Qui il testo dell'intervento di Monsignor Giuseppe Nazzaro , Vicario Apostolico emerito di Aleppo , relativo alla situazione siriana
Sulla
guerra in Siria è stato detto e scritto molto, anzi moltissimo. Mai
nessuno, a mio avviso, ha detto o scritto circa il perché di questa
guerra fratricida. Sono stati gettati fiumi di inchiostro dicendo che
si doveva 'eliminare un dittatore', il che, sempre a mio avviso, è
tutto da provare, perché, guardandomi attorno onestamente, faccio
molta fatica a trovare nello scacchiere medio orientale un paese
dove non esista dittatura. Chiamateli con tutti i nomi che volete e,
alla fine, siete costretti ad ammettere che, in quello scacchiere,
tutti a modo loro sono dei dittatori.
La
ragione di questa guerra è da ricercarsi nell’interpretazione
della legge predominante in quei paesi. Il
Signor Bashar El Assad aveva instaurato nel suo paese un governo a
carattere laico, che è in netto contrasto con il sistema di quelle
regioni.
Una
guerra la si fa almeno per due motivi: difensiva od offensiva. In
Siria non è stato così perché il paese viveva in pace, il
progresso economico era in continuo aumento, il rispetto dei valori
umani esisteva. Certo, vi saranno anche state cose che forse sfuggono ad
un comune schema sociale-politico, ma in quale paese di questo mondo tutto fila
liscio come l’olio? Ogni paese ha i propri scheletri nascosti. È
inutile proclamarsi fautori di 'libertà' e di tante belle cose che si
attribuiscono a questo termine e che, nella maggior parte dei casi,
stridono col profondo senso della libertà stessa.
La
guerra in Siria è stata iniziata, sostenuta e finanziata, non in
nome di una libertà che, proprio con la guerra, è
stata tolta al paese ed ai suoi cittadini;
non in nome di un benessere che già esisteva e si espandeva
continuamente. Guardiamo per esempio: quante sono state le fabbriche
saccheggiate dei loro macchinari dalla regione di Aleppo e
trasportate in Turchia, e non dai padroni siriani perché magari
volevano evadere le tasse locali, come avviene altrove. (Le stime parlano di circa 2.000 fabbriche saccheggiate e svuotate dei
propri macchinari). Il turismo era in continuo aumento, sia quello
religioso che veniva per scoprire, conoscere e venerare le vestigia
del primo cristianesimo, sia il semplice turismo a carattere
culturale o, se vogliamo, di curiosità, per conoscere altri popoli,
usi e costume locali ecc…. La guerra in Siria ha avuto ed ha un
solo scopo: il commercio di armi per l’Occidente
e l' ideologia religiosa per i fautori locali.
E così siamo finiti nelle mani di un terrorismo di carattere
internazionale, ma sempre pagato e sostenuto da chi ha soffiato sul
fuoco della cosiddetta 'dittatura' (gli stessi terroristi hanno fatto il
nome dei paesi medio orientali che li finanziavano), dei cosiddetti 'diritti umani' e tutti hanno seguito questo coro.
Nessuno s’è
posto il problema: ma questi che puntano il dito contro la Siria con
la scusa che è governata da una dittatura, che non rispetta i diritti
umani, chi sono?:
come governano i loro paesi, presso di loro i diritti umani sono rispettati?
Un attimo di riflessione signore e
signori, è d’obbligo!
Questi che puntano il dito contro la Siria ed il suo governo: cosa
intendono per diritti umani? Veramente loro intendono i diritti umani
di cui ci parla la “Carta delle Nazioni Unite?” Oppure, loro
parlano di “diritti umani” che corrispondono soltanto al loro
credo religioso?
La
conseguenza di tutto ciò è che siamo caduti in mano a varie
categorie di terroristi che si potrebbero semplicemente definire mercenari
seminatori di morte. Perché la presenza di giovani occidentali in
mezzo alle bande armate dell’ISIS non si può spiegare soltanto
per le loro convinzioni religiose. Ormai è risaputo che nell’ISIS
vi sono anche individui annoiati della vita in Occidente e che sotto
l’effetto della droga vanno per il mondo a sperimentare altri
stimoli alla loro bestialità. L’ISIS tagliando la testa ai
malcapitati che non la pensano come loro, fornisce a questi
sbandati un senso di ebbrezza.
L’Occidente
s’è svegliato soltanto ora dal proprio letargo perché quei banditi hanno eseguito in diretta due decapitazioni di due
occidentali. E le migliaia di morti degli ultimi due anni,
appartenenti a qualsiasi credo religioso, compresi sunniti? perché "non erano abbastanza feroci da uccidere un loro fratello, non sono dei
duri, quindi non meritano di vivere e noi li eliminiamo" ?
