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domenica 5 maggio 2013

Aleppo : "era necessario che il quotidiano diventasse eroico, e l'eroico quotidiano"



Lettera da Aleppo n ◦ 10 (aprile 2013)

 Dal 30 marzo, gli eventi si succedono rapidamente nella nostra città di Aleppo.

 Infatti, alle 3.30 del mattino del Venerdì Santo 2013, ho ricevuto la prima telefonata che mi dice che il distretto Jabal al Sayde comincia ad essere invaso dai ribelli che urlano e gridano, intimando alle persone di rimanere all'interno dei loro appartamenti.
La minaccia era reale o era un’ incursione sporadica senza alcun effetto sulla vita del quartiere? Lentamente, le notizie annunciavano una vera e propria invasione della zona, i negozi venivano distrutti, le auto scassate o rubate. Le raffiche dei colpi paralizzavano le persone e le costringevano a rifugiarsi nella tromba delle scale. Grandi e piccoli in pianto. La paura si diffondeva! Domande angosciose: Dobbiamo lasciare la casa? Cosa fare? Una vera angoscia! Una vera tragedia si preannunciava ...
Nel corso delle ore, infuria la lotta, le case sono "visitate" da elementi armati, l'elettricità viene tagliata, l'acqua anche ... 
Le famiglie immaginavano che si trattasse di una questione di ore, speravano, aspettavano, ma non cambiava nulla!  Al contrario, l'evidenza è tutt'altra. Gli uomini pesantemente armati si installano ... Scende la notte. Si presta orecchio al minimo rumore, al minimo grido, a qualsiasi urlo... Non si dorme, si veglia, si prega, si aspetta il soccorso del cielo ... E’ la loro ultima risorsa ...

Sabato Santo, all'alba, gli edifici cominciano a svuotarsi, le persone stanno evacuando il quartiere. Esse portano con sé lo stretto necessario: alcuni documenti importanti, alcuni vestiti, qualche soldo, e niente altro ... Inizia l'esodo, le persone vagano, in cerca di una possibile uscita dall'inferno. Escono... ma è ancora buio ... Una famiglia perde il contatto con i suoi due bambini piccoli che dovrebbero essere con i vicini, ma non ci sono ... Un'altra famiglia cerca con tutti i mezzi di aiutare il vecchio che non è in grado di camminare ! I vicini si chiamano, decidono di camminare insieme, protetti dal loro destino.
Le strade si svuotano, le luci  si spengono. Si getta un ultimo sguardo sul proprio appartamento, sull'interno, su tutta una storia, su tutto un sogno, una vita intera, … come si vorrebbe che quel momento restasse eterno! E prima di chiudere la porta, ci si fa il segno della croce come a dire al Signore: "Nelle tue mani, noi ci affidiamo". La porta è chiusa e bloccata, girando due volte la serratura, la porta viene sigillata da uno sguardo di speranza. Ma dobbiamo fare in fretta! In caso contrario, la morte può piombare in qualsiasi momento ...
Un popolo cammina, la gente vaga, un popolo sfolla ... E’ costretto a svuotare il quartiere, il luogo della sua vita perchè diventi un cimitero di memorie, forse un ammasso di  pietre ... Non abbiamo avuto il tempo di dare un ultimo sguardo al balcone della casa dove  è stesa la biancheria che non si è ancora asciugata! Un'unica idea in testa: bisogna fuggire l'inferno, il più presto possibile, a qualsiasi prezzo ... Nessuna macchina  può circolare. Bisogna camminare, camminare, camminare ... I minuti diventano un'eternità ... La pagina è girata! Tutto è compiuto!

Sabato verso le 9:00, i più veloci  tra i residenti di Jabal el Saydeh arrivano nella zona sicura: qualcuno suonerà alla porta di un parente,  e altri prendono il cammino della nostra comunità Marista, l’unico luogo di accoglienza ... I Maristi Blue sono lì ... danno il benvenuto, ascoltano, continuano a ripetere: "Hamdellah ‘al Salameh"  "diamo grazie a Dio per la vostra sicurezza".
 300 famiglie cristiane e molte altre famiglie del  quartiere l’hanno lasciato nelle mani degli uomini armati ... Neppure noi, i Maristi, possiamo più tornare alla nostra sede nel quartiere. La preoccupazione sorge in noi: che ne sarà delle famiglie musulmane di sfollati che si trovavano nelle scuole? Nessuna risposta ...
 La Comunità Marista diventa un centro di informazione, di scambio di notizie : si chiama per sapere di una famiglia o di una persona ... In effetti alcune famiglie sono rimaste nella zona ...
L'ultima famiglia che ha lasciato il 3 aprile ci descrive il suo esodo: tutti i membri, tra cui la nonna di età avanzata sono usciti  attraverso i fori che gli uomini armati hanno realizzato nelle pareti delle case ... Ci si racconta l'orrore di trovarsi nell'inferno della guerra, la paura e il terrore ... Molte famiglie vengono a chiedere dei vestiti, dei materassi, coperte, cuscini, asciugamani, sapone ... Noi li accogliamo, li sosteniamo e rispondiamo ai loro  bisogni ...



Gli spazi vuoti della comunità sono riempiti tutti... Decidiamo di svuotare i due locali degli Scout per costruire 4 docce e 4 bagni ...
Con la Caritas e i funzionari di Sallet el Jabal, abbiamo organizzato una celebrazione eucaristica, seguita da una distribuzione di denaro e di buoni per l’acquisto di biancheria intima e vestiti nuovi. La maggior parte delle famiglie partecipa all'Eucaristia, fa la Comunione, prega e accompagna il coro della parrocchia ... Che ne sarà delle due chiese del quartiere?
Sallet el Jabal, il cesto di cibo che abbiamo distribuito mensilmente fin da agosto 2012, sarà pronto in una settimana ... Le persone ne hanno bisogno ...

Martedì di Pasqua, una sorpresa:  Ghalia, la madre di sette figli, di cui il più grande ha 9 anni e che si trovava in una scuola, viene da noi ... Ha cercato di raggiungerci ... le diamo il benvenuto;  ... pochi giorni dopo, un'altra famiglia  arriva con 11 bambini ... Tutti saranno ospitati e accolti ...


 Compriamo una lavatrice, aggiungiamo quattro serbatoi d'acqua a quelli esistenti, compriamo  vestiti, biancheria, sandali, cuscini, materassi ...
Il progetto "Imparare a crescere" è anch’esso spostato ... torna nei locali della comunità... I bambini ritornano in gran numero... Hanno bisogno di spazio, hanno bisogno di disegnare, giocare, raccontare ...
Abbiamo istituito un punto medico ... Un consulto quotidiano ... I farmaci sono gratis ...

 E domani?
 Tutte le famiglie del "Jabal al Sayde" pongono questa domanda ... Noi la poniamo  con loro ... Non ci stanchiamo mai di ripetere che è nelle mani di Dio..
Dobbiamo sperare un possibile ritorno nel quartiere? Bisogna sognare? Molte voci annunciano l'imminente fine della guerra, ma molte volte queste speranze sono state vane ... E’ vero che dura il provvisorio? E se il provvisorio diventasse un non-ritorno ?

 Quanto a noi Maristi Blu,  noi avremo sempre questa mano protesa per vivere una solidarietà evangelica, una solidarietà che annuncia e testimonia  l'amore di Dio per ogni uomo e donna ...
Insieme cercheremo di costruire la pace, la pace del mattino di Pasqua ..

  Frère Georges SABE,  per i Maristi Blu

21 Apr 2013

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