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mercoledì 1 agosto 2012

In Siria «rinforzi» sunniti dall'estero


In Siria, tra gli oppositori del regime di Bashar Al Assad, sta combattendo un numero crescente di militanti stranieri del Jihad islamico.

Terrasanta.net | 1 agosto 2012

Guerriglieri fondamentalisti che provengono dalla Libia, dal Kuwait, dall’Arabia Saudita; ma anche dalla Gran Bretagna, dal Belgio e dagli Stati Uniti. Alcuni di loro possono vantare un curriculum da «professionisti» delle rivolte islamiche, essendo giunti in Siria dopo aver combattuto in Libia. Per tutti la motivazione religiosa è fondamentale; e la loro presenza sul campo, carica il conflitto siriano dei toni cupi della «guerra di religione», essendo i jihadisti sunniti ferocemente opposti agli alawiti di Assad.
L’allarme era stato lanciato nelle scorse settimane dall’Onu e dal governo iracheno che spiegava di come cellule di al Qaeda fossero penetrate in Siria dal confine con l’Iraq. Oggi documenta una storia simile un reportage ripreso a diversi quotidiani mediorientali, tra cui il Jordan Times di Amman.
L’autore del reportage, Suleiman Al Khalidi dell’agenzia Reuters, racconta di aver incontrato al confine con la Turchia, due giovani, Abdullah Ben Shamar, studente saudita di 22 anni, e il suo amico libico Salloum, in procinto di entrare illegalmente in Siria per combattere. «È nostro dovere andare in Siria e difenderla dai tiranni alawiti che stanno massacrando il suo popolo», spiega Abdullah. Secondo lo studente, lui e il suo amico starebbero seguendo le orme dei loro antenati, che combatterono in schiere inviate dal profeta Maometto, all’alba dell’era musulmana, per liberare la grande Siria da quelli che consideravano come barbari bizantini. I barbari del Ventunesimo secolo, sostengono Abdullah e il suo amico, sono Assad e le sue coorti, espressione del governo della setta minoritaria degli alawiti. Gli estremisti sunniti, come i combattenti stranieri che in questo periodo si stanno recando in Siria, provano un odio viscerale per gli alawiti di Assad, che considerano alla stregua di infedeli, esattamente come gli sciiti dell’Iran che sostengono Assad.

«Finalmente la popolazione musulmana della Siria si è levata in piedi – dice Shamar – dopo che Assad e gli alawiti hanno saccheggiato il Paese con l’aiuto di hezbollah. I musulmani di tutto il mondo non possono rimanere senza far nulla per aiutare la rivolta». Abdullah e Salloum si sarebbero conosciuti in Gran Bretagna, ormai diversi anni fa, nella città di Brighton, dove si erano recati per frequentare un corso di lingua inglese.
Salloum, 24 anni, è uno studente dell’università di Tripoli, facoltà di Chimica, e ha combattuto in Libia, nella battaglia di Zawiya, vicino alla capitale, prima la caduta di Muammar Gheddafi. Essere in Siria rappresenta per lui un dovere religioso. «I nostri fratelli siriani hanno bisogno di tutto l’aiuto possibile – ha spiegato –, poiché a differenza della Libia, la comunità internazionale li ha abbandonati». Salloum, che desidererebbe unirsi alla Brigata Ahar Al Sham (la brigata «per la liberazione di Damasco», composta in gran parte da stranieri) sostiene che è una delle massime aspirazioni di un musulmano quella di partecipare al jihad.
Suleiman Al Khalidi, il giornalista autore del reportage, che è cittadino giordano, fu stato arrestato dalle forze di sicurezza siriane nel maggio 2011, mentre seguiva gli eventi della rivolta in atto nel Paese. Una volta liberato ha pubblicato la sua esperienza di prigioniero e le torture di cui è stato testimone.
Diversi comandanti del Libero esercito siriano in attività del Nord Ovest della Siria confermano che negli ultimi mesi molti militanti stranieri si sono uniti alle loro forze: vengono da Libia, Kuwait, Arabia Saudita; ma anche dalla Gran Bretagna, dal Belgio e dagli Stati Uniti. Diversi di loro sarebbero figli di siriani emigrati in Occidente perché oppositori della famiglia Assad. La maggioranza di questi combattenti stranieri si sarebbero concentrati nella provincia di Hama, nella Siria centrale, dove alcuni jihadisti più esperti, ex combattenti in Afghanistan, li starebbero formando alla guerriglia e all’uso delle armi. Se ad Hama - il maggior centro della rivolta contro Assad - i jihadisti sono centinaia, se ne trovano alcuni anche a Damasco, ma in numero troppo limitato per mettere in scacco l’esercito regolare.
http://www.terrasanta.net/tsx/articolo.jsp?wi_number=4132&wi_codseq=SI001 &language=it


