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martedì 25 marzo 2025

La Siria ancora una volta è sola. Ma certo è nel cuore di Dio.

 di M. Marta Fagnani 

dal Monastero Trappista Beata Maria Fons Pacis - Azer - Siria


Carissimi,

una news in ritardo. Meno male che ci volete bene e siete pazienti. Questa news doveva raccontarvi i nostri 20 anni in Siria (il 14 marzo abbiamo celebrato il nostro “compleanno” comunitario); ne parleremo nella prossima lettera. Ma sono successe molte cose, e so che aspettate notizie sulla situazione. 

In questi tre mesi e mezzo dal cambio di governo dell’8 dicembre non so quanti giornalisti mi hanno contattato. E tanto più ora, dopo la strage che si è verificata nelle zone della costa della Siria. Ho iniziato almeno tre volte a scrivere, e poi ho sospeso e non ho risposto a nessuno. Come negli anni passati, così ora la situazione è molto complessa, le posizioni molto differenti anche fra Cristiani e quando si scrive si generano sempre polarizzazioni inutili e dannose. Vi condivido qui alcune affermazioni, e tante domande. Una cosa è certa: siamo tutti molto sospesi, c’è molta paura, delusione, incertezza. Semplificando molto: paura tra gli Alauiti, incertezza fra i Cristiani, delusione fra i Sunniti moderati...

Penso sia evidente per tutti che l’attuale gruppo al governo non ha certo conquistato la Siria con le sue forze, a colpi di clacson. Quindi, chi ha voluto e preparato questo stato di cose dall’esterno? Israele, Stati Uniti, Russia, Turchia, Iran? In che equilibri tra loro? Un giorno lo sapremo. E l’Europa? Dove si pone? Quindi la vera domanda è: che cosa si vuole ottenere? Le risposte che circolano sono tante.  Dimenticatevi “il bene dei Siriani”, non prendiamoci in giro. E la domanda delle domande: si vuole che la Siria diventi uno Stato islamico fondamentalista, oppure no? I segni per una deriva fondamentalista ci sono, e numerosi. Il pretesto di una rivolta dei fedelissimi dell’antico governo, ha scatenato una vera pulizia etnica verso gli Alauiti, con la morte anche di qualche Cristiano e Sunnita. Questo fatto gravissimo riguarda e ferisce tutti i Siriani che desiderano uno stato laico e rispettoso di tutti, senza distinzione. Francamente risulta incomprensibile che dopo questa pulizia etnica perpetrata dagli islamisti alleati del Governo, l’Occidente continui a sostenere quest’ultimo senza porre alcuna condizione, o garanzia di sicurezza per le minoranze. Già vi erano stati episodi precedenti alle vicende della costa, ed altri episodi si stanno verificando in questi giorni.

A onore del vero, si deve dire che per ora il nuovo governo in generale è molto rispettoso verso i Cristiani; noi stesse abbiamo trovato rispetto, e aiuto in una situazione di necessità per i giovani del nostro villaggio.   Ma come non pensare che sia una posizione di facciata, perché si ha bisogno dell’appoggio dell’Occidente e quindi dei Cristiani? Fino a quando durerà? In questo momento ci sono pressioni sui cristiani di Maloula, una città simbolo per la cristianità, perché lì ancora si parla aramaico, e già gli abitanti se ne stanno andando da lì. I villaggi accanto a noi - villaggi alauiti - si sono svuotati, la maggior parte è rifugiata in Libano. Ed anche qualche Cristiano. Ma neppure nella città Sunnita dove è la Municipalità di questa zona, che è mista, la gente è tranquilla. In circolazione ci sono troppi gruppi indipendenti, combattenti il più delle volte stranieri: Ceceni, Uiguri, Turkmeni..e molti sfuggono al controllo del nuovo governo.

Il ministro degli esteri Siriano, a Bruxelles e in Italia, pochi giorni fa, ha parlato della volontà di creare uno Stato inclusivo… ma contemporaneamente ha affermato che negli anni passati il problema della Siria sono state le minoranze. Non ha detto “alcune persone corrotte”, ma che “le minoranze l’hanno fatta da padrone”. E che loro intendono combattere proprio questo. Nessuno gli ha posto domande, su questa evidente contraddizione.

