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mercoledì 26 aprile 2023

La Siria dimenticata

 

Incontro con Nabil Antaki, uno dei fondatori dei Maristi Blu, l'organizzazione religiosa che si occupa di difendere gli ultimi in Siria: «I paesi europei dicono che sono sommersi di migranti, ma allo stesso tempo, con le sanzioni, ci impediscono di ricostruire il nostro paese»

La situazione siriana negli ultimi anni è rimasta piuttosto congelata e dopo il terremoto che ha colpito il nord del paese e la Turchia, è divenuta ancora più complessa. Succedeoggi ha fatto il punto sulla situazione ad Aleppo con Nabil Antaki, uno dei fondatori dei Maristi Blu.

Come sono nati i Maristi Blu?

I “Maristi blu” sono un gruppo di fratelli consacrati e laici che si ispirano alla spiritualità marista e al carisma di San Marcellino Champagnat, per vivere il Vangelo nella vita quotidiana con semplicità, modestia e umiltà. Questo gruppo è composto da un’équipe formata da un fratello marista e due laici e da 150 volontari e personale retribuito. Con il nome di “Orecchio di Dio”, dal 1986 aiutiamo le famiglie cristiane più povere di Aleppo, accompagnandole e aiutandole nei settori della casa, dell’istruzione, della salute e del lavoro. Dall’inizio del conflitto ad Aleppo, nel luglio 2012, abbiamo cambiato il nostro nome in “Maristi Blu” e abbiamo ampliato il nostro raggio d’azione per includere, oltre alle famiglie più povere, migliaia di famiglie sfollate, sia cristiane che musulmane. Il motto dei Maristi Blu è: “vivere in solidarietà con gli indigenti per alleviare le sofferenze, sviluppare l’umano e seminare speranza”. Negli ultimi 10 anni, abbiamo realizzato numerosi progetti di soccorso, educazione e sviluppo umano che hanno toccato migliaia di persone.

Qual è la situazione ad Aleppo dopo il terremoto?

Molti palazzi sono crollati e subito dopo le scosse, molti hanno lasciato le loro case. Centinaia di migliaia di persone per un mese hanno vissuto in strutture pubbliche, o in chiese, moschee e in parchi. Molti hanno dormito in strutture dei Maristi Blu. Altri sotto le stelle o in palestre. Una situazione catastrofica, bisognava dare da mangiare a queste persone, darli materassi e soprattutto rassicurarli. Oggi, dopo due mesi, quasi tutti sono tornati alle loro case, se non erano crollate. Le persone le cui case sono crollate, invece, hanno trovato delle residenze temporanee. I centri si sono per fortuna svuotati e piano piano la situazione sta tornando alla normalità.

Quali sono le urgenze più gravi?

Le urgenze sono tante, non solo quelle legate al terremoto, ma soprattutto quelle legate agli strascichi della guerra. La crisi economica continua a essere molto forte, le infrastrutture sono distrutte al sessanta per cento e non c’è stata una vera ricostruzione, perché le sanzioni economiche impediscono ogni investimento nel paese. La disoccupazione è altissima come l’inflazione. Il novanta per cento della popolazione si è impoverita e ha bisogno di aiuto per vivere e dopo il sisma la situazione è peggiorata.

Ci sono problemi di salute?

Noi e altre associazioni, abbiamo pagato l’affitto per un anno, alle persone le cui case non sono più agibili. Per fortuna dopo il terremoto non vi sono stati particolari problemi epidemici. L’estate scorsa avevamo avuto il colera, ma per fortuna non si è più ripresentato. Il vero problema è che la gente si è impoverita cosi tanto da non poter più permettersi cure mediche in caso di malori importanti o operazioni. Sono costretti ad andare, da associazione ad associazione, per chiedere aiuto.

Su quali progetti state lavorando?

Il progetto “Maristi blu per gli sfollati”, consiste nell’accompagnare mille famiglie sfollate. Per sei anni abbiamo distribuito cesti alimentari mensili a queste famiglie. Alla fine del 2018 abbiamo interrotto il programma, convinti che fosse giunto il momento per queste famiglie di essere indipendenti dagli aiuti delle ONG. Tuttavia, essendo la crisi economica così grave, abbiamo ripreso, da 3 anni, la distribuzione di cesti alimentari mensili per aiutare le persone a sopravvivere. Sostenuti da due associazioni cristiane internazionali, oltre alla solidarietà e all’amore, offriamo alloggio alle famiglie sfollate, paghiamo l’affitto delle loro case in attesa del loro ritorno nelle loro abitazioni e diamo denaro contante a centinaia di famiglie indigenti e sfollate. Il programma medico “Blue Marist” si propone invece di aiutare, ogni mese, circa 150 malati che non possono permettersi di pagare le proprie cure: consultazioni, esami di laboratorio, radiografie, ricoveri, operazioni chirurgiche. Abbiamo poi un progetto che si chiama “Goutte de Lait” che distribuisce ogni mese latte in polvere a 3000 bambini di Aleppo sotto gli 11 anni e latte speciale per neonati sotto l’anno di età. Un altro ancora si chiama “Pain Partagé”, è un progetto per i nostri anziani. Consiste nel fornire un pasto caldo con pane e frutta a 250 anziani che vivono da soli, senza famiglia in Siria e senza nessuno che li aiuti, alcuni costretti a letto e molti malati. Un team di 14 cuochi prepara i pasti nella nostra sede, che 29 giovani distribuiscono ogni volta a pranzo. Con il pasto, i nostri volontari offrono a queste persone una presenza, un ascolto e un sorriso. Abbiamo scoperto che questi anziani che vivevano da soli avevano bisogno, oltre che dei pasti, anche di un aiuto per pulire la casa, per fare il bagno, per cambiarsi. È così che il progetto Pain Partagé ha preso il nome di “Assistenza agli anziani”.


