Agenzia siriana SANA 03/12/2024
Traduzione di Maria Antonietta Carta
Nella regione montuosa del Qalamoun e in particolare nella città di Yabroud, a nord di Damasco, si trovano numerose grotte che conservano testimonianze di diverse epoche e che hanno svolto un ruolo importante nella storia della civiltà siriana. Habitat per gli uomini e rifugio sicuro per gli animali in altri tempi, esse sono oggi siti importanti per il grande valore culturale, ma anche attrazione turistica per il loro fascino.
Il direttore delle Antichità della provincia di Damasco, Jihad Abu Kahla, ha dichiarato al corrispondente dell’Agenzia SANA che le ricerche e gli studi effettuati dagli archeologi dimostrano che le grotte e i rifugi di Yabroud e la grotta di Qarnet Gharra a Saydnaya contenevano tutti i fattori della vita, compresi acqua e cibo.
Abu Kahla ha riferito inoltre che in epoca proto bizantina altre grotte divennero luogo di culto e rifugio per i perseguitati seguaci della nuova religione (i cristiani): la grotta di Santa Tecla a Maaloula, le grotte di Saydnaya, Ras al-Maara e le grotte di Darbol e Hina situate ai piedi del monte Hermon.
Mer'i al-Barade'i, ricercatore del patrimonio e degli affari storici e culturali di Yabroud, ha sottolineato che la maggior parte delle grotte naturali di Yabroud, nelle valli di Eskfta, Haraya, Machkouna e Qarina, con ingressi ampi e poco profonde, apparvero dopo il ritiro delle acque da quella regione, che era rimasta sommersa per più di un milione di anni.
Barbarah (1) Una leggenda siriana
Da "Fiabe Siriane" a cura di Maria Antonietta Carta, ed. Mondadori, 1997
La montagna gessosa su cui si aggrappano le case del villaggio di Maaloula (2) è spaccata da uno strettissimo canyon molto suggestivo. Chi lo percorre ha la sensazione che esso stia per richiudersi senza lasciare traccia del sentiero. A questo luogo è legata una leggenda.
Dopo la morte di Cristo, alcuni dei suoi apostoli giunsero ad Antiochia e la nuova fede cominciò a diffondersi in Siria. Intere colonie di monaci anacoreti stabilirono la loro sede nelle grotte che traforano il Qalamoun. In quel tempo, il governatore di Yabrud aveva una figlia che colpita da questa nuova dottrina si convertì e cominciò a propagarla. La famiglia, che adorava le divinità pagane (3), cercò invano di distoglierla da quelle pratiche e non riuscendoci finì per imprigionarla. La fanciulla trascorreva il tempo a pregare nella sua prigione, che aveva riempito di graffiti sacri, e non poteva più parlare con nessuno. C'era, però, un giovane che l'amava. Egli, un giorno, l'aiutò a evadere. Quando il governatore si accorse della fuga della figlia, ordinò all'esercito di inseguirla: «Bruciate la foresta e i campi di grano, se vi è nascosta morirà» disse. Era infatti estate e le alte spighe avevano offerto protezione ai due fuggiaschi. Inseguiti dal fuoco, essi si diressero verso Maaloula. Ma, all'improvviso, furono fermati da un ostacolo insormontabile. La montagna si ergeva, inaccessibile, davanti a loro! Allora, accadde il prodigio: il monte, miracolosamente, si aprì! I due giovani fuggiaschi poterono salvarsi attraverso quel varco che gli abitanti del luogo chiamano "Grano".
Ogni anno, a Maaloula si celebra una festa e per ricordare Barbàrah, la fanciulla cristiana, si cuociono grandi quantità di grano da offrire in suo onore.
Alla venerazione della santa sono legate alcune pratiche profane (tra cui cortei di giovani questuanti che accompagnano uno di loro mascherato, a personificare spesso un leone).
Esse suggeriscono un intento magico-rituale propiziatorio, e fanno pensare a un'origine precristiana del culto a Barbàrah. Tanto più che la vigilia della sua festa portava, fino a qualche decennio fa, uno strano nome: "notte della gatta", (Leila al bisseh in dialetto siriano) e in Siria sono state ritrovate iscrizioni che attestano l'antico culto a Bast, dea-gatta egizia identificata con Astarte, divinità fenicia della fertilità.
NOTE
1. Santa Barbara.
2. In siriaco significa "ingresso". Era in origine un villaggio rupestre. Sorge nel Qalamun, propaggine orientale dell'Antilibano. Vi si trova una chiesetta del IV secolo, dedicata a San Sergio ex legionario romano martirizzato, dove (prima della devastazione delle orde jihadiste di AlNusra nel 2013) erano custodite preziose icone del XVII-XVIII secolo con figure sacre dai volti arabi. I suoi abitanti parlano ancora oggi la lingua di Cristo, l'aramaico.
3. Un cantico in onore di Barbàrah dice: «Suo padre il pagano che adorava le pietre».
Nessun commento:
Posta un commento
Invia alla redazione il tuo commento. Lo vaglieremo per la sua pubblicazione. Grazie
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.