L’Occidente
ha mai saputo che da due anni ISIS recluta ragazzini ed impartisce
loro lezioni pratiche come si deve tagliare la testa ad un infedele? L’Occidente ha mai saputo che le mamme profughe in Giordania hanno
venduto e vendono le proprie bambine agli sceicchi del golfo? Sono
cose che accadono alla luce del giorno da qualche anno. Noi dinanzi a queste terribili situazioni rispondiamo con noncuranza: non ci
interessa. E perché? perché non sono toccati i nostri interessi. I
due decapitati che il mondo intero ha visto tramite la TV erano dei
nostri; perciò, dobbiamo intervenire! Altrimenti che fine faremo? .. . E,
tutti gli altri decapitati? Iniziando dai 120 poliziotti siriani che
furono decapitati a Gisser Choughour il 2 giugno 2012? Chi sono? Cosa
sono? Sono esseri umani come noi o noi li consideriamo semplicemente
come animali che non hanno valore e non ci interessano? Non erano pure
quelli uomini come noi? Perché abbiamo permesso tutto questo? Quale
è stato il motivo? Il motivo è stato ed è sempre lo stesso:
vendere armi, sfruttare i più deboli, portando via ciò che
possiedono. Per fortuna non si riesce a portare via la loro dignità
di uomini, di esseri umani, di creature figli di Dio.
L’assedio
alla città di Aleppo, ha privato milioni di persone di acqua
potabile per mesi, e questa situazione continua ancora oggi; lo sa
l’Occidente che la maggior parte degli aleppini si disseta con
acque inquinate o dai pozzi che esistono nelle moschee e nelle
chiese. L’aver interrotto l’erogazione dell’elettricità, del
gas da cucina, ha costretto gli aleppini a spogliare i loro bei
giardini pubblici. Aleppo aveva degli splendidi giardini, oggi sono
quasi tutti spogli di alberi, la gente li taglia per cuocere il cibo,
per riscaldarsi d’inverno, il gasolio da riscaldamento non esiste
più e se si trova costa enormemente e non tutti possono
acquistarne.
Aleppo,
una volta città opulenta per le sue fabbriche e per il suo
commercio, oggi è prostrata, ridotta ad un cumulo di macerie. La
gente è affamata. Gli unici che dispongono di qualche soldo sono
coloro che ancora lavorano impiegati dal Governo, tutto il settore
privato è morto.
Tutto ciò perché l’asino dal minareto tiene tutti sotto tiro. Chi si muove è passibile di morte.
“Chi ha
portato l’asino sul minareto conosce il modo per farlo scendere”.
È
un proverbio della sapienza popolare orientale. Esso ci insegna che: l’uomo è capace di fare tante cose: le buone e le meno buone, e qualche volta, le seconde si trasformano in pessime.
Chi
ha creato ISIS? Un personaggio che fino ad un paio d’anni addietro
era l’incontrastato dominatore in Medio Oriente oggi ha il coraggio
di scrivere che: purtroppo la creatura che
abbiamo messo al mondo ci è sfuggita di mano e la dobbiamo combattere...
E chi aspettano a far scendere l’asino dal minareto? Questa persona
col suo governo assieme agli sceicchi l’hanno fatto salire, che lo
facciano scendere immediatamente, se vogliono realmente fare del bene
all’umanità.
"Sì, l’asino deve scendere dal minareto, ma non saremo
noi a farlo. Noi creeremo un' altra creatura che farà scendere
l’asino". Poveri illusi! Non si vuole comprendere che non siamo
all’altezza di nulla. Siamo capaci soltanto di creare altri guai.
Si vuol far credere al mondo che armando la cosiddetta opposizione
moderata siriana, questa farà scendere l’asino dal minareto?
Niente di più stupido. Anche un ragazzino comprende che ISIS fa
tutto questo non solo per crearsi il proprio califfato, ma anche per
spodestare il presidente Assad, e questo è l’obiettivo della
cosiddetta opposizione al Regime (che la chiamiate opposizione moderata o fondamentalista, tutti vogliono la stessa cosa), e in conseguenza di tutto
ciò avremo che le file di Isis si ingrosseranno anche degli ultimi
arrivati, preparati ed armati da 40 Stati della cosiddetta Coalizione.
