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domenica 19 aprile 2020

Oltre la logica della guerra

Georges Sabé è uno dei Fratelli Maristi di Aleppo, in Siria. Ci invita a vedere in questa crisi sanitaria legata alla pandemia che segue nove anni di guerra, un vibrante richiamo alla vita.


Dal sito della Chiesa Cattolica in Belgio
Intervista di Laurence D'Hondt  a frère Georges Sabé, ad Aleppo.
15 aprile 2020

Cathobel: Dopo 9 anni di guerra, Aleppo è entrata in un periodo di confinamento…. Questo cosa significa?
G.S.: Le autorità hanno istituito un coprifuoco dalle 18:00 alle 06:00; tutti i negozi non alimentari sono chiusi, anche le scuole e le università. Rimangono aperti solo alcune farmacie e dei supermercati. Gli Aleppini possono lasciare le loro case durante il giorno, ma l'economia è a un punto morto, anche se fino ad oggi nessun caso ufficiale di contagio è stato identificato ad Aleppo.

C. Cosa significa il confinamento, per la sopravvivenza economica degli Aleppini?
G.S.: La situazione è molto difficile: metà degli Aleppini vive come lavoratori a giornata, vale a dire che vivono di ciò che guadagnano di giorno in giorno. Adesso, non hanno più risorse. Ci sono anche persone anziane, circa 200.000 i cui figli si sono rifugiati all'estero, sono morti, o sono ancora nell'esercito. Con l'obbligo di restare in casa, queste persone anziane vengono lasciate a se stesse. Siamo particolarmente attenti a questo e attualmente offriamo 125 pasti al giorno. Dopo nove anni di guerra, questo confinamento è ovviamente molto difficile, soprattutto perché non possiamo lasciare Aleppo. Dopo che gli ultimi distretti nella parte orientale della città, che erano ancora nelle mani del gruppo jihadista Fronte Al-Nosra, furono riconquistati dall'esercito, il 16 febbraio abbiamo conosciuto tre settimane di vita normale in quasi 10 anni!

C: In che modo la comunità cristiana sopravvive a queste prove?
G.S.: Innanzitutto, ci sono alcune cifre da ricordare: ad Aleppo eravamo 250.000 cristiani, comprendendo tutte le confessioni ecclesiali prima della guerra. Oggi siamo solo in 25.000. Solo il 10% di tutti i cristiani di Aleppo. I cristiani che se ne sono andati non torneranno, tranne alcuni anziani che non sono stati in grado di adattarsi al loro paese di esilio. Questo è irreversibile. Ora stiamo cercando di aiutare coloro che sono rimasti in città a rimanere sul posto e a continuare una vita normale, ma molti se ne andrebbero se potessero.

C: Come avete festeggiato la Pasqua in queste condizioni?
G.S.: Per le comunità cristiane di Aleppo, la Settimana Santa e la festa di Pasqua sono l'occasione per grandi raduni e feste. I cristiani cattolici della città hanno l'abitudine di recarsi nei vari luoghi di culto per essere benedetti, poi dirsi vicendevolmente: "Cristo è risorto", a cui la risposta è: "sì, Cristo è veramente risorto". Quest'anno avremmo dovuto anche inaugurare il restauro della cattedrale greco-cattolica e maronita. Niente di tutto ciò è stato possibile.

C: Qual è il messaggio spirituale che avete trasmesso durante questa Pasqua confinata?
G.S.: I siriani stanno emergendo da nove anni di una guerra che ha focalizzato tutta la loro attenzione sul loro Paese. Ora la crisi non è più specifica della Siria. È un'opportunità per i siriani di condividere la stessa condizione con il resto dell'umanità. Non sono solo i siriani che vengono respinti ai confini, che vivono in situazioni di sofferenza. In ciò che sta accadendo, c'è un forte appello a guardare la terra in modo diverso, come un bene comune, un dono di Dio da condividere. Non siamo invitati a morire su questa terra ma a viverci.

C: La guerra si è fermata?
G.S.: Sì. Temevamo fortemente lo scontro tra gli eserciti turco e siriano. Ma senza alcun accordo il cessate il fuoco si è imposto, in nome di una lotta per la vita. Spero che questo cessate il fuoco faccia pensare ai leader, al di là della loro volontà di potere, a ciò che vogliono veramente per i loro popoli.

mercoledì 15 aprile 2020

Terremoto in Siria e .. curiosità sismiche


Un terremoto di magnitudo 4.7 ha colpito durante la mattinata la costa siriana, 40 km a nord di Latakia ed è stato avvertito in diverse città siriane, in Turchia e a Cipro.
Il Centro Nazionale Siriano per gli eventi sismici ha riferito che un terremoto di magnitudo 4.1 era già stato avvertito all'alba al largo della costa siriana 33 km a nord-ovest di Latakia.
Il Centro ha aggiunto che sono state registrate anche due scosse di assestamento del terremoto. (Fonte: SANA)

Un terremoto di una certa intensità si era già verificato all'inizio di aprile.

Raccogliamo una interessante notizia dalla pagina Facebook del dott. Ali Makhlouf


Nessuna descrizione della foto disponibile.