Qualcuno auspica la divisione del paese, in una federazione di Stati confessionali. Antico piano di Israele, che però potrebbe essere oggi come oggi una soluzione possibile al totale esodo delle minoranze. Il problema però è che Ceceni e compagnia stanno occupando le case e diventano i nuovi abitanti delle zone Alauite che desertificano.

Alcuni chiedono una forza di interposizione europea o Onu... altri sono fortemente contrari. Qualcuno attende di vedere cosa accadrà in Turchia, perché sicuramente ci saranno ripercussioni in Siria. Ecco, siamo qui. In un clima di totale incertezza.

Nella liturgia Latina di questa terza domenica, ci è proposto il Vangelo di Luca 13,1-9. Gesù parla degli avvenimenti del tempo, la torre di Siloe caduta su 18 uomini, un gruppo di Galilei uccisi da Pilato. E non dà spiegazioni sul mistero del dolore e della morte. Dice però ciò che possiamo fare: occorre convertirsi, letteralmente “girarsi” verso Dio…

Quest’anno coincidono quasi la Quaresima Cristiana (Cattolici e Ortodossi insieme), con il digiuno del Ramadan. Speriamo di volgerci tutti veramente verso Dio.. Il Dio vero, amante della vita e degli uomini -tutti- che Lui ha creato e redento. La Siria ancora una volta è sola. Ma certo è nel cuore di Dio.

venerdì 21 marzo 2025

Salviamo i cristiani della Siria

Mosaico a Saydnaia: la Vergine Maria appare all'imperatore Giustiniano

di Benedict  Kiely, 
15 marzo 2025 

David Lammy, il ministro degli Esteri, e Marco Rubio, il segretario di Stato americano, hanno avuto risposte piuttosto significativamente diverse all'ultima ondata di violenza in Siria. Lammy ha deplorato la "violenza orribile" ma non è riuscito ad affrontare la provenienza di tale violenza. Rubio, al contrario, ha affermato chiaramente che "terroristi islamici radicali" stavano prendendo di mira le minoranze in Siria, tra cui alawiti, cristiani e drusi.

Rubio ha ragione. Sebbene sia difficile stabilire numeri precisi, pare che, secondo una fonte verificata dalla Segreteria di Stato per l'aiuto ai cristiani perseguitati del governo ungherese, l'unica al mondo, siano state uccise fino a 3.000 persone, la maggior parte delle quali civili alawiti innocenti. Sono stati uccisi anche diversi cristiani. Sebbene si tratti chiaramente di un pogrom contro gli alawiti, i cristiani in Siria sono profondamente preoccupati perché, come dice la vecchia frase siriana, "prima gli alawiti, poi i cristiani" (Cristiani a Beirut, Alawiti nella tomba). Dall'ascesa al potere del governo islamista alla fine dell'anno scorso, i cristiani sono stati oggetto di omicidi, rapimenti, intimidazioni e vandalismo. La situazione è molto tesa.

Forse non è accettabile dirlo, ma sotto la dittatura innegabilmente brutale della famiglia Assad non c'erano conflitti interreligiosi e tutte le minoranze religiose erano protette. Durante una visita in Iraq nel 2017, il mio interprete, un residente di Raqqa ed ex sostenitore dei ribelli, mi disse che era impegnato con Assad perché aveva visto l'alternativa. L'alternativa, anche se indossano abiti occidentali e si divertono a chiacchierare ossequiosamente con la folla di Davos, è che sono tutti islamisti convinti. Il nuovo leader, Ahmed al-Sharaa, altrimenti noto come Abu Mohammed al-Jolani, ha iniziato la sua carriera terroristica in Iraq con Abu Musab al-Zarqawi, prima di trasferire il franchising alla sua versione di al Qaeda. È possibile che un leopardo islamista abbia cambiato le sue macchie?