Avete anche programmi educativi?

Essendo la missione principale dei Maristi l’educazione dei bambini, soprattutto di quelli più svantaggiati, abbiamo sviluppato molte attività educative per rispondere agli immensi bisogni creati dalla guerra. Il progetto “Voglio imparare” si occupa di 110 bambini dai 3 ai 6 anni provenienti da famiglie sfollate. Vi lavorano venticinque educatori che si occupano di loro attraverso l’educazione, l’istruzione e la salute. Il programma “Seeds” è un progetto di sostegno psicosociale e di salute mentale per singoli e gruppi. Un’équipe di trenta volontari, sotto la direzione di uno psicologo, fornisce sostegno psicologico a bambini (progetto Lotus), adolescenti (progetto Bamboo) e adulti (progetto Bonsai). Seicento persone beneficiano di questo progetto.

Avete progetti per il lavoro?

Per noi la ricostruzione non riguarda solo edifici e infrastrutture. La priorità è ricostruire le persone, consentire loro di vivere con dignità e creare posti di lavoro. Abbiamo il progetto “Heartmade” che consiste nel trasformare gli avanzi di tessuto in capi femminili unici e alla moda e nel venderli. L’obiettivo del progetto è offrire lavoro alle donne, rispettare l’ambiente e combattere lo spreco di tessuti e vestiti. Quindici donne lavorano nel laboratorio e una nel negozio. Il programma “Microprogetti” mira invece a rendere le persone indipendenti dagli aiuti delle ONG e a consentire loro di vivere dignitosamente del proprio lavoro. Negli ultimi sei anni, abbiamo organizzato 31 sessioni e finanziato e accompagnato 246 microprogetti che hanno dato da vivere a oltre 650 famiglie. Per quanto riguarda la formazione professionale, abbiamo scoperto che molti dei candidati ai nostri microprogetti erano analfabeti e privi di qualifiche. Abbiamo quindi creato questo programma per dare loro un lavoro, inserendoli come apprendisti presso un professionista, idraulici, elettricisti, meccanici, imbianchini. Dopo uno o due anni di apprendistato, finanziamo gli apprendisti per aprire la loro attività. Attualmente abbiamo 40 giovani apprendisti. Infine, vi è il progetto “Sviluppo delle donne” che riunisce gruppi di donne o ragazze analfabete, provenienti da contesti modesti, due volte alla settimana per sessioni di tre mesi. Attraverso laboratori interattivi di 4 ore, cerchiamo di sviluppare i talenti delle donne e di insegnare loro le cose essenziali della vita.

Le sanzioni influiscono sulle vostre attività e sulla ripresa del paese?

Le sanzioni hanno un peso molto forte sugli aiuti sociali e non servono a niente. Cuba è sotto sanzioni da sempre, come la Corea del Nord e l’Iran e ma le sanzioni non hanno mai portato a una riconciliazione politica o a un cambio di regime. Mentre fanno malissimo alla gente, tanto che la Siria, che era il granaio del Medio Oriente, oggi soffre di una penuria di grano. I giacimenti di petrolio sono nella parte del paese controllata dai curdi, sostenuti dagli americani e quindi la benzina è razionata. Abbiamo diritto solo a 25 litri di benzina ogni 25 giorni, non c’è petrolio per il riscaldamento, in un paese in cui l’inverno è freddo. Abbiamo l’elettricità solamente per tre ore al giorno. Per altro i paesi che hanno imposto le sanzioni dicono che non impediscono gli aiuti umanitari, nulla di più falso. Basti pensare che nessun siriano può ricevere transazioni finanziarie dal resto del mondo. Anche se potessimo comprare un macchinario sanitario, non potremmo pagarlo, visto che non si possono fare transazioni finanziarie. Il che equivale a non poterlo comprare. Per altro se fosse vero che le sanzioni economiche non toccano gli aiuti sociali o sanitari, non si spiegherebbe perché l’Unione Europea e gli Stati Uniti, hanno alleggerito queste sanzioni per 180 giorni, dopo il terremoto. È molto ipocrita, se qualcuno dall’estero vuole mandare a una associazione umanitaria soldi, se scrive nella causale “per la Siria” o “Aleppo”, il bonifico viene subito bloccato. Qualunque associazione si fa spedire i soldi in Libano, chiedendo ai donatori di non scrivere mai che è per la Siria e poi dal Libano fanno entrare i soldi in Siria.

Qual è il progetto che le sta più a cuore?