Gli studiosi siriani sono tornati a focalizzare la grande faglia siro-africana che passa per Masyaf (una città ismaelita nel centro-ovest della Siria), definendo Masyaf come una cittadina che praticamente sta in parte in Africa e in parte in Asia.
Nel villaggio di Al Harif che situato a 3 km a nord della città di Masyaf, si trova l'antico ponte romano bizantino (antico quasi di 2000 anni), costruito su un fiume che attraversa il villaggio. Il ponte si è spezzato nel corso dei secoli e la distanza tra i due lati del ponte è divenuta al giorno d'oggi di 18 metri.
L'immagine può contenere: cielo, albero, montagna, spazio all'aperto e natura

Il geofisico Dott Salman Diab afferma: “Questo ponte spezzato a metà ogni anno si distanzia di quasi 1 cm in un movimento circolare arrivando alla distanza attuale di 18 metri. La causa della rottura del ponte è che vi passa la grande faglia sismica siro-africana. Questa faglia è la continuità della faglia del mar Rosso che separa la placca tettonica africana da quella araba, risale la Siria e passa in quel punto dopo aver attraversato la città di Mesyaf, la divide in due parti fino ad arrivare alla valle dell'Oronte e la valle di Al Ruj”.
L'immagine può contenere: albero, cielo, pianta, spazio all'aperto e naturaIl dottor Salman conferma che questo ponte è stato visitato da molti gruppi di ricercatori e fu studiato nell'incontro mondiale di geologia nel 2009 a Damasco: a questa conferenza parteciparono scienziati da 35 paesi e mostrarono un estremo interesse per questo ponte che viene considerato l'unico luogo sul quale passa questa faglia  che porti due punti stabili sulle due sponde, da un lato la placca africana e dall'altro la placca araba.
Questi due punti stabili mostrano l'evidenza materiale della distanza tra le due placche e tale evidenza è l'unica che si può osservare in tutto il mondo”.

L'immagine può contenere: pianta, albero, spazio all'aperto e natura
Questa faglia sismica passa da fasi attive a periodi di latenza, ogni 250-300 anni circa.
Il sisma si verifica quando si scontrano le due placche tettoniche, è quanto accadde nella storia del villaggio stesso che appunto è chiamato sisma del Harif.
Il sisma dell'Harif ebbe effetti sul castello di Masyaf e devastanti sulla stessa città di Hama.
Il dottor Diaf conclude raccomandando la costruzione di edifici antisismici e che questo fenomeno sia conosciuto a livello internazionale non essendo osservabile altrove nel mondo.

Da tutto questo lo scrittore conclude che la parte ovest del villaggio di Al Harif sta in Africa e la parte est sta in Asia... benché il popolo del villaggio si renda visita senza bisogno di passaporto!
  Con simpatia, dal dottor Ali Makhlouf.

fotografie di Sharif Hadid
traduzione di Samaan Daoud

venerdì 10 aprile 2020

L'augurio pasquale delle Monache della Siria


Carissimi,
  davanti a questa Quaresima e questa Pasqua, scrivere un augurio… a partire da cosa? Dalla nostra situazione in Siria? Parlare ancora una volta di tutto il sistema di manipolazione dell’informazione, delle contraddizioni tra il voler aiutare un popolo e sottoporlo ancora -anche con l’epidemia- a sanzioni?
Parlare delle difficoltà della vita, ora che il dollaro si cambia a 1300 lire, ora che il Libano è crollato e con esso i risparmi di molti siriani, ora che questa cosiddetta pandemia sta bloccando tutto anche qui come ovunque nel mondo ?

In questo tempo siamo stati aiutati, grazie a Dio, da molte riflessioni a dare un valore profondo a quanto sta accadendo, a cogliere l’occasione, l’invito, ad una Quaresima più profonda, che si ponga davvero davanti alla domanda essenziale. La solitudine forzata, la precarietà dell’esistenza, ci mettono davanti alla domanda: se si muore così in fretta, così all’improvviso, allora cos’è la vita? E come viverla “bene”, approfittando di ogni attimo, di ogni possibilità?
Non si può rispondere a questa domanda se non si accetta la precarietà dell’esistenza. Accettare che questa vita non è infinita può farci incontrare l’esperienza che la morte è un portale su una vita più piena, più totale, eterna.

Tra la nostra gente siriana, questo senso dell’esistenza in Dio - vita e morte - lo abbiamo sentito così vitale, così semplice, così senza bisogno di parole: “Siamo nelle mani di Dio”, è la frase comune.
Altrimenti, come accettare la morte di tanti figli? E continuare con forza a vivere?
Sapienza di vita, che è ben diversa dalla rassegnazione passiva, e per noi cristiani ancora di più.
Perché nessuna 'commissione per le fake news' potrà bannarci l’annuncio più importante. C’è una news che nessuno potrà cancellare più, per quanto incredibile possa sembrare: “Al Masih qam ! haqqan qam!”  “Il Signore è risorto, è veramente risorto !”.

Ecco, bene, allora consoliamoci…stiamo tranquilli. Accettiamo tutto”....  No, niente affatto. La Resurrezione di Cristo ci sveglia, ci rende desti, ci sospinge sulle strade del mondo (anche quando siamo in un monastero, sì).  E’ ora di svegliare le coscienze, di destarci.. Giorni gravi si stanno preparando, “sono” già qui...Ce ne accorgiamo?
Apriamo gli occhi, perché la Risurrezione di Cristo ce ne dà la forza.

Tanti ci scrivono che in questa situazione forzata comprendono meglio le 'risorse' di una vita nascosta, della scelta monastica. Certamente, ma poiché i monaci sono 'coloro che vegliano', ebbene, destiamoci.
Con serietà, con responsabilità. Ma anche con speranza. C’è già chi ha vinto il mondo e le forze del male…
  Ecco la Buona Pasqua, nel Signore Gesù Cristo.

     Le vostre sorelle trappiste di Azeir

P.S. una piccola nota di cronaca. Dopo tanti mesi senza cappellano e con 'Messa precaria', dalla fine di febbraio abbiamo con noi un sacerdote siriano che per tanti anni ha vissuto in Italia, Padre Massimo.
Ora che molti ne sono privati, noi possiamo così celebrare tutta la liturgia della Settimana Santa e della Pasqua. Non abbiamo i mezzi per condividerlo sulla rete, però vorremmo dirvi che ogni giorno portiamo tutti con noi nella preghiera, le nostre comunità, i nostri amici, le nostre famiglie, le persone che sono nella sofferenza... e tutti gli altri, conosciuti e sconosciuti. Non è solo un modo di dire, siete veramente presenti.


