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domenica 8 agosto 2021

Le apparizioni di Nostra Signora di Soufanieh a Damasco e la preghiera per l'Unità dei Cristiani

 di Pina Baglioni

Nell’inferno della guerra siriana ha trovato casa un pezzo di Paradiso.  
Ormai dal 22 novembre del 1982. Precisamente a Soufanieh, un modesto quartiere a nord di Damasco, fuori dalle mura della città, presso la porta detta “di Tommaso”.
Qui, in una vecchia e umile abitazione, abita la famiglia Nazzour: Myrna, suo marito Nicolas e i loro due figli, Myriam e John-Emmanuel. E proprio nella loro casetta accadono, da trentatré anni, miracoli straordinari: una piccola icona con la cornicetta in plastica, copia dell’immagine di Nostra Signora di Kazan, veneratissima in Russia – dov’è custodita l’originale – e in tutto il mondo ortodosso, trasuda olio miracoloso che guarisce anime e corpi di ortodossi, cattolici e musulmani.

È ormai venerata in Siria e in tutto il mondo come la Madonna di Soufanieh. Nicolas Nazzour, di fede greco-ortodossa, aveva acquistato l’icona a Sofia nel 1980, che poi aveva conservato  amorevolmente su un piccolo mobile di casa, come accade per tante immagini sacre che i fedeli custodiscono nelle proprie dimore.
Una normalità che presto diventa qualcosa di straordinario: il miracolo dell’olio è solo uno dei mirabili segni di predilezione che il Signore ha accordato a questo angolo della periferia di Damasco: Myrna, la madre di famiglia, cattolica melchita, di media istruzione e di formazione religiosa elementare, è stata fatta oggetto di una serie di grazie che hanno reso la sua umile casa un santuario mariano incastonato in uno dei Paesi più martoriati del mondo.
Myrna aveva diciotto anni quando tutto ebbe inizio. E da trentatrè anni vive sempre alla stessa maniera, umilmente, ricevendo nella sua abitazione – conosciuta ormai come “la casa della Vergine Maria” – un flusso costante di fedeli provenienti da ogni dove: cattolici, ortodossi, protestanti, musulmani, senza distinzioni di sorta.
Da quel giorno le capita di essere invitata a raccontare quanto le accade anche in Paesi lontani, dove sono sorti gruppi di preghiera devoti alla Madonna di Soufanieh.

La vergine Maria trova casa a Soufanieh
Tutto comincia il 22 novembre del 1982, giorno in cui Myrna, sposata da poco, va a trovare, insieme con alcune amiche, sua cognata Laila, seriamente ammalata. Appena le ragazze cominciano a pregare, ecco che le sue mani si ricoprono di olio. Lo sconcerto è immaginabile. Istintivamente, le donne decidono di ungere con quell’olio il volto e le mani della malata. Che, dopo qualche giorno, guarisce.
Il 27 novembre accade dell’altro: anche dall’iconcina raffigurante Nostra Signora di Kazan conservata in casa di Myrna comincia a colare olio. Qualche giorno dopo, Myrna va dalla madre, malata anche lei. Quando cominciano a pregare, ecco che dalle mani della ragazza, esce altro olio. E la madre guarisce.
Paura, sconcerto, meraviglia. Stati d’animo opposti si affollano nelle menti e nei cuori della famiglia Nazzour. Ma non è finita: l’11 dicembre, Samir Hanna, un vicino di casa che soffre di continui attacchi di cuore, ha avuto da poco un’emorragia cerebrale che gli ha provocato una paralisi: appena lo ungono con un po’ di quell’olio, guarisce. E così accade a Ghalya Armouche la quale, paralizzata anche lei, guarisce.
A quel punto, Nicolas, il marito di Myrna, decide di informare il 
Patriarcato ortodosso. Anche perché ormai a Soufanieh s’è sparsa la voce e la gente comincia ad accalcarsi all’uscio di casa per vedere con i propri occhi quanto vi accade.
Da lì a poco si presenta in casa monsignor Boulos Pandéli, vicario patriarcale, accompagnato da due giovani sacerdoti. Tutti constatano la trasudazione di olio dall’icona e dalle mani di Myrna. E ne informano immediatamente il Patriarca, il quale ordina di far analizzare la sostanza. Cosa che accadrà tra il 1984 e il 1985, presso laboratori di Damasco, Germania, Francia e Italia. Alla fine, le analisi chimiche daranno risultato univoco: si tratta di semplice olio d’oliva.
Dopo la visita dei religiosi, si precipitano nella casa di Myrna due agenti dei servizi segreti siriani, che, avvertiti dei fatti, vogliono capire cosa stia avvenendo da quelle parti. I due esaminano accuratamente l’icona, che proprio in quel momento ricomincia a trasudare olio: la smontano, la rimontano. E alla fine, mentre se ne vanno, esclamano ad alta voce: «Dio è grande!» (“Allah Akbar”: il grido che suonerà poi come bestemmia sulla bocca dei terroristi che stanno insanguinando il Paese e il mondo).

Le apparizioni della Madonna, le stimmate e l’unità della Chiesa
Per Myrna, quanto accaduto è solo l’inizio. Nella notte del 15 dicembre dell’82, mentre se ne sta in terrazzo a riposare, vede una luce abbagliante provenire da una pianta di eucalipto vicino ad un piccolo ruscello che scorre proprio accanto alla sua casa. All’interno del globo di luce, ecco una sorta di mezzaluna blu che subito dopo scompare per lasciare spazio ad una donna bellissima che avanza verso di lei. È vestita di bianco, con una cintura blu in vita. In testa indossa un cappuccio e porta sulla spalla destra uno scialle, anche quello di colore blu. In mano tiene un rosario che sembra di cristallo. La signora dice qualcosa, ma Myrna non sente nulla: atterrita, scappa.

Quella sarà la prima delle apparizioni, che si protrarranno fino al 24 marzo del 1983. Myrna, intanto, si è resa conto dell’identità della donna che la viene a trovare: è la vergine Maria, che si rende visibile solo a lei. «Figli miei pensate a Dio»: sono le prime parole che Myrna riesce a sentire nel corso della seconda apparizione, il 18 dicembre 1982.
«Vi ho dato l’olio, e ve ne darò di più di quanto ne avete chiesto – aggiunge Maria – Annunciate mio Figlio, l’Emmanuele. Colui che lo annuncerà sarà salvato, colui che non lo annuncerà, la sua fede sarà vana… non sto chiedendo soldi da dare alla Chiesa. Non vi sto chiedendo di costruirmi una chiesa, ma un luogo di pellegrinaggio. Date con generosità. Non private nessuno di coloro che vi chiedono aiuto».

C’è un messaggio che la Vergine ripeterà più di una volta a Myrna, sottolineato in modo particolare nell’ultima apparizione, avvenuta giovedì 24 marzo del 1983: «Il mio Dio l’ha detto: riunitevi in una sola Chiesa. La Chiesa che Gesù ha fondato è una, perché Gesù è uno. La Chiesa è il regno del cielo sulla terra. Colui che l’ha divisa ha peccato, e colui che gioisce della sua divisione, ha peccato lo stesso. Gesù la costruì: era molto piccola. E quando crebbe fu divisa. Colui che l’ha divisa non ha amore in Lui. Riunitevi. Io vi dico: pregate, pregate, pregate. Come sono belli i miei figli quando implorano inginocchiati. Non abbiate paura, io sono con voi. Non dividetevi come sono divisi i grandi. Pregate per gli abitanti del cielo e della terra».

