Lettera
da Aleppo n. 32 ( 4 marzo 2018)
Stavate
aspettando la nostra lettera.
Oltre
alle notizie dei diversi progetti dei Maristi Blu, volevate essere
informati della situazione della città di Aleppo, quella di Afrin e
soprattutto di quello che sta accadendo a Damasco e nel resto del
Paese.
Aleppo
è stata liberata nel dicembre 2016 e da allora i bombardamenti sono
finiti, le strade interrotte sono state riaperte, le forniture di
acqua sono tornate quasi regolarmente in tutte le case, l’elettricità
continua ad essere razionata. Alcuni sfollati interni cercano di
tornare nelle loro case nei quartieri orientali della città. I
piccoli commercianti stanno cercando di riaprire il loro negozio. Le
macerie sono state raccolte in diversi quartieri. Ci rendiamo conto,
adesso, della desolazione della popolazione che viveva sotto
l’autorità degli elementi armati come il “Fronte al-Nusra” o
“Daesh (Stato islamico)”. Le scuole e le università operano
normalmente. La situazione ad Aleppo si sta avvicinando alla
normalità, fatta eccezione per la catastrofica situazione economica
e il ritorno definitivo degli sfollati dall’estero. Purtroppo, per
migliaia di famiglie emigrate il ritorno non è ancora previsto.
Mentre leggete questa lettera, altre famiglie continuano a partire.
Bisogna aspettare che la guerra finisca in tutta la Siria? Quale
futuro ci è riservato?
Diversi
focolai di guerra persistono nel paese.
Prima
di tutto, vorrei fare il punto della situazione ad Afrin, città
nella Siria nordoccidentale la cui maggioranza di abitanti è curda,
al confine con la Turchia. Alcuni mesi fa, il presidente turco ha
deciso di intraprendere una guerra contro i curdi. Il suo esercito ha
invaso il territorio siriano e con incursioni aeree estremamente
letali e un’offensiva sul terreno, occupa un centinaio di villaggi
intorno ad Afrin e circonda la città. Non possiamo dimenticare che
questo territorio fa parte della provincia di Aleppo e che gli
abitanti di questa regione, certamente di etnia curda, sono cittadini
siriani.
A
Damasco, la situazione è molto grave. Da diversi anni, gli elementi
armati del “Fronte al-Nusra” e altre milizie occupano la campagna
di Damasco, la Ghouta. Questi jihadisti hanno continuato a bombardare
i quartieri di Damasco, uccidendo civili e causando distruzione.
Dopo
la liberazione di Homs, di Aleppo, di Deir el Zor, l’esercito
siriano ha deciso di liberare questa enclave. Questa guerra di
liberazione ha certamente causato morti, feriti e sofferenze tra la
popolazione civile tenuta in ostaggio dai jihadisti e ne siamo
profondamente dispiaciuti. Ma non dobbiamo dimenticare che le
incursioni aeree dell’esercito americano che hanno facilitato la
liberazione di Mosul e di Raqqa hanno causato molte più vittime
civili. E come al solito, ogni volta che iniziano battaglie di
liberazione, i media occidentali iniziano a parlare di crisi
umanitarie, attacchi chimici, per preparare l’opinione mondiale a
un possibile intervento militare contro il governo siriano. Offrono
un quadro molto di parte di ciò che sta accadendo. Sui social
network, scorrono immagini spesso fabbricate, o copiate da altre
guerre, immagini che mostrano solo bambini e civili e mai elementi
armati, i veri bersagli dell’offensiva. Con voi, mi chiedo perché
non si parla dei massacri causati dai bombardamenti sui quartieri
civili di Damasco come “Bab Touma” o “Kassa’a”? Perché i
media occidentali e i loro governi non raccontano il dramma
quotidiano del popolo di Damasco?
Il
nostro cauto ottimismo di alcuni mesi fa circa la fine della guerra e
il ristabilimento di una vera pace si è trasformato in un pessimismo
crescente, tanto la situazione in Siria è diventata un’impasse
inesauribile. Con l’esercito turco a nord-ovest, l’esercito
americano, che sostiene le milizie curde, nel nord-est, le incursioni
israeliane a sud e la situazione a Damasco e Ghouta, non c’è molto
da essere ottimisti.