Ai nostri lettori e amici auguriamo buona e Santa Pasqua, 
affidando con fiducia al Signore che per noi dà la vita 
ogni preoccupazione e domanda di bene. 
Ora pro Siria 

mercoledì 8 aprile 2020

Messaggio dalla Siria al popolo del mondo: "Revocare l'Embargo economico per la dignità dell'Umanità"


di Maria_Saadeh
aprile 2020

Saluti dalla Siria... dal cuore della Siria, dove regnano ancora l'amore, l'orgoglio, la dignità e la persistenza della vita nonostante tutte le minacce di morte subite durante nove anni di guerra.
Mi rivolgo a tutti voi come popoli di questa madre terra, come figli dell'Oriente e dell'Occidente insieme. Ogni giorno seguiamo ciò che accade nel nostro mondo a causa di "Corona"... e ci incoraggiamo l'un l'altro, mano nella mano...
Vi regaliamo tutta la PACE della Terra della pace, della Terra delle Sante religioni, di una terra che ha quasi 12000 anni e che ha diffuso le sue civiltà a tutta l'umanità...
Il nostro pensiero va a tutte le persone che ogni giorno soffrono e perdono i loro cari.
Oggi affrontiamo tutti la stessa epidemia. E per la prima volta nella storia dell'umanità siamo diventati uguali, il mondo intero è minacciato dallo stesso rischio di morte che ci unisce per affrontarla.
Qui non c'è differenza tra asiatici, africani, europei o americani. Non c'è differenza tra ricchi o poveri... Siamo tutti minacciati da una minaccia più grande di qualsiasi guerra che può essere fatta da Stati che si armano sotto titoli farciti di razzismo ed estremismo.

La mia voce non è solo la voce del popolo siriano, ma anche di tutti coloro che hanno pagato pesantemente in guerra come martiri, o di coloro che vivono ancora la paura della morte ogni giorno. La stessa paura che viviamo oggi...
La mia voce è la voce di Palestina, Iraq, Libia, Yemen, Afghanistan, Giappone, Corea, Nicaragua, Cuba, Venezuela e molti altri Paesi...

Sì, oggi siamo tutti ugualmente a rischio, ma non abbiamo le stesse capacità nell'affrontare questa epidemia, né siamo in grado di armarci della necessaria difesa medica, a causa della guerra economica; la guerra dei popoli affamati e della distruzione delle società sotto le cosiddette "Sanzioni Economiche" che alcuni Paesi hanno imposto per punire i popoli di altri Paesi, e che si traducono in un indebolimento delle capacità e degli investimenti, oltre a ritardare la crescita e lo sviluppo.

Per nove anni, in Siria, queste misure coercitive unilaterali che violano tutte le Carte e le Leggi internazionali sono state un ostacolo non solo allo sviluppo del settore sanitario e ospedaliero, ma anche ad assicurare le nuove attrezzature mediche, per non parlare delle centinaia di ospedali distrutti dalle organizzazioni terroristiche.
Anche gli imprenditori e gli investitori sono stati puniti con il congelamento dei loro conti, bloccando così l'economia, che è alla base dello sviluppo, e bloccando molti progetti, compresi gli ospedali che accudiscono la forza lavoro. Purtroppo la disoccupazione ha raggiunto il 50% della popolazione, mentre prima della guerra era inferiore all'8%...
Tutti i segmenti della popolazione sono stati puniti arrivando per l'83% al di sotto della soglia di povertà, il che rende difficile applicare la quarantena per contenere il virus e applicare i trattamenti necessari. A parte il congelamento di tutti i tipi di transazioni con carta di credito, che faciliterebbero il processo di confinamento e l'impegno delle persone in casa, come si fa in altri Stati...
Inoltre, la ri-diffusione di malattie, come la tubercolosi, indebolisce il sistema immunitario e lo rende soggetto ad un maggior numero di infezioni.
Per non parlare dell'emorragia di competenze e cervelli sotto la bandiera dell'Asilo Umanitario. Sì, molti medici, giovani e produttori, addirittura circa il 70% del settore sanitario, per non citarne altri, è partito per cercare condizioni migliori, e nella crisi odierna rappresentano un peso per i Paesi ospitanti e si trovano minacciati perché non avranno priorità nel trattamento contro l'epidemia di Covid19...

Questo è proprio il caso della Siria di oggi. È soggetta al terrorismo economico lanciato dagli Stati che si affermano come giudici delle nazioni. Questi stessi Stati, che dichiaravano di proteggere altri popoli e si davano il diritto di punire altri Stati, non sono in grado di avere un numero sufficiente di dispositivi di respirazione per proteggere i loro cittadini. E sono gli stessi Stati che chiedevano la democrazia e dichiaravano guerre sotto il proclama di difendere i diritti umani e le democrazie, mentre usano il razzismo contro l'umanità intera.

Perché credo fermamente che i popoli e le società abbiano il potere di cambiare il corso della storia e che possano fare molto e dire la loro ultima parola al loro governo.
E perché tutti noi crediamo di essere uguali in umanità, dove non c'è differenza tra l'Oriente e l'Occidente se non con ciò che essi portano di valori umani.
Perché credo che oggi siamo di fronte a un momento storico che darà vita a un nuovo ordine mondiale basato su società in cui i popoli non possono più essere trascurati:
A nome di tutti i siriani, e a nome di tutti i popoli che sono stati "puniti", mi unisco a coloro che chiamano il mondo a porre fine al terrorismo economico e a revocare le cosiddette "sanzioni economiche" applicate a molti Paesi insieme alla Russia, all'Iran e ad altri Stati sovrani.
Oggi, siamo tutti di fronte al momento umanitario che ci tiene tutti insieme su questa terra …

Abbiamo tutti il diritto alla vita ...
Abbiamo tutti il diritto a una vita dignitosa...
Tutti abbiamo il diritto di scegliere il nostro destino
Per tutti coloro che credono che siamo uguali nei nostri diritti...
E per tutti coloro che credono che possiamo superare questo flagello ergendoci con una vera e propria presa di posizione umanitaria con noi stessi, e di fronte ai nostri Stati che garantiscono la nostra sicurezza ...
Uniamoci, tutti i popoli di questa terra, con la solidarietà di fronte a tutto ciò che ostacola il diritto di ogni essere umano ad avere una vita libera e dignitosa...
Dimostriamo al mondo intero che i diritti umani iniziano con il rispetto del suo diritto alla vita.
Correggiamo il concetto di "Umanità" e abbattiamo questo sistema di "sanzioni" che non si addice più alla dignità dell'uomo, nè all'umanità che tutti noi meritiamo.