L’educazione, perché a causa della guerra avremo una generazione di analfabeti. Sia perché molti bambini sono rimasti in campi per profughi, sia perché nelle città e villaggi, le poche scuole rimaste in piedi durante la guerra, non bastano. Inoltre, per colpa delle sanzioni, non riusciamo a costruirne di nuove. Ecco che i progetti sull’educazione sono fondamentali. Personalmente, il progetto che mi sta più a cuore, è il progetto sulla formazione lavorativa e le borse di studio. Questo perché la guerra e le sanzioni hanno ridotto il popolo siriano a un popolo quasi del tutto dipendente dalle Ong locali. Ecco che ridargli lavoro, gli ridarà l’indipendenza che hanno perso. Il lavoro gli darà un futuro in Siria. I paesi europei dicono che sono sommersi di migranti, ma allo stesso tempo, con le sanzioni, ci impediscono di ricostruire il nostro paese. La gente sarebbe ben contenta di rimanere nel proprio paese, se potessero lavorare.

Quali sono i paesi che vi hanno aiutato di più?

Dal 2011, la Russia, la Cina, l’India, l’Iran hanno aiutato il governo. Ma le Ong sono state aiutate più che altro da associazioni cristiane. Se si pensa che dopo il sisma, in Turchia sono sbarcati centinaia di aerei con aiuti umanitari, mentre in Siria da paesi occidentali, ne è sbarcato solamente uno. Mentre sono arrivati aiuti dal Libano, Giordania, Iraq, Egitto, Algeria, Marocco, Russia, Emirati, Bangladesh, Venezuela. Il comportamento europeo è scandaloso.

Come possiamo aiutarvi?

Facendo pressione sui governi europei e sulle opinioni pubbliche per far togliere le sanzioni. Se fossero tolte, l’economia tornerebbe a crescere e la gente non partirebbe più.

Che speranza ha per l’avvenire?

I siriani sono molto depressi, Sono passati dalla guerra, dalla crisi economica, dal covid, dal colera e dal terremoto. Non vedono luce in fondo al tunnel, molti dicono che si sono pentiti di non essere partiti durante la guerra quando era più facile. Molti sostengono che addirittura si vivesse meglio sotto la guerra che ora. L’unica speranza è che la Turchia cambi il suo atteggiamento nei confronti della Siria e che smetta di appoggiare gli islamisti che controllano Idlib. La speranza è che gli americani lascino l’est del paese e che la Siria si riunisca. In modo tale da avere di nuovo grano e petrolio. La guerra ucraina ha fatto dimenticare la situazione siriana, ha di fatto congelato la situazione. Ma una situazione congelata rischia di potere esplodere ancora, spero che l’Europa segua l’esempio di molti paesi arabi, che si stanno riconciliando con il governo siriano, questo faciliterà una riconciliazione all’interno del paese.

https://www.succedeoggi.it/2023/04/siria-dimenticata/

martedì 25 aprile 2023

“Radicati nella speranza”: la presenza, l’eredità, la testimonianza e soprattutto la fede dei cristiani del Medio Oriente

Si è chiuso ieri (dal 20), a Nicosia (Cipro), il simposio “Radicati nella speranza”, promosso dalla Roaco (Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali), per celebrare i 10 anni dell’Esortazione apostolica postsinodale “Ecclesia in Medio Oriente”. Le conclusioni del prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, mons. Claudio Gugerotti.
“Noi occidentali abbiamo pesanti responsabilità nella destabilizzazione delle condizioni del Medio Oriente con la nostra tendenza a esportare la nostra cultura e a chiedere ai suoi popoli di conformare a questa le loro vite. Come cattolici occidentali ci scusiamo per aver supportato questa visione miope. Rendiamo omaggio ai vostri sforzi eroici di essere testimoni della nostra comune fede nelle difficoltà di ogni tipo”.

 da AGENSIR, 24 aprile 2023

(Nicosia) “Un evento che non deve restare isolato, ma diventare uno stile. In questi giorni ci siamo esercitati a sentire e ad ascoltare con rispetto, accettazione, tranquillità, amore reciproco come veri fratelli e sorelle. Questa è la Chiesa”. Con queste parole il prefetto del Dicastero per le Chiese orientali, mons. Claudio Gugerotti, ha chiuso ieri (dal 20), a Nicosia (Cipro), il simposio “Radicati nella speranza”, promosso dalla Roaco (Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali), per celebrare i 10 anni dell’Esortazione apostolica postsinodale “Ecclesia in Medio Oriente” firmata da Benedetto XVI ad Harissa (Libano) il 14 settembre 2012. Quattro giorni di lavori durante i quali oltre 250 rappresentanti delle Chiese cattoliche del Medio Oriente, patriarchi, vescovi, sacerdoti e esponenti di istituti religiosi e movimenti laici, hanno riletto il documento – definito dal patriarca latino di Gerusalemme, Pierbattista Pizzaballa, “una sorta di testamento consegnato alle Chiese del Medio Oriente” – alla luce dei fatti salienti che hanno segnato gli ultimi 13 anni e riflettuto sui possibili orientamenti e percorsi da intraprendere nel futuro.

