Il
mio viaggio si conclude a Tabbalè, al Memoriale della conversione di
san Paolo.
Qui,
tra una frotta di bambini giocosi, raccolgo l'appello accorato di
padre Raimondo, vicario del vescovo latino di Siria a Damasco.
“Da
due mesi abbiamo iniziato un progetto umanitario, che riguarda
bambini cristiani e musulmani che sono cresciuti durante la guerra
della quale stiamo entrando nel settimo anno.
Il
progetto prevede un percorso di assistenza psichica, studiare lo
stato psicologico e la condizione mentale del bambino, condotto da
nostri ragazzi che sono stati preparati per questo programma.
Abbiamo 80 bambini, di cui 22 di famiglie musulmane e abbiamo
scoperto che questi bambini ne hanno più bisogno dei bambini
cristiani, perché si trovano in un ambiente famigliare dove si
ascoltano ripetutamente voci come “ammazzare, jihad, guerra” e
hanno perso molti parenti. È un ambiente malato, un bambino di sei
anni che quindi è cresciuto sempre lì, potete immaginare come
ragioni; abbiamo bambini chiusi, bambini che hanno bisogno di
mangiare, bambini senza autostima, pieni di preoccupazioni e di
paura.
Con questa iniziativa tentiamo di creare un'apertura:
presso di noi giocano e i nostri responsabili cercano di parlare ad
ognuno e vedere i problemi di ciascuno, perché non è un progetto di
gruppo ma mira a un rapporto personale con i bambini che hanno più
bisogno di affetto, assistenza e talvolta anche di un medico.
Ci
sembra importante permettere a bambini cristiani e musulmani di
vivere insieme in un ambiente protetto: solo questo potrà far
tornare come prima la situazione, perché quando un bambino musulmano
gioca con uno cristiano lo veda come un amico.
La
zona in cui stiamo noi, Tabbale', è una zona molto povera, anche di
forte immigrazione da altre zone della Siria, alcuni vengono da
Jaramana o Duelah altre due zone povere.
Gli
educatori sono ragazzi cristiani assunti stabilmente, e anche questo
è un modo di sostenerli pagando loro un mensile. Le attività si
svolgono due volte alla settimana: il venerdì e il sabato dalle nove
fino alle due, e fanno una piccola merenda. È importantissimo che i
bambini facciano l'esperienza di giocare insieme, gioire insieme e
anche soffrire insieme, perché la sofferenza non è per i cristiani
o per i musulmani, tutti hanno sofferto: la bomba quando cade, cade
su tutti, musulmani e cristiani.
Questo
convento francescano del memoriale di San Paolo, fu voluto dal beato
Paolo VI nel 1964 quando incontrò il patriarca Atenagora in
Gerusalemme. L'obiettivo di questo convento, come è scritto nella
convenzione tra la Santa sede e la Custodia di terra Santa, è di
essere un luogo di incontro ecumenico, un centro di studi su San
Paolo e anche per ricevere i gruppi che venivano a visitare i luoghi
santi in Siria: prima della guerra avevamo sempre molti stranieri,
Italiani, Tedeschi, Americani che venivano come turisti; adesso
invece riceviamo i Cristiani siriani fuggiti da zone come Hassake,
Qamishli, Aleppo. Molti sono di passaggio per andare in Libano
aspettando il visto per partire. Riceviamo anche dei malati di
cancro: in questo momento abbiamo cinque casi che provengono da
Aleppo e non avrebbero un luogo dove stare nel tempo delle cure.
La
guerra quindi, ci ha trasformati da luogo di passaggio per pellegrini
a un luogo di accoglienza per malati, bisognosi e rifugiati, offrendo
loro un'ospitalità fraterna.
Penso
che le parole di San Paolo oggi siano attualissime: “Perché mi
perseguiti? Perchè ammazzare cristiani?”. I cristiani in Siria
sono persone pacifiche, gente che ama il Paese, che qui si sente
nella sua casa originaria, ma certamente oggi non si sente
tranquilla.
Abbiamo tanto bisogno di una stabilità, politica ed
economica, abbiamo bisogno di lavoro e che le famiglie possano
tornare a vivere insieme.
Ogni
mese facciamo un incontro tra 20 famiglie; abbiamo notato il loro
bisogno di incontrarsi per avere forza, che traggono in larga misura
dalla parola di Dio.