Maria_Saadeh
Membro indipendente dell'Assemblea del popolo siriano

domenica 5 aprile 2020

I due fronti della Siria: Guerra e COVID19

Nonostante nove anni di feroce guerra alla Siria e sotto terribili sanzioni, la Camera dell'Industria di Aleppo ha lanciato un'iniziativa con gli artigiani e industriali locali, per affrontare la pandemia Corona producendo ventilatori completamente autoprodotti in tempo record e con i pochi strumenti disponibili sotto le ingiuste sanzioni economiche ... Speriamo presto il completamento della produzione e la validazione medica del ventilatore. Fonte: deputato Fares Shehabi
 Il Ministero della Salute ha annunciato oggi 5 aprile che tre nuovi casi di coronavirus sono stati registrati in Siria, portando il numero a 19 nel paese.

di Afraa Dagher
3 aprile 2020
trad. Gb.P. per OraproSiria

La Siria sta affrontando una guerra come nessun altro Paese. È sotto assedio dal marzo 2011; assedio progettato dal mondo occidentale che ha appoggiato i jihadisti all'interno del Paese, jihadisti che i media occidentali hanno poi avvalorato come "ribelli". Nella fase successiva della guerra, la stessa "coalizione" occidentale entrò in Siria con il pretesto di combattere l'ISIS, quegli stessi terroristi che l'Occidente aveva organizzato e sostenuto per così tanto tempo. La verità, tuttavia, era che, quando i gruppi terroristici che l'Occidente aveva inviato in Siria non fossero in grado di distruggere il Paese sarebbero state necessarie forze esterne, e quelle esterne erano gli stessi Paesi occidentali.

I mercenari terroristi sono però riusciti a raggiungere due obiettivi per l'Occidente: il primo è stato quello di portare il caos nel sistema politico siriano del secolarismo, nella eccellenza del comparto scientifico e nello sviluppo sia economico che militare del Paese. Il secondo era dare ai Paesi occidentali il pretesto per dispiegare le loro truppe in Siria. Ciò è stato realizzato distruggendo infrastrutture, le fabbriche di medicinali, bombardando e assassinando scienziati, sconvolgendo e distruggendo le università e le scuole. Nessuna struttura è sfuggita alle bombe dei terroristi successivamente seguite da attacchi aerei sia della "coalizione" dei Paesi occidentali che a volte di Israele. Il nostro Paese ha vissuto il periodo peggiore di attentati suicidi, attacchi terroristici, cinture esplosive o attentati automobilistici contro le scuole e l'assassinio di bambini. Ad esempio, la scuola elementare Ekrima di Homs è stata bombardata due volte nel 2014. L'Università di Damasco è stata anch'essa bersaglio dei terroristi e gli attentati che vi si verificarono produssero molte vittime. L'Università di Lattakia e la vicina fermata dell'autobus hanno visto molte persone uccise perché era previsto che gli attacchi si svolgessero nelle ore di punta. Molti dei corpi non furono mai identificati. Anche a Tartus, ci furono attentati suicidi.

Tutto ciò si è aggiunto alle mine terrestri lasciate dai terroristi su tanta parte dei territori.

Una delle vittime più recenti e di alto profilo è stata la reporter araba Wafaa Shabrouni, che ora sta ricevendo le sue cure mediche a Mosca.

È difficile contare il numero di volte in cui siamo stati minacciati di bombardamenti da parte degli Stati Uniti, che hanno comunque bombardato il nostro popolo a Raqqa e le posizioni del nostro esercito in Deir el Zour per fornire supporto ai terroristi ogni volta che abbiamo liberato la nostra terra da quei cannibali e selvaggi.

Ricordo quando ci fu un attacco alla mia città nel settembre del 2018. Era guidato da Israele che bombardò tutti gli istituti di ricerca nell'area. A meno che non l'abbiate vissuto, non potete immaginare la sensazione che si prova quando il vostro cielo è pieno di aerei da guerra nemici e le vostre coste sono fiancheggiate da navi nemiche. Io ero un adulto, ovviamente, e non riesco a immaginare come debba essere stato viverlo per un bambino.

È impossibile contare la quantità di persone che sono state cambiate per sempre da questa guerra diventando amputati, disabili o ciechi. Quelli sono i fortunati che sono sopravvissuti. Dobbiamo anche tenere a mente le persone che hanno perso la casa e la propria attività.

Durante tutta questa guerra, i terroristi occidentali hanno preso di mira stazioni idriche ed elettriche che possono (e hanno) portato a malattie, come sta accadendo nello Yemen.

Pur attraversando tutto questo, grazie al grande sforzo del nostro governo e ai grandi sacrifici dei nostri soldati, la vita andava avanti nelle scuole e nelle università, come nei nostri ospedali. Il trattamento del cancro è stato sempre fornito gratuitamente. Come saprete, i terroristi hanno anche bombardato la struttura di trattamento del cancro di Albairon. Per fortuna, all'epoca non c'era nessuna pandemia.

E come ha reagito l'Occidente a tutto ciò? Sanzioni. Sanzioni contro le stesse persone che stavano già soffrendo.

Dopo nove anni di guerra e sanzioni, la Siria sta ora tentando di difendersi da un altro nemico, questa volta sotto forma di pandemia di Coronavirus. Siamo tutti grati, ovviamente, che la Siria non sia stata il luogo da cui è nato questo virus. Se lo fosse stato, l'Occidente avrebbe senz'altro usato il pretesto dell'origine del virus come scusa per bombardare ancora una volta la Siria, questa volta per salvare il mondo.

