Suor Raghida Al
Khouri, in una intervista con l'AED
risponde dolcemente. Ma anche con un velo di tristezza in gola. Evoca la
situazione siriana con discrezione e la
sua famiglia con modestia.
"Si mettono tappi per le orecchie ai bambini"
Intervista di Raphaelle Villemain per AED
Ci può ripercorrere il suo cammino personale?
Sono nata a Damasco, in una famiglia di sette figli, ho
ricevuto una educazione umana e
cristiana distinta nella fede cattolica. Ho perso mio padre che amavo tanto quando avevo 14 anni. Custodisco
la sua rettitudine, la giustizia e l’ affetto. Ho studiato scienze dell’educazione
a Beirut. E in parallelo, sono entrata
presso le Suore della Carità di Besançon, comunità creata nel 1799 dalla
Franche-Comtoise Giovanna Antida Touret.
Ho vissuto la guerra libanese ( quanto siriana), nella preghiera e nella
accettazione, come una missione che il Signore mi ha chiesto di assumere. Ho
ricoperto diversi incarichi, tra cui quello di insegnante e preside in Libano. Tra il 2005 e
il 2008, sono stata inviata in Siria, dove ho guidato la scuola del Patriarcato
greco-cattolico di Damasco, e contemporaneamente ero responsabile della comunità.
Nel 2008, fui trasferita a Nizza, dove sono assistente responsabile diocesana
della ASP (Cappellania pubblica istruzione) e della pastorale degli studenti.
Come vive l'attuale distanza dai suoi cari?
Torno al mio paese ogni anno per vedere la mia famiglia che
è a Damasco (tranne nel 2011 e il 2012). Con gli eventi in corso in Siria, mi
sento abbastanza sola. Ogni giorno li chiamo. Ho bisogno di sapere che sono
vivi. Siamo in contatto via skype o telefono. La situazione sta peggiorando di
giorno in giorno. Penso, come molti, che la pace sembra pura utopia. Eppure io
credo che l'utopia di oggi può diventare la realtà di domani, se ci crediamo
veramente a livello nazionale ed internazionale, e se, per costruirla, tutti
noi ci investiamo tutto il nostro cuore, tutta la nostra intelligenza . Nulla è
impossibile a chi implora con fervore e chiede sinceramente.
Qual è la loro vita quotidiana?
Tutti gridano: " Da dove ci verrà soccorso? ". La
loro vita quotidiana è drammatica. Sono tornata da Damasco il 4 maggio. E' impossibile
dormire bene. Si sentono costantemente aerei, colpi di arma da fuoco, blindati. Si mettono
tappi per le orecchie ai bambini. Quasi tutte le persone indossano il nero, le
famiglie sono in lutto. Paradossalmente, la gente è diventata bulimica. Vivono
nello stress, la paura, costantemente all'erta. Hanno paura dei sequestri di
persona e della cattura di ostaggi (contro riscatti o esecuzioni). Così
rimangono a casa a guardare la TV, mangiano, dormono, sono inattivi,
ingrassano. La salute generale si deteriora. Sono tutti sull'orlo della
depressione. Alcuni hanno cominciato a bere e fumare. Mi chiedono consiglio.
Cosa posso dire? Dire loro di restare o andarsene? Dove? In quale paese? Come?
Da clandestini, attraverso un contrabbandiere? Perché l'Europa non rilascia visti, sotto qualsiasi pretesto? E con che mezzi? Far parte degli immigrati, degli irregolari, respinti alla frontiera?
Come è il morale in generale?
Vivono il momento presente, un minuto dopo l'altro. Appena
rimbomba troppo, si domandano come se ne andranno, come prepararsi per la
partenza. Ma, dato quello che sentono circa la vita dei migranti e dei
rifugiati, si dicono che preferiscono morire nel loro paese. Ciò non impedisce
di preparare il loro passaporto e quello dei loro figli. Poiché non ci sono più
ambasciate europee a Damasco per ottenere un visto, è obbligatorio andare in Libano. Lì, l'amministrazione
richiede almeno 30.000 € di garanzia per persona per il supporto in caso di
malattia, rimpatrio, ecc ... il che fa sì
che la maggior parte delle persone rinunci. Due dei miei fratelli dichiarano
chiaramente che non andranno mai via e che, se dovessero morire presto, sarà sul
suolo siriano. Gli altri sono in discernimento.
Dilemma ...