Chiese forti e vibranti. Mons. Gugerotti, nelle sue conclusioni, ha parlato di Chiese di “una grande vitalità, vive e forti che vogliono essere sante, testimoni, libere, attive e vibranti. Sono così vicine a Gesù e al suo modo di parlare. Trasmettono il suo stesso respiro. La storia delle vostre chiese è una storia di miracoli. La vostra liturgia è uno di questi miracoli”. Gli eventi epocali accaduti, in particolare, negli anni successivi alla pubblicazione dell’Esortazione hanno visto le comunità cristiane pagare un prezzo alto ma, è stato il monito del Prefetto, “smettiamo di lamentarci. I vostri antenati – ha detto rivolgendosi ai presenti – hanno percorso la Via Crucis, cantando inni di lode al Signore. Gli stessi inni che cantate voi oggi. Sono il dono della fede dei vostri padri e delle vostre madri. Il Vangelo è la ragione del nostro esistere e per questo non va dato per scontato perché il rischio è quello di dimenticarlo”. Altro punto “importante” evidenziato da mons. Gugerotti è stato il contributo dei giovani: “abbiamo sentito dai giovani che tutto questo non deve essere un museo, ma una fonte di acqua pura, anche se scintilla nel deserto. Lasciamoci commuovere dal desiderio dei vostri giovani di lavorare insieme. Vescovi, sacerdoti e popolo, insieme ai disabili e ai poveri per evangelizzare. Alcuni di voi – ha aggiunto – hanno affermato che non è importante conservare i nostri privilegi o quelli di coloro che sono privilegiati tra noi. È importante mantenere i nostri cuori giovani, perché gli occhi giovani sono capaci di guardare i miracoli della fedeltà, del coraggio e delle scelte coraggiose dei nostri giorni”. Dal Prefetto anche l’invito a promuovere “la lode nelle vostre famiglie” e “a fare di tutto per mantenere la preghiera sulle labbra dei vostri migranti. Essi saranno fedeli a Gesù e alla sua Chiesa e voi non li perderete. Come cristiani saranno il seme buono per la società in cui vivono”.

Aiuto economico. Nel suo intervento mons. Gugerotti ha toccato anche il tema dell’aiuto economico alle Chiese orientali esortandole a “dividere con giustizia il denaro ricevuto, a creare fondi comuni, amministrati e distribuiti onestamente e a fare del vostro meglio per essere almeno il più possibile autosufficienti” ma “non mendicanti perché questo compromette la dignità che appartiene alla vostra storia e di cui voi e noi siamo orgogliosi”.

La cittadinanza. Circa il ‘nodo’ della cittadinanza, presente nell’Esortazione e richiamata spesso durante il Simposio, mons. Gugerotti ha ribadito “il pieno sostegno della Santa Sede” alla legittima richiesta delle Chiese locali di vedere “i cristiani riconosciuti come cittadini a pieno titolo. Si tratta di uno sforzo è assolutamente giusto. La Santa Sede lavora per questo, ma il nostro stile è spesso silenzioso. Molti ci rimproverano di non fare nulla. Il fatto che non gridiamo nelle piazze non significa che non lavoriamo. Non vogliamo essere popolari. Vogliamo essere efficaci. Dobbiamo parlare con le persone giuste e nel modo giusto. Quindi, se non diciamo tutto quello che vorreste sentire, non è perché non siamo coraggiosi. È perché vogliamo essere efficaci. Il nostro incontro inizia ora – ha concluso – cerchiamo di essere fedeli a ciò che diciamo e facciamo del nostro meglio, tutti insieme, perché diventi realtà”.

Testo (in inglese) dell'intervento del Patriarca Pizzaballa all'apertura del convegno 'La Chiesa in Medio Oriente : 

https://en.abouna.org/content/text-patriarch-pizzaballas-address-opening-session-conference-church-middle-east

lunedì 17 aprile 2023

Siria: quale futuro in un “nuovo” contesto mediorientale?

 

Nota redazionale. Tutto sarà dimenticato?

Dopo dodici anni di guerra, terrorismo, isolamento, sanzioni e il recente terremoto come sale sulle ferite, quali spiragli si intravedono per il futuro della Repubblica Araba Siriana? I Paesi della regione, quegli stessi che negli anni hanno contribuito alla distruzione del paese, lasciando passare terroristi provenienti da mezzo mondo o finanziandoli e armandoli, sembrano volersi lasciare alle spalle i crimini inauditi da loro perpetrati, e perfino discostarsi dai tradizionali alleati occidentali. 

Pur auspicando, come necessari per la sopravvivenza e la ricostruzione, sia la riammissione della Siria nella Lega araba (dalla quale era stata espulsa dal 2012) che una generale ripresa di rapporti diplomatici ed economici, non dobbiamo dimenticare quello che i paesi del Golfo e la Turchia hanno fatto, insieme a Stati Uniti, Israele ed Europa. La Siria non è stata la loro prima vittima: fin dal 1991 con la guerra del Golfo all’Iraq, le petromonarchie hanno alimentato la belligeranza; dal 2011, poi, la Turchia di Erdogan ha assunto un ruolo distruttivo di primo piano, prima facendo da autostrada per il terrorismo e poi occupando intere porzioni della Siria. 

E adesso, con l’apparente svolta, almeno da parte di alcuni paesi arabi? Tutto sarà dimenticato? L’impunità legale ed economica per crimini e danni di guerra trionferà? Gli aggressori degli anni scorsi approfitteranno anzi della ricostruzione? 

Ed è scongiurato per sempre il rischio che simili aggressioni si ripetano? E davvero l’alleanza di ferro fra quei paesi mediorientali e i burattinai di Washington sta tramontando?

 Nota di Marinella Correggia


Colloquio di Steven Sahiounie con l’analista Elijah Magnier

Le sabbie mobili del Medio Oriente sono state coinvolte in un turbine il mese scorso, quando è stato annunciato l’accordo tra Arabia Saudita e Iran in Cina. Le due potenze rivali della regione si sono impegnate a lavorare per la pace e la prosperità di entrambe le nazioni.