Devo dire che sono davvero stanchi; cercano
una via di uscita da questa situazione, sognano di andare via, in
Europa, ma noi insistiamo perché restino qui, perché veramente c'è
bisogno di ognuno: abbiamo perso tanti dottori, tanti ingegneri,
tante persone specializzate, professionisti... La nostra vita
pastorale è in crisi perché constatiamo la mancanza di giovani;
sentiamo fortemente anche il dispiacere delle ragazze cristiane che
non trovano un fidanzato: la proporzione è di 10 ragazze ogni 3
ragazzi. Anche questo fa parte della mancanza di prospettive, insieme
al fatto che appena finiscono l'università i ragazzi partono per
l'estero. La paura del servizio militare e soprattutto della morte li
spinge a fuggire. Quindi assistiamo alla crisi della famiglia, oltre
a quella del lavoro: "che futuro avranno qui i nostri bambini?"
si domandano.
La
Chiesa certo cerca di aiutare dando soldi e aiuti ma non può dare la
stabilità, la sicurezza: queste possono venire solo dallo Stato.
Cosa
possiamo fare noi cristiani d'Italia?
Prima
di tutto potete, dovete, parlare: anzitutto fare azioni per fermare
la guerra, e poi aiutarci nell'educazione. Nelle scuole del nostro
paese occorre una riforma del piano educativo e dei contenuti
dell'educazione, quindi occorre trovare il modo di aiutare la
formazione di una nuova mentalità.
Vi
siamo grati se ci aiutate materialmente, ma ancora di più se
incoraggiate i nostri giovani a ritornare nel loro Paese.. dite loro:
“ritornate in Siria, nella vostra patria, noi saremo con voi, vi
aiutiamo ma restate nella vostra casa, tra la vostra gente; vai a
casa tua, nella tua cultura, nel tuo ambiente”. Se voi trattenete i
cristiani lì, noi perdiamo cristiani in Oriente, ma se non ci sono
più cristiani in Oriente questo colpisce e danneggia l'Occidente. Se
noi perdiamo l'Oriente come luce della fede cosa ci resta? Perché
perdendo i cristiani dell'Oriente perdiamo i luoghi, le chiese, la
cultura, la civiltà cristiana e quella capacità di essere un ponte
di pace, di rappresentare una presenza capace di rasserenare e
mediare, anche tra i musulmani stessi!
È
importante per l'Occidente non perdere casa nell'Oriente: che
rapporto ci può essere per l'Occidente con l'Oriente se non tramite
i Cristiani? Se non avete i Cristiani, cos'avete voi qui in Oriente?
Avete i soldi, il petrolio, ma non avete il cuore.
E
poi non è razionale: voi prendete una famiglia in Italia, pagate
2000 euro al mese per mantenerla, ma molto meglio se voi gli dite:
“andate a casa vostra e noi vi diamo la stessa cifra, ma restate a
casa vostra in Siria e lavorate e noi saremo contenti.”
La
Chiesa cattolica vive con due polmoni, se ne perde uno non è Chiesa
completa, è malata, Questo vale per tutta la Terra Santa. Gli
italiani hanno un cuore molto buono, molto umano verso la Terra
Santa: anche durante la guerra tanti italiani hanno aiutato, hanno
sostenuto la Chiesa siriana, però adesso quello che vi chiedo è di
aiutarci a restare in Siria!
Parlate,
scrivete la verità: l'Europa deve essere contro la guerra, perché
questa guerra è contro l'uomo, contro l'umanità e la civiltà.”
Il
buon padre Raimondo ha ragione: veramente, la Siria sta diventando
come una vedova senza figli.
Realmente la
gente è al limite del perdere la speranza, per tante
ragioni: dalla mancanza di lavoro al caro vita, dall'insicurezza
presente e la pesante oppressione delle mafie (incentivate dalle
sanzioni) allo stillicidio quotidiano di attentati che fa presumere
un infinito instabile futuro, al servizio militare che per taluni è
un incubo che si protrae da 6 anni … L'aumento del caro-vita è
legato anche alla svalutazione della lira che è giunta da 50 a 500
lire per un dollaro, a sua volta legata ai vincoli bancari e
all'embargo. Il nostro amico Joni, di cui sosteniamo il progetto "Fabbrica di cioccolato" , mi ha appena raccontato la grande difficoltà a reperire le materie prime per portare avanti un'attività artigianale di auto sussistenza!
Mi
dicono alcuni cristiani che a Qamishli è in atto una emorragia
terribile, in alcune zone come nella regione del Jazeere forse non ci
sono neanche più cristiani perché i curdi stanno facendo una
pulizia etnica.
Del
resto, alcuni paesi europei come il Belgio operano la politica di far
riunire le famiglie anziché metterle in condizione di rientrare in
patria. La gente guarda quindi speranzosa verso il Belgio, la
Germania, il Canada, l'Australia, cioè quei paesi che favoriscono il
ricongiungimento familiare. Alcuni paesi danno lo status di rifugiato
a condizione di restare almeno cinque anni: questo significa che i
figli lì crescono, si radicano, magari trovano un lavoro e quindi
difficilmente torneranno.