Riparazione delle condutture idriche che alimentano
la città di Hassaké, da 4 giorni senz'acqua a seguito
delle incessanti aggressioni turche
Ora tutto ciò fa venire in mente una domanda per la "comunità mondiale" e in particolare per il mondo occidentale. Perché non vi vergognate dei vostri doppi standard mentre fate finta di preoccuparvi della vita umana per quanto riguarda il Coronavirus ma non quando bombardate civili innocenti in Siria o distruggete la vita di milioni di persone attraverso sanzioni e guerre? Perché non vi vergognate del vostro alleato, la Turchia, che taglia l'acqua ai siriani nella provincia di al-Hasaka nel bel mezzo di una campagna mondiale per la "pulizia profonda"? Perché non eliminare le sanzioni contro la Siria in modo che il Paese possa acquistare le medicine e le attrezzature tanto necessarie?

Per quanto riguarda il virus stesso, non so se si tratti o meno di una cospirazione. Non so se sia naturale o se si tratti di un'arma biologica diffusa dallo stesso Paese che ha usato una bomba nucleare su Hiroshima. Non ho intenzione di fingere di sapere quali sono le cause del Coronavirus o qual è la cura.
So che molti medici hanno affermato di averne paura e che la Siria sta seguendo il mondo nel prendere precauzioni. Ma devo affrettarmi a sottolineare che, anche durante la guerra, la Siria ha intrapreso molte campagne di pulizia per assicurarsi che le nostre strade e città fossero pulite al fine di proteggerci dalle malattie.

I nostri vicini, il Libano e la Turchia, tuttavia, hanno visto l'infiltrarsi di persone in Siria che sono state infettate dal Coronavirus. Allo stesso modo, la presenza di stranieri nei ranghi dei terroristi e delle forze armate statunitensi potrebbe avere un ruolo anche nella diffusione della malattia. Data la storia degli Stati Uniti nella regione e della stessa Siria, chi sarebbe sicuro di non avere a che fare con il virus? Ti fideresti di loro? Io certamente no.

Mentre i media occidentali stanno trasformando una macchina di propaganda dell'orrore sul virus, il pubblico occidentale dovrebbe almeno essere grato di poter dormire nel suo letto senza la minaccia di missili che piovono su di lui. Puoi andare a fare shopping e nessun attentatore suicida farà a pezzi il tuo corpo. Puoi almeno sentirti al sicuro nella tua casa. Noi non abbiamo questi lussi ma ora abbiamo anche il virus.

Non desidero che nessuno di voi sperimenti ciò che noi abbiamo vissuto negli ultimi nove anni. Meritate di dormire comodamente nei vostri letti di notte, liberi dal terrore. Ma anche noi avremmo questo diritto.

Nessuno di noi sa bene cosa c'è dietro questa pandemia, quanto sia grave, la causa o la cura, quindi dobbiamo essere tutti cauti. Mi congratulo con ogni medico e infermiere che lavora in prima linea, e con Russia e Cina per aver aiutato i Paesi che ne hanno bisogno in questo periodo. La guerra, tuttavia, è brutta e la politica estera occidentale dovrebbe provare una profonda vergogna per quelle nazioni che l'hanno sostenuta.

Spero che potremo essere tutti più uniti dopo la fine di questa crisi e spero che le nostre economie, tutte, risorgano presto. Spero che, quando tutto sarà finito, saremo più uniti e più legati gli uni agli altri.


Afraa Dagher è un'analista politica attualmente residente in Siria. Ha fatto numerose apparizioni sui media commentando lo stato attuale della situazione in Siria e la natura della crisi attuale. È apparsa su RT, PRESS TV ed è ospite regolare del programma radiofonico Truth on the Tracks dello scrittore Activist Post Brandon Turbeville. 
Il suo sito web è www.SyrianaAfrona.wordpress.com.

martedì 31 marzo 2020

“In Siria possiamo contare solo sulla prevenzione: se ad Aleppo arrivassero mille contagi, con cento ricoveri, non ce la faremmo”

distribuzione del pane gratis nei quartieri orientali di Aleppo, in modo che la gente non debba stare in fila ai forni con il pericolo del coronavirus


Intervista a Nabil Antaki di RT in lingua francese.
Traduzione dal francese di Marinella Correggia

La Siria ha confermato un primo decesso per coronavirus. Nove i caso di positivi confermati. Nel suo ospedale ad Aleppo ha constatato l’arrivo di pazienti con sintomi simili a quelli del Covid-19?
Nel mio ospedale no. Ma in altri ospedali ad Aleppo e Damasco ci sono stati casi per i quali clinicamente e radiologicamente si potrebbe sospettare che i malati siano colpiti dal Covid 19. Però i test, che vengono effettuati tutti nei laboratori del Ministero della Salute, tornano negativi. Sono solo 10 i casi dichiarati in Siria ma noi abbiamo l’impressione che ce ne siano di più.

Ma lei nel suo ospedale ha la possibilità di testare pazienti?
No, tutti i test sono inviati a Damasco al laboratorio centrale del Ministero. Dunque non abbiamo modo di testare gli ammalati ma con gli scanner ai polmoni abbiamo l’impressione che alcuni malati morti per affezioni polmonari fossero colpiti dal Covid-19.

Dopo nove anni di guerra avreste i mezzi per far fronte a una crisi sanitaria? Come vi preparate?
Ci prepariamo in ospedale con misure preventive, mascherine, guanti, con i disinfettanti in soluzione, ma se in Siria arrivasse un’epidemia importante, tutti vediamo quel che succede in Europa, la Siria non avrebbe i mezzi per farvi fronte, a causa della lunga guerra e della mancanza di mezzi. Prendo il caso di Aleppo: se ci fossero mille casi di Covid-19 ad Aleppo che ha 2 milioni di abitanti, e cento di essi avessero bisogno della terapia intensiva e respiratori, ecco, non ne abbiamo a sufficienza. Occorre dunque assolutamente strozzare l’epidemia con le misure di prevenzione, perché non abbiamo modo di far fronte a un’epidemia, in Siria.

