Mentre continua la tragica conta delle vittime del terremoto, per chi adesso vive tra le rovine di Aleppo l’emergenza più grande da affrontare è quella abitativa. La popolazione si raccoglie presso le strutture di accoglienza, comprese le chiese meno danneggiate. Lì si è organizzato il servizio per la distribuzione di cibo, coperte, medicinali. “Ma non si può vivere così per troppo tempo, e ora si dice alla persone di provare a tornare alle loro dimore, se sono poco danneggiate”. Nelle vaste aree di Aleppo più compromesse dall’abusivismo edilizio, il terremoto ha raso al suolo interi edifici. Nei quartieri dove è concentrata la popolazione cristiana – riferisce il Vescovo Tobji - i danni maggiori hanno riguardato gli edifici vecchi, costruiti con pietre e senza cemento armato. 105 equipe di ingegneri e operai della sovrintendenza edilizia stanno monitorando i danni e la tenuta degli edifici in ogni quartiere, facendo allontanare le persone dai condomini a rischio crollo e compilando una prima stima dei diversi gradi di danneggiamento subiti dalle singole case. Nell’arco dei prossimi mesi, si prevede l’inizio dei lavori di restauro e di messa in sicurezza delle dimore che potranno essere di nuovo rese abitabili.
Anche le Chiese e le comunità ecclesiali presenti a Aleppo – riferisce il Vescovo Tobji - hanno costituito una commissione unica con 15 ingegneri incaricati di verificare lo status dei luoghi di culto e dei palazzi abitati da famiglie cristiane. “Occorre avviare i restauri il prima possibile, perché le persone non possono vivere fuori di casa”.
Il Vescovo Tobji riferisce che da tutto il mondo diocesi, congregazioni religiose, singole parrocchie e istituzioni ecclesiali hanno da subito manifestato affetto e vicinanza concreta alle popolazioni colpite dal sisma, cercando le vie per far arrivare in Siria e anche a Aleppo aiuti materiali. Altri soccorsi si vedono arrivare dai Paesi della regione (Iraq, Iran, Emirati Arabi).
Joseph Tobji prende atto del fatto che il terremoto apre un nuovo tempo di prova anche per tanti cristiani. “Per chi non ha il dono della fede” riconosce il Vescovo, senza rimproveri per nessuno “quello che è accaduto può anche aumentare il risentimento per il proprio destino. C’è chi continua a chiedersi: quale è il prossimo male che cadrà addosso alle nostre vite? Abbiamo avuto la guerra, l’embargo, la pandemia, ora il terremoto… Perché tutto questo capita a noi? Cosa abbiamo fatto di sbagliato?”. Invece altri trovano conforto nelle storie di tanti pericoli misteriosamente scampati, storie che corrono di bocca in bocca, a mutuo conforto. Come la vicenda della famiglia che durante le scosse più tremende non riusciva a uscire da casa e raggiungere la propria auto per fuggire, perché la chiave si era rotta nella serratura della porta. “La casa ha resistito al terremoto. Loro hanno rotto la porta, sono usciti, e hanno trovato la loro macchina schiacciata da un balcone crollato. Ora raccontano a tutti la loro storia, e ringraziano il Signore per quella porta che non si apriva, e che li ha salvati da morte certa”.
"Di fronte alla nuova tragedia che avvolge il popolo – aggiunge il Vescovo – siamo chiamati a ripetere che il male non è assoluto, e Dio vuole il nostro bene. Stiamo chiamando ciascuna famiglia, ciascuna persona, anche per chiedere di cosa hanno bisogno. Le opere di carità che ci raggiungono, provenienti anche da amici lontani, sono un segno di luce e di speranza. In Quaresima, inizieremo dei cenacoli biblici nelle case e nei palazzi, invitando le famiglie a riunirsi per trovare conforto nella Parola di Dio, con l’aiuto di un sacerdote e un catechista”.
Su una cosa il Vescovo Joseph Tobiji manifesta senza remore la sua diffidenza: lui considera le voci sull’alleggerimento delle sanzioni alla Siria messe in circolo da attori geopolitici internazionali come una specie di messinscena da vendere ai media. “Da anni” racconta a Fides il Vescovo Tobji “ci ripetono che le sanzioni colpiscono solo certe persone e certi gruppi limitati, e invece noi vediamo che a soffrire è il popolo dei poveri. Ognuno può verificare di persona sulla sua pelle cosa significano e come funzionano le sanzioni contro la Siria. Se chiedo a chiunque di inviarmi sul conto della diocesi una donazione di 10 euro per sostenere le opere di carità, si vede subito che l’operazione è impossibile, perché la Siria semplicemente è tagliata fuori dai sistemi internazionali utilizzati online dagli istituti bancari e dalle società di money transfer. Se cerchi la Siria con le applicazioni digitali per effettuare queste semplici operazioni, ti accorgi che la Siria, su quelle applicazioni, semplicemente non esiste”.
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