La guerra delle pubbliche relazioni, almeno in Occidente, è gestita abilmente: il nuovo regime deve ancora nominare un ministro per la diversità, ma i suoi sostenitori stanno tagliando le loro barbe islamiste e parlando con i giornalisti di istruzione per le donne. Tuttavia, le discussioni sulla costituzione includono la legge della sharia e, cosa ancora più preoccupante, la richiesta che il presidente sia musulmano, relegando così tutte le minoranze a uno status di seconda classe.

Ha importanza, a parte l'ovvia questione umanitaria, che il cristianesimo sopravviva in Siria? Sentire l'aramaico siriaco, la lingua più vicina a quella usata da Gesù, parlata non solo nella liturgia ma anche su un telefono cellulare nell'antica città di Maaloula è un promemoria delle radici del cristianesimo in Siria. Questa parte del mondo è uno dei pochissimi posti in cui si parla ancora l'aramaico, comprese parti della Piana di Ninive in Iraq, e non si tratta solo di una curiosità linguistica culturale. Il cristianesimo è nato in questa regione. Secondo lo storico Philip Jenkins, tra gli anni 640 e 740 ci furono non meno di sei Papi dalla Siria e, nel 668, Papa Vitaliano inviò Teodoro di Tarso a Canterbury per essere arcivescovo. C'era un tempo in cui la Chiesa era veramente cattolica e il contributo delle Chiese del Medio Oriente, in particolare della Siria, era vitale.

Papa Giovanni Paolo II una volta parlò della Chiesa "[che respira] con due polmoni: quello dell'Oriente e quello dell'Occidente", e se uno dei polmoni viene danneggiato, distrutto o ignorato, l'intero corpo ne soffrirà. Non solo i cristiani mediorientali si sono sentiti ignorati e dimenticati dalla Chiesa in Occidente, poiché la persecuzione islamica ha distrutto le loro chiese, ma il cristianesimo occidentale, con le sue chiese sempre più vuote e le congregazioni in calo, ha perso un legame vibrante e rivitalizzante con le radici della religione.

Un albero tagliato via dalle radici non sopravviverà. Il fatto stesso che la maggior parte dei cristiani occidentali non sia a conoscenza della portata della persecuzione diretta contro la Chiesa, aiutata da media disinteressati o ostili, è un'ignoranza di cui gran parte della leadership della Chiesa è colpevole. La Chiesa in Occidente si concentra sul cambiamento climatico e sulle "transizioni verdi" per le parrocchie. Eppure coloro a cui viene tagliata la testa per la loro professione di fede cristiana non si preoccupano troppo degli effetti dannosi dell'aria condizionata.

Quest'anno, la Chiesa commemora il 1700° anniversario del Concilio di Nicea, che produsse il credo niceno, ancora recitato la domenica dai cristiani ortodossi. A quel Concilio, che fu fondamentale per la vita e l'insegnamento della Chiesa primitiva, la maggior parte dei vescovi presenti proveniva dall'Oriente. Sarebbe illogico celebrare quel momento cruciale della storia senza considerare il contributo del "polmone orientale" della Chiesa. Non dobbiamo dimenticare quel polmone, mentre lotta per respirare oggi.

https://www.spectator.com.au/2025/03/save-syrias-christians/

martedì 11 marzo 2025

Messaggio dalle Carmelitane di Aleppo

Lunedì, 10 marzo 2025, prima settimana di Quaresima

   + Carissimi tutti,

Molti di voi ci hanno chiesto notizie e siamo molto commosse. I massacri che si sono verificati e continuano a verificarsi sulla costa nord-occidentale della Siria, nella regione alawita da cui proviene la famiglia dell'ex presidente, sono assolutamente indicibili. È un crimine contro l'umanità, un vero e proprio genocidio. In che modo il semplice e poverissimo popolo alawita è responsabile dei decenni di governo della famiglia Assad? Stupore, rabbia e paura sono ovunque nella regione di Latakia e in tutto il Paese. Dove stiamo andando? Nessuno difenderà questa povera gente che non ha soldi, non ha potere e non ha modo di difendersi? Vi supplichiamo di pregare e, per quanto possibile, di agire per porre fine a questo massacro indegno dell'umanità!