Ecco, la Siria ha preso una serie di misure per lottare contro la propagazione. In particolare il coprifuoco la sera, il divieto di passare da una provincia all’altra, la chiusura delle scuole e delle università fino a metà aprile. Sono rispettate? Sono sufficienti?
Sì, le persone le rispettano alla lettera, la popolazione collabora in modo esemplare. Sono misure sufficienti? No, perché bisognerebbe fare i tamponi a più persone, soprattutto a chi è impegnato nel settore sanitario e assistenziale, o alle famiglie di chi è ammalato, e a chi è un caso sospetto, per poter mettere in isolamento i portatori di virus. Purtroppo i test si possono fare solo sui malati sintomatici.
In tutta la Siria ci sono solo poco più di 3.000 kit, il ministero ne ha già usato 300, ce ne sono solo più 3.000, su una popolazione di 20 milioni di abitati.

Voi come ospedali, ricevete direttive particolari dal Ministero della Salute?
No, salvo avvertire se sospettiamo che ci siano casi: in tal caso vengono dal Ministero a fare i prelievi necessari e li mandano a Damasco, dove tutti si raccolgono, gli esami e l’informazione.

L'immagine può contenere: una o più persone, persone sedute, scarpe e spazio all'aperto
Giovani ingegneri nella città di Aleppo hanno progettato robot speciali per sterilizzare le mani dei passanti per proteggerli dal virus
La pandemia minaccia soprattutto i sei milioni e mezzo di sfollati nel paese. E’ una causa di preoccupazione?
Certamente. I rappresentanti dell’Onu e anche i vostri media parlano continuamente degli sfollati della provincia di Idlib. Ma non dimentichiamo che anche nel resto del paese, quello sotto l’autorità dello Stato siriano, ci sono sei milioni di sfollati interni e sono anche loro minacciati da un’eventuale epidemia.

L’Unione europea e l’Onu hanno fatto appello al cessate il fuoco in tutta la Siria per permettere una migliore risposta davanti alla minaccia del coronavirus. Ma è realistico questo, soprattutto nella provincia di Idlib?
Il cessate il fuoco di fatto è in vigore da quattro settimane, dopo la fine dei combattimenti, quando l’Esercito Siriano aveva lanciato un’offensiva per liberare una parte della provincia di Idlib. Ma penso che l’Unione Europea e gli Stati Uniti al posto di domandare un cessate il fuoco farebbero meglio a togliere le sanzioni contro la Siria, sanzioni che hanno causato la rovina della Siria e ora sono un pericolo a causa dell’epidemia.

  Fonte: https://www.facebook.com/watch/?v=1523542091133703

giovedì 26 marzo 2020

Le sanzioni statunitensi devono finire adesso


Il Corona virus è arrivato, in primi isolati casi, anche in Siria. 
Tutti conosciamo la sofferenza che il popolo siriano ha patito per 9 anni e a quale ulteriore devastazione andrebbe incontro nella attuale precarietà del sistema sanitario.
Vogliamo trarre un brano da un articolo apparso in risposta alla notizia che gli USA hanno inasprito ulteriormente le sanzioni ai Paesi 'sgraditi': l'imperativo umanitario ad abrogare le sanzioni unilaterali imposte sia raccolto da Organizzazioni Governative, da Governi, da ogni uomo che rifiuti la condanna a morte per migliaia di persone!
OpS




Le sanzioni statunitensi sono devastanti in tempi ordinari. Ma con l'infuriare della pandemia COVID-19, stanno uccidendo più persone che mai.
di Greg Shupak

Le sanzioni sono guerra. Non possono distruggere all'istante la carne come fanno bombe e proiettili, ma uccidono e mutilano comunque. Sottoporre le persone a tali crudeltà è indifendibile in tempi normali: nel mondo pre-COVID-19, la guerra economica americana stava uccidendo i malati di cancro in Iran, stava impedendo ai bambini siriani malati di cancro di procurarsi le medicine necessarie e, secondo una stima di due economisti statunitensi, uccidendo forse quarantamila venezuelani.
Ma punire collettivamente intere popolazioni durante una pandemia globale è forse una forma di barbarie ancora più spietata.

Il coronavirus sta devastando l'Iran, con più di ventimila casi e oltre 1500 morti. Prima della COVID-19, le sanzioni statunitensi hanno colpito il sistema sanitario iraniano, impedendo l'accesso ai farmaci e a beni di prima necessità come i pacemaker cardiaci. A dicembre, Eskandar Sadeghi-Boroujerdi ha descritto le sanzioni come "la punizione collettiva di oltre ottantuno milioni di iraniani attraverso e per mezzo di uno dei regimi sanzionatori più completi e implacabili della storia moderna".

Il segretario di Stato americano Mike Pompeo non può essere preso sul serio quando sostiene che "l'assistenza umanitaria all'Iran è spalancata, non è sanzionata". Le sanzioni hanno ostacolato la capacità dell'Iran di contenere l'epidemia, sabotando la crescita economica, impedendo agli iraniani di accedere al database in tempo reale del coronavirus della Johns Hopkins University e portando Google a rimuovere l'applicazione iraniana di diagnosi del coronavirus dal suo negozio online.
Mentre le sanzioni potrebbero non proibire esplicitamente i beni umanitari, l'attacco finanziario all'Iran ha reso molte aziende riluttanti ad esportare forniture critiche per paura di una punizione del governo statunitense. Nel bel mezzo della pandemia, Washington ha detto che non fornirà alcun sollievo alle sanzioni. Infatti, sta intensificando il suo attacco all'Iran, aggiungendo ulteriori sanzioni come parte della sua "campagna di massima pressione" per decimare il settore petrolifero iraniano: qualsiasi misura che renda un Paese più povero lo lascia necessariamente in una posizione peggiore per rispondere a una pandemia.