Quali saranno gli effetti di questa nuova relazione su Siria, Stati Uniti, Israele, Turchia e Lega araba? Per approfondire questo sorprendente sviluppo nella regione, Steven Sahiounie di MidEastDiscourse ha intervistato  Elijah J. Magnier, veterano corrispondente da zone di guerra e analista politico con oltre 35 anni di esperienza in Medioriente e Nordafrica.

Magnier ha coperto molte delle guerre e degli scontri militari più importanti della regione, tra cui l’invasione israeliana del Libano nel 1982, la guerra Iraq-Iran, la guerra civile libanese, la guerra del Golfo del 1991, la guerra nella ex Jugoslavia tra il 1992 e il 1996, la guerra in Afghanistan del 2001, l’invasione dell’Iraq da parte degli Stati Uniti nel 2003 e la successiva guerra e occupazione, la seconda guerra del Libano nel 2006 e le più recenti guerre in Libia (2011) e Siria (2011-2019). Avendo vissuto per molti anni in Libano, Bosnia, Iraq, Iran, Libia e Siria, Elijah J. Magnier possiede una conoscenza unica degli affari culturali e tribali locali, delle realtà e delle tendenze geopolitiche e della storia di una regione che continua a porre sfide ai suoi abitanti e al mondo.

Il ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita si recherà a Damasco per invitare il presidente siriano Assad al prossimo vertice della Lega araba previsto per il 19 maggio a Riad. Quanto è significativa questa fine dell’isolamento per la Siria e cosa significa per le relazioni degli Stati Uniti con l’Arabia Saudita?
È chiaro che l’Arabia Saudita non considera più solo l’interesse degli Stati Uniti, ma anche l’interesse saudita di porre fine a tutti i conflitti in Medioriente e di avviare un nuovo rapporto con i suoi vicini, anche quelli colpiti da illegali sanzioni unilaterali da parte degli Stati Uniti e dell’Unione europea. Dal 2015, l’Arabia Saudita ha smesso di finanziare i jihadisti in Siria. Da allora, ci sono stati diversi incontri tra funzionari dei due paesi a livello politico e di sicurezza. Naturalmente, gli Stati Uniti non vedono di buon occhio questo riavvicinamento, poiché mina l’efficacia delle loro sanzioni e separa l’Occidente dal Medioriente. Tuttavia, è prudente non precipitarsi a una normalizzazione completa tra Siria e Arabia Saudita, a meno che i sauditi non siano disposti a contribuire alla ricostruzione di oltre un decennio di guerra, in cui Riad è stata parte attiva e provocatrice. È troppo presto per giudicare finché non vedremo i risultati.

Riportare la Siria nella fratellanza delle nazioni arabe sembra una mossa coraggiosa da parte del principe ereditario Mohammed bin Salman. Come reagiranno le altre nazioni arabe a questa nuova politica?
L’Arabia Saudita non è la prima a tornare alle relazioni con la Siria. Gli Emirati Arabi Uniti (EAU) hanno riaperto la loro ambasciata e ripristinato le relazioni anni fa. Tuttavia, la mossa saudita di accogliere nuovamente la Siria nel vertice e nella Lega araba ha implicazioni significative per tutti quegli arabi che hanno boicottato la Siria e continuano a finanziare i jihadisti, come il Qatar. Anche in questo caso, resta da vedere come questo riavvicinamento sarà tradotto dagli altri Stati del Golfo, al di là delle foto di gruppo al prossimo vertice. 

L’Arabia Saudita intende invitare sia l’Iran che la Turchia al vertice della Lega araba. Il recente ripristino delle relazioni diplomatiche tra Riad e Teheran ha aperto la strada a questo invito. E la Turchia quale ruolo avrà nella nuova politica sulla Siria?
La Turchia è preoccupata per le elezioni presidenziali e l’attuale presidente Erdogan vorrà capitalizzare il suo incontro con il presidente Assad. Finora la condizione che i siriani hanno posto è stata l’impegno a un completo ritiro di Ankara dalla Siria. E’ un obiettivo difficile da raggiungere per Erdogan, perché significherebbe che decine di migliaia di jihadisti e takfiristi gli si rivolterebbero contro, essendo rimasti senza sponsor e copertura. Inoltre, gli Stati Uniti faranno pressioni sulla Turchia perché sperano che il presidente Assad non riprenda il controllo dell’intero territorio. Ecco perché Assad per ora tiene duro, nonostante le pressioni russe e iraniane per convincerlo a incontrare Erdogan. Non vedo cosa potrebbe guadagnare il presidente siriano dall’incontro con il suo omologo turco quando la Turchia è a un mese appena dalle elezioni.

Quali sono i vantaggi economici per il mondo arabo che derivano dal ritorno della Siria al tavolo del vertice?
La Siria ha bisogno di circa 300-500 miliardi di dollari per ricostruire il paese e sviluppare le sue risorse naturali. Se gli Stati Uniti lo consentiranno, le monarchie del Golfo avranno molto da guadagnare dalla partecipazione alla ricostruzione della Siria. Alla fine, il Golfo sta compiendo un passo positivo verso la Siria, ma questo non significa che gli Stati Uniti siano diventati un nemico. Al contrario, le conseguenze della guerra tra Stati Uniti e Russia in Ucraina hanno portato molti Stati ad adottare un approccio equilibrato e ad ampliare le proprie opzioni. È quello che stanno facendo gli Stati arabi: aprirsi all’Iran e alla Siria, ma tenere sotto controllo il livello di rabbia degli Stati Uniti.