Questa mattina abbiamo parlato con suor Rima, superiora delle Carmelitane Apostoliche di San Giuseppe, a Latakia. Piangeva al telefono. Loro hanno un ostello per studentesse, la maggior parte delle quali sono alawite. Le povere ragazze sono impazzite di dolore quando hanno saputo del massacro dei loro genitori, fratelli e sorelle, amici... Come se non bastasse, la città di Latakia è senza elettricità e acqua da cinque giorni. Anche in questo le privazioni si moltiplicano.

Questa tragedia ha suscitato reazioni e manifestazioni nel Paese stesso, ma purtroppo stanno rapidamente degenerando in violenza... E il governo non reagisce. Qual è la sua parte di responsabilità in questa tragedia?

Nella Chiesa, Patriarchi e Vescovi hanno reagito con fermezza, chiedendo al governo di fermare questo massacro e di lavorare davvero per il bene e la ricostruzione dell'intero Paese. Il nostro vescovo latino, Mons. Jallouf, è stato particolarmente fermo. Conosceva bene la “Jehbat el nosra” di Idlib...

E anche le varie fazioni del Paese (Drusi, Curdi, Sciiti, ecc.) stanno manifestando, spesso in difesa degli Alawiti...

Come in tutte le catastrofi e le rivoluzioni, il Paese è stato tuttavia testimone di alcune azioni belle ed eroiche. Tra gli altri esempi, delle famiglie sunnite e sciite hanno accolto e protetto degli Alawiti.

Preghiamo dunque che la violenza cessi e che il governo si assuma le proprie responsabilità per lavorare alla riconciliazione, alla pace e al benessere del Paese.

E pregate che i cristiani, che sono molto turbati, rimangano fiduciosi e non lascino il loro Paese...

Grazie per le vostre preghiere e il vostro affetto....

E una felice e santa Quaresima. Il nostro Salvatore Gesù è e sarà sempre vittorioso grazie alla sua offerta e alla sua morte d'amore sulla Croce.

     Le Carmelitane di Aleppo

domenica 9 marzo 2025

Dichiarazione congiunta dei Patriarchi di Siria

 

Damasco, 8 marzo 2025

Nei giorni scorsi la Siria è stata teatro di una pericolosa escalation di violenza, di torture e omicidi, che ha portato ad attacchi contro civili innocenti, tra cui donne e bambini, oltre ad attacchi ad abitazioni nel loro carattere di inviolabilità e di furti di merci, in scene che riflettono l'entità della sofferenza che subisce il popolo siriano.

Le Chiese cristiane, oltre a condannare fermamente ogni violazione della pace civile, denunciano e respingono i massacri di cittadini innocenti e sottolineano la necessità di porre fine a questi orribili atti contrari a tutti i valori umani e morali.
Le Chiese chiedono inoltre di accelerare l’attuazione di condizioni adeguate per giungere alla riconciliazione nazionale nel popolo siriano e di operare per garantire un clima che consenta la transizione verso uno Stato rispettoso di tutti i suoi cittadini e istituisca una società basata su una cittadinanza paritaria e su un vero partenariato, lontano dalla logica della vendetta e della esclusione.
Allo stesso tempo, sottolineano l'unità del territorio siriano, rifiutando ogni tentativo di dividerlo.

Le Chiese chiedono a tutte le parti coinvolte in Siria di assumersi la responsabilità di porre fine al ciclo della violenza e cercare soluzioni pacifiche che preservino la dignità umana e proteggano l'unità del paese.

Preghiamo Dio affinché protegga la Siria e il suo popolo e affinché la pace regni su tutto il suo territorio.

