Rick
Sterling, How the
West Destroyed Syria,
11 gennaio 2025
Tradotto
da Maria Antonietta Carta
Durante
molti anni, Peter Ford ha lavorato presso il Ministero degli Esteri
del Regno Unito. Fu ambasciatore in Bahrein (1999-2003) e poi in
Siria (2003-2006). In seguito, è stato rappresentante nel mondo
arabo per il Commissario generale dell'Agenzia delle Nazioni Unite.
Rick Stering lo ha intervistato il 6 gennaio 2025.
Rick
Sterling:
Perché secondo lei l’esercito e il governo siriano sono crollati
così rapidamente?
Peter
Ford:
Tutti siamo stati sorpresi, ma col senno di poi non avremmo dovuto
esserlo. Nel corso di oltre un decennio, l’esercito siriano si è
logorato a causa della drammatica situazione economica, causata
principalmente dalle sanzioni occidentali. La Siria aveva solo poche
ore di elettricità al giorno, niente denaro per acquistare armi
e nessuna possibilità di utilizzare il sistema bancario
internazionale. Non sorprende che l’esercito sia stato abbattuto.
Con il senno di poi, si potrebbe dire che dovremmo piuttosto
sorprenderci che il governo siriano e l’esercito siano riusciti per
anni a respingere gli islamisti. L’esercito siriano li aveva
costretti nella ridotta di Idlib quattro o cinque anni fa, ma da quel
momento in poi si è indebolito, diventando meno pronto a combattere
sia a livello tecnico sia morale. I soldati siriani, in larga parte
coscritti, hanno sofferto tanto quanto qualsiasi comune Siriano a
causa della terribile situazione economica. Esito ad ammetterlo, ma
le sanzioni occidentali sono state estremamente efficaci nel fare ciò
che erano state progettate per fare: distruggere l’economia
siriana. Quindi dobbiamo riconoscere, e lo dico con profondo
rammarico, che le sanzioni hanno funzionato. Esse hanno causato
esattamente ciò per cui erano state progettate: far soffrire il
popolo siriano e quindi provocare il malcontento contro quello che
chiamano il regime.
I
Siriani comuni non capivano le complessità della geopolitica e
incolpavano il governo per tutto: mancanza di elettricità, cibo,
gas, petrolio e l’alta inflazione. Tutto ciò che è arrivato
dall’essere tagliati fuori dall’economia mondiale e dal non avere
sostenitori ricchi sfondati. La
Siria fu attaccata e occupata dalle principali potenze militari
(Turchia, USA, Israele), e da migliaia di jihadisti stranieri.
L’esercito siriano si demoralizzò tanto da diventare una tigre di
carta.
RS:
Pensa che il Regno Unito e gli Stati Uniti siano stati coinvolti
nell’addestramento dei jihadisti prima dell’attacco di dicembre
ad Aleppo?
PF:
Assolutamente sì, e anche gli Israeliani. Il leader di Hayat Tahrir
al Sham (HTS), Ahmed Hussein al Sharaa (precedentemente noto come
Mohammad abu Jolani) ha quasi certamente consiglieri britannici
dietro le quinte. Ho individuato la mano di tali consulenti in alcune
delle dichiarazioni fatte in un inglese impeccabile. Le dichiarazioni
avevano l’ortografia americana, quindi anche la CIA è lì. Jolani
è un burattino, una marionetta che dice quello che vogliono che
dica.
RS:
Qual è la situazione attuale, un mese dopo il crollo?
PF:
Ci sono schermaglie qua e là, ma in generale gli islamisti e i
combattenti stranieri la fanno da padrone. Ci sono sacche di
resistenza a Latakia dove gli alawiti stanno letteralmente
combattendo per la loro vita. Gran parte dei combattimenti riguarda i
tentativi di HTS, gli attuali governanti, di confiscare le armi. Gli
alawiti resistono, ed esistono sacche di resistenza nel Sud del
Paese, dove sono presenti milizie druse locali. HTS si insedia in
maniera discreta nel territorio, ma affronta problemi nonostante
l’ultimo scontro con l’esercito siriano sia stato poco più di
una passeggiata, e in genere non abbiano mai dovuto affrontare molti
combattimenti. Immagino che i loro combattenti siano circa 30.000
soltanto, sparsi in tutta la Siria, e non è molto. C’è
un’importante sacca di resistenza nel nord-est dove si trovano i
Curdi. I Curdi alleati degli Stati Uniti stanno resistendo e il
cosiddetto Esercito Nazionale Siriano, che è un fronte per
l’esercito turco, potrebbe entrare in guerra a tutti gli effetti
contro le forze curde. Ma dipenderà in parte da ciò che accadrà
dopo l’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti, di come
Trump affronterà la situazione.