Che l’unità della Chiesa fosse al centro dei messaggi sarà evidente in relazione a un altro segno divino che Myrna si troverà ad accogliere: le stimmate della passione di Gesù. La prima volta le vede comparire sul suo corpo venerdì 25 dicembre 1983: verso le 16 si aprono ferite sui suoi piedi, alle mani e al costato. I dolori sono lancinanti, ma non c’è effusione di sangue. Alle 23,00 le piaghe si cicatrizzano.
E come nel caso della manifestazione dell’olio, più di un medico e alcuni ufficiali dei servizi segreti vanno a vedere cosa sta succedendo. E anche stavolta non possono che constatare la buona fede di Myrna e l’autenticità di questi fenomeni. Ma c’è un aspetto stupefacente che li collega direttamente alla richiesta dell’unità della Chiesa: le stimmate compaiono esclusivamente quando la Pasqua  ortodossa coincide con la Pasqua cattolica. Accadrà infatti nell’84, nell’87, nel ’90, nel 2001. E il 20 aprile del 2015.

Anche Gesù parla a Myrna
Alle apparizioni sono succedute le visioni di Gesù e della Madonna, che producono in Myrna stati di estasi, durante i quali si accascia priva di forze mentre il suo corpo trasuda olio. Estasi che possono durare cinque minuti come delle ore.
«Figli miei, pregate per la pace e soprattutto per la pace in Oriente», le dirà la Madonna durante una di queste nel giorno della festa dell’Assunzione del 1999, mentre si trova in Belgio.
A maggio del 1984, il Signore le insegna una preghiera: «Beneamato Gesù, accordami di riposarmi in Te, sopra ogni altra cosa, sopra ogni creatura, sopra tutti i tuoi angeli, sopra ogni elogio, sopra ogni gioia di esaltazione, sopra ogni gloria e dignità, sopra tutto l’esercito celeste, perché Tu solo sei l’Altissimo, Tu solo sei potente e buono al sommo grado. Vieni a me e consolami e slega le mie catene, e accordami la libertà. Perché senza di Te la mia gioia è incompleta. Senza di Te la mia tavola è vuota. Allora verrò per dire: “eccomi sono venuto perché mi hai invitato”».
E ancora, il 10 aprile 2004, Sabato santo: «Un comando per voi: tornate ciascuno a casa vostra, portate l’Oriente nei vostri cuori. Di qui una nuova luce ha brillato, voi ne siete i raggi in un mondo dove potere, lussuria e cose materiali attirano così tanto da mettere a rischio l’umanità intera. Quanto a voi, salvaguardate il vostro essere orientali. Non permettete, in Oriente, che vi sia tolta la vostra volontà, la vostra libertà, la vostra fede».

Ogni volta che Myrna vede il Signore ha bisogno di molto tempo per recuperare la vista. Come nella visione del novembre del 1984: ci vollero ben settantadue ore per riacquistarla. Numerosi test sono stati eseguiti sulla donna, soprattutto sulla vista, la sensibilità e i riflessi: esami risultati sempre negativi, come se nulla fosse accaduto.
Oggi, a Soufanieh, è rimasto tutto come quel 27 novembre del 1982 nella casa di Myrna. La gente, di ogni religione, arriva da ogni parte del mondo per implorare la Madonna e ricevere un po’ di quell’olio benedetto. Tra questi, numerosissimi sono i musulmani. Le grazie e le conversioni continuano, nonostante le tante difficoltà che tormentano la martoriata Siria.
L’unica differenza, è che la famiglia Nazzour ha dovuto fare qualche cambiamento per via di tutta la gente che si accalca senza sosta presso la loro casa. Il vecchio patio è stato ricoperto con un tetto, la terrazza rinforzata per evitare che venga giù per il peso delle persone. E nel mezzo del patio è stata messa l’iconcina della Madonna di Soufanieh che continua a donare olio, che viene costantemente raccolto in un piattino di alabastro.  «Scusateci, non accettiamo denaro», recita una scritta ben visibile posta presso l’icona.

Un testimone d’eccezione: padre René Laurentin
«Cos’è quest’olio? Probabilmente è un segno del potere divino. Ma perché avete scelto proprio me? Sono una qualunque, di scarsa istruzione. In migliaia avrebbero meritato tanto privilegio. In ogni caso, sia fatta la Tua volontà. Ti offro le mie azioni, la mia fatica, i miei dolori, la mia gioia. Ho messo tutta la mia speranza in te», sono stati questi i primi pensieri di Myrna nei giorni dei primi miracoli, come ha confidato nel 1987 a padre René Laurentin, forse la più alta autorità in materia di apparizioni mariane che la Chiesa abbia avuto in tempi recenti.
Padre Laurentin si è recato a Soufanieh nel 1982 per vedere con i propri occhi ciò di cui aveva tanto sentito parlare. Il 25 novembre si reca con Myrna, il marito e la piccola Myriam, una dei due figli della coppia, a far visita al nunzio apostolico a Damasco. E nel corso della conversazione, ecco che le mani di Myrna cominciano a coprirsi di olio, tra la meraviglia di tutti; il giorno dopo, la casa di Myrna e di Nicolas si riempie di gente.
Ma, improvvisamente, scatta un blackout, fatto abbastanza abituale in Siria. Quando la luce torna, Myrna è in uno stato di estasi: stesa sul letto, dalle sue mani scorre copiosamente olio benedetto. Ad assistere al fenomeno anche il medico della donna, Gamil Mergy, un ateo convertito grazie ai miracoli di Soufanieh, che prontamente tampona le mani di Myrna perché quella grazia di Dio non vada perduta.
Nei giorni successivi, il grande teologo avrà modo di parlare con i due coniugi e conoscerli meglio. Prima delle visite della vergine Maria e di Gesù erano entrambi fedeli normalissimi, dediti al minimo indispensabile per conservare la fede.
 Nicolas, per esempio, non andava neanche in chiesa. Alla domanda di come la loro vita fosse cambiata e quanto tempo dedicassero alla preghiera, Myrna aveva risposto: «La nostra vita è quella di sempre. È solo più vera, piena di gioia. Un po’ più faticosa, certo, vista tutta la gente che ospitiamo nella nostra casa. Poi, ci sono i tremendi dolori delle stimmate, ancora più intensi di quelli del parto. Ma li accolgo come un grande dono di Dio.
Le preghiere? «Recitiamo semplicemente il santo rosario e le preghiere ordinarie della Chiesa». Tutto semplice, come semplice è la grazia del Signore.

venerdì 30 luglio 2021

"Jocelyne Khoueiry, intercedi per il tuo amato Libano! "

Un anno fa, 31/07/2020, si spense a Biblos, all'età di 64 anni, Jocelyne Khoueiry.

 

In questo filmato, girato in Vaticano nella Giornata Internazionale della Donna dell'8 marzo 2014, la nostra indimenticabile amica racconta come abbracciò le armi, per la salvaguardia della comunità cristiana in Libano, impegnandosi nel partito Kataeb alla guida del battaglione femminile .