Fortunatamente,
ci sono persone serie e oneste tra i giornalisti che rischiano la
vita e vengono a osservare la realtà sul terreno. Uno di loro, Ivan,
del Diario de Navarra, ha trascorso più di una settimana tra Damasco
e Aleppo. Ha sperimentato quello che è la guerra, la paura,
l’angoscia di una popolazione e ha constatato distruzioni
inimmaginabili.
Se
mi soffermo all’inizio della lettera sulla situazione di guerra,
non è affatto per mostrare un volto di morte e paura, al contrario!
Voglio parlare della volontà di vivere del popolo siriano. Vogliamo
vivere! vivere con dignità! Vivere in pace.. vivere liberi da
ogni costrizione! Vivere lontano dalla sofferenza!
Oggi,
noi Maristi Blu , abbiamo ricevuto un bambino di 5 anni, M. che ha la
faccia, le mani, i piedi completamente bruciati.
La sua faccia sfigurata mi perseguita. Non ho parole. Ho solo la forza di denunciare una guerra che dura da troppo tempo! Basta ! Basta dicono i nostri amici spagnoli. Kafa, diciamo noi nella nostra lingua araba.
La sua faccia sfigurata mi perseguita. Non ho parole. Ho solo la forza di denunciare una guerra che dura da troppo tempo! Basta ! Basta dicono i nostri amici spagnoli. Kafa, diciamo noi nella nostra lingua araba.
Fortunatamente,
ci sono dei "soli" che vengono a riscaldare le nostre vite
e illuminano le nostre giornate piuttosto cupe. Uno di questi è
Soumaya Hallak. Svizzera d’origine aleppina, soprano, nipote di un
grande poeta aleppino, è venuta a trascorrere 8 giorni con noi e per
noi. Accompagnata da Marie-Laure, regista, e da Sawsan e Rand, due
giovani ragazze di Damasco studentesse al conservatorio, Soumaya ha
animato ogni mattina e pomeriggio in laboratori di canto, di danza e
di terapia per i traumi di guerra tutti i nostri gruppi: per i
bambini dell' “Imparare a crescere” e “Io voglio imparare”,
per i ragazzi dello “Skill School”, per le donne del progetto
“Women’s Development” e per gli istruttori. Soumaya ci ha
portato gioia e un po‘ di felicità. Ha promesso di tornare ad
aprile e/o in estate.
Il
progetto “Educazione e sviluppo della donna” è fonte di gioia e
orgoglio per noi. Trenta donne di oltre 30 anni e altrettante ragazze
più giovani partecipano due volte alla settimana a workshop
interattivi su argomenti che le riguardano come gestire un budget
familiare, riciclare il cibo, i matrimoni precoci, igiene e malattie
ginecologiche, ecc … Le partecipanti provengono da diversi
retroterra culturali. Hanno stabilito relazioni molto fraterne tra
loro. Tutte sono presenti in tutti i workshop, e nessuna manca
all’appuntamento tanto sono felici di parteciparvi. Il ciclo è di
2 mesi. Poi riprende con altre partecipanti.
Con
i progetti “MIT” e “Job”, partecipiamo alla ricostruzione
dell’Uomo, delle famiglie e del paese. Oltre ai workshop di 3
giorni organizzati da oltre 4 anni, abbiamo iniziato la scorsa
settimana la quinta sessione del tema “Come creare il tuo
mini-progetto”. Venti adulti trascorreranno 42 ore imparando e
applicando al proprio progetto gli elementi di base per la
valutazione di costo, redditività, marketing … per presentare il
loro progetto ben studiato alla giuria. Noi, i Maristi Blu,
finanziamo i migliori progetti in termini di fattibilità,
redditività, sostenibilità e creazione di posti di lavoro. In tal
modo, stiamo aiutando le famiglie a vivere con dignità, indipendenti
dagli aiuti ricevuti durante gli anni della guerra, e stiamo creando
posti di lavoro di cui il paese ha così tanto bisogno, data
l’attuale recessione economica.