Giovanni X
Patriarca di Antiochia e tutti i greci ortodossi orientali
Ignazio Aphrem II
Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente della Chiesa ortodossa siriana e leader supremo della Chiesa Universale ortodossa Siriana
Youssef Al-Absi
Patriarca di Antiochia e di tutto l'Oriente della Chiesa greco-melchita



sabato 8 marzo 2025

La violenza settaria travolge la Siria mentre le forze di sicurezza sostenute dall'Occidente devastano le città alawite

 The Cradle , 8 marzo 2025

Almeno 147 persone sono state uccise in Siria negli ultimi due giorni, mentre le forze di sicurezza del governo guidato da Hayat Tahrir al-Sham (HTS) hanno portato a termine una serie di massacri ed esecuzioni extragiudiziali contro gli alawiti nelle regioni costiere del paese, nell'ambito di una più ampia campagna di sicurezza volta a colpire i resti dell'ex Esercito arabo siriano (SAA).

Sui social media sono stati pubblicati video di numerosi casi di esecuzioni extragiudiziali, in cui i militanti di HTS del governo di Ahmad al-Sharaa, ex comandante di Al-Qaeda in Iraq, uccidono a sangue freddo alawiti disarmati. 

Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani (SOHR), 69 delle persone uccise erano membri della minoranza alawita giustiziati dalle forze di sicurezza, mentre gli altri includevano personale di sicurezza governativo (della setta sunnita), membri dell'ex esercito siriano (della setta alawita) e civili rimasti coinvolti negli scontri.  

Tra gli uccisi c'erano 15 uomini alawiti che sono stati giustiziati dalle forze HTS nel villaggio di al-Muktariyya il 7 marzo. "Non è chiaro quale o se qualche criterio sia stato utilizzato per la loro esecuzione", ha scritto l'esperto siriano Joshua Landis sul sito di social media X.  Landis ha aggiunto : "Questo genere di uccisioni indirette è ormai diffuso nei villaggi alawiti. La gente è terrorizzata".

Altri 20 sono stati uccisi dai militanti HTS nel villaggio di Al-Haffeh nella campagna di Latakia, con i loro corpi ammucchiati in gruppo in un edificio incompiuto. Sembra che siano stati allineati e uccisi in modo ordinato.

Uomini armati ritenuti affiliati al governo guidato da HTS stanno anche prendendo d'assalto le case dei civili nei villaggi alawiti e uccidendone gli occupanti, anche nella lontana città di Waroud, nella campagna settentrionale di Damasco, hanno riferito fonti locali parlando con The Cradle . Le famiglie alawite locali di Waroud erano state precedentemente disarmate dalle forze di sicurezza. Ieri sera, le strade di accesso alla città sono state chiuse, impedendo a qualsiasi famiglia alawita di andarsene. Uomini armati legati al nuovo governo HTS sono andati di casa in casa, uccidendo i residenti questa mattina, hanno riferito fonti a The Cradle .


Medici e infermiere della comunità alawita 

uccisi oggi dai miliziani di HTS 

nelle cittadine della costa siriana 


Gli scontri di venerdì sono scoppiati dopo che i resti dell'ex esercito hanno condotto imboscate e attacchi contro membri del Comando delle Operazioni Militari siriano all'inizio di questa settimana, spingendo il nuovo governo a mobilitare rinforzi da dispiegare nelle regioni costiere di Latakia e Tartous per un'ampia operazione di sicurezza.

L'SOHR ha aggiunto che le forze di sicurezza governative hanno lanciato una grande offensiva su Qardaha, la città natale dell'ex presidente Bashar al-Assad, dopo che i combattenti del precedente governo avrebbero preso il controllo di diversi villaggi. Carri armati e veicoli blindati sono stati schierati nel tentativo di riprendere il controllo delle aree. In precedenza, le forze governative avevano riconquistato Baniyas, una città costiera strategica. Nel frattempo, Jableh rimane sotto il controllo quasi totale del governo, sebbene la resistenza armata persista nelle regioni montuose lungo la costa, ha affermato SOHR.

Le forze HTS hanno preso il controllo della città di Baniyas dopo aver costretto i resti dell'ex esercito a ritirarsi. Le forze governative stanno attualmente rastrellando la periferia della città e l'autostrada usando artiglieria pesante e mitragliatrici, ha aggiunto il monitor dei diritti.

