Jocelyne Khoueiry è nata a Beirut il
15 agosto 1955. Maronita, è laureata in Teologia e giornalismo. Nel 1975, allo
scoppio della guerra in Libano ha preso le armi per difendere i quartieri
cristiani di Beirut mettendosi al comando di un gruppo di ragazze che si sono
battute con coraggio non inferiore a quello degli uomini. A partire dagli anni
'80, seguendo un suo processo di maturazione interiore e di approfondimento
della Fede, ha lasciato le armi ed ha fondato un'associazione mariana chiamata
“La Libanaise: Femme du 31 mai” con il compito principale di promuovere la
formazione cristiana della donna. L'associazione ha avuto l'appoggio delle
Suore Carmelitane del convento di Harissa (tra le quali vi era allora Suor
Agnes Marie de la Croix).
Da allora ha agito su tre piani:1)
ha tenuto migliaia di conferenze in tutto il mondo (di cui molte in Italia) per
far conoscere e comprendere la situazione del Libano e, in generale, della
regione; 2) ha svolto un'incessante opera di formazione cristiana delle donne e
delle ragazze che aderiscono al movimento; 3) ha avviato un'opera di assistenza
morale materiale a famiglie in difficoltà, con particolare riguardo per i
bambini. A tal fine ha costituito un centro, dedicato a Giovanni Paolo II°,
dove operano anche psicologi infantili e operatori sociali. Attualmente sta
anche curando la ristrutturazione di un antico convento a Jouniè che dovrebbe diventare un centro di
spiritualità e ospitare pellegrini da tutto il paese. Conosce molto bene la
situazione siriana, anche perchè è amica di suor Agnese ed ha con lei frequenti
contatti.
Le ho rivolto alcune domande
1) Da quello che trasmettono in
media libanesi che idea Ti sei fatta sulle cause della guerra in Siria ?
I media libanesi trasmettono
quotidianamente i dettagli della guerra in Siria. Da quanto ci viene mostrato
possiamo constatare che vi è in corso una crisi complessa che si sviluppa a
diversi livelli. Il primo è quello delle rivendicazioni di riforme concernenti
la costituzione del paese, in particolare in materia di libertà e pluralità
politica. Il secondo è quello degli islamisti sunniti, o almeno delle sue fazioni
più estremiste, che stanno cercando di prendere il potere. Questo livello non è
più allo stadio di una richiesta di riforme, ma piuttosto ha l'aspetto di un
colpo di stato armato e molto violento che non fa differenza tra civili e
militari e che non esita a terrorizzare la popolazione per raggiungere i suoi
scopi. D'altra parte abbiamo avuto un esempio di queste agitazioni anche in
Libano, nelle regioni del nord, tra l'anno 2000 e il 2008, quando le operazioni
terroriste di questi gruppi, legati a quelli siriani, si sono rivolte contro
reparti dell'esercito libanese.
Il terzo livello della crisi è di
ordine regionale e internazionale ed è allo stesso tempo politico e
confessionale. Politico perchè strettamente legato al conflitto
israelo-palestinese che ha diviso la regione in due fronti: il fronte israelo
americano ed i suoi alleati sunniti (paesi dei petrodollari e Giordania) che
vogliono un nuovo Medio Oriente segnato dalla supremazia di Israele, una
predominanza sunnita ed una pace imposta secondo le condizioni (e gli
interessi) di Israele. Questo progetto prevede la neutralizzazione di tutte le
potenze che possono costituire un ostacolo alla sua realizzazione e che
costituiscono il secondo dei fronti di cui ho parlato.
Secondo diverse analisi della
situazione siriana, ed in considerazione agli avvenimenti della cosiddetta
« primavera araba », la Siria sta affrontando un'operazione
multidimensionale manipolata da una volontà straniera, ormai scoperta, che ha
fissato il « timing » dell'azione, finanziato la sua realizzazione,
fornito le armi ed i gruppi armati che provengono dalla Libia, attraverso il
territorio turco, e dal nord del Libano. D'altra parte questo spiega perchè
figure pacifiche e stimate dell'opposizione ( che da tempo chiedono
legittimamente una riforma ed un cambiamento del regime) hanno contestato la
violenza armata e l'ingerenza straniera.
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2) Quale è la posizione della Chiesa libanese (in particolare del Patriarca Maronita Bechara Rai) sulla situazione siriana?
2) Quale è la posizione della Chiesa libanese (in particolare del Patriarca Maronita Bechara Rai) sulla situazione siriana?
La posizione della Chiesa libanese,
ed in particolare il Patriarca Maronita Bechara Rai prende in considerazione la
totalità degli elementi che presenta la situazione. Dopo aver osservato e
sperimentato le conseguenze della politica occidentale ed americana e dei suoi
alleati sulla presenza cristiana in Iraq, Terra Santa ed Egitto; e dopo aver
ascoltato i diversi interventi dei Vescovi orientali al Sinodo nell'ottobre
2010, i responsabili della Chiesa in Libano e in tutta la regione sono
obbligati a essere più vigili nei loro giudizi che non devono andare contro la
ragione ed i fatti reali. La Chiesa afferma la necessità di un cambiamento, di
riforme e di un rispetto delle libertà, ma quello che sta avvenendo in Siria
rischia di mandare al potere un regime teocratico e salafita che sarà molto
diverso dagli slogan dietro ai quali ha nascosto le sue azioni. Un regime
ideologicamente contrario alla libertà ed alle diversità culturali. La Chiesa
vuole attirare l'attenzione su questo pericolo e considera che l'attuale regime
ha ancora la possibilità di realizzare i cambiamenti richiesti da una grande
parte del popolo siriano. Per questo la Chiesa ritiene che sia imperativo
fermare la violenza, avviare un dialogo ed arrivare ad un minimo di intesa
perchè una guerra civile in Siria si trasformerà immediatamente in una guerra
confessionale che potrà incendiare tutta la regione e non solo il Libano.
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3) Quali possono essere le
conseguenze per il Libano della crisi in Siria?
La situazione politica, economica,
confessionale e della sicurezza in Libano è direttamente influenzata dalla
situazione siriana. Questo spinge i responsabili libanesi a voler controllare i
movimenti del traffico di armi e il passaggio di gruppi armati tra i due
territori. Non mi riferisco a quella parte della classe politica libanese che
attende una sconfitta del regime siriano e che è stata paradossalmente la sua
alleata privilegiata, contro i libanesi liberi, quando l'esercito siriano
occupava il Paese dei Cedri.
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4) Come sono i rapporti tra le comunità cristiane libanesi e quelle siriane?
4) Come sono i rapporti tra le comunità cristiane libanesi e quelle siriane?
I rapporti sono ottimi. Sono vissuti
in uno spirito di scambio e di comunione ecclesiale e pastorale. D'altra parte
le strutture dell'APECL (Assemblea dei Patriarchi e dei Vescovi Cattolici)
facilita questa comunione nel quadro delle differenti attività. Noi pensiamo
che questi rapporti possono costituire una realtà positiva e pacificante
all'interno del conflitto. Sarà un passaggio non facile da realizzare,
soprattutto nelle condizioni attuali, ma che potrebbe non essere impossibile in
un futuro non troppo lontano
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