi fanatici sono diversi, i mandatari sono altra cosa, da
ricercare nelle grandi potenze. Non venite a parlarmi del feroce Assad che si
divertirebbe a bombardare soprattutto i luoghi dove si trastullano bambini
innocenti – peraltro sangue del suo sangue e future forze del suo esercito... Basta con l’interessata e astuta demonizzazione di questi capi di stato, si
tratti di Irak, Libia o Siria, che trovandosi a gestire quelle dittature nelle
quali sono nati ( e certamente le dittature non sono una bella cosa, ed usano
mezzi coercitivi e violenti) stanno tuttavia sforzandosi di risollevare le
sorti dei loro paesi. Quando rischiano un po’ troppo di riuscirci, quando
imboccano una via di graduale riforma e apertura, unita però a una forza
militare, come era il caso della Siria, paese vivibile, paese in risalita
economica, paese aperto alla convivenza pacifica fra diversità, paese se non
democratico però civile per una antichissima vocazione di crocevia fra popoli e
culture; quando le sorti di un popolo rischiano un po’ troppo di risalire, ecco
allora la strategia della demonizzazione. Per la quale, coloro che si stracciano
le vesti additando la dittatura, non hanno alcun timore ad allearsi per questa
operazione alla forse peggiore delle dittature, quella dell’Arabia Saudita, che
si fonda sulla aristocrazia del petrolio dominando il popolo con la Sharia. E gli ingenui ci
cascano e fanno eco, applaudendo alla primavera araba.
Sì, noi possiamo testimoniare di
avere conosciuto la Siria come un paese dove le differenti etnie e fedi
vivevano in una passabile pace, nel rispetto reciproco e in un benessere
crescente, un clima in cui si avvertiva che anche la libertà politica poteva
essere in crescita, perché in crescita era il dialogo, l’apertura al resto del
mondo.
Noi abbiamo conosciuto Aleppo come una città splendida, ricca, erede di
un crogiuolo di culture, religioni, civiltà, una città aperta, che non aveva
paura delle sue differenze perché era fiera della sua identità, antichissima e in divenire. Noi abbiamo vissuto la cortesia
reciproca, nei negozi e nelle strade e sui mezzi pubblici, fra cristiani e
musulmani, il discreto interesse delle loro donne che si avvicinavano alle
nostre benedicendo, chiedendo e promettendo preghiera. Vedevamo il traffico
crescente, gli impresari italiani che sempre più affollavano gli aerei per la Siria. Tutto questo non piaceva ai signori della guerra.
Oggi Aleppo,
città in cui persino i Sunniti hanno resistito alla propaganda estremista per
rovesciare il governo, è un cumulo di macerie. Per merito di chi? Forse di
Assad, che da anni stava costruendo il suo paese e che è stato costretto a
bombardarlo per eliminare i cecchini fanatici che insediati nelle case (espropriate
sgozzando gli abitanti) sparano a raffiche di mitraglia su passanti, donne e
bambini? Oggi scuole e ospedali sono distrutti , e in quelli che rimangono una
sacca di plasma che costava 300 costa 3000. Per merito di chi? Della primavera
araba. Le riserve di grano del Paese si calcolavano di 50.000 tonnellate. Oggi
si trovano in Turchia, e il popolo soffre la fame. Merito di chi?
Della primavera araba. 1500 fabbriche della zona di Aleppo sono state
smantellate e i pezzi si trovano in Turchia, assieme a trivelle di pozzi, ad
ogni cosa utile che si potesse rubare, ad opere d’arte cristiana smantellate
alla rinfusa e svendute nei mercatini. Altro merito della primavera araba.
Come non ricordare i 4 kilometri
di Suk, il mercato coperto, dove l’opulenza orientale sciorinava le sue merci a
perdita d’occhio e a prezzi accessibili? Tutto distrutto. Il più portato in
Turchia, quello che rimaneva, bruciato. Merito della primavera araba. Anche la
penultima delle nostre amiche dalle mani benefiche e dal cuore sorridente a
tutti, la piccola Rima ,
è saltata in aria con una bomba. Esplosa, polverizzata, i resti spazzati via
dalla ruspa con le macerie. Sua sorella non ha potuto pregare né portare un
fiore sulla sua tomba ed è stata costretta a lasciare il Paese piangendo. Con
chi ce la prenderemo, col feroce Assad il cui esercito ha lanciato la bomba?
