Asia News 03/08/2012 - Bernardo Cervellera
Le dimissioni di Kofi Annan dalla carica di inviato dell'Onu per la
pace in Siria accresce l'oscurità nel presente e nel futuro del Paese
medio-orientale. Le notizie quotidiane di massacri dall'una e dall'altra parte;
gli spietati bombardamenti dell'esercito siriano sulle città, come gli attacchi
con armi sempre più pesanti da parte dell'opposizione mostrano che quella che è
divenuta una guerra civile difficilmente avrà vincitori o vinti: avendo ognuno
deciso di eliminare l'avversario e di progettare un futuro senza di esso, le due
parti si sono scatenate in una guerra senza esclusione di colpi.
Anche se Assad pensasse di vincere, la Siria non potrà essere come quella di
prima delle rivolte: non vi è soltanto al Qaeda a lottare, né il Free Syrian
Army, o "i terroristi", ma anche buona parte della popolazione che esigono avere
parte nella gestione del Paese.
E se l'opposizione vincesse, è quasi sicuro che vi sarebbe un'altra guerra
interna: fino ad ora, infatti, la sfrangiata opposizione mostra che ognuno va
avanti per la sua strada e non sa cucire insieme con gli altri ribelli un futuro
unitario.
La lucida analisi di Kofi Annan accusa - per la prima volta in modo esplicito
- entrambe le parti per l'escalation del conflitto, togliendo quell'aura di
"eroi partigiani" di cui i rivoltosi hanno goduto finora.
Ma Kofi Annan accusa soprattutto il Consiglio di sicurezza Onu e la comunità
internazionale di essersi divisa e di "puntare il dito" e di "offendersi" l'un
con l'altro.
Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia hanno continuato a criticare Russia e
Cina perché frenano mozioni risolutive all'Onu contro il regime siriano. Ma essi
- e gli Usa soprattutto - hanno fatto della cacciata di Assad e del suo governo
il passo risolutivo. Demonizzando Assad si rischia il fallimento dell'Iraq,
quando alla caduta di Saddam Hussein gli Stati Uniti hanno azzerato la
burocrazia e l'amministrazione del partito Baath, condannando per anni il Paese
all'anarchia e alla violenza.
Russia e Cina (e Iran) da parte loro sfoggiano il loro patronato sulla Siria,
ma non hanno mai proposto alcuna pista ragionevole per la pace, preferendo
soltanto difendere il loro legame (anche commerciale) con Damasco.
La Lega araba, e in particolare l'Arabia saudita e il Qatar, da un pulpito
improbabile, continuano a condannare la dittatura di Assad, difendendo la
rivoluzione araba purché avvenga fuori dei loro confini. E per combattere una
paventata egemonia iraniana, consegnano la Siria ai fondamentalisti di al Qaeda
e ad altri integralisti islamici, che avrebbero vita difficile a Riyadh e a
Doha.
Un capitolo a parte meriterebbe il bazar delle armi. Ogni sostenitore
provvede per il suo gruppo: elicotteri da guerra (Russia); strumenti di
comunicazione e intelligence (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti); armi pesanti
e soldi (Arabia saudita e Qatar). Nel commercio di armi sono implicate le stesse
nazioni che avevano dato il mandato a Kofi Annan di cercare una pace
possibile!
In un editoriale pubblicato sul sito del Financial Times, Kofi Annan chiede
un po' di serietà alle grandi e piccole potenze. Per l'ex segretario dell'Onu,
Russia, Cina e Iran "devono assumere sforzi comuni per persuadere la leadership
siriana di cambiare corso e abbracciare la transizione politica", anche con la
partenza di Assad. Le potenze occidentali, i sauditi e il Qatar "devono far
pressione sull'opposizione perché percorrano un processo politico
onnicomprensivo - che deve includere comunità e istituzioni che attualmente sono
associate con il governo".
Impressiona la profonda sintonia fra le richieste di Annan e quanto Benedetto
XVI ha richiesto all'Angelus di domenica 29 luglio. Il papa, che segue gli
avvenimenti in Siria "con apprensione", ha detto che chiede "a Dio la sapienza
del cuore, in particolare per quanti hanno maggiori responsabilità, perché non
venga risparmiato alcuno sforzo nella ricerca della pace, anche da parte della
comunità internazionale, attraverso il dialogo e la riconciliazione, in vista di
un'adeguata soluzione politica del conflitto".
Il punto è che il pontefice ha a cuore "i tragici e crescenti episodi di
violenza in Siria con la triste sequenza di morti e feriti, anche tra i civili,
e un ingente numero di sfollati interni e di rifugiati nei Paesi limitrofi". Non
sappiamo invece cosa abbiano a cuore i membri del Consiglio di sicurezza
dell'Onu o la Lega araba. Forse degli interessi piccoli piccoli.
http://www.asianews.it/notizie-it/La-Siria-in-un-vicolo-cieco:-ascoltiamo-il-Papa-%28e-Kofi-Annan%29-25465.html
ma va sempre peggio e i morti non si contano e i profughi sono messi in condizione deprimenti.
RispondiEliminaa chi si deve chiedere aiuto se non a Colui che tutto vede?
ma abbiamo una fede unita e forte?
chiediamo a tutti i santi di venirci in aiuto..a san Paolo che in quella terra è stato cercato a morte