Jocelyne abbandonò poi la lotta armata per dedicarsi all'apostolato della famiglia e della donna . A lei, eroina dapprima della Resistenza Libanese e poi dell'amore alla Patria attraverso la verità della testimonianza cristiana, chiediamo che dal Cielo, insieme a San Charbel , a Padre Romano Bottegal e ai luminosi Santi libanesi, interceda per la salvezza del Libano.

Per comprendere la situazione drammatica in cui versa in questi giorni il Paese, riportiamo l'articolo di Steven Sahiounie in nostra traduzione.


Emergenza in Libano: incendi senza precedenti divorano il “Paesi dei cedri”



Il Libano è sull'orlo dell'esplosione e del crollo sociale 

Najib Mikati ha ricevuto 73 voti dal parlamento libanese, diventando il nuovo primo ministro eletto. Ha dichiarato che non avrebbe accettato la posizione se non avesse avuto il sostegno internazionale ed ha concordato con il presidente Michel Aoun di formare un governo utilizzando il modello francese.

Le Nazioni Unite ospiteranno insieme alla Francia una conferenza internazionale prevista per il 4 agosto. I diplomatici ritengono che i temi saranno sul come costringere le élite politiche libanesi a concordare le riforme e come affrontare la crisi umanitaria in corso. Anche il destino dell'esercito libanese è minacciato e sicuramente attirerà l'attenzione.

Il Libano è senza governo da nove mesi, il che ha ulteriormente acuito il tracollo economico.

La Banca Mondiale ha pubblicato un rapporto scioccante che classifica quella del Libano come una delle tre peggiori crisi finanziarie del mondo in più di 150 anni. La valuta libanese ha perso oltre il 90% del suo valore dalla fine del 2019 e il suo PIL è diminuito di circa il 40% dal 2018, con una caduta libera dell'economia. Il rapporto incolpa in gran parte le élite politiche settarie del Paese per la crisi.

Il costo del cibo è aumentato del 700% negli ultimi due anni con aumenti che si sono accelerati. "Il prezzo di un paniere alimentare di base è aumentato di oltre il 50 percento in meno di un mese", ha detto Nasser Yassin all'AFP mercoledì.

La sterlina libanese è circa 15 volte il tasso ufficiale, sul mercato nero scambiata a 22.000 £. per dollaro.

Il governo ha quasi esaurito la valuta pregiata, il che significa che non possono acquistare articoli di base come medicinali e benzina. File lunghe chilometri di automobilisti arrabbiati aspettano alle stazioni di servizio di fare il pieno. Anche i più grandi ospedali si lamentano di aver esaurito certe medicine.

Acqua

L'acqua è vita e il sistema idrico libanese è funzionale al supporto vitale. In qualsiasi momento l'intero sistema potrebbe crollare, lasciando milioni di persone a rischio immediato di non avere acqua. Il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia, l'UNICEF, avverte di un imminente disastro.

Nelle prossime quattro-sei settimane, la maggior parte delle stazioni di pompaggio dell'acqua cesserà di funzionare a causa della crisi economica che ha causato carenze di risorse finanziarie, di cloro e pezzi di ricambio.

Dopo il crollo, i prezzi dell'acqua aumenteranno del 200% al mese mentre i residenti si affrettano a trovare fornitori privati alternativi.

Il settore idrico è stato schiacciato fino alla distruzione dall'attuale crisi economica in Libano, incapace di funzionare a causa dei costi di manutenzione dollarizzati, delle perdite idriche causate dalla mancanza di manutenzione, del crollo parallelo della rete elettrica e della minaccia dell'aumento dei costi del carburante ", ha affermato Yukie Mokuo, rappresentante dell'UNICEF nel paese. "Una perdita di accesso alla rete idrica pubblica potrebbe costringere le famiglie a prendere decisioni estremamente difficili in merito alle loro esigenze di base in materia di acqua, servizi igienico-sanitari e igiene", ha aggiunto.

Quasi 2 milioni di persone hanno accesso a soli 35 litri al giorno, rispetto alla media nazionale di 165 litri prima del 2020. Il prezzo dell'acqua potabile in bottiglia è raddoppiato nell'ultimo anno.

"Al culmine dei mesi estivi, con i casi di COVID-19 che iniziano a salire di nuovo a causa della variante "Delta", il prezioso sistema idrico pubblico del Libano indispensabile alla vita potrebbe crollare in qualsiasi momento", ha affermato Mokuo.

Il Libano è sul punto di rimanere senza olio combustibile per alimentare i suoi generatori di energia elettrica, anche se l'Iraq è intervenuto con un accordo interessante, ma complicato.

Accordo sull'olio combustibile

L'Iraq fornirà al Libano olio combustibile per le sue centrali elettriche in cambio di servizi medici, con la carenza di elettricità che colpirà gli ospedali.

Il ministro libanese dell'Energia, Raymond Ghajar, ha affermato che l'accordo consentirà “l'acquisto di un milione di tonnellate di olio combustibile statale iracheno per conto di Electricite' du Liban (EDL)” nel corso di un anno.

Il petrolio iracheno (grezzo) non può essere utilizzato direttamente dalle centrali elettriche, quindi il Libano scambierà il petrolio iracheno con olio combustibile di altri fornitori.

L'infrastruttura sanitaria dell'Iraq è in rovina e non si è mai ripresa dopo l'attacco, l'invasione e l'occupazione degli Stati Uniti. La corruzione nel governo iracheno ha impedito gli investimenti nei servizi pubblici. Il Libano offrirà all'Iraq assistenza medica in cambio del petrolio.

Ospedali e COVID

I servizi sanitari libanesi lottano contro la mancanza di medicinali, medici e personale che partono per lavorare all'estero, ed ora non hanno quasi più nemmeno l'elettricità.

"Tutti gli ospedali... sono ora meno preparati di quanto non fossero durante l'ondata di inizio anno", ha affermato Firass Abiad, il manager del più grande ospedale pubblico del paese che sta combattendo contro il COVID-19. "Abbiamo solo due o tre ore di elettricità dalla rete, e per il resto del tempo tocca ai generatori", ha detto Abiad.

Durante la primavera, i casi di COVID sono diminuiti, ma ora stanno aumentando mentre i libanesi all'estero si riversano a casa per le visite estive, portando con sé il virus. Solo giovedì, 98 persone sono risultate positive al COVID-19 all'arrivo all'aeroporto di Beirut, ha affermato il ministero della salute.

"Potrebbe essere catastrofico se questo aumento dei numeri del coronavirus portasse a un picco come quello che abbiamo visto all'inizio dell'anno", ha detto Abiad.

L'anniversario del Porto

Il Libano segnerà il primo anniversario dell'orribile esplosione nel porto di Beirut, che ha ucciso più di 200 persone, ferito più di 7.500 e lasciato circa 300 persone senza casa.

La maggior parte delle vittime non si è ancora completamente ripresa. L'esplosione è stata come un piccolo scoppio nucleare, ma ciò che è seguito nel corso dell'anno è stato un graduale tracollo verso la miseria e la disperazione. Molti incolpano i funzionari libanesi di aver immagazzinato centinaia di tonnellate di nitrato di ammonio altamente esplosivo nel porto, che ha preso fuoco, causando l'esplosione.