Forse ce la prenderemo coi cecchini fanatici che impazzano dalle loro
postazioni… o forse no, forse soltanto coi signori della guerra, che li
riempiono di sofisticate e potenti armi moderne fino ai denti, in primis oggi
Francia e Inghilterra, o anche con quell’America che sotto l’elegante
espressione di sostegno logistico li dota di strumenti satellitari di
rilevazione e di comunicazione meglio che un esercito.
A casa dei nostri, si sentono
tutta la notte, un po’ in lontananza, gli spari delle mitragliatrici e le
risposte del cannone e possiamo vedere molto chiaramente la traiettoria del
fuoco e i bagliori delle esplosioni. In questi giorni dicevano che altri 3000
stanno premendo sulle zone circostanti. L’esercito ha recentemente scoperto e bloccato i
loro passaggi – passavano persino dai condotti di canalizzazione, in tenuta da
sub – e stavano cercando di sferrare un attacco decisivo. Che pena questi
militari, ragazzi giovani dagli occhi ancora limpidi, accampati in baracchette
protette con sacchi di sabbia, nutrendosi di patate bollite e dormendo al
freddo, fuori dalle baracche, per sfuggire ai tiri. Riconoscono il nostro
autista e il nostro capogruppo, ci salutano il più delle volte con un luminoso
sorriso. Tutta notte poi sentiremo gli spari della mitraglia sulle loro
postazioni e la risposta del cannone. Alcuni militari di tanto in tanto
tradiscono e passano dalla parte dei ribelli. Si raccontano storie diverse sul
loro conto. Come per ogni argomento, io ti riferisco quanto sento dire, senza
la possibilità di verifiche. Raccontano di uno che recentemente è fuggito, poi,
già passato dall’altra parte, ha telefonato piangendo ai suoi compagni: come
vorrei essere ancora con voi! Raccontano di un altro – storia già più antica –
che si è venduto la moglie favolosamente bella a uno sceicco dell’Arabia
favolosamente ricco, e con quel patrimonio iniquo ha armato un esercito di
mercenari che tuttora gestisce da un vicino paese straniero. In generale,
dicono che chi tradisce lo fa perché non ne può più della situazione e viene
allettato da un corruzione più che generosa.
Come sempre, ce n’è di tutti i
generi. Certamente questo popolo siriano, che nell’insieme, vivendo qui, ci è
sempre apparso nobile e aperto, sta subendo una pressione fortissima nel corpo
e nell’anima. Si racconta di cento giovanissimi allievi militari bruciati vivi
in una caserma di Aleppo. Si racconta di uomini fatti a pezzi da vivi,
freddamente. Di asce messe nelle mani di bambini, poi invitati a decapitare il
nemico. Di ragazze scorticate vive, di bambini buttati dal balcone o torturati
davanti ai genitori. Quando le truppe invasore si presentano ai villaggi, chiedono: state
con noi? Se la risposta è sì, potete vivere, se la risposta è no, il
trattamento è questo. Ecco la primavera araba: nuova cultura portata dagli
squadroni della morte.
C’è il rischio che questo fuoco infernale si appicchi
anche alle coscienze, e allora, chi lo potrà spegnere? Evidentemente già le
truppe straniere trovano una base di alleanza e accoglienza nei sunniti poveri,
numerosi nel paese: sono questi appunto i ribelli, come sempre la rivolta e la
distruzione attecchiscono là dove povertà ed estremismo si alleano, mentre
quelli delle classi ricche o medie resistono. Ma se si continua in questo modo,
sarà miseria per tutti. Lo sanno bene le grandi potenze che siedono alla tavola
della trattative, e indugiano a concludere: distruggano ancora un po’. Si
ammazzino a vicenda – così ci sbarazziamo anche dei fanatici che abbiamo
scatenato. Intanto ci spartiamo gli appalti della ricostruzione.
Si ammazzino
pure sciiti e sunniti, imparino ad odiarsi – stavano diventando troppo
pacifici. Noi domineremo la
situazione. E intanto i nostri nuovi mistici continuino a
delirare sulla loro primavera araba.
I campi della Siria, sì, sono
verdissimi e gremiti di fiori – qui non sono ancora arrivati i pesticidi in
quantità massicce come in Italia. Questo era il granaio dell’Oriente, prima
ancora il granaio dell’Impero romano. Ricrescerà?
Noi abbiamo piantato la Croce, ci
prepariamo a celebrare la Pasqua.