Che dire delle nazioni arabe che hanno stretto patti di normalizzazione con Israele; accetteranno la posizione della resistenza siriana? E il Qatar: si è opposto al ripristino dei legami con la Siria. Come reagiranno?
Israele è il maggior perdente nel riavvicinamento tra sauditi, iraniani e siriani. Siria e Arabia Saudita sono stati nemici per oltre dieci anni, e Tel Aviv ha beneficiato di questa narrazione. Ora che la situazione sta cambiando, lo Stato Ebraico si sente a disagio e più isolato, soprattutto perché visite ufficiali programmate sono state rimandate a data ignota. Man mano che le conseguenze della guerra in Ucraina diventeranno più evidenti, gli Stati del Golfo si avvicineranno alla Siria e saranno coinvolti nella ricostruzione del paese. Esiste un notevole potenziale per una piena normalizzazione in prossimità delle elezioni statunitensi. Per quanto riguarda il Qatar, i sauditi devono trovare un equilibrio per la riconciliazione. Damasco non chiuderà le porte a Doha, ma questa dovrebbe interrompere il proprio sostegno finanziario ai jihadisti nella Siria occupata a nord-ovest.

Steven Sahiounie è un giornalista pluripremiato

https://www.mideastdiscourse.com/2023/04/12/saudi-arabia-has-an-interest-to-end-all-conflicts-in-the-middle-east-interview-with-elijah-j-magnier/

sabato 8 aprile 2023

CHRISTÒS ANESTI, ALITHÒS ANÉSTI : Cristo è risorto, è veramente risorto!

 

          Carissimi, l’annuncio gioioso della Risurrezione del Signore ci riempie di gioia, della vera gioia cristiana. Una gioia che nasce dall’ascolto e dall’accoglienza di questa Parola del Vangelo, un Vangelo che, come la pioggia, dovrebbe calare nei nostri cuori e nelle nostre vite.

          Notte di gioia, perché il Signore è risorto, ed è vivente, veramente presente in mezzo a noi. È Lui la forza, la vita, quella vita nuova che Lui stesso ci dà, attraverso la sua Parola, attraverso i Sacramenti della Chiesa, attraverso i fratelli, giovani e anziani, sani e malati, che accanto a noi e con noi, nella Chiesa, vivono in Cristo e con Cristo la stessa fede.

          Notte di gioia, perché dopo mesi e mesi di buio, di sofferenza, di malattia, di paura, possiamo celebrare questa Notte Santa nella speranza, nella fiducia che il Signore, risorto dai morti, ci porterà -e ci sta portando già sicuramente- tutti noi alla salvezza, alla salute, alla luce. A quella Luce Gioiosa che è Lui stesso, il Signore che è il “medico delle nostre anime e dei nostri corpi”, che oggi scende nell’Ade, e ci prende per mano e ci guida all’alba di un nuovo giorno, il “giorno della Risurrezione”. Il Signore che è entrato vittorioso a Gerusalemme acclamato come “Colui che viene”, oggi è presente e vivente in mezzo a noi. Il Signore che abbiamo atteso come Sposo, oggi è Lui che ci accoglie e ci porta alla sua camera nuziale. Il Signore che ci ha dato il Suo Corpo e il suo Sangue, oggi con la sua risurrezione ci fa membra vive del suo Corpo che è la Chiesa. Il Signore che abbiamo visto appeso, sofferente e morto sulla croce, oggi con la sua croce ci riporta alla vita.

          In questa notte Santa che, per grazia del Signore, siamo radunati per dire, per cantare, per proclamare ad alta voce la Risurrezione di Cristo, chiediamo a Lui il Vivente, il Vivificante, che venga ed abiti in mezzo a noi, ci guarisca, ci purifichi e ci salvi

  di Manuel Nin 

http://manuelninguell.blogspot.com/2021/04


BUONA SANTA PASQUA AI NOSTRI LETTORI 

mercoledì 5 aprile 2023

La colletta del Venerdì Santo: emergenza Siria

 Fra Francesco Patton, Custode di Terra Santa e Presidente dell'Associazione Pro Terra Sancta, si trova in questo video ad Aleppo per essere vicino alle tante famiglie colpite dal tragico terremoto. Ha rivolto a tutti noi un appello per far risorgere Aleppo e le città siriane.

La “Colletta per la Terra Santa”, conosciuta anche come “Collecta pro Locis Sanctis”, nasce dalla volontà dei papi di mantenere forte il legame tra tutti i Cristiani del mondo e i Luoghi Santi. 
Le offerte raccolte dalle parrocchie e dai Vescovi vengono trasmesse dai Commissari di Terra Santa alla Custodia di Terra Santa che verranno usate per il mantenimento dei Luoghi e per i cristiani di Terra Santa, le pietre vive di Terra Santa.

È continuato e si è intensificato in Siria, Giordania e Libano l’aiuto alla popolazione siriana ed irachena, cristiani ma non solo, che vive una situazione di estrema necessità, attraverso la presenza dei Frati della Custodia di Terra Santa grazie anche al sostegno finanziario della Colletta del Venerdì Santo.