Molti libanesi sono affamati, arrabbiati e distrutti. Vogliono vedere un segno di miglioramento, un motivo di speranza. Forse il nuovo governo e l'incontro internazionale offriranno qualche segnale per un nuovo inizio per il Libano. Per questo, possiamo sperare.

Steven Sahiounie è un giornalista pluripremiato

https://www.mideastdiscourse.com/2021/07/26/lebanon-is-on-the-brink-of-social-explosion-and-breakdown/

lunedì 26 luglio 2021

Lettera da Padre Daniel: mentre l'orchestra suona sul Titanic...


Cari amici,

La prima e più importante caratteristica della nostra identità e dignità umana risiede nel fatto che siamo creati da Dio a sua immagine. Dio ci permette di condividere la Sua stessa Vita dandoci la ragione e il libero arbitrio, cioè una coscienza, qualcosa che è unico nell'intero universo. Con questo possiamo conoscerlo e accogliere il suo invito a partecipare alla sua vita.

La nostra seconda caratteristica è: siamo stati creati con un desiderio insaziabile . Essere umani è desiderare senza sosta. Siamo un fascio di desideri infiniti. Se abbiamo un sogno fantastico, diciamo che saremo perfettamente felici per il resto della nostra vita se riusciamo a realizzarlo. E noi stessi sappiamo che è un'illusione, perché poi bramiamo qualcos'altro. Dobbiamo infatti dire che desideriamo ESSERE, e non solo che desideriamo AVERE. Da bambini siamo usciti dal grembo di nostra madre piangendo. Lì abbiamo vissuto in sicurezza e protetti. Il suono, la luce e il tocco erano attutiti. Poi siamo venuti al mondo nudi e siamo stati esposti direttamente alla luce intensa, al rumore forte e al tocco diretto. Abbiamo pianto perché eravamo così bisognosi e non potevamo prenderci cura di noi stessi in niente.

Continuiamo a portare qualcosa di questo bambino che piange con noi per tutta la nostra vita terrena perché non siamo mai in grado di soddisfare noi stessi i nostri desideri più profondi. I nostri cuori sono troppo grandi per essere mai completamente soddisfatti da qualsiasi cosa sulla terra.

La ragione di ciò sta nel fatto che Dio ci ha creati a sua immagine per essere un giorno perfettamente felici in lui. Non siamo stati creati per questo mondo deperibile. Questo mondo è stato creato per noi e noi siamo stati creati per la perfetta felicità e la vita eterna in Dio. Siamo, per così dire, attratti da un magnete come un ferro. Infatti, tutti i nostri desideri non sono che diverse espressioni dell'unico Grande Desiderio di Dio. Possiamo immaginarci con una V molto grande e nient'altro che piccole V dentro.

L'arte di vivere ora consiste nell'accettarlo e nel viverlo. È un riconoscimento che tutti i valori terreni possono soddisfarci solo in modo limitato. Allora possiamo davvero (limitatamente) godere. Per questo Gesù dice nelle Beatitudini: Beati voi poveri... che ora avete fame... che ora piangete.… (Luca, 6, 20-22).

Goditi la vita (limitata), ma continua a custodire quel bambino che piange in te, mantieni quella fame di assoluto nel tuo cuore, continua a riconoscere la tua povertà e insaziabilità, e non lasciarti fuorviare dall'illusione che ci sia qualcosa sulla terra che potrebbe renderti per sempre e perfettamente felice. Assicurati che la corrente più profonda della tua vita non venga bloccata attaccandoti a un valore terreno come se fosse il tuo bene più alto, perché poi diventerà un idolo ingannevole. Il primo comandamento della Bibbia è “ama Dio sopra ogni cosa”. Il primo divieto è: “non adorerai gli idoli”. Gesù vuole che abbiamo in noi la sua piena gioia (Giovanni 17:13). Siamo stati creati per niente meno che la perfetta felicità, l'infinito amore di Dio stesso e la vita eterna con Lui. E tutto il resto a cui siamo troppo attaccati può diventare un ostacolo, un idolo. 

Questo vale non solo per la ricchezza terrena, la proprietà, il denaro, l'onore, il potere, l'alcol, la droga, il sesso... ma anche per i più alti valori morali, come l'amore degli sposi, l'amore dei genitori verso i figli, ecc. Tutti questi rimangono valori subordinati. Per questo Gesù dice anche che “chi ama la sua sposa, i figli, i genitori...più di me “, non è degno di essere suo discepolo (Mt 10,37). 

Questo non è un invito a sminuire l'amore reciproco, al contrario, è un'esortazione a tenere presente il nostro obiettivo finale e ad aumentare il nostro amore per Dio. Quando questa fonte centrale del flusso principale sarà in ordine, otterremo anche tutta l'energia per aumentare l'amore reciproco.

Gesù dice: “ Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, come io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla » (Gv 15,5).

Se non riusciamo a riconoscere né a nutrire adeguatamente questo desiderio primordiale di Dio in noi, è come se il potere principale si spegnesse. C'è un cortocircuito tra il nostro Desiderio più profondo e i tanti desideri limitati. Allora fuggiamo alla ricerca di piaceri momentanei e ci aggrappiamo a gratificazioni transitorie, che lasciano un'insoddisfazione sempre maggiore. E questa ricerca del piacere momentaneo può trovarsi in qualsiasi cosa.

 Alcuni sono così preoccupati di prendersi cura della propria salute fisica che diventa la loro malattia. Alcuni fuggono nell'alcol, nei giochi per computer, nella droga, nel sesso... una fuga che non dà loro altro che l'illusione della felicità e della dipendenza. Quando manca ogni connessione con la corrente più profonda che è in noi, si parla di " frustrazione esistenziale".”. Molte persone non vedono più alcun significato nella loro vita, non sanno per chi o per cosa dovrebbero lavorare. Il loro vuoto spirituale diventa così insopportabile per loro che alcuni addirittura vogliono fuggire per sempre e porre fine alla propria vita. Non hanno più la forza per combattere. Finché una persona vede un significato nella sua sofferenza, continuerà a combattere, non importa quanto grande sia la sofferenza. 

Dagli anni '70 abbiamo chiaramente osservato un aumento spettacolare di una specie di drago a tre teste: aggressività, dipendenza (ossessione), depressione. Non c'è bisogno di ricerche scientifiche per vedere quanta aggressività nella vita pubblica è aumentata e continua ad aumentare. Lo stesso per le tante forme di dipendenza. E la cosa più evidente è la depressione a causa di un doloroso vuoto mentale, ormai quasi onnipresente.

Cosa possiamo fare? Costruire una vita interiore adeguata. Rafforzare positivamente il nostro amore per Dio, Gesù, il Vangelo, Maria, la Chiesa, gli altri attraverso la preghiera, la meditazione, la liturgia, i sacramenti. Ciò che l'ossigeno è per la vita fisica, è la preghiera per la vita spirituale umana. 