PERCHE' PREGO PER LA SALVEZZA DI ASSAD 

di Giovanni Lazzaretti

Caro Direttore,
è possibile la democrazia in un paese islamico? La risposta sarebbe stata banale, fino a qualche decennio fa; oggi non più. Bisogna infatti fare un passo indietro e chiedersi: cos’è la democrazia?
La democrazia secondo i nostri Padri Costituenti era più o meno: legge naturale universale + Costituzione che cerca di tradurre la legge naturale universale + rappresentanza parlamentare che cerca di legiferare secondo Costituzione e secondo legge naturale universale. Questo schema, pur con molte sbavature, definiva il “mondo occidentale”.
Da qualche decennio però sono apparsi gli “occidentalisti”. Gente che crede nella “democrazia procedurale”, dove la rappresentanza parlamentare genera le maggioranze, e le maggioranze decidono ciò che vogliono, anche contro la Costituzione e contro la legge naturale.
Torniamo quindi all’inizio. E’ possibile la democrazia in un paese islamico? Poiché l’islam non conosce la legge naturale universale, è ovvio che la democrazia del primo tipo non può esistere. Può esistere solo la democrazia procedurale. Quindi: elezioni, affermazione di una maggioranza islamica, introduzione della Shari’a più o meno mascherata. Democrazia procedurale che si trasforma in democrazia totalitaria, come direbbe Giovanni Paolo II.
ismSmettiamola quindi di parlare di “occidentali”: parliamo invece di “occidentali” (ossia “quelli della legge naturale”) e di “occidentalisti” (ossia “quelli della democrazia procedurale”). Questi ultimi si trovano benissimo con gli stati di matrice islamica, e meglio ancora con le monarchie assolute islamiche: condividono infatti con loro la negazione della legge naturale.
E così perché stupirsi se Arabia Saudita, Qatar e occidentalisti di varia matrice hanno lavorato assieme per distruggere le dittature laiche dell’Iraq e della Libia, e adesso lavorano per la distruzione della Siria?
Saddam e Gheddafi erano dittatori? Certamente. Assad è un dittatore? Certamente. Ma chi altri, se non un dittatore laico, può convincere un paese a maggioranza islamica a rinunciare alla Shari’a e a trattare con un certo rispetto la minoranza cristiana?
“Abbattere un dittatore” è una frase che ci riempie la bocca. Ma abbattere un dittatore attraverso ribelli infiltrati da ogni dove, estranei al paese “da liberare”, e posti sotto l’egida delle monarchie assolute della penisola arabica è una cosa che a un occidentale dovrebbe far venire il voltastomaco. Non agli “occidentalisti”, però.
Abbiamo già la Libia sulla coscienza, Libia dove alle recenti elezioni si poteva scegliere tra le tre correnti dei Fratelli Mussulmani, dei salafiti che vogliono un islam più puro, e degli islamo-affaristi, aperti alla Shari’a e ai buoni traffici. La liberazione delle donne attuata da Gheddafi, a breve diventerà un sogno: la Shari’a regnerà sovrana.
In Siria non sarà diverso. Salvo che in Siria i cristiani sono il 10% e le loro sofferenze sono e saranno immani con l’avanzata del “libero esercito” di matrice arabo-qatariota.
Per quali motivi una democrazia occidentale dovrebbe essere alleata delle monarchie assolute dell’Arabia Saudita, del Qatar e degli Emirati nel loro intento di ridisegnare la carta del Nord Africa e del Medio Oriente? Non c’è alcun motivo valido.
Da occidentale mi permetto quindi di avversare le monarchie assolute arabiche, di avversare gli occidentalisti che le appoggiano, e di pregare per la salvezza di Assad. Dittatore. Mussulmano. Ma non islamista.
Cordiali saluti
Giovanni Lazzaretti
http://www.riscossacristiana.it/index.php?option=com_content&view=article&id=1728:perche-prego-per-la-salvezza-di-assad-di-giovanni-lazzaretti&catid=54:societa-civile-e-politica&Itemid=123

3 commenti:

  1. Carissimo Giovanni,
    Sono "quasi" completamente d'accordo con Lei.
    Prima di tutto mi presento: Sono orgoglioso di essere un Italo-Siriano (Mamma Italiana Romana e Cristiana, Papa’ Siriano Damasceno e Mussulmano) con un cuore colmo d’infinito amore per due delle più belle e antiche città del mondo, Roma e Damasco, spesso accumunate nella narrativa ebbra di storia millenaria.
    Lei si chiede perché una democrazia occidentale dovrebbe essere alleata a quei campioni di illuminismo e paladini dei diritti umani, i famosi "Paesi Moderati", quali sono le monarchie assolute della penisola arabica?
    La risposta e' facilissima: I soldi e il petrolio (alias il Potere).
    Lei si e' accorto della curiosa coincidenza e tempestività tra la grande crisi economica che ci travolge e l’inizio delle cosiddette prime vere arabe?
    Non occorre essere pluri laureati in scienze politiche e economia e commercio per fare un paio di ragionamenti dettati dal buon senso.
    Siccome il mondo e’ governato dai mercati, dalle finanze, dalle speculazioni, dagli interessi e dall’utile: al cospetto di detto potere non esiste morale che tenga (sempre se si vuol credere che le nostre democrazie “procedurali” siano dotate di qualche morale come dimostrano i fatti quotidiani)
    Vi siete chiesti chi sono i più grandi speculatori nelle borse?
    Non sono sicuramente della gente normale che affronta tutte le proprie giornate per garantirsi una vita dignitosa con il sudore della fronte.
    Sono proprio loro: I paesi “moderati” e ricchi; gente senza storia ne radici che, da meno di 100 anni, si sono trovati a galleggiare su un mare di petrolio e che “investono” i loro proventi nei mercati e nelle borse.
    Ora, mentre noi si vive nel grande spauracchio dello spread che scende e che sale, nel terrore di perdere il lavoro, nell’angoscia del futuro dei figli; ce’ chi fa fallire stati interi (Grecia), fa morire di fame e di malattie popolazioni intere pur di non rinunciare ai “dividendi” di fine anno.
    Caro Giovanni: L’Arabia Saudita, il Qatar, Gli EAU e compagnia “moderata” cantando appartengo al Club dei detentori dei poteri forti laddove non ce’ morale che tenga; loro possono decidere, tramite il prezzo del petrolio e gli investimenti in borsa i destini di tante delle nostre “democrazie”.
    Per colpa dell’infinita avidità finanziaria e i conseguenti fallimenti (voluti e programmati?) le nostre economie sono allo stremo (intendo noi popolo allo stremo, DOVENDO salvare le Banche perche, poverine, sono in difficoltà; esattamente come le banche si fanno in