Una
delle nostre più grandi soddisfazioni è il completamento del nostro programma “Civili feriti di guerra”.*
Ieri
c'è stata festa presso i Maristi Blu. In effetti, abbiamo avuto la
quarta cerimonia di consegna dei diplomi, questa volta a 10 donne che
hanno partecipato per 4 mesi alle sessioni del nostro progetto
“Taglio e Cucito” . Hanno acquisito competenze sufficienti per
entrare nel mercato del lavoro e anche per le esigenze famigliari.
Il
nostro progetto di riciclaggio dell’abbigliamento “Heart Made”
fa miracoli. Ha fornito lavoro a undici persone. E i prodotti che
escono dall’atelier sono davvero belli e vengono venduti in un
negozio del centro, che permetterà al progetto di autofinanziarsi.
I
nostri programmi di soccorso continuano come al solito.
“I
Maristi Blu per gli sfollati” distribuisce pacchi cibo, prodotti
igienici e denaro (regalo di Caritas-Polonia) ogni mese a più di
1.000 famiglie sfollate e indigenti. Le famiglie sfollate vengono
anche aiutate a pagare l’affitto per il loro appartamento. In
occasione del Natale, tutte le persone delle nostre famiglie (oltre
4000) hanno ricevuto nuovi vestiti e scarpe. Per Pasqua, riceveranno
carne e un cesto di frutta.*
Il
programma medico aiuta a finanziare 150 procedure mediche al mese:
operazioni chirurgiche, ospedalizzazione, prescrizioni, laboratori e
radioterapie che i malati impoveriti dalla guerra non possono pagare.
“Goccia
di latte” contribuisce alla crescita fisica e mentale di circa
3.000 bambini di età inferiore ai 11 anni fornendo loro latte ogni
mese.
Anche
i progetti educativi sono tra i 'soli' del nostro firmamento. La
felicità dei bambini di “Imparare a crescere” e “Voglio
imparare” è eguagliata solo da quella dei loro 24 istruttori. I
piccoli stanno attualmente preparando la festa della mamma, che si
celebra da noi il 21 marzo. Skill School realizza progetti molto
interessanti per adolescenti, tra cui diversi programmi di
solidarietà durante la Quaresima. Grazie alla loro diligenza e allo
sforzo degli educatori, e come parte del progetto “Eradicazione
dell’analfabetismo” , molti adulti analfabeti sono ora in grado
di leggere un testo. Altri adulti, uomini e donne, sono già al
quarto livello di apprendimento dell’inglese come parte del
progetto “Hope”. Essi sono orgogliosi di aiutare i loro figli nei
loro studi e di tenere una conversazione.
Prima
di chiudere, vorrei annunciare una grande notizia. Su richiesta di
molti dei nostri amici, pubblicheremo molto presto un libro
co-scritto da Nabil Antaki e da me. Il nostro libro “Le Lettere di
Aleppo”, pubblicato da Harmattan, è una raccolta di tutte le
lettere che abbiamo scritto durante gli anni della guerra arricchite
con estratti di interviste e testi. Attualmente è in stampa e sarà
presto disponibile nelle librerie. In “Le lettere di Aleppo”
dipingiamo un quadro della situazione e raccontiamo la sofferenza
degli sfollati, la miseria dei poveri, l’angoscia degli abitanti e
l’atrocità della guerra; e descriviamo anche la nostra risposta a
questi drammi attraverso la compassione, l’accompagnamento, la
solidarietà e il dono di sè attraverso i “Maristi Blu”.
Ci
stiamo avvicinando a Pasqua, il tempo di celebrare la morte e la
risurrezione di Cristo.
Siamo
tutti invitati a pregare il Signore della vita perchè ci doni “la
sua PACE”; una Pace di giustizia e di perdono; una Pace che accetta
l’altro così com’è; una Pace che tende la mano; una Pace che
rifiuta la violenza; una Pace che si traduce in gesti di
misericordia; una Pace che tocca il cuore di pietra degli uomini per
trasformarlo in un cuore di carne; una Pace che annuncia una civiltà
dell’amore; una Pace che realizza la volontà di Dio sulla nostra
terra.
Vi
auguriamo di vivere questa Pace e irradiarla, tramite voi, nel nostro
mondo.
Aleppo
il 4 marzo 2018
https://www.aiulas.org/i-nostri-progetti/pranzo-di-pasqua-ad-aleppo/