RS:
Cosa sente dalle persone in Siria?
PF:
Non è una bella storia. HTS e i suoi alleati hanno sfilato esibendo
la loro forza e sventolando le bandiere dell’ISIS e di al-Qaeda.
Hanno bullizzato, intimidito, confiscato e saccheggiato. Contro
cristiani e soldati alawiti hanno fatto giustizia sommaria. Le
esecuzioni lungo le strade sono la norma. I cristiani nelle loro
città e villaggi stanno solo cercando di nascondersi e pregare.
Letteralmente. Mi dispiace dire che il clero cristiano, con una o due
nobili eccezioni, ha optato per l’arrendevolezza e ha tradito
effettivamente le sue comunità. La leadership di alto livello della
Chiesa ortodossa e in particolare la chiesa greco-cattolica si sono
appena fatte fotografare con dignitari del regime jihadista. Stanno
porgendo l'altra guancia. Al contrario degli alawiti. Ma non hanno
scelta. Ricordiamo che lo slogan degli eserciti jihadisti durante il
conflitto era: “Cristiani a Beirut, alawiti nelle tombe”. HTS
cerca di incontrare i rappresentanti religiosi e di fare poco
chiasso, ma nel frattempo i suoi scagnozzi sfilano sui camion
sventolando bandiere dell’ISIS. Quello che sento è molto
deprimente.
Il
regime sta lasciando gli alawiti completamente abbandonati a se
stessi e in Occidente si legge a malapena qualche parola nei media
sulla situazione degli Alawiti e non molto più sui cristiani.
RS:
I media occidentali hanno demonizzato Bashar al -Assad e persino sua
moglie Asma. Qual è stata la sua impressione su Bashar e Asma quando
li ha conosciuti? Cosa pensa delle accuse di avere accumulato
miliardi di dollari?
PF:
Le accuse sono del tutto false. Conosco qualche membro della famiglia
Assad; alcuni di loro hanno vissuto per molti anni in Gran Bretagna
dove vivevano modestamente. Se Assad fosse stato un miliardario, come
si dice, le informazioni si sarebbero propalate. Vi posso garantire
che non è come stanno dicendo. Queste accuse vanno anche contro le
impressioni che ho raccolto quando vedevo gli Assad all'epoca in cui
ero ambasciatore in Siria. Apprezzavano le cose buone della vita come
tutti, ma non sembravano personaggi alla Marcos. Niente del genere.
Sono tutte menzogne inventate per servire l'agenda più profonda. I
calci mediatici a Bashar e Asma sono davvero disgustosi e inutili.
Egli ha deluso i pochi seguaci che gli restano, anche se era
irrealistico, credo, per loro di aspettarsi di più. Ma il fatto è
che è scappato quando gli altri non sono riusciti a scappare e molti
di loro sono stati uccisi o si nascondono o in alcuni casi sono
fuggiti in Libano, dove si nascondono. Lui ha salvato la sua pelle,
ma colpirlo come i media stanno facendo è davvero disgustoso e
inutile. È una specie di nuovo genere di pornografia politica, il
porno Assad, le storie di torture, la narrazione esagerata sulle
prigioni e sulle tombe che vengono scoperte. A proposito, in realtà
la maggior parte di quelle tombe sono di morti in guerra e non di
persone che erano state torturate a morte come i media pretendono.
Centinaia di migliaia di persone sono morte nel conflitto durato
oltre un decennio, e molte di loro sono state sepolte in tombe non
contrassegnate, ma i media occidentali si stanno divertendo con
questo nuovo genere di porno Assad. Tutto ciò è stato montato per
far digerire meglio all’opinione pubblica occidentale il modo in
cui l’Occidente va a letto con al-Qaeda. Più demonizzano Assad e
insistono sui misfatti del regime di Assad e più è probabile che
dobbiamo ingoiare e siamo distratti dalle orrende atrocità che
vengono portate avanti in questo momento.
I
leader occidentali stanno baciando i piedi di un tipo che è ancora
un terrorista ricercato e che è stato un membro fondatore dell’ISIS
così come un membro fondatore di al-Qaeda in Siria. È moralmente
disgustoso e vergognoso.
Jolani
ha disperatamente bisogno dell'Occidente altrimenti finirà per
affrontere la stessa sorte di Bashar al-Assad. Se l'economia seguisse
l’andamento degli anni passati, Jolani sarebbe carne morta in tempi
abbastanza brevi. Deve fornire un massiccio e rapido miglioramento
economico per sopravvivere come leader. Ed è di questo che si
tratta. La sua strategia, ovviamente, è quella di sfruttare il suo
status di burattino dell’Occidente al fine di garantire non solo
gli aiuti per la ricostruzione nel lungo termine, ma più
immediatamente l’alleggerimento delle sanzioni perché tornino
l’elettricità e il petrolio.