T’abbraccio,
tuo A.
Ultima ora: Allarme dai cristiani di Aleppo
Aleppo - Venerdì Santo, 29 Marzo 2013 ore 11:00
Da ieri, scontri e bombardamenti continuano senza interruzioni ad Aleppo e coinvolgono i quartieri di Syriane e Mhattet Baghdad.
In realtà, il quartiere di Jabal al-Saydeh [la collina della Vergine], formalmente conosciuto sotto il nome di "Cheikh Maqsoud" è appena caduto nelle mani dell'Esercito Siriano "Free" e Al-Forsat Nosra; Questi due movimenti hanno dispiegato quasi 10.000 uomini e mercenari nella battaglia per impadronirsi della zona.
Durante l'invasione del mattino, 312 famiglie cristiane erano ancora nel quartiere situato sulla collina che domina il resto della città di Aleppo. I cecchini non smettono di infierire sui civili. Noi viviamo il Calvario con Gesù e il Venerdì Santo, siamo fermamente convinti che la nostra croce ci darà anche la risurrezione. Attraverso le loro azioni, i ribelli crediamo di condurci lontano da Cristo, ma in realtà non fanno che avvicinarci alla Sua immagine. Questa drammatica situazione è aggravata dal fatto che l'elettricità è tagliata da dieci giorni. Pregate per noi.
Durante l'invasione del mattino, 312 famiglie cristiane erano ancora nel quartiere situato sulla collina che domina il resto della città di Aleppo. I cecchini non smettono di infierire sui civili. Noi viviamo il Calvario con Gesù e il Venerdì Santo, siamo fermamente convinti che la nostra croce ci darà anche la risurrezione. Attraverso le loro azioni, i ribelli crediamo di condurci lontano da Cristo, ma in realtà non fanno che avvicinarci alla Sua immagine. Questa drammatica situazione è aggravata dal fatto che l'elettricità è tagliata da dieci giorni. Pregate per noi.
Aleppo - Venerdì Santo, 29 Marzo 2013 - ore 20 -
Stasera ci troviamo di nuovo di fronte ad una situazione insostenibile. Come salvare i nostri fratelli in Cristo che sono prigionieri di questi mercenari incontrollabili, poichè 312 famiglie cristiane sono ancora assediate a Jabal al-Saydeh.Inoltre, 300 ribelli hanno assalito l'ospedale Mahabbet [amore], che è di proprietà di un gruppo di medici cristiani ; il dottor Walid Abdelnour, il medico primario, si è stato rapito alle 6 di questa mattina, con 5 infermieri che assicuravano l'assistenza in ospedale.
I mercenari di Forsat al-Nosra hanno massacrato sulla piazza principale i membri dei comitati popolari che hanno tentato la resistenza, ci sono tre cristiani tra di loro.Le due chiese nel quartiere di Jabal al-Saydeh sono state occupate dai ribelli. La tradizione era che i cristiani di Aleppo visitassero sette chiese il Venerdì Santo, quest'anno il numero dei partecipanti alla cerimonia della morte di Gesù era estremamente piccolo.
http://www.leveilleurdeninive.com/2013/03/alep-la-colline-de-la-vierge-occupee.html
A mes amis du
monde, A mes freres et amis maristes, Je suis sur que vous nous avez tenu presents
dans votre priere du vendredi saint. Je sais que vous vous inquietez pour nous. Je
sais que vous nous souhaitez une resurrection, une fin de la guerre, une lueur
d'esperance! Malheureusement, je vous annonce de tristes
nouvelles. Des l'aube, le quartier de Jabal el Saydeh ou nous menons notre
mission depuis plus de 27 ans et dans lequel nous etions au service des 300
familles chretiennes et des 3 ecoles accueillant des deplaces, eh bien ce
quartier est le theatre de combats feroces, Les gens sont terrorises, ils sont
enfermes dans leur maison, prisonniers de la folie des tirs, des snippers, des
mortiers... Ils ne peuvent en aucune facon quitter leur maison, ils ont peur.
Nous ne pouvons pas du tout arriver jusqu'a chez eux. Nous sommes en contacts
telephoniques quand cela est possible. Alors quel calvaire! quelle croix! quel
desespoir! Je vous ecris cela, nous pas pour que vous
ayez pitie de mon peuple... Je vous ecris parce que je suis
triste, je suis absolument triste, d'une tristesse qui eteint le peu
d'esperance qui reste!
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