Non c’è più alcun luogo che sia sicuro, neanche nelle
campagne. Parte degli aiuti inviati non arriva
a destinazione. E’ venduta nel
passaggio. La corruzione ha infiammato i prezzi, mentre tutto il sistema
sanitario e delle infrastrutture socio-economiche è abbattuto. I farmaci sono
stati rubati. Di contro, un certo numero di persone che erano andate a cercare
rifugio in Libano o in Giordania è rientrato. Esse preferiscono essere a casa
nell’ insicurezza piuttosto che ammassate nei campi, subire l'umiliazione, con
la scabbia, i pidocchi, malattie ecc. I nostri fratelli vivono l'Apocalisse! E'
sufficiente avere pietà del loro smarrimento? Come aiutarli? Questa è la domanda che mi pongo ogni momento
...
Lei ha parlato al raduno Diaconia a Lourdes, ma il microfono
le è stato ritirato rapidamente. Che cosa è accaduto?
In Francia, c'è una vera incomprensione e disinformazione
sulla situazione attuale. Ogni volta che ascolto le informazioni qui, le cose
sono unilaterali e mal spiegate. I canali informativi parlano come uno che ripete
una recitazione importata, copia e incolla che non ha alcun rapporto con la
realtà. Penso che gli organizzatori hanno avuto paura di un conflitto davanti alla
mia esposizione.
Ci deve essere una parola
di verità, una parola di fede. Si deve dire che come i nostri fratelli
soffrono. Tutti i nostri fratelli siriani, ma soprattutto i cristiani, si
sentono abbandonati. Dobbiamo ricordare che noi pensiamo a loro, li portiamo
nelle nostre preghiere. I cristiani sono una piccola minoranza. Si sentono
minacciati perché sono contro la violenza, e là, la neutralità non è accettata.
Neppure tra i musulmani. Uno Sheikh è
stato assassinato il 21 marzo 2013 a Damasco perché era un uomo di grande
integrità, moderato, lontano da ogni estremismo distruttivo, Mohammad Saeed Al
Ramadan Bouti.
Lei da che parte sta?
Io sono dalla parte della giustizia e della pace. Un
cristiano non può pensare in termini di violenza. Se uno ama il proprio paese,
non può stare dalla parte di coloro che
sostengono la violenza. Nell’ opposizione al regime, le cose vengono fatte
senza controllo e senza gerarchie . Una parte dell'opposizione è delusa perché
è stata recuperata dagli islamisti. Occorre servire la riconciliazione tra le
due parti, e ridare dignità ad ogni individuo. Non possiamo continuare a
inviare armi e denaro, si deve andare alla democrazia in modo umano , civile e
non violento.
Lei sente un vero e proprio degrado nella risoluzione del
conflitto?
Non si è imparato niente dalla storia. Guardate l'Iraq. La
situazione non è migliorata. Guardate la Libia. La democrazia è arrivata? In
Egitto, la situazione è sempre più critica per i moderati. Quando sono tornata
in Siria dopo 20 anni di assenza, nel 2005, c’era un grande balzo in avanti,
economico, sociale, culturale, educativo. Le persone viaggiavano giorno e
notte, in modo sicuro. Le classi medie possedevano un’ auto, le ragazze
potevano vestirsi come volevano senza essere molestate. Oggi sono in maniche
lunghe e non indossano gioielli. Tutto deve essere ricostruito.
Nel 21 °
secolo, è impensabile usare la violenza per raggiungere la democrazia. Oggi, io
scelgo per una rivoluzione pacifica basata sul dialogo e la negoziazione.
Qual è il ruolo della fede?
Mio fratello, che è un tassista, continua a lavorare per
guadagnarsi il pane. Ogni mattina, egli si affida al Signore e si fa il segno
della croce quando esce di casa. Quando torna, rende grazie per essere sano e salvo. Ero a
Damasco al momento della Pasqua ortodossa. E' stato triste da piangere. Non
c'era gioia sui volti. Il governo aveva sconsigliato
raduni. Di solito le chiese sono piene e si fanno processioni per le strade.
Quest'anno, alcune persone si sono fermate timidamente con rami di ulivo. Le
persone sono in un dilemma permanente tra andare e stare, tra fiducia e disperazione. Penso, con tutti
coloro che come me credono, che il Signore è con noi. Egli ci farà giustizia.
Seguendo il percorso della Croce e la Croce, ci sarà la risurrezione. Prego per
tutte le persone, specialmente coloro che hanno il potere e che dirigono il
tutto. Che il Signore li illumini. Siamo
sicuri che Egli ci libererà. Ed Egli ci accoglierà se è l'ora della nostra morte.