Negativamente, possiamo diminuire la “febbre della vita”, la ricerca di ciò che è terreno, i desideri di valori transitori, il trambusto e il rumore, e non perderci in grandi gioie o in gravi disgrazie. Concedetevi la necessaria pace interiore e la quiete affinché la corrente più profonda della vostra vita possa seguire il suo corso libero e impetuoso e cancellare tutti gli “idoli”. 

Alcuni saranno fortemente in disaccordo con questa rappresentazione. Per Sigmund Freud con la sua immagine distorta di Dio (e dei suoi seguaci), un riferimento a Dio, alla fede o alla preghiera, era/è una capitolazione. Per noi è un cammino di autentica conversione. In un contributo a parte, ci occuperemo approfonditamente di questa persistente e soffocante “illusione freudiana”. Prima, però, vorremmo dare una splendida illustrazione di questa seconda qualità del nostro essere umani, cioè come il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Dio. Lo facciamo in riferimento al capovolgimento che sant'Agostino ha così vividamente descritto.


Dieci scienziati (politici, teologi, storici) hanno scritto un libro su “ Le XXIe siècle du christianisme ”, sotto la direzione del prof. Dominique Reynié, direttore generale della Fondazione per l'innovazione politica. La loro scoperta è chiara: il cristianesimo si sta estinguendo a causa della persecuzione nel luogo in cui ha avuto origine, cioè in Medio Oriente .

Nel corso dei secoli, la fede cristiana ha sempre conosciuto una notevole vitalità. Ha avuto origine durante il periodo dell'Impero Romano, quando fu sanguinosamente combattuto e soppresso. Per tre secoli fu oggetto di violente persecuzioni a periodi alterni, che la diffusero anche in tutto il mondo. Quando l'Impero Romano crollò, la Croce rimase in piedi. Dal IV secolo il cristianesimo godette di tutta la libertà necessaria, costruì belle chiese e basiliche e lasciò il segno nella vita pubblica. Tuttavia, è anche da questo momento in poi che grandi eresie faranno a pezzi la stessa comunità cristiana. In definitiva, ogni eresia ha più purificato e rafforzato i fondamenti della fede cristiana.

In Europa, la fede cristiana sembra aver perso gran parte della sua resistenza creativa, anche nella stessa gerarchia ecclesiastica. Un rinforzo viene dai cristiani evangelici protestanti e dai cattolici tradizionalisti, che però a volte sono osteggiati da loro stessi. Una regola generale è che una comunità che rende difficile la vita ai credenti spesso rafforza la resilienza della comunità credente.

Il cristianesimo è il difensore della separazione tra Chiesa e Stato, che nel nostro tempo è ferocemente osteggiata da due movimenti. Il primo è l'islamismo che persegue un ordine teocratico: il potere religioso è anche potere politico perché non è accettata alcuna separazione tra religione e politica. 

Il secondo movimento è quello del comunismo cinese, che non concede libertà o indipendenza alla religione. Ora si aggiunge un terzo movimento: il politicamente corretto unilaterale imposto dai politici e dai media mainstream (in Occidente). Questo minaccia la democrazia ma anche la fede cristiana. In ogni caso, la fede cristiana è la più perseguitata al mondo. 

Abbiamo ripetutamente sottolineato che una tragica conseguenza di un rifiuto mondiale della fede cristiana è che i cristiani in Medio Oriente sono minacciati di estinzione. Questa minaccia viene proprio dal cosiddetto “Occidente cristiano” stesso. Prima che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna invadessero l'Iraq, c'erano 2 milioni di cristiani... Ora da 2 a 300.000. 

Prima che l'Occidente schierasse le sue orde di terroristi* contro la Siria, c'erano 2 milioni di cristiani. Ora al massimo 700.000. E l'esodo continua. I cristiani in Occidente sembrano non capire che l'intero albero può morire quando le sue radici vengono tagliate.

Ricordatevi di Padre Frans van der Lugt.

La mattina del 7 aprile 2014, due uomini mascherati fecero irruzione nel monastero gesuita di Homs e uccisero padre Frans con due colpi di pistola alla testa. Aveva 75 anni. Sarà sempre ricordato per la sua solidarietà e il sostegno a tutti coloro che hanno bussato alla sua porta, siano essi cristiani o musulmani. 

Il Titanic , l'orgogliosa nave passeggeri di lusso "inaffondabile" per il traffico transatlantico, affondò in tre ore nel suo viaggio inaugurale nel 1912 verso il fondo dell'oceano, a circa quattro chilometri di profondità. 1.522 delle 2223 persone sono morte. Si dice che sullo scafo fosse scritto "Nessun re e nessun dio" e che all'orchestra fosse stato ordinato di continuare a suonare mentre la nave affondava. Qualunque siano le vere circostanze, questo è esattamente ciò che stiamo vivendo in questo momento. La civiltà umana sta rapidamente sprofondando nel fondo, che si copre di un aspetto esteriore che vuole dimostrare che tutto va bene.

Quando l'omicidio dei bambini nell'utero è riconosciuto come un "diritto umano" nel Parlamento europeo, ogni brandello della civiltà umana è stato distrutto. Quando anche la vita umana più vulnerabile nel suo eccezionale santuario non è più riconosciuta come sacra, allora nulla è al sicuro. 

La preoccupazione per la salute è ormai diventata la più grande "malattia" per l'umanità. Molti vivono nel terrore di essere contagiati, il che li rende particolarmente vulnerabili e gli fa trascurare di prendersi cura della propria salute del corpo e dell'anima. Seguono le misure coercitive più assurde e bramano una vaccinazione, la vaccinazione di massa. È come il marchio della bestia dell'Apocalisse (13:15-18): chiunque non abbia questo marchio o non voglia partecipare a questo culto sarà radicalmente ostracizzato dalla società.  L'orchestra continua a suonare la sua unica melodia: questa vaccinazione è sicura ed efficace, è la salvezza e porta libertà e felicità....

Mentre l'orchestra suona … la fine della nostra civiltà. 

P. Daniel

lunedì 19 luglio 2021

Cinema siriano "Il Sangue delle Palme"

Intervista all’attore Mohamad Folfola, 
che interpreta l’archeologo
Khaled al Assaad torturato e ucciso 
dai terroristi dell’ISIS a Palmira.

Di Maria Antonietta Carta e Salima Karroum


Il film (del 2019) ricorda gli ultimi giorni e la fine tragica dell’illustre archeologo che dedicò l’intera esistenza a ricostruire il passato di Palmira. Tuttavia, si tratta di un’opera corale che oltre al martirio di Khaled al-Assaad rievoca la dolorosa via crucis di un manipolo di soldati della guarnigione, che tra l’altro devono portare in salvo i tesori archeologici, e degli abitanti della propinqua Tadmor quando un’orda di criminali terroristi invade la regione. Ma non si tratta soltanto di un racconto particolare sull’assalto brutale all’antica città carovaniera. Mentre scorrono le immagini, dense di pathos e richiami simbolici, appare sempre più evidente che gli autori hanno inteso evocare l’immane sciagura che si è abbattuta sull’intera Siria causando sconvolgimenti e sofferenze inenarrabili.

