ll ricordo di ciò che è stato quel Paese straordinario non deve svanire a causa della barbarie che oggi lo avviluppa.
MESOPOTAMIA
Ho cercato storie nella terra dove il sole appena nato già folgora con atomica chiarità. Ne ho trovate tante. Fiabe narrate come miti. Immagini di antiche vicende celate in fondo ai cuori. Visioni fantasticate nel tremore.
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Alba sul fiume Eufrate. Foto di Maria Antonietta Carta |
Esistono esseri infernali, orride streghe con tremendi artigli, mostri maligni che invadono i corpi e i cuori della gente.
È vero, mi confidarono uomini gentili, titubanti per paura di non essere creduti, ma rassicurati dalla mia complicità mi raccontarono di creature fantastiche che insidiano poveri innocenti.
Nell’Eufrate abita una jinn che possiede castelli d’oro in fondo agli abissi colorati di smeraldo e lapislazzuli. Un giorno, rapì un pastore per farsi amare, ma infuriata uccise i loro figli quando egli, sentendo nostalgia del suo villaggio, l’abbandonò.
Una sorella molto devota al fratello cacciatore lo fece assassinare per godere in libertà gli amplessi di un bel demone giovinetto nato dagli ossi della selvaggina che avevano mangiato. Nascosto nelle viscere di una principessa, c’era un serpente rosso che bisognava esorcizzare prima di possederla. Sono buccia di cipolle gli ingannevoli tesori di jinn dispettosi.
Mesopotamia. Crocevia di culture preziose per il cammino dell’Umanità; di grandi rotte commerciali nelle quattro direzioni, ma anche di eserciti.
I suoi antichi sacerdoti scrutavano l’Universo, conoscevano l’alchimia e praticavano la magia. Mistici trovavano tormenti e illuminazioni nelle sue lande deserte. Come sono misteriose le statue, con gli occhi colmi di stupore, degli uomini che a Mari esponevano i loro simulacri nei templi degli dei che avevano sognato.
Mari, tempio di Ishtar. Statua dell’intendente Ebih-Il in preghiera con le mani giunte ( 2400 a. C.) |
Terra di vasti orizzonti. Steppe assolate, oasi rigogliose e innumeri colline lievitate dal sovrapporsi di civiltà spesso sepolte dalla desolazione di guerre sanguinose.
Terra senza tempo. Scrigno di un immenso retaggio e linfa vitale per tradizioni millenarie.
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Il villaggio di Jerf el-Ahmar (9500-8700 a. C.), riva sinistra dell’Eufrate.https://archeorient.hypotheses.org/3900 |
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Tell Shiukh, Valle dell’Eufrate, 2010. Abitanti del villaggio osservano il lavoro di un archeologo. Foto di Salima Karroum
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Terra abitata da donne tenaci, che amo per il portamento fiero e per i colori gioiosi in cui avvolgono, con grazia e bella dignità, la loro vita sacrificata.
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Due fanciulle, Wardeh e Nasmiyeh a Tell Tuneinir, sito del III millennio a 15 km da Hassakeh (1989). Foto di Maria Antonietta Carta |
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Mentre il sole tramontava sulla valle dell’Eufrate (1988). Foto di Maria Antonietta Carta |
Mesopotamia ammaliatrice, fecondata dai tuoi eterni amanti, generosi, carezzevoli, ma anche devastanti ma anche avari: Tigri ed Eufrate, colorati come il firmamento che in essi si rispecchia.
Fiume Eufrate nei pressi di Doura Europos . https://www.gettyimages.. |
Terra di sofferenze e di visioni ineffabili, di cieli luminosi e di tremendi arcani. Specchio dell’umana odissea e della sete d’infinito.
Damasco 1996
Sono arrivata a Damasco nel pomeriggio per salutare una connazionale di passaggio in Siria e consegnarle la prefazione del mio libro di racconti popolari siriani per l’editore italiano. Damasco, che ogni volta mi sorprende.
Il taxi, dopo aver scalato le prime pendici del Jebel Qassiun, che sovrasta la città, mi lascia a Muhajerin (il quartiere degli emigranti), dove abita il mio amico Mohammad, che fa il fotografo, e racconta la sua terra e la sua gente con immagini colme di una intensa comunanza che mi emoziona sempre.