Non
dimentichiamo che il petrolio e il gas della Siria sono ancora
effettivamente nelle mani degli Stati Uniti, che attraverso i suoi
burattini curdi controllano un segmento dell’economia pari, credo,
al 20% del PIL, e fornivano prima della guerra combustibile
essenziale per il carburante, l’impiego domestico e tutto il resto.
Deve mettere le mani su questo e ottenere la cessazione delle
sanzioni, ma ha un problema importante: Israele. Non può comprare
Israele. Israele è l’eccezione. Tutto il fronte occidentale si sta
inchinando per andare a baciare i piedi del sultano di Damasco, ma
gli Israeliani digrignano i denti dicendo che non si fidano del tipo.
Israele
sta distruggendo i resti dell’esercito siriano e delle sue
infrastrutture, e nel frattempo afferra altra terra siriana. Vuole
mantenere la Siria in ginocchio a tempo indeterminato, insistendo sul
fatto che le sanzioni occidentali non siano revocate. Sento che c’è
una battaglia reale in corso a Washington tra quello che potremmo
chiamare lo stato profondo, che favorirebbe la revoca delle sanzioni,
e la lobby israeliana, che resiste a questo per ragioni egoistiche.
Dato che la lobby israeliana vince nove volte su 10, le prospettive
potrebbero non essere così grandi per il regime di Jolani.
RS:
Quali sono le sue speranze e i suoi timori per la Siria? Qual’è lo
scenario da incubo e quale il migliore possibile?
PF:
Sono molto pessimista. È estremamente difficile vedere un lato
positivo in quello che è successo. La Siria è stata eliminata dal
tavolo da gioco mediorientale. La vecchia Siria è morta. La Siria è
stata l’ultima tra i Paesi arabi a sostenere i Palestinesi. Non ce
n'era nessun altro. Ci sono milizie come Hezbollah più lo Yemen, ma
non altri Stati. La Siria è ormai andata, e i jihadisti stanno
dicendo, dicono al mondo che non gli importa. A proposito, questo è
un esempio di come gli Israeliani non accetteranno un sì per
risposta. I jihadisti continuano a dire al mondo: “Noi amiamo
Israele. Non ci interessano i Palestinesi. Per favore accettateci.
Noi vi vogliamo bene”. E gli Israeliani non accetteranno un sì per
risposta.
La
migliore speranza per il popolo siriano è che possa ottenere un po’
di tregua. È possibile immaginare uno scenario in cui il popolo
siriano sia in grado di riprendersi almeno economicamente; uno
scenario in cui le sanzioni vengono revocate; in base al quale il
governo centrale recupera il controllo del suo petrolio e del suo
grano; dove i combattimenti si sono fermati; dove non deve pagare
nulla per tenere un esercito che non cerca di avere. I Siriani
potrebbero essere in grado di ricostruire tutto. Quindi, è possibile
immaginare uno scenario in cui la Siria perdendo la sua anima
guadagni più ore di elettricità. Questo è forse lo scenario più
probabile. Ma ci sono grandi ostacoli. Mentre stiamo parlando,
Israele ostacola il ritiro delle sanzioni sollevando sacche di
resistenza alla disciplina tra i ranghi jihadisti; la Turchia si
scatena contro i Curdi e contro l’ISIS, che non è ancora una forza
completamente esaurita. La prospettiva è ovviamente buia. Dovremmo
fare il punto tra un mese, quando vedremo a Washington i primi passi
del nuovo regime da cui dipenderà così tanto.
RS:
Durante il suo primo mandato, Trump ha cercato di rimuovere le truppe
statunitensi dalla Siria orientale, ma i suoi sforzi sono stati
ignorati. Forse questo avrebbe potuto fare una grande differenza?
PF:
Sì, poteva essere una svolta totale. Se la Siria avesse avuto
accesso al suo petrolio, non avrebbe avuto il problema del carburante
e il problema dell’elettricità. Potrebbe aver cambiato la storia
della regione. Ora, gli Stati Uniti stanno aumentando il numero dei
soldati e delle basi in Siria e hanno recentemente assassinato un
leader dell’ISIS che forse ha avuto un ruolo nello scatenare
il recente attacco terroristico negli Stati Uniti. Tutto questo rende
molto più difficile per Trump ritirare le forze statunitensi, perché
sembrerebbe una ricompensa per l’ISIS.
Ho
sostenuto per anni che le sanzioni non funzionavano, ma alla fine lo
hanno fatto. È stato come per un ponte che viene indebolito e poi
improvvisamente crolla. Non c'é stata un’unica causa. Era solo il
culmine e le cose hanno raggiunto il punto di svolta.
https://dissidentvoice.org/2025/01/how-the-west-destroyed-syria/