(Eppure la storia del Medio Oriente degli ultimi 20 anni ci dovrebbe
illuminare, perché già vi è stato qualche altro che ha creato un
asino simile per combattere una sigla nella zona, ed ora questo asino
combatte chi l’ha creato). Siamo troppo intelligenti per
impegolarci in una guerriglia in Medio Oriente. Perciò, in barba a
tutti gli appelli di persone di buona volontà e raziocinio, continuiamo ad
armarli pur di star bene noi e sfruttare, poi, i poveri malcapitati
che furbescamente abbiamo armati...
+ Giuseppe Nazzaro
I leader religiosi del Medio Oriente alle Nazioni Unite
Traduzione del testo integrale dell’Appello presentato alle Nazioni Unite a Ginevra
Noi, Patriarchi e Vescovi delle Chiese del Medio Oriente, compreso l’Iraq e la Siria, invitati dalla Missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, siamo venuti a testimoniare la drammatica situazione di questi paesi, che colpisce le nostre comunità e l’intera popolazione.
Per quasi 2.000 anni, le comunità cristiane hanno vissuto nella zona con continuità. Ma ora, soprattutto in Iraq e in Siria, siamo il bersaglio dei criminali dello Stato islamico che ci perseguita “in nome di Dio” per il nostro credo religioso: una flagrante violazione del diritto fondamentale alla libertà religiosa. L’ideologia sulla quale lo Stato islamico giustifica la sua aggressività è fondamentalmente contraria ai diritti umani, perché conduce al genocidio, alla morte di persone innocenti, e ad altri abusi gravi.
Così, lo Stato islamico è una minaccia non solo per i cristiani e per gli altri gruppi etnici e religiosi, ma per l’intera società, in Medio Oriente, e verso tutta la comunità internazionale. Se non viene fermamente condannato ed efficacemente spazzato via, questa ideologia porterà alla rovina dell’intero sistema dei diritti umani, creando un pericoloso precedente di indifferenza per la protezione delle persone vulnerabili.
I massacri e le atrocità commesse dallo Stato Islamico in Iraq e Siria, che attualmente restano impuniti, costituiscono anche crimini contro l’umanità.
Di conseguenza, sulla base del diritto umanitario internazionale, la comunità internazionale ha il dovere di intervenire e la responsabilità di proteggere le comunità e gli individui colpiti, come indicato nelle definizioni stabilite dall’Assemblea Generale nel corso degli ultimi anni. La responsabilità di proteggere si applica quando lo Stato – come è il caso dell’Iraq – non è in grado di proteggere i propri cittadini.
I cristiani in Iraq non dovrebbero essere privati dei loro diritti in quanto comunità religiosa, come definito nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. I cristiani devono essere riconosciuti e trattati come cittadini uguali. Loro hanno il diritto di rimanere in sicurezza nel loro paese d’origine ed essere protetti dal loro governo secondo un sistema giuridico conforme ai Diritti dell’Uomo.
Chiediamo fortemente che sia fornito alle nostre comunità un sostegno umanitario, finanziario e sociale e sia garantita la loro sicurezza. È urgente, soprattutto con l’arrivo dell’inverno, che si garantisca un riparo per gli sfollati, insieme a delle adeguate condizioni di vita, ad appropriate cure mediche, e alla scolarizzazione per i bambini.
Se tali disposizioni sono necessarie e molto urgenti, il giusto ritorno di queste persone nelle loro case e nelle loro proprietà dovrebbe essere agevolato dalla comunità internazionale e garantito dall’azione delle Nazioni Unite, fino a quando le autorità nazionali potranno esercitare la loro responsabilità su tutto il territorio del paese.
La priorità è ora la necessità di sconfiggere lo Stato islamico e di ripristinare la possibilità di coesistenza pacifica, in cui la dignità e i diritti e i doveri di ogni cittadino siano applicati e rispettati.
Ginevra, 16 settembre 2014
S.B. Louis Raphael I Sako, Patriarca della Chiesa cattolica caldea
S.B. Ignace III Yousif Yunan, Patriarca della Chiesa siro-cattolica d’Antiochia
S.E. mons. Nicodemo Daoud Sharaf, Arcivescovo di Mosul (Chiesa siro-ortodossa d’Antiochia e di tutto l’Oriente)
S.E. Ignazio Alhoshi, Metropolita di Francia e dell’Europa meridionale e occidentale (Arcidiocesi di Francia ortodossa d’Antiochia, Chiesa greco-ortodossa)
Mons. Cyrille Salim Bustros, Arcivescovo di Beirut (Chiesa melkita greco-cattolica)
S.E. Anba Louka E-Baramoussi, Arcivescovo della Svizzera occidentale e della Francia meridionale (Chiesa copto-ortodossa)
S.E. Giuseppe Nazzaro, Custode di Terra Santa emerito, vicario apostolico emerito di Aleppo (Chiesa cattolica romana)
Mons. Ghossan Aljanian, Luogotenente della diocesi della Svizzera (Chiesa armena ortodossa)
Traduzione italiana del Patriarcato latino di Gerusalemme
Fonte: Radio Vaticana
Noi, Patriarchi e Vescovi delle Chiese del Medio Oriente, compreso l’Iraq e la Siria, invitati dalla Missione permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra, siamo venuti a testimoniare la drammatica situazione di questi paesi, che colpisce le nostre comunità e l’intera popolazione.