Nel frattempo, la Siria ha i suoi primi casi confermati di COVID-19. Per usare un eufemismo, il Paese è malmesso per affrontare la pandemia, non solo a causa della guerra durata nove anni, ma anche perché le sanzioni statunitensi hanno avuto l'effetto di rendere quasi impossibile l'importazione di strumenti medici e di altre forniture mediche.

Nonostante le presunte esenzioni umanitarie, le sanzioni hanno colpito l'assistenza sanitaria siriana, incidendo sull'approvvigionamento di medicinali, impedendo le transazioni con le banche straniere e impedendo a molte compagnie farmaceutiche internazionali di trattare con il Paese. L'amministrazione Trump è arrivata al punto di proibire il passaggio di navi di aiuti alla Siria - anche l'Unione Europea e il Canada hanno imposto sanzioni contro il Paese.
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Semplicemente, il regime di sanzioni sta condannando migliaia di persone alla morte. Che queste sanzioni debbano essere revocate di fronte alla COVID-19 dovrebbe essere un imperativo umanitario non controverso.

https://jacobinmag.com/2020/03/sanctions-coronavirus-covid-19-iran-syria-yemen-cuba

sabato 21 marzo 2020

Siria. La distruzione della memoria: Qalb Loze

Qalb Loze. Facciate ovest e sud.

                                                       LETTURE PER CAPIRE (3° PARTE)
(1° PARTE: Le Città Morte QUI)
(2° PARTE: Le chiese paleocristiane QUI)

di Maria Antonietta Carta

Nel suo libro sulle Città morte, Joseph Mattern scrive: ‘’Qalb Loze è attualmente più difficile da raggiungere di quando ci siamo stati nell’agosto 1928. Allora, partendo da Aleppo verso Antiochia, oltrepassata ‘Ain Delfe si svoltava a sinistra in direzione di Harim1. Dopo la cessione del Sangiaccato di Alessandretta alla Turchia [1939] e la rettifica delle frontiere, ‘Ain Delfe e il tratto della strada che portava a Harim sono in territorio turco. Si sta studiando un nuovo percorso per Idlib… Quindi, posso raccontare quel che vidi nella precedente escursione archeologica, avvenuta in condizioni eccellenti con la guida del vecchio sheikh druzo di Qalb Loze che ci attendeva a Harim’’. (J. Mattern, Villes Mortes de Haute Syrie, pag 105, Beirouth 1944). 
  Com’era dolce percorrere la Siria prima della guerra!
Io, invece, per arrivare a Qalb Loze partendo da Latakia, percorrevo la strada che conduce a Jisr al-Shughur. Da lì, svoltando a sinistra per Qnaye e, lungo l’antico percorso della via Apamea-Antiochia verso Derkush, dove facendosi strada in una profonda gola del Gebel Wastani, che Strabone chiamò Cariddi, si riversa il fiume Oronte. Derkush: un’oasi di pace e di memorie antiche. I bei campi di melograni coloravano di smeraldo le acque del fiume.
Derkush. Il fiume Oronte
A ridosso del villaggio, tagliate nel fianco della montagna, le cave di epoca romana che avevano fornito i blocchi di calcare per edificare gli edifici monumentali pubblici e privati della grande metropoli di Antiochia, allora capitale della Siria Prima. Ora, invece, in certi tratti, sull’altra sponda dell’Oronte si è praticamente già in Turchia. Grazie ai Francesi. I ragazzini giocavano lieti a tuffarsi da un vecchio ponte nel fiume dove in primavera si rispecchiavano i melograni in fiore, e in autunno centinaia e centinaia di cassette di frutti rossi rubino affiancavano la strada in attesa di essere trasportati altrove… E le grotte oracolari e il sepolcro di un giovane soldato romano con una lapide che recita: ‘’Mamma non piangere. Gli uomini sono mortali’’.
Quante migliaia di giovani vite si sta portando via oggi il rovinoso uragano di un’altra guerra insensata e crudele che da nove anni travolge la mia amata Siria!
 Armanaz, antico centro si pensa fondato da vetrai fenici e famosa per la lavorazione della ceramica tradizionale. Harim, fortezza bizantina edificata da Niceforo Focas e teatro di una famosa battaglia tra l’esercito crociato e Norandino che lì ebbe la meglio e catturò Raymondo III di Tripoli, Boemondo III di Antiochia, Ugo VIII di Lusignano e Joscelin III di Edessa. Paesaggi verdeggianti o gialli assolati o color dell’ocra e grigi calcari con macchie color della ruggine: una indimenticabile tavolozza. Uliveti strappati alle rocce coltivati con sapienza. E continui richiami al passato di una terra antica ricca di tante vicissitudini e di grande civiltà. Con me sempre accogliente. Poco più in basso, che mi sembrava di poterla toccare, la fertile piana di Antiochia e ogni volta a quella vista mi arrabbiavo per la prepotenza feroce e i cinici soprusi del colonialismo.
L’archeologo P. Pasquale Castellana e sullo sfondo la Piana di Antiochia
I ricordi si affollano e vogliono essere rievocati. Mi accade sempre quando inizio a raccontare i miei giorni siriani, di cui ho profonda nostalgia. È difficile smettere, anche se con essi si rinnova lo strazio insopportabile per le vicende terribili che insanguinano, distruggono, saccheggiano e tentano con ogni genere di nefandezze di smembrare quello splendido Paese, fino a dieci anni fa in pace e ora vittima della guerra imposta dal nostro incivile Occidente. Rabbrividisco ogni volta al pensiero di questa incessante persecuzione cruenta e dell’ingordigia dei Turchi che si vogliono impadronire di un’altra parte della sua terra e della sua anima.  

