di Giuseppe Rusconi
“Nel
corso del 2013 ci eravamo incontrati in occasione delle grandi Manif
pour tous che allora scuotevano la Francia per protestare contro
l’imposizione del matrimonio ‘egualitario’, una vera
rivoluzione antropologica che noi non abbiamo mai accettato. A
ottobre dello stesso anno ci siamo chiesti se non sarebbe stato
utile, da giovani cattolici parigini, impegnarsi anche su un terreno
di quotidianità concreta. Erano giorni quelli in cui la Francia
minacciava di bombardare la Siria di Assad, mentre nel contempo erano
centinaia i giovani che dalla Francia si arruolavano tra le file
dell’Isis. Abbiamo riflettuto e ci siamo detti che l’immagine
della Francia non poteva essere solo quella connotata da bombe e
terrorismo. Erano anche i giorni in cui cadeva in mano terrorista il
villaggio di Maalula, gioiello aramaico con due monasteri molto cari
ai siriani. Allora ci siamo detti: forse siamo un po’ pazzi… ma
perché non andare a festeggiare Natale a Damasco con i profughi che
hanno perso tutto e sono stati cacciati dalle loro case? Così io,
Charles de Meyer (presidente della nostra associazione) e altri 17
giovani ci siamo ritrovati a Natale nella capitale
siriana. E’ lì che ‘SOS Chrétiens d’Orient’ è nata de
facto, con un’esperienza concreta e toccante nel contempo”....
IN
SIRIA …
In
Siria SOS
Chrétiens d’Orient ha
oggi un ufficio centrale a Damasco e una presenza permanente tra
l’altro a Aleppo, Homs, Maalula, Sadad, Tartus (secondo porto della
Siria). Quattro gli elementi caratterizzanti di ogni presenza: le
donazioni alimentari e di igiene (distribuzione di cibo, acqua,
prodotti per l’igiene intima, ecc…), l’aiuto sanitario
(distribuzione di medicamenti, finanziamenti di presidi sanitari,
costruzione o ristrutturazione di ospedali), l’educazione (sostegno
scolastico, aiuto all’infanzia, finanziamenti per corsi
professionali, attività educative e ludiche, colonie estive, ecc…),
la cura del patrimonio e della cultura ( ricostruzione di case e
chiese, attività culturali come ad esempio pellegrinaggi). Qui sono
concentrati i grandi progetti. In Siria si è sul cantiere della
cattedrale greco-cattolica di Homs e di quella di Aleppo. Si
partecipa alla ricostruzione di case, in particolare a Homs, Aleppo,
Maalula, Sadat. Ad Aleppo l’associazione dona quotidianamente acqua
agli abitanti e fornisce casse di medicamenti agli ospedali, a
Damasco sta ricostruendo una scuola di formazione professionale.
Molto particolare è il sostegno dato alla squadra nazionale siriana
dei disabili che partecipa alle olimpiadi invernali in Austria. SOS
Chrétiens d’Orient non
discrimina tra le diverse chiese cristiane (ottimi tra l’altro i
rapporti con il nunzio apostolico, l’odierno cardinale Mario Zenari
e il presidente di ‘Caritas
Siria’, il
vescovo caldeo di Aleppo Antoine Audo) e trova una collaborazione
intensa anche da parte musulmana, secondo una buona tradizione
consolidata nei secoli.
… E
IN LIBANO
In
Libano tale collaborazione è un po’ diversa, nel senso che non c’è
quella ‘trasversalità’ tipica siriana. Lì l’associazione
lavora in primo luogo a beneficio dei libanesi di alcuni villaggi
cristiani alla frontiera con Siria e Israele, immersi in un contesto
musulmano generalmente diffidente, se non ostile. In secondo luogo
per i tanti profughi siriani, iracheni, palestinesi rifugiati nel
Paese dei Cedri. SOS
Chrétiens d’Orient lavora
in particolare con l’associazione Al
Nawrai,
presieduta dal medico Fouad Abou Nader, nipote di Pierre Gemayel
(fondatore della ‘Falange’) e famoso comandante delle ‘Forze
libanesi’ nella guerra che il Paese ha sofferto negli Anni Settanta
e Ottanta. L’obiettivo da perseguire è da una parte di contribuire
alla sicurezza dei villaggi in partenariato con l’esercito
libanese, dall’altra di riuscire a stimolare la permanenza dei
cristiani in
loco promuovendo
soprattutto lo sviluppo di agricoltura e artigianato. Ottima la
collaborazione pure in Libano con tutte le Chiese cristiane e con i
loro patriarchi, tra i quali il cardinale Béchara Raï, a capo della
Chiesa più importante, quella maronita, incontrato anche
recentemente (il 10 gennaio) da Benjamin Blanchard.