Per quasi 2.000 anni, le comunità cristiane hanno vissuto nella zona con continuità. Ma ora, soprattutto in Iraq e in Siria, siamo il bersaglio dei criminali dello Stato islamico che ci perseguita “in nome di Dio” per il nostro credo religioso: una flagrante violazione del diritto fondamentale alla libertà religiosa. L’ideologia sulla quale lo Stato islamico giustifica la sua aggressività è fondamentalmente contraria ai diritti umani, perché conduce al genocidio, alla morte di persone innocenti, e ad altri abusi gravi.
Così, lo Stato islamico è una minaccia non solo per i cristiani e per gli altri gruppi etnici e religiosi, ma per l’intera società, in Medio Oriente, e verso tutta la comunità internazionale. Se non viene fermamente condannato ed efficacemente spazzato via, questa ideologia porterà alla rovina dell’intero sistema dei diritti umani, creando un pericoloso precedente di indifferenza per la protezione delle persone vulnerabili.
I massacri e le atrocità commesse dallo Stato Islamico in Iraq e Siria, che attualmente restano impuniti, costituiscono anche crimini contro l’umanità.
Di conseguenza, sulla base del diritto umanitario internazionale, la comunità internazionale ha il dovere di intervenire e la responsabilità di proteggere le comunità e gli individui colpiti, come indicato nelle definizioni stabilite dall’Assemblea Generale nel corso degli ultimi anni. La responsabilità di proteggere si applica quando lo Stato – come è il caso dell’Iraq – non è in grado di proteggere i propri cittadini.
I cristiani in Iraq non dovrebbero essere privati dei loro diritti in quanto comunità religiosa, come definito nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. I cristiani devono essere riconosciuti e trattati come cittadini uguali. Loro hanno il diritto di rimanere in sicurezza nel loro paese d’origine ed essere protetti dal loro governo secondo un sistema giuridico conforme ai Diritti dell’Uomo.
Chiediamo fortemente che sia fornito alle nostre comunità un sostegno umanitario, finanziario e sociale e sia garantita la loro sicurezza. È urgente, soprattutto con l’arrivo dell’inverno, che si garantisca un riparo per gli sfollati, insieme a delle adeguate condizioni di vita, ad appropriate cure mediche, e alla scolarizzazione per i bambini.
Se tali disposizioni sono necessarie e molto urgenti, il giusto ritorno di queste persone nelle loro case e nelle loro proprietà dovrebbe essere agevolato dalla comunità internazionale e garantito dall’azione delle Nazioni Unite, fino a quando le autorità nazionali potranno esercitare la loro responsabilità su tutto il territorio del paese.
La priorità è ora la necessità di sconfiggere lo Stato islamico e di ripristinare la possibilità di coesistenza pacifica, in cui la dignità e i diritti e i doveri di ogni cittadino siano applicati e rispettati.
Ginevra, 16 settembre 2014
S.B. Louis Raphael I Sako, Patriarca della Chiesa cattolica caldea
S.B. Ignace III Yousif Yunan, Patriarca della Chiesa siro-cattolica d’Antiochia
S.E. mons. Nicodemo Daoud Sharaf, Arcivescovo di Mosul (Chiesa siro-ortodossa d’Antiochia e di tutto l’Oriente)
S.E. Ignazio Alhoshi, Metropolita di Francia e dell’Europa meridionale e occidentale (Arcidiocesi di Francia ortodossa d’Antiochia, Chiesa greco-ortodossa)
Mons. Cyrille Salim Bustros, Arcivescovo di Beirut (Chiesa melkita greco-cattolica)
S.E. Anba Louka E-Baramoussi, Arcivescovo della Svizzera occidentale e della Francia meridionale (Chiesa copto-ortodossa)
S.E. Giuseppe Nazzaro, Custode di Terra Santa emerito, vicario apostolico emerito di Aleppo (Chiesa cattolica romana)
Mons. Ghossan Aljanian, Luogotenente della diocesi della Svizzera (Chiesa armena ortodossa)
Traduzione italiana del Patriarcato latino di Gerusalemme
Fonte: Radio Vaticana