Celebriamo la nostra rinnovata complicità bevendo caffé e fumando nella penombra della sua cucina. «Ricordami che devo farti vedere qualcosa» mi dice, dopo uno dei suoi silenzi assorti, con una luce divertita misteriosa negli occhi.
In questo periodo, sto traducendo alcune fiabe raccolte presso gli abitanti della Giazira siriana (Mesopotamia) e poiché i loro dialetti hanno molte espressioni che non conosco lui, che è nato e ha trascorso l’infanzia in quella regione, mi aiuta. Penso che, forse, ha una nuova storia per me. Più tardi, mentre ci avviamo all’albergo in cui alloggia la mia conoscente italiana, mi ripete: «Non dimenticare che devo mostrarti qualcosa». Capisco che si diverte a stuzzicare la mia curiosità, ma non gli bado troppo. Sono ancora stanca per il viaggio e non ho voglia di essere curiosa.
Terminata la visita, mi lascio condurre nella notte damascena. Senza accorgermene mi ritrovo dentro il Centro Culturale francese, dove si sta inaugurando una mostra pittorica. Strette di mano, sorrisi affettuosi o di circostanza, chiacchiericci. Qualcuno mi mette in mano un foglio di carta color ocra bruna. Infilando il foglio in tasca senza leggerlo, mi accorgo che Mohammad si è dileguato.
Vago, sola, nella confusione chiassosa che mi assedia da ogni parte e all’improvviso mi ritrovo dentro un altro universo, circondata da sconvolgenti immagini colorate di neri e rossi purissimi, esseri con bocche avide e braccia tentacolari a cui non si può sfuggire.
I protagonisti delle storie che ho ascoltato lungo l’Eufrate: nelle tende dei nomadi, nei villaggi e nelle città della Mesopotamia! Inquietanti Lilith o il demone Lamashtu o la sensuale Inanna, dipinti su grandi tele e pergamene, rappresentati come donne implacabili. L’inesorabile fascino di un mondo inafferrabile e la rabbia per tutto ciò che ne sconvolge l’essenza sono raccontati in questi disegni.
É ricomparso Mohammad. Mi scruta.
- Chi è il pittore? - gli chiedo.
- Quello lì in fondo. – mi risponde indicandomi un ragazzo ombroso e dimesso.
È evidente che non ama le chiacchiere ed è infastidito dalla gente che gli sta intorno, penso. Mi avvicino a lui e senza preamboli lo provoco:
- Tu le conosci le jinn! Hanno tentato o fatto soffrire anche te, vero?
- Chi sei? Che ne sai? - Mi domanda interdetto. E non si aspetta una risposta.
Tornata a casa, auguro la buona notte al mio ospite e vado subito a letto. Qualcosa mi impedisce, però, di dormire. É' il foglio color dell’ocra bruna infilato distrattamente in tasca al vernissage. Mi alzo a prenderlo e lo leggo:
Nacqui in Mesopotamia come mia madre.
E furono mia madre e la Mesopotamia a dare un’impronta indelebile alla mia esistenza. Sin dalla prima infanzia, quando mi nutrivo con il latte puro del seno materno e l’odore della terra.
Poi, avevo cinque o sei anni, cominciai a mangiare la terra. Ne mangiai tanta che stavo per morirne.
Wardanan, la vecchia saggia del quartiere, stabilì che meritavo un castigo. Mischiò la terra con il pepe. E io smarrii le mie radici.
Prima di quel giorno, l’attaccamento alla vita e alle sue creature, di cui condividevo la fede, era sconfinato. La mia capacità di amare era certa. Dopo di allora, lo sconvolgimento. La meraviglia per la vita e il suo divenire mi sono ormai indifferenti. Il mio dolore si è fatto greve e denso, dalla punta della lingua fino al profondo del cuore.
Da quel giorno, il mio sangue circola a stento. (S. Adam)
Adam. Adamo. Nome denso di significati: sangue, terra rossa, quello della vita, il respiro. Nome nato in Mesopotamia.