  • In Libano
    Accoglienza e sostegno temporaneo per 14 famiglie irachene a Deir Mimas e oltre 47 nella zona di Harissa e Jounieh.
    Aiuto scolastico per 28 bambini iracheni e giovani iracheni a Deir Mimas, oltre 35 nella zona di Harissa e quasi 65 a Jounieh. Aiuto a giovani siriani a Jounieh e Beirut in numero di 40.
  • In Siria
    Aiuti attraverso le parrocchie di Aleppo, Damasco, Knayeh, Yakoubieh e Latakieh.  

Centro di emergenza di Aleppo presso la parrocchia e il Terra Sancta College:
– progetto di distribuzione di acqua potabile alla gente senza acqua
– pagamento delle spese dell’elettricità da generatori sparsi lungo la strada a più di 600 famiglie
– distribuzione del pacco alimentare per 3700 famiglie al mese
– assistenza sanitaria di emergenza (per una spesa di 70 mila $)
– cura per i bambini e la loro crescita sotto tutti i punti di vista (spirituale, umana fra cui educativa) e i loro bisogni primari di latte, pannolini…
– riparazione / ricostruzione di 1300 case danneggiati (di tre diversi livelli di danni)
– aiuto ad avviare piccole imprese e attività lavorative a circa 500 persone, che avevano perso lavoro
– progetto di “dopo scuola” a favore di 150 bambini
– sostegno a 1300 famiglie giovani con un pacco alimentare mensile
– assistenza sanitaria per la gravidanza, il parto, e l’assistenza post-parto sia alla madre sia al figlio
– distribuzioni di vestiti, due volte all’anno a più di 900 bambini…
– oratorio estivo per più di 1300 bambini
– progetto di adozione di 600 bambini musulmani profughi
– centro per il trattamento post traumatico da guerra per bambini e ragazzi

  • Damasco(Baba Touma, Casa di Anania, Tabbale e Salhie):
    – riparazione strutture danneggiate dai bombardamenti
    – aiuto famiglie e giovani poveri
    – medicine e interventi medici
    – bambini e studenti aiuto allo studio
    – ristrutturazione spazi interni piano terra parrocchia Bab Touma, per attività giovani
    – studio e ristrutturazione spazio per centro culturale parrocchiale per giovani alla Casa di Anania
    – aiuti accoglienza e sostegno ammalati
    – educazione, aiuto all’asilo bambini a Tabbale
    – centro per il trattamento post traumatico da guerra per bambini e ragazzi
  • Latakieh:
    – acquisto di un terreno per edificare un centro pastorale a servizio della comunità parrocchiale locale
    – distribuzione mensile di pacco alimentare a circa 300 famiglie
    – centro per il trattamento post traumatico da guerra per bambini e ragazzi
    Aiuti a rifugiati nei 3 villaggi di KnayeJacoubie Sjeide
  • https://www.collettavenerdisanto.it/emergenza-siria/
  • COME DONAREhttps://www.proterrasancta.org/it/come-sostenerci/

domenica 2 aprile 2023

La Settimana Santa nella Quaresima bizantina

croce proveniente da basilica situata nella zona delle 'città morte'
dell'antica Siria 
 

Oggi la croce diventa fonte della grazia

di Manuel Nin 

La Grande e Santa Settimana della passione, della morte e della risurrezione di Cristo, è il momento centrale dell’anno liturgico in cui tutte le Chiese cristiane, di Oriente e di Occidente, attraverso i testi della liturgia, attraverso i diversi momenti e celebrazioni liturgiche di questi giorni, diventano veri e propri mistagoghi, che ci portano per mano all’incontro con il Signore, ci fanno vivere anche noi come Corpo di Cristo l’offerta volontaria, la morte e la risurrezione, nel suo corpo nato dallo Spirito Santo e dalla Vergine Maria, del Verbo di Dio incarnato. Nella tradizione bizantina questa mistagogia inizia la Domenica delle Palme, e già in qualche modo il sabato che la precede con la celebrazione della risurrezione di Lazaro l’amico del Signore dai morti, e che nella sua malattia, morte e risurrezione diventa tipo e prefigurazione dello stesso Cristo nella sua passione, morte e risurrezione, ed anche di ognuno di noi feriti dal peccato, morti i esso ma risorti e salvati dal Signore.

A partire dalla Domenica delle Palme e lungo la Settimana Santa troviamo diversi aspetti che voglio sottolineare: Cristo che entra a Gerusalemme seduto su un puledro, il Signore che viene, si fa presente nell’umiltà della sua Incarnazione. Poi i diversi esempi biblici dei tre primi giorni della Settimana Santa: Giuseppe, uno dei patriarchi veterotestamentari, venduto, tradito dai propri fratelli; poi l’atteggiamento vigilante o non delle dieci vergini della parabola evangelica; infine, la donna peccatrice che unge i piedi di Cristo. Attraverso questi esempi, la tradizione bizantina ci propone un rapporto di amore totale con Cristo, di fedeltà, nell’ottica dell’immagine sponsale del rapporto tra Cristo e la sua Chiesa. Infine, già dal Giovedì Santo troviamo Cristo servo, che lava i piedi ai discepoli; che si dona ai suoi discepoli e a tutti nei Santi Doni del suo Corpo e del Suo Sangue, dopo che è diventato servitore di tutti.