Diversi individui collegati ad al-Qaeda sono stati nominati per carichi importanti nel nuovo governo siriano. I combattenti stranieri entrati illegalmente nel paese durante la guerra di Damasco sostenuta dagli Stati Uniti sono stati nominati in posizioni importanti nelle nuove forze armate.

https://thecradle.co/articles-id/29272?


La page de la communauté alaouite en Syrie publie des statistiques préliminaires sur les massacres commis hier par les bandes Al-Jolani :
Massacre de Baniyas : 164 martyrs
86 martyrs de Jablah Pine
Massacre d'Al-Tuwaim : 78 martyrs
Massacre d'Al-Mukhtariyya : 52 martyrs
Massacre d'Al-Qabw, Jableh, 30 martyrs
Massacre d'Al-Shir : 29 martyrs
Massacre d'Al-Haffa : 26 martyrs
24 martyrs ont été tués
Qarfees 22 martyrs
22 martyrs de Jableh
19 martyrs de Qardaha
Cèdre 19 martyrs
11 martyrs de la mosquée Al-Bustan
8 martyrs de Beit Ana
3 martyrs à Tartous
Homs 3 martyrs
Douair Baabda 3 martyrs
2 martyrs d'Ain Al-Krum

sabato 1 marzo 2025

Siria, il punto della situazione


di Mario Villani

Dopo l’esultanza espressa dai media occidentali per la caduta e la fuga del “tiranno” il Presidente Bashar Al Assad sulla situazione siriana è calato il silenzio. Eppure gli eventi, spesso tragici, si susseguono a ritmo incalzante, vediamo quindi cosa sta succedendo in questo piccolo, ma importantissimo Paese del Medio Oriente. 


Faccio un breve premessa utile a comprendere meglio l’articolo anche da parte di quei lettori che non sono particolarmente informati sulla realtà religiosa e politica della Siria. 


La sua prima caratteristica è la multiconfessionalità in una regione dove l’appartenenza ad una comunità religiosa ha una valenza ben superiore a quella del nostro mondo occidentale. A differenza della maggior parte delle nazioni arabe sono infatti presenti in Siria numerose realtà religiose. 


Vediamole:


1) la comunità più numerosa è quella Musulmana sunnita a cui appartiene circa il 70% della popolazione: 


2) molto importante è anche la confessione Alauita che appartiene alla corrente Sciita dell’Islam. Ne fa parte circa il 12% dei Siriani, concentrati, oltre che nella capitale Damasco, nella regione costiera di Latakia; 


3) completano il mondo musulmano un 3% di sciiti di altre correnti (Duodecimani ed Ismailiti); 


4) I Cristiani, di varie Chiese orientali sia Cattoliche che Ortodosse, sono quasi il 10%; 


5) vi è poi un 3% di Drusi, una religione esoterica dalle origini leggendarie che qualcuno, erroneamente, considera un’eresia islamica; 


6) vi sono poi altre piccole comunità come i Mandei (adoratori di Giovanni Battista) e, caso praticamente unico nel mondo arabo, un 2% di Siriani che si dichiarano ufficialmente atei. 


Tutte queste comunità religiose godono della piena libertà di culto ed i loro aderenti, hanno, per la Costituzione uguali diritti e uguali doveri - unica eccezione alla regola il Capo di Stato deve essere musulmano). Questa situazione non è frutto del caso, ma del fatto che, per sessant’anni, al potere in Siria vi è stato il partito Baath (Risorgimento), fondato negli anni ‘50 da esponenti di varie confessioni religiose tra i quali il Cristiano Michel Aflaq, che rifiutava ogni integralismo e difendeva l’uguaglianza di ogni cittadino di fronte alla Legge. Si può tranquillamente affermare che, in materia religiosa, lo Stato siriano era sicuramente il più tollerante di tutti i paesi a maggioranza musulmana. Per questo le minoranze religiose hanno sempre appoggiato il regime instaurato dal Baath pur non nascondendosi che corruzione e violazioni dei diritti umani erano purtroppo largamente diffusi.