I
VOLONTARI
Il
nostro interlocutore ci parla poi dei volontari (sono solo due i
salariati, i capi-missione che fanno la spola tra Parigi e l’area
interessata), che fin qui hanno raggiunto quota ottocento, partiti
dalla Francia e dal resto d’Europa per vivere l’esperienza
mediorientale di aiuto per un periodo minimo di un mese. La
maggioranza di loro è francese, ma hanno aderito ad esempio anche
alcuni italiani, belgi, olandesi, svizzeri, polacchi, canadesi,
venezuelani. Oggi sul terreno i volontari sono una sessantina, di cui
venti in Libano. Ogni giorno incomincia con una preghiera in comune e
ogni domenica e festa comandata si partecipa a una messa in una delle
diverse chiese in cui si articola il cattolicesimo orientale.
Un’occasione per tutti, anche per i ‘tiepidi’, di scoprire la
bellezza e la profondità delle liturgie che vengono dalle terre dei
primi cristiani.
I
RAPPORTI CON I MUSULMANI
Per
quanto riguarda i rapporti in genere con i musulmani, il direttore
generale di SOS
Chrétiens d’Orient evidenzia
che l’associazione vuole vivere in mezzo alla popolazione e quindi
non intende creare problemi ai cristiani che condividono la loro
quotidianità con loro. Anzi, siccome uno egli obiettivi principali è
di fare in modo che i cristiani restino là dove risiedono, la
collaborazione con i musulmani è benvenuta: “Alcuni
dei nostri impiegati sono musulmani – rileva
Blanchard –
come
pure qualche volontario”.
DIFFICOLTA’
E SODDISFAZIONI
Tra
le maggiori difficoltà incontrate, Benjamin Blanchard cita il
problema della sicurezza in Paesi in guerra come Siria e Iraq. Anche
l’incertezza delle vie di comunicazione. E la necessità, a volte
dolorosa, di scegliere chi aiutare: “I
bisogni sono tali che non riusciamo a dare a tutti un sostegno. E’
comunque molto difficile scegliere”.
E
le soddisfazioni più grandi? Soprattutto quelle di essere invitati a
pranzo da persone aiutate nella ricostruzione della casa e di vedere
la popolazione che torna nelle chiese per festeggiare il Natale.
VERGOGNA
OCCIDENTALE: LA GRANDE MENZOGNA SU ALEPPO
Chiediamo
a Benjamin Blanchard di
darci una valutazione di quello che è successo ad Aleppo: “Aleppo
è una città che è stata martirizzata per quattro anni da gruppi
terroristi guidati da Al Qaeda-Al Nusra. Gli
aleppini hanno dovuto subire quotidianamente per anni i bombardamenti
dei terroristi, che hanno colpito scuole, ospedali, mercati, oltre a
tagliare l’acqua, l’elettricità, lo stesso vettovagliamento di
Aleppo come per cinque mesi nel 2013-14”.
Gravi
le responsabilità dell’Occidente,
Stati Uniti di Obama-Hillary Clinton, Gran Bretagna, Francia,
oltre a quelle di Paesi arabi come l’Arabia Saudita…: “Per
tutti questi anni in Occidente non si è quasi mai parlato di quello
che accadeva ad Aleppo, salvo per quanto succedeva nei quartieri est,
in mano ai terroristi, peraltro definiti con mistificazione colossale
dei ‘ribelli’. Un atteggiamento, quello di gran parte dei media
occidentali, che gli aleppini non hanno mai né capito né digerito.
Ancora oggi mi si fa notare che, secondo gli occidentali, se Al Qaeda
compie un attentato in Francia viene giustamente condannata, ma se
bombarda i civili ad Aleppo fa un buon lavoro. Non si riesce a capire
questo comportamento, specialmente da parte dei cristiani della
città.
Ora
Aleppo è stata liberata…: “Nell’autunno
del 2016 l’esercito siriano, aiutato da truppe russe, ha sferrato
un’offensiva finale per liberare Aleppo est dai terroristi.
L’attacco ha provocato anche vittime civili - come purtroppo è
normale in guerra - e questo dispiace molto. Però la vittoria ha
permesso il ritorno della pace ad Aleppo e la felicità della
popolazione di essere stata liberata si è manifestata intensamente
nelle feste di Natale, quando tutte le sere c’erano centinaia di
aleppini attorno al grande albero di Natale che abbiamo innalzato in
una delle piazze simbolo, tutti insieme: cristiani e musulmani. Nei
media occidentali la liberazione di Aleppo è stata chiamata ‘caduta’
di Aleppo, si è parlato anche di ‘genocidio’: choccante leggere
ed ascoltare simili giudizi, che capovolgevano la realtà. In effetti
i 30mila simpatizzanti dei terroristi hanno potuto andarsene
indisturbati su appositi bus da Aleppo est! Si sono poi ascoltate e
lette tante menzogne colossali, ad esempio che il Governo continuava
a tagliare l’elettricità nei quartieri est: la verità invece è
che fino a questo momento di elettricità non ce n’è ad Aleppo est
come ad Aleppo ovest, così come l’acqua, poiché i terroristi
hanno ancora (forse per qualche giorno) il controllo della stazione
di pompaggio a circa 80 chilometri a est della città.