L’archeologo e la regina. Tra dura realtà e sogno 

All’inizio del film, Khaled al-Assaad appare in momenti felici della sua infanzia e della prima giovinezza, tra le antiche rovine per lui colme d’incanto, insieme all’immagine onirica di Zenobia, che lo accompagnerà anche durante la sua prigionia e nell’epilogo. Queste due figure sono i fili conduttori di una narrazione cinematografica in cui non prevalgono le scene del conflitto guerreggiato ma che rappresenta, con profonda pietas, l’anima di un popolo travolto dalla brutalità della guerra, il suo coraggio, la fierezza, la dignità, l’amor patrio, la passione per la poesia e per la vita, ma anche il tradimento e la slealtà degli avidi e dei vigliacchi.

La regina di Palmira, come la Grande Dea Syria Atargatis custode delle città o l’Atena protettrice delle arti e soccorritrice degli eroi, invisibile ma sollecita presenza al fianco dei soldati e dell’archeologo sembra l’emblema della Siria che, come una madre, non può abbandonare il suo popolo.

Il martirio e la speranza

Se i cronisti della storia riportassero onestamente le tormentate vicende che sta attraversando questo infelice Paese da più di dieci anni dovrebbero raccontare, oltre alla somma ingiustizia di una guerra infame, la forza morale e la nobiltà di una nazione straordinaria, rappresentate mirabilmente nella scena finale quando Zenobia e Khaled al-Assaad fidenti consegnano il futuro a un bimbo.

Una scena breve ma di magnifica bellezza tra le dorate vestigia, mentre versi del poeta palmirene Omar al-Farra risuonano come un testamento spirituale per le nuove generazioni.

La patria è fierezza, dignità e risveglio della coscienza.

La patria è pazienza, determinazione e forza della fede.

La patria figlio mio non abbandona,

Come può accadere a chiunque in un attimo di follia.

La patria è di chi ha radici che affondano nella storia che attraversa i tempi.

La patria è di chi fa verdeggiare il deserto

E semina nella roccia un giardino.

E la speranza sembra rifiorire, come una luce che illumina un buio e impervio sentiero, per il popolo indomito della Siria.


‘’Il Sangue delle Palme’’ doveva arrivare in Italia l’anno scorso. Non fu possibile a causa della pandemia. Oltre a essere un film bello e originale, è una testimonianza, se ancora ce ne fosse bisogno, dello spirito di resistenza dei Siriani.

 

Scena con soldati della guarnigione e l’archeologo



Uno dei personaggi del film di Tadmor, 
protagonista anche della scena finale. 


 

L’attrice Majd Na’im che interpreta la regina Zenobia


Mohamad Folfola con Najdat Anzour, regista del film.


Intervista a Mohamad Folfola

1) Vuole presentarsi ai lettori italiani?

Sono nato nel 1956 a Maarrat Masrin nel nord della Siria. Ho lavorato per lunghi anni nel teatro per bambini e delle marionette. Poi sono passato a lavorare nella radio, nella televisione e nel doppiaggio.

2. Com’è per lei vivere in Siria durante i lunghi anni di guerra?

La guerra è molto difficile per tutti. Io non ho lavorato nel campo artistico per quasi nove anni.

3. Che cosa ha provato quando le è stato proposto di interpretare Khaled al- Assaad negli ultimi, drammatici, giorni della sua esistenza?

All’inizio, una felicità traboccante. Subito dopo però ho sentito un grande timore. Era un ruolo molto sensibile e di grande responsabilità.

4. Com’è stato lavorare con un regista particolare come Najdat Anzour?

Lavorare con Najdat è molto piacevole. Lui ha una visione originale della regia e lavora con grande passione. Sa cosa vuole dagli attori e dai tecnici. Mi ha sempre messo nella condizione ideale per esprimermi al meglio.

5. Com’era l’ambiente durante la realizzazione del film, mentre la guerra continuava a imperversare?

Si girava in condizioni molto difficili e rischiose. Abbiamo lavorato con grande prudenza e sempre in completa segretezza nei diversi luoghi di ripresa.

6. Com’è nata l’idea di includere nella narrazione la figura della regina Zenobia?

L’idea è stata di Diana Kamal Eddin, una scrittrice molto creativa, in sintonia con Najdat.

7. La colonna sonora, del musicista Ra’d Khalaf, molto bella e suggestiva, è stata composta per il film?

Si, sono musiche originali create espressamente per il film.

8. La scena finale esprime speranza e fiducia nel futuro, nonostante viviate nella tempesta della guerra. Che cosa può dirci di questa scelta?

Si è inteso dare un messaggio chiaro sul fatto che noi sacrifichiamo noi stessi perché le generazioni a venire possano vivere in pace.

9. In Occidente, molti purtroppo credono nella propaganda a favore della guerra contro il suo Paese, che ha convinto la maggior parte delle persone che sia una guerra giusta per la democrazia e la libertà. Desidera fargli arrivare un messaggio?

Chi segue le notizie sa bene che la Siria è stata esposta a una guerra universale e sa che molti dei suoi territori sono stati occupati.

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Zenobia appare all’archeologo imprigionato

             Zenobia e Khaled al-Assaad conducono il bambino verso il futuro.

Mohamad Folfola è un uomo gentile e affabile. Ci ha colpito la sobrietà delle risposte. Quel suo non mettersi in evidenza sia quando risponde laconicamente alla nostra domanda sulle difficoltà di vivere dentro una guerra, sia a quella sui rischi affrontati durante la lavorazione del film. Una compostezza e una ritrosia spesso presenti in chi subisce un conflitto armato. Concisa ma tagliente l’ultima risposta. Sì, hai ragione, chi segue le notizie sa bene che il tuo Paese è stato esposto a una guerra universale, anche se si lascia più o meno confondere dalla propaganda vergognosa di chi vuole distruggerlo.

Grazie, Mohamad Folfola. Auguri vivissimi e speriamo di incontrarti in Italia a una prossima presentazione del film.

giovedì 15 luglio 2021

Una “Lettera agli amici” dal parroco latino di Aleppo: la presenza cristiana nella afflizione della città

  

  Dall’emergenza scuola alla crisi alimentare, dalla pandemia di Covid-19 al problema abitativo, soprattutto per le giovani coppie di sposi: Padre Ibrahim racconta le difficoltà di una città alle prese con molte emergenze alimentari, educative e sanitarie per il Covid. I prezzi sono in continuo aumento, le sanzioni disumane e la popolazione è alla fame. L’obiettivo di aprire una mensa calda per i più poveri. Ai giovani: in una fase critica, sposarsi è “un atto eroico di fede”. (da Asianews)


PARROCCHIA LATINA S. FRANCESCO D'ASSISI ALEPPO - SIRIA 

Carissimi amici e amiche,

con questa lettera, voglio aggiornarvi attorno alla nostra vita e missione, offrendo a voi un quadro della nostra vita nella città di Aleppo, in modo da approfondire ancora di più e ancora meglio la comunione tra noi; una comunione che ha voluto il Signore, ispirandoci di scrivervi per incontrarvi idealmente e per mantenere il contatto, ma, ancor di più, pregandovi di interessarvi alle nostre sofferenze cercando sempre modalità efficaci per aiutarci nella Via Crucis che stiamo ancora percorrendo.

Effetti delle sanzioni

Riguardo alle sanzioni, di sicuro, ci permettiamo di denunciarle come "sanzioni disumane", che vengono applicate in modo ingiusto e che fanno soffrire tutto il popolo, in modo particolare i più deboli.