Le bande armate appartenenti al movimento Tharir Al Sham, di ispirazione islamista e con probabili legami con i servizi israeliani, e SDA, armato e organizzato dalla Turchia che, in circostanze ancora tutte da chiarire, partendo dalla provincia di Idleb hanno in breve tempo sbaragliato l’esercito siriano, conquistato Damasco e preso il potere hanno, per bocca di uno dei loro leader autoproclamatosi Presidente, l’ex qaedista Al Jolani, promesso ai Siriani il ristabilimento della pace ed un regime di libertà e di sicurezza per tutti. In realtà è avvenuto l’esatto contrario. Oggi infatti si combatte anche in regioni che da tempo erano pacificate. Nella Siria orientale, dove è operativo lo SDA è in corso un violento confronto militare con le milizie curde. Si combatte in particolare vicino alla diga di Tishrin e nella regione di Ain Issa con intervento anche dell’aviazione turca. Lo SDA infatti sta agendo per conto del suo padrino, proprio il regime turco di Erdogan, che vuole allontanare il più possibile le popolazioni curde dai propri confini. Non sembra che questo conflitto possa risolversi in breve tempo. 

 A sud invece si è mosso l’esercito israeliano che è penetrato in Siria ed è arrivato, senza nessuna opposizione da parte dei guerriglieri islamisti, fino a venti chilometri da Damasco con l’intenzione, pare, di creare una zona cuscinetto tra la Siria ed Israele. Non solo, l’aviazione israeliana ha condotto e conduce incessanti bombardamenti su infrastrutture militari e civili siriane persino nelle regioni controllate dal movimento Tharir al Sham che molti indicano come “amico” di Tel Aviv. Evidentemente per le Autorità israeliane amici o nemici è sempre meglio che siano disarmati… 




Infine continui scontri armati si verificano sulle montagne al confine con il Libano, con l’intervento di milizie locali vicine agli Hezbollah libanesi che si stanno confrontando duramente con le bande islamiste che premono sui confini siro-libanesi.

  

Se i campi di battaglia continuano ad essere, infiammati non meno preoccupante appare la situazione della sicurezza all’interno del paese. Le bande islamiste stanno infatti terrorizzando gli appartenenti alle comunità religiose, in particolare Alauiti e Sciiti che sono accusati di aver appoggiato il precedente regime. Esecuzioni sommarie, rapimenti, torture e violenze di ogni genere sono segnalati in tutto il Paese. 

Addirittura le bande armate hanno preso d’assalto interi villaggi come Arza nei dintorni di Hama arrestando decine di persone di cui non si sa più nulla. 

Nel vicino villaggio di Brejjdi sono state uccise tredici donne che protestavano per il rapimento di loro famigliari. 

A Homs le case degli Alauiti vengono sequestrate e consegnate ai miliziani di Tharir al Sham. 

Particolarmente allarmante è la scomparsa di decine di giovani donne di Aleppo, Latakia, Hama, ragazze di cui non si sa più nulla e sulla cui sorte sono giustificati i più tragici sospetti. 

Se ad essere bersagliate sono in particolare le comunità Alauita e Sciita anche i Cristiani non vengono risparmiati. Solo per citare un caso emblematico ricordo l’omicidio del giovane Ortodosso Lucian Haddad avvenuto a gennaio a Latakia. Per permettere i suoi funerali le nuove autorità del Paese hanno imposto che nel corso della Messa funebre venissero letti brani del Corano. 


A tutto questo si aggiunge un deciso peggioramento delle già non brillanti condizioni economiche di una parte significativa della popolazione siriana, i licenziamenti di migliaia di lavoratori non graditi ai nuovi Padroni e l’inizio del processo di islamizzazione con l’imposizione, solo per fare un esempio, del velo islamico sui mezzi pubblici ad Aleppo ed in altre città. 


Nel silenzio di una comunità internazionale, tutta concentrata su altre aree di crisi noi possiamo solo pregare e sperare la Madonna di Saidnaya, storica protettrice della Siria, perché aiuti il suo popolo in questo momento di terrore e di sangue.