Sono
allibita quando mi raccontano che in Aleppo, dove nel sollievo
generale è finito l' incubo dei bombardamenti continui da parte dei
ribelli, ci sono state ben 11.226 vittime civili nei quartieri ovest
che erano nelle mani del governo: di queste nessuno ha mai raccontato
niente. E, finite queste ostilità, si sono scoperti 20.000 bambini con
parenti ignoti e ciò, oltre al dramma per i bambini, è anche un
problema giuridico perché non essendo registrati non risultano
neppure nelle liste come cittadini del governo. E' uno dei frutti
terribili del jihad del sesso e anche della mancanza di uomini,
lontani per la guerra, per cui le madri adesso non riconoscono il
figlio davanti alla legge. Questo è stato appurato in Aleppo, quindi
figuriamoci quanti ce ne sono raminghi in giro per la Siria! Ed
emerge drammatico anche un altro problema, quello degli anziani che
rimangono da soli, con tutti i problemi di un anziano in una
situazione come questa.
I
Cristiani comunque hanno le idee chiare su come guardare oggi 'la
rivoluzione': riconoscono che su molti punti vi era uno scontento,
che il governo non si può definire veramente democratico, ma si
chiedono: "forse al Nusra è democratico? Quella che
l'Occidente sostiene come 'opposizione democratica' ha a cuore la
libertà e il bene delle singole persone? E forse che ISIS porta i
diritti umani? L'Occidente insiste sulle minoranze: ma i gruppi
jihadisti che l'Occidente foraggia hanno rispetto per le minoranze?
Se crolla il governo, dove si va a finire?”.
“Si erano iniziati
dei passi ma proprio l'apertura del paese non piaceva ai fratelli
musulmani e a tutti coloro che hanno una visione cieca coranica.
Occorre certamente un'apertura di libertà, ma il modo di appoggiare
il cambiamento non poteva essere quello delle armi e della
distruzione del paese, nessun cambiamento può essere fatto non
riconoscendo un governo e l'integrità della nazione. Questa guerra
ci è stata imposta da altri, noi siamo solo terreno di gioco di
altri interessi, e di coloro che l'hanno alimentata scatenando il
fuoco religioso settario”. Molti sono convinti che Israele è il
maggior responsabile del mantenimento dell'instabilità della Siria.
Tutti chiedono di lasciare che la Siria da sola possa prendere le sue
decisioni, senza interferire accampando false difese di diritti umani
e di processi democratici. Anche tra quelli più critici verso
l'attuale governo si guarda alle proposte di nuova costituzione con
la speranza di veder affermarsi una Siria moderna, una Siria laica e pluralista,
dove tutte le minoranze, tutti i cittadini abbiano gli stessi diritti
e gli stessi doveri. Questa sarebbe veramente il realizzarsi di tante
aspirazioni e anche il conforto chè tutti i sacrifici che sono stati
sopportati infine non saranno andati perduti.
Avevo
tanto desiderato pregare davanti all'icona miracolosa di Soufanieh e
conoscere Myrna, la veggente; il carissimo abuna dottor Abboud mi
accompagna e mi aiuta con l'arabo a porle la domanda che mi ha
condotto in questo viaggio: “per quale Mistero proprio alla diletta
Siria è toccata tutta questa immane sofferenza?”. Myrna mi
risponde che un messaggio della Madonna annunciava: “I giorni duri
arriveranno, ci saranno divisioni anche dentro le Chiese”.... “La
Madonna sapeva quello che sarebbe accaduto alla Siria e voleva
prepararci per avere una fede salda. Anche i responsabili religiosi
della Chiesa hanno occhi ma non vedono, hanno orecchi a non sentono.
La Madonna ci ha chiesto tanto di essere uniti, ma noi con tutta la
crisi che viviamo siamo ancora divisi, non riusciamo ad essere uno
accanto all'altro”. Anche lei mi racconta episodi di conversione e
di meravigliosa testimonianza di siriani espatriati nel mondo,
diventati fari di luce in angoli della nostra buia Europa.
Prima
di partire, riesco a passare qualche momento di preghiera nella Casa
di Anania tra pietre testimoni della certezza di Saulo, qui toccato
dall'incontro personale con Cristo che non abbandonerà mai la Sua
Sposa.
Passando
sotto il muro della Grande Moschea degli Omayyadi mi vien fatto
notare un frammento di quel tesoro enorme che è la Siria cristiana:
un bassorilievo incastonato con l'immagine di Cristo e la scritta in
greco “Il tuo regno o Cristo è un regno eterno. E il tuo dominio
durerà da generazione a generazione”.
Hayatik yubarek alrrab , Rabna Yahmikum ya A3izai.
Fiorenza