E possibile che in un paese ricco di petrolio e il gas, vengano a mancare proprio queste materie essenziali? Questa mancanza influenza il buon funzionamento di ospedali e la manutenzione e l'acquisto dell'attrezzatura medica, rendendo, di fatto, il paese paralizzato.

La mancanza di elettricità soffoca tutta la gente, rendendo la vita nelle case impossibile sotto tutti i punti di vista. Immaginate che durante il periodo di freddo rigido, la gente non riusciva neppure a riscaldare l'acqua sanitaria! Facciamo tanta fatica a trovare una bombola di gas e, quindi, a cucinare. La stessa cosa vale per il caldo soffocante e prevedibile in città durante l'estate: anche in questa occasione ci sarà la sofferenza per l'impossibilita di azionare i condizionatori o i semplici ventilatori!

Di sicuro, gli effetti delle sanzioni hanno causato il peggioramento continuo della situazione economica di tutta la gente, schiacciando sempre i più vulnerabili, cioè la maggior parte della gente che oggi non riesce più a trovare il pane quotidiano.

Ritorno ai piani di emergenza

Non mi voglio dilungare eccessivamente, ma oltre alle sanzioni ci sono tanti altri fattori che rendono la vita sempre più dura per la gente. Il risultato triste, purtroppo, è che stiamo assistendo ad un peggioramento lento in ogni campo, che diventa sempre più imponente e più duro per le condizioni di vita. Infatti, anche dall'inizio dell'anno, abbiamo notato il precipitare della situazione e, mentre diverse associazioni hanno considerato la situazione come "fuori dell'emergenza umanitaria", noi, controcorrente, siamo tornati ai piani di soccorso legati all'emergenza.  

Risposta ad alcune sfide

La vita diventa sempre più cara e la gente allora subisce la fame. Ogni volta rimaniamo addolorati e sorpresi dall'aumento dei prezzi anche della verdura; la frutta di stagione diventa irraggiungibile per la maggioranza delle famiglie che sono povere. Immaginate che metà dello stipendio mensile di un lavoratore è appena sufficiente per acquistare qualche stelo di verdura e un po' di pasta!Vista "l'esplosione della fame", siamo tornati quindi alla distribuzione degli alimenti o, almeno, all'aiuto con delle somme di denaro per coprire i bisogni di cibo, alla maggior parte delle nostre famiglie. Inoltre, abbiamo ultimamente distribuito il "pane" a tutti quegli anziani che non riescono a reggere ore e ore di fila in piedi dinanzi ai panifici! Oltre a tutto questo, stiamo sognando e progettando concretamente di aprire una mensa per un "piatto caldo" per tanti bisognosi che giornalmente "guardano il cielo", auspicando e chiedendo l'intervento di Colui che cura ogni creatura.

Dal punto di vista sanitario, sopraggiunta la pandemia alla lunga lista delle nostre "piaghe", abbiamo notato come tanta gente colpita dal Covid-19 preferiva morire in casa, senza nessuna assistenza, perchè non aveva i soldi per pagare le cifre esose delle cure costose; alcune famiglie hanno pure venduto le proprie case per permettersi di curare i loro cari. Al momento abbiamo ricevuto un numero limitato di vaccini anti-Covid19, dati in elemosina a noi e che vengono somministrati sia allo staff che lavora nel campo sanitario, sia a chi lo desidera, iniziando dai più anziani. Purtroppo abbiamo ancora nuovi contagiati e cosi anche nuovi deceduti, mentre poca gente è stata sottoposta al vaccino. Come risposta, ci siamo dati da fare col rafforzare la copertura sanitaria per affrontare il Covid, con una cura che copre totalmente, nella maggior parte dei casi, gli ammalati affetti dal virus e che include le visite mediche, le analisi, interventi chirurgici e anche medicine per tutti i tipi di malattie.

I piani di emergenza non si fermano solo a queste cose, perchè da noi anche la distribuzione dei vestiti è una necessità, specialmente per i bambini {mille quasi). I pannolini per i piccoli, cosi come i pannoloni per anziani bisognosi (e lo stesso per il pacco igienico), rappresentano oggi più che mai una priorità!

In un paese dove le scuole si sono chiuse per il secondo anno di seguito, sia a causa del Covid sia della mancanza di carburante e di gasolio per il trasporto, (siamo certi, inoltre, che il programma scolastico non sarà mai recuperato), abbiamo rafforzato il Centro "Dopo scuola" durante il pomeriggio, come momento di recupero scolastico che aiuta gli alunni nelle materie principali, in modo tale che essi non perdano niente della loro educazione intellettuale essenziale.

Davanti ad un aumento imponente di prezzi, anche gli affitti di casa hanno avuto i loro sbalzi. Succede, ad esempio, che una famiglia che riusciva a malapena a pagare un affitto mensile pari a 60 mila lire siriane con tanti sacrifici, viene avvisata che per il mese successivo l'affitto sarà di 100 mila lire: si è costretti, cosi, a lasciare subito la casa. In questo modo, la famiglia annega nella povertà e l'affitto di casa diventa una schiavitù che schiaccia le famiglie. Immaginate, allora, cosa succede dal momento che la maggior parte delle nostre famiglie cristiane, specialmente le nuove famiglie con dei bambini piccoli, vive in case in affitto e ha delle entrate molto limitate!  

Priorità della gioventù e tante risposte

E' una certezza palpabile, oltre ai bisogni di tutte le fasce di età nella città, che i giovani stanno male. Essi, appena entrano all'università e cominciano a guardare verso il futuro, intuiscono le difficoltà oggettive che li aspettano: mancanza di lavoro, servizio militare obbligatorio e senza limiti chiari di tempo, caro vita e difficoltà economiche che gli impediscono di avere il necessario per i loro studi. Sono facilmente guidati alla disperazione, e pensano di fuggire la realtà anzichè affrontarla, ripiegando nella soluzione dell'emigrazione.

Anche in questo ambito è molto importante l'intervento della Chiesa. Poichè questi giovani sono il futuro, diventano allora una priorità: sono fra i più bisognosi di accompagnamento umano e spirituale, che li fa sentire amati, assistiti e serviti e che non li fa sentire soli. Lottiamo da anni e a loro favore per aprire delle vie di uscita dai loro ostacoli, attraverso dei progetti di micro-economia per chi non studia o per chi ha finito già questa fase. Chi studia è aiutato attraverso una somma per l'occorrente per gli studi {trasporto, manuali e libri...), ma, ancor di più, alcuni vengono supportati nella paga di corsi extrascolastici che arricchiscono il loro curriculum. Cerchiamo, anche, di procurare loro occasioni di lavoro parziale, durante il pomeriggio o la sera. Questo aiuto materiale va di pari passo con la formazione spirituale attraverso le associazioni e i gruppi giovanili nei quali vengono accolti.  

Priorità della famiglia

Parlando dei giovani, non possiamo dimenticare le coppie di fidanzati che desiderano edificare fra le rovine della città distrutta una "chiesa domestica". Un progetto audace che prende origine dalla Fede e non appartiene soltanto alle singole coppie, ma soprattutto a Dio nell'ottica della Creazione. Perciò diventa anche il progetto della Chiesa: l'appoggio a questo loro desiderio e, quindi, alle famiglie nascenti è una nostra priorità.

