Nel suo ultimo report
dalla Siria, Patrick Cockburn racconta da Maloula la situazione della minoranza
cristiana del Paese, che teme la fine dei combattimenti più della guerra stessa
Due uomini mascherati e armati di fucili d'assalto
Kalashnikov hanno tentato di rapire un uomo d'affari di nome George Alumeh
nell'antica città cristiana di Maloula, a nord-ovest di Damasco, la settimana
scorsa. Non era il primo tentativo di rapimento dei più ricchi membri della
comunità cristiana qui, e il signor Alumeh era preparato. Ha resistito, prima
estraendo una pistola, lanciando le chiavi della macchina a distanza così la
sua macchina non poteva essere rubata, e poi cercando di fuggire. E' scappato,
ma è stato colpito da una raffica di colpi di arma dei rapitori che lo ha
mandato in ospedale con ferite allo stomaco, alle gambe e alla mano.
Padre Mata Hadad, il
sacerdote del Convento di Santa Tekla incorporato nella parete della montagna
che sovrasta Maloula, racconta la storia per illustrare come la vita è
diventata molto pericolosa per i cristiani, in particolare per coloro che si pensa
abbiano soldi. Quel 10 per cento della popolazione siriana che sono Cristiani sta
discutendo con trepidazione l'esito probabile della crisi siriana e il suo effetto
su di loro.
I presagi non sono buoni. Ogni paese in Medio Oriente sembra
diventare più islamico e più settario. I Cristiani siriani hanno visto, dal 2003, come il risultato dell'invasione dell'Iraq è stato la distruzione delle
comunità cristiane in Iraq che erano sopravvissute per quasi 2000 anni. Se la
Coalizione Nazionale, riconosciuta da 130 Paesi come il “legittimo rappresentante
della Siria” prenderà il potere, allora, in ultima analisi, la sua forza di
combattimento più efficace sarà Jadhat al-Nusra, con un'ideologia simile ad
al-Qaeda. Si tratta di prospettive come questa che riempiono i cristiani
siriani di allarme.
Maloula è un buon posto per parlare di queste paure. Si trova
a un'ora di auto da Damasco, a circa 20 miglia dal Libano, ed è situata in un
sito spettacolare in una fessura tra le montagne. Le sue gole rocciose sono
sempre state un luogo di rifugio. Fu qui che Santa Tecla, fuggendo la milizia
imperiale, si rifugiò in una grotta su in alto nella falesia.
L’isolamento di Maloula ha contribuito a conservare il suo
cristianesimo e le ha dato anche l'onore di essere l'unico posto dove l’
aramaico, la lingua di Gesù, è ancora parlata dai cristiani.
C'è un clima di incertezza per il futuro. Finora ci sono
stati quattro rapimenti, che la postazione dell'esercito siriano appena oltre l'ingresso
della città non è stata in grado di fare granchè per prevenire. Il turismo religioso
è scomparso. "Solitamente vendevo guide e souvenir", dice Samir
Shakti, gesticolando verso il suo piccolo negozio, "ma ora vendo frutta e
verdura".
Un altro segno di nervosismo sono le esplosioni di rabbia contro gli stranieri, nel caso presente contro me stesso, come simbolo delle potenze europee accusate di armare i fondamentalisti islamici. Anche la Madre Superiora del Convento, Pelagia Sayaf, ha chiesto di sapere perché gli europei stanno aiutando "la gente che uccide con il coltello". Ha detto che molte persone stavano lasciando la città (anche se questo è stato negato da qualcun altro in Maloula).
La Madre Superiora Pelagia sembrava tesa. E' al suo
posto da 23 anni, guidando oltre 14 suore e 33 orfani provenienti da famiglie
cristiane di tutto il Medio Oriente. Gli orfani indossano una divisa rossa e cappe
in tartan, dando loro un aspetto sorprendentemente scozzese. "Sarà un
Natale triste a Maloula," dice la Madre Superiora. "Le sanzioni stanno
punendo il popolo, non il Governo".
I cristiani possono sentirsi più spaventati di altri
siriani, ma tutti si sentono vulnerabili. Non c'erano combattimenti sulla
strada da Damasco a Maloula, ma ci sono molti edifici distrutti dalle battaglie
degli ultimi due mesi. Una volta, la strada principale per Homs era affollata
di concessionarie d'auto, ma ora queste sono chiuse e le finestre in cristallo
sono protette dai danni degli scoppi da pareti costruite sommariamente con blocchi
di cemento.
I cristiani più agiati sono riusciti a fuggire all'estero,
ma per chi ha pochi soldi questa è una scelta difficile. Un armeno, che non ha
voluto che pubblicassi il suo nome, ha detto che "possiamo andare in
Libano, ma stare lì è costoso, è difficile trovare lavoro e ai Libanesi non mi
piacciono molto i Siriani perché il nostro esercito è rimasto lì per così tanto
tempo". Egli stesso era alla ricerca di cittadinanza Armena.
Come per gli altri a Damasco, il grado di pericolo avvertito
dipende dalla ubicazione in cui si trovano. Molti cristiani vivono nel quartiere
Jaramana, che ora è pericoloso per via dei cecchini e degli attacchi con le bombe.
Le parti cristiane della Città Vecchia sono più sicure, ma ci sono tagli di
energia elettrica e carenza di gasolio.
Finora le sofferenze dei Cristiani di Siria non sono peggiori di quelle dei Musulmani,
ma essi sentono che qualunque sia l'esito della guerra civile, il loro futuro
sarà molto probabilmente peggio del loro passato.
(traduzione FMG)
http://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/persecution-of-the-christians-syrian-minority-fear-the-end-of-fighting-more-than-war-itself-8422977.html