SOSTEGNO
IN FRANCIA E NON SOLO…
Veniamo
al sostegno che SOS
Chrétiens d’Orient trova
in Francia e in Europa. Blanchard ha tenuto, invitato dalla
parrocchia locale che sostiene finanziariamente e con la preghiera
l’associazione, una serie di conferenze a Rocky Mount nella
Carolina del Nord. E’ andato a Budapest per incontri con le
autorità ungheresi, il cui Governo – primo e unico fin qui – ha
istituito un Segretariato per l’aiuto ai Cristiani perseguitati nel
mondo: si spera in una possibilità di collaborazione. In Francia
l’associazione gode di non pochi aiuti, ad esempio di alcuni
vescovi come quelli di Vannes, Fréjus-Toulon (diocesi che si è
anche gemellata con l’arci-eparchia greco-cattolica di Homs e
organizza pellegrinaggi in terra siriana di sacerdoti diocesani,
guidati dal vescovo), di Bayonne. E di diversi sindaci e
parlamentari: “Il
6 gennaio eravamo ad Aleppo con gli armeni e con una delegazione
parlamentare francese”.
UN
CD COINVOLGENTE DELLA GRANDE CORALE DI DAMASCO “CHOEUR-JOIE”
Benjamin
Blanchard ci mostra poi altri prodotti dell’attività di SOS
Chrétien d’Orient.
Per esempio un cd (l’abbiamo ascoltato, è veramente bello e
coinvolgente!) del coro ‘Coeur-Joie”
di Damasco, fondato negli Anni Novanta e diretto da una grande figura
della Chiesa siriana, padre Elias Zahlaoui: 130 cantori e musicisti
che nel marzo 2016 (dopo 14 mesi di preparativi) sono riusciti a
venire in Francia per una tournée di
concerti in sette città da Parigi a Lourdes, passando da Lione,
Bollène e Orange, Tolone, Béziers, Tolosa. Ottomila gli spettatori
che hanno vissuto un’esperienza gioiosa proveniente dalla Siria,
posta sotto il titolo ‘Chants
d’espérance’. Quando
i 130 sono partiti da Damasco qualcuno pensava che non sarebbero
tornati. Invece sono tornati tutti e il loro concerto successivo,
all’Opera della capitale, è stato un trionfo (“Il
nostro Paese, per ferito che sia, noi lo ricostruiremo, anche se
siamo pochi! Pochi ma non rassegnati a piangere e a lamentarci sulle
rovine!”, così dicono le parole della terz’ultima canzone del
cd).
L’ATTIVITA’
EDITORIALE
Interessante
anche l’attività editoriale: fin qui l’associazione ha sostenuto
quattro pubblicazioni: un’agenda 2016, l’interessantissimo
libro-intervista di Charlotte d’Ornellas a colloquio con il
patriarca Gregorio III Laham (ed. Artège) , il suggestivo e
commovente volume fotografico (testi di Pierre-Alexandre Bouclay,
foto di Katharine Cooper, ed. Rocher di Monaco) “Peuples
persécutés d’Orient”
(Siria, Iraq, Kossovo), una raccolta di poesie di Anne-Lise Blanchard
(madre del nostro interlocutore).
C’E’
QUALCHE GIOVANE CHE VUOLE DIVENTARE VOLONTARIO?
In
conclusione Benjamin Blanchard definisce i due grandi obiettivi
dell’associazione per il 2017: la ricostruzione e il ritorno a
casa, in particolare per gli sfollati della Piana di Ninive e il
reinsediamento nei villaggi oggetto dell’attività di SOS
Chrétiens d’Orient.
Senza mai dimenticare il grande obiettivo di rafforzare i legami tra
cristiani d’Oriente e d’Occidente. Un desiderio forte? Che
l’intervista possa in qualche modo servire come stimolo per i
giovani intenzionati a ‘fare qualcosa’ di utile sul terreno per i
nostri fratelli del Medio Oriente In Iraq, Siria, Libano, Giordania
ed Egitto (qui per il momento solo d'estate).
Contatti? roma@soschretiensdorient.fr , www.soschretiendorient.fr ,
0039 / 339 73 50 686 .
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