Nelle condizioni di vita attuali ad Aleppo, progettare di sposarsi è già un "atto eroico di fede". La Chiesa, quale madre, non può non appoggiarlo con tutte le forze! Ecco allora che ci sono tanti progetti come quello chiamato "regalo di nozze", che consiste nel regalare, ad ogni coppia che prenota il matrimonio in qualsiasi Chiesa di Aleppo. secondo i bisogni, un intervento di riparazione necessaria alla casa, o un pezzo dell'occorrente elettrico (frigorifero, forno, o altro), o un arredamento di una stanza da letto, o la pigione di affitto di casa per qualche mese. Tutto questo aiuto va di pari passo con un corso prematrimoniale di 13-15 incontri, che rappresenta un vero accompagnamento umano e spirituale. 

Le nuove famiglie che nascono, continuano ad essere una priorità anche nel prosieguo. Anche loro appartengono al progetto di Dio nella Chiesa e nella società; sono il nostro futuro in quanto nucleo vitale che porta in sè tutti i germogli della vita e vanno protette, cosi come lo "zigote" che ha bisogno di essere protetto, accudito e nutrito in un grembo caldo e nutriente che è la Chiesa. E' per questo, allora, che siamo molto sensibili ai vari bisogni di queste "chiese domestiche", aperte alla vita e al sacrificio quotidiano, come per esempio l'assistenza a partire dagli alimenti, l'assistenza sanitaria necessaria e l'accompagnamento in tutti gli altri bisogni spirituali, soprattutto nei primi cinque anni di vita matrimoniale, attraverso le visite alle case e gli incontri settimanali organizzati in parrocchia.

Cammino di fede

La gente cristiana della nostra città, (ma posso dire di tutto il paese), è gente che crede profondamente e che vive la sua fede in maniera autentica. Questo si manifesta nella partecipazione alle celebrazioni liturgiche in chiesa e nella preghiera a casa e al lavoro.

Guardando, per esempio, la partecipazione della gente alle Messe quotidiane durante il mese mariano e durante questo mese dedicato al S. Cuore di Gesù, rimango sempre consolato e meravigliato. Dopo tutta una giornata di lavoro con il "sudore sulla fronte", tanti uomini vengono subito dopo il lavoro, prima di tornare a casa, per partecipare alla S. Messa, alla Litania del S. Cuore e alla benedizione con l'icona. Lo stesso per tante mamme che portano i loro piccoli sulle braccia {o appena riescono a camminare} per la partecipazione all'Eucaristia: sono esauste dalla stanchezza, dalla preoccupazione, eppure riescono a venire per offrire la propria vita, la famiglia, le speranze e le sofferenze al Signore. Le famiglie riescono a trasmettere la fede ai figli, nonostante tutte le fatiche immaginabili, nonostante la guerra e gli scontri di generazioni. Ogni settimana la nostra Parrocchia di San Francesco in Aleppo, accoglie settimanalmente quasi mille bambini e giovani, curando la loro formazione umana e spirituale, sia con il catechismo durante l'anno scolastico, sia con le attività di oratorio estivo e di campeggi: E' un peso enorme che prende tante energie, ma è una grazia grande che il Signore ci concede per "fare la nostra parte" nell'ambito del servizio educativo e formativo della Chiesa ad Aleppo.

Con questa fede praticata dalla gente, si sente tanta generosità riguardo ai bisogni della chiesa. Nonostante l'esiguità della raccolta durante le Messe a causa della povertà, la gente manifesta la propria generosità regalando parte del loro tempo e delle loro energie: le donne puliscono la nostra chiesa di S. Francesco due volte la settimana; i laici confezionano le ostie per le Messe; i genitori ma anche vari giovani fanno il catechismo ai bambini!

Questa fede si sente perchè la gente ha sete alla Parola di Dio e dà grande importanza al sacramento della confessione celebrato con frequenza. I fidanzati bussano la nostra porta per chiedere di aggregarsi ai corsi in preparazione al matrimonio e i giovani sposi vengono con tanto entusiasmo per assistere agli incontri di accompagnamento umano e spirituale nei primi anni del matrimonio.

Di sicuro, non si tratta solo di rose e di fiori, ma ci sono delle "lacune" nel cammino che un pastore vede e cosi si fa di tutto per lavorare con la gente, affinchè accompagnata riesca a crescere sempre di più nella fede.  

Carissimi amici, mentre mi preparavo per la festa di Sant'Antonio di Padova, il patrono della nostra Provincia francescana del Medioriente, la Custodia di Terra 5anta, approfondendo la sua vita, notavo come egli ci abbia aiutato, a nostra insaputa, a seguire le sue orme di missionario, in questa terra aleppina. Dall'aspetto della trasmissione della fede ai piccoli e ai grandi, nelle piazze e nelle chiese, all'aiuto ai poveri, ravvedo come il Signore "faccia sempre con noi, indegni, cose grandi" e a favore del suo popolo. Tutto questo di sicuro, grazie all'intercessione e l'intervento puntuale di questo grande santo che con San Francesco, suo e nostro padre, sta facendo un grande servizio alla gente, specialmente ai più poveri della città.

Ci poniamo, ovviamente, sul solco di una Tradizione profonda e ininterrotta che ha la sua scaturigine più di duemila anni fa sul Golgota, quando Gesù ha espresso il dono di sè sulla Croce, e che è proseguita con la vita e la testimonianza concreta delle prime Comunità cristiane, quella di Gerusalemme dove fra i fedeli "nessuno infatti tra loro era bisognoso" {At 4,34} e quelle di Macedonia, dove i fedeli, pieni di prove e di sofferenze e di "estrema povertà", hanno donato ai fratelli, colpiti dalla carestia, non solo "secondo i loro mezzi", ma "anche al di là dei loro mezzi" {2Cor 8,3}. Questa linea di carità solidale continua senza interruzione e trova in San Francesco e Sant'Antonio di Padova una vera realizzazione della vocazione cristiana, nella cui vita e missione splende in modo mirabile l'esperienza concreta e luminosa della Carità. Quello che fiorisce oggi, dunque, è una "normale continuità" di quello che è iniziato e continua lungo la storia della Chiesa.

In ognuno di voi, percepiamo questa storia luminosa di Dio, troviamo la storia di tanti uomini e donne generosi che hanno saputo dare la vita ai fratelli. Anche voi, come Gesù e sulla scia di San Francesco e Sant'Antonio di Padova, pieni della stessa "grazia di Dio concessa alle Chiese di Macedonia", riuscite ad aprire il cuore a Cristo, ad "allargare lo spazio della vostra tenda", pensando di partecipare spiritualmente e materialmente ai bisogni delle nostre Chiese che "portano la croce" nel Medioriente.

Quello che chiedo per voi al nostro Sant'Antonio è che alla carità verso gli ultimi e lo zelo per aiutarci in tutti i modi possibili, si aggiunga anche la santità della vita.

Aleppo, 16 giugno 2021

fr. lbrahim Alsabagh ofm,  Parrocchia S. Francesco D'Assisi