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Qalb Loze (il Cuore del Mandorlo in arabo) - situato sulla sommità di un colle tra due altri borghi antichi, Qirq Bize e Behio - fa parte di un gruppo di villaggi drusi del Jebel el-A’la, nati a partire dal X secolo e lontani dalle principali concentrazioni del sud della Siria. Fino a metà degli anni 50 del secolo scorso, i Druzi vivevano nelle abitazioni antiche. La regione del Jebel el-A’la fa parte della provincia di Idlib. Quella provincia che la Turchia sogna di annettersi con la complicità dell’Occidente, come accadde 80 anni fa grazie ai colonizzatori francesi, che per averla dalla loro parte contro la Germania durante la seconda guerra mondiale le  regalarono una parte della Siria. La turpe abitudine di spartirsi i territori altrui continua cinicamente a procurare sofferenze indicibili in questa parte del mondo.
Dopo le rovine di Benabil - con le sue ville antiche ornate di cornici, capitelli dorici e corinzi, timpani, porte e finestre scolpite, sopra il villaggio su un piedistallo l’unica colonna alta 10 metri di un sepolcro romano che un tempo era distilo – e oltrepassati i siti antichi di Khirbet Barish e Kirk Bize, si arriva alla Basilica di Qalb Loze: capolavoro architettonico della seconda metà del V secolo.
 In cima a un colle solenne e imponente, nonostante la semplicità della pietra calcare scolpita con sobria eleganza, essa ci ricorda la maestria degli antichi artigiani. I grossi blocchi di calcare sono perfettamente lavorati e uniti senza alcun elemento coesivo. Il suo interno, che misura m. 25 x 15, è diviso in tre ampie navate separate da due file di tre larghe arcate poggianti su eleganti capitelli corinzi di possenti pilastri e decorate con motivi floreali e geometrici. La navata centrale termina in una grande abside semicircolare di blocchi di pietra ben lavorati. L’archivolto scolpito dell’abside con una colonnetta a ogni lato è veramente di grande effetto. Sulla chiave di volta, era rappresentato il Cristo sostenuto da due angeli. Nei muri sopra gli archi, si apre il claristorio con finestre rettangolari separate da mensole e colonnette che sopportavano l’armatura del tetto sopra la navata centrale. Una cornice regge i beccatelli su cui posano le sottili colonne che alleggeriscono la grande parete. Il coro, sopraelevato, si estende oltre l’abside e vi si accede da cinque gradini. Dietro i muri che racchiudono il coro, a sinistra la prothesis e a destra il diaconicon. Il diaconicon era riservato al clero; la prothesis era invece aperta ai fedeli che vi portavano le loro offerte. Sopra questi due locali si alzavano le camere che attraverso una porta conducevano a un balcone nel coro. La copertura della grande navata era in legno, mentre le navate laterali avevano il tetto a terrazza, con lastroni lunghi 5 m circa, che permetteva una illuminazione migliore dalle finestre del claristorio, L’abside semicircolare conserva intatta la sua cupola e il presbiterio sopraelevato.
Nelle proporzioni e nei motivi scolpiti (archi, acanti, intrecci, simboli cristologici e floreali etc.) gli elementi greco-romani si incontrano armoniosamente con le innovazioni degli architetti e artigiani-scultori siriani. Infatti, al piano basilicale classico si uniscono i pilastri e i grandi archi che rappresentano una novità.
La sostituzione delle colonne con pilastri sarebbe diventato un elemento caratteristico delle chiese siriane posteriori quali la basilica di S. Sergio a Resafe (480-500) e quella di Bizos del VI secolo a Ruweiha, dove saranno ancora più massicci.
Le innovazioni più notevoli si riscontrano però all’esterno. Le basiliche edificate nello stesso periodo in Italia, a Costantinopoli o altrove in Europa, normalmente molto ricche all’interno, a parte la facciata principale non presentano rilievi e ornamenti; invece i Siriani le abbelliscono con simboli e motivi vegetali scolpiti, con colonnette e modanature in rilievo che incoronano le finestre. 
Basilica di Qalb Loze. Sezione della navata centrale, (de Vogüé)

Qalb Loze. Particolare interno della Navata laterale sud

Di particolare interesse è la facciata Ovest, con due torri laterali su tre piani che incorniciavano un vasto portico con arco a tutto tondo sormontato da una terrazza. Oggi, di essa resta soltanto la base del lato sinistro dell’arcata, oltre la quale si apre un portale, dove l’arco di scarico sostiene il peso del muro sopra la porta. A Qalb Loze, questo elemento caratteristico dell’architettura siriana, già presente a Palmira e nel tempio di Giove a Damasco, raggiunge la sua piena realizzazione. Tra le volute delle finestre delle torri, al piano terra, sono scolpite colonnette di stilita. 

Basilica di Qalb Loze. Facciata ovest
Nella facciata sud, si aprono tre porte, di cui una destinata agli uomini e una, la più lontana dal santuario, alle donne: entrambe decorate finemente1, e numerose finestre coronate con modanature, altro tratto originale, che si prolungano ad avvolgere l’edificio.  
Basilica di Qalb Loze. Facciata sud
Basilica di Qalb Loze. chiave di volta dell’arco dell’abside. (Tchalenko)  
A est, dietro il presbiterio, l’abside semicircolare sporge dal muro dritto: ancora un elemento nuovo. Nella maggior parte delle chiese siriane precedenti, essa era incassata nel muro dritto e ciò necessitava un lavoro complesso e una muratura massiccia. L’esterno dell’abside, simile a quella della basilica di S. Simeone, è abbellito da un doppio ordine di sei colonnine addossate e incoronato da una cornice classica. Le colonne dell’ordine superiore poggiavano direttamente sul capitello di quelle inferiori. 
Basilica di Qalb Loze. Abside (de Vogüé)
Basilica di Qalb Loze. Abside. 
Qalb Loze è indubbiamente una delle più belle chiese paleocristiane che gli antichi Siriani abbiano edificato. Come abbiamo già visto, qui alla classica pianta basilicale si uniscono innovazioni importanti dell’arte architettonica e decorativa autoctona quali lo spettacolare arco del nartece e le torri laterali, che troveranno compimento secoli dopo nell’arte romanica in Europa. Speriamo che la barbarie la risparmi.
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(1) La Harenc dei Crociati, che l’occuparono nel febbraio del 1098 dopo la vittoria di Boemondo sui Turchi a Jisr el Hadid. Essi vi stabilirono una sede vescovile.