Nella tradizione bizantina troviamo, e già durante la stessa quaresima e poi in questi giorni della grande Settimana, alcuni dei tropari che collegano il mistero dell’offerta volontaria di Cristo sulla croce al mistero del nostro battesimo. Uno dei tropari che apre l'ufficio del mattutino del Giovedì e del Venerdì Santi ci mette di fronte a questo mistero sia sacrificale e sia battesimale. È un testo, come tanti altri nella la tradizione bizantina, fatto da un intreccio di diverse citazioni bibliche: “Mentre i gloriosi discepoli erano illuminati nella lavanda della Cena (Gv 13,1ss), allora Giuda si ottenebrava (Gv 13,30), l'empio, malato di cupidigia (Sal. 33,22;). E consegna te, il Giudice giusto (2Tim 4,8), in mano ai giudici iniqui. Vedi l'amico del danaro (Gv 12,6), per questo finisce impiccato! (Mt 27,5). Fuggi l'anima insaziabile, che tanto ha osato contro il Maestro. O Signore buono con tutti, gloria a te. I due termini all’inizio del tropario, "illuminati" e "lavanda" -quest’ultimo potrebbe anche essere tradotto come “cattino”-, sono da collocare in un contesto chiaramente battesimale; la lavanda dei piedi fatta da Cristo ai suoi apostoli è vista quasi come il battesimo dei discepoli che precede e fa loro degni della cena eucaristica, che diventa l’adempimento di questa lavanda, di quest’illu­minazione. I discepoli sono illuminati, mentre Giuda entra nella notte, vista questa come spazio senza luce.

         Mi soffermo ancora in altri tropari, attribuiti a Sant’Andrea di Creta (660-740), vescovo di Gortyna nell’isola di Creta, teologo e poeta, e autore moltissimi testi liturgici, canoni e tropari, che in forma poetica cantano i misteri della nostra fede. Uno di questi testi è il canone penitenziale che le Chiese di tradizione bizantina celebrano nel periodo della quaresima. Di questo testo voglio presentare soltanto quattro tropari che in forma poetica e con delle immagini toccanti riescono a mettere in evidenza questo rapporto stretto tra il sacrificio della croce ed il battesimo, e riassumono quello che è veramente il mistero della fede cristiana, celebrato nella Grande Settimana che ci porta alla Pasqua.

       Il primo dei tropari ha un carattere fortemente battesimale, collegando la crocifissione di Cristo ed il nostro battesimo: ambedue, croce e battesimo, in un unico mistero, diventano per noi una vera e propria nuova creazione, un lavacro ed infine dono dello Spirito Santo: “Crocifisso per tutti, hai offerto il tuo corpo e il tuo sangue, o Verbo: il corpo per riplasmarmi, il sangue per lavarmi; e hai emesso lo spirito, per portarmi, o Cristo, al tuo Genitore”. Il corpo di Cristo crocefisso e poi risorto è il luogo dove avviene la nostra redenzione, la nostra nuova creazione; il sangue di Cristo versato diventa per noi un vero e proprio lavacro; infine, Cristo che emette lo Spirito e ci fa dono di una nuova nascita, ci porta al Padre.

         Un secondo tropario ci presenta un tema che troviamo spesso nei testi dei giorni santi: la croce di Cristo come chiame che riapre le porte del paradiso: Hai operato la salvezza in mezzo alla terra, o pietoso, per salvarci; per tuo volere sei stato inchiodato sull’albero della croce e l’Eden che era stato chiuso, si è aperto: ciò che sta in alto, ciò che è in basso, il creato, le genti tutte, da te salvati ti adorano”.

         Il terzo dei tropari riprende il tema del battesimo, con delle immagini che ci portano quasi alla liturgia battesimale, con il lavacro, l’unzione e la bevanda della vita: Sia mio fonte battesimale il sangue del tuo costato, e bevanda l’acqua di remissione che ne è zampillata, perché da entrambi io sia purificato, e venga unto, bevendo come crisma e bevanda, le tue vivificanti parole, o Verbo”. Il costato aperto di Cristo è il fonte battesimale, da cui sgorga anche il crisma dell’unzione che nella Parola di Dio si fa alimento ed acqua di vita. La stessa mistagogia battesimale la troviamo nel quarto dei tropari di Andrea di Creta: “Quale calice, la Chiesa ha avuto il tuo costato vivificante: da esso è scaturita per noi la duplice fonte della remissione e della conoscenza, quale figura dell’antico patto, del nuovo e dei due insieme, o nostro Salvatore”.

         Infine, un altro dei tropari, di autore anonimo, commentando il vangelo di Luca nella parabola del buon samaritano, presenta di nuovo come in un unico mistero il sangue e l’acqua del battesimo che sgorgano dal costato di Cristo trafitto, assieme all’olio dell’unzione, che diventano insieme balsamo di guarigione e di vita nuova: Uscendo dai tuoi divini comandamenti, come da Gerusalemme, e scendendo verso le passioni di Gerico, trascinato dallo splendore disonorevole delle contaminazioni della vita, sono incappato nei ladroni, cioè nei pensieri, e sono stato spogliato da loro della tunica della figliolanza e della grazia: ora giaccio senza respiro per i colpi… Tu, Signore, incarnato dalla Vergine in modo ineffabile, versando volontariamente dal tuo costato sangue e acqua salutari, o Cristo Dio, li hai fatti colare come olio, chiudendo le cicatrici delle mie ferite con questa applicazione, e unendomi al coro celeste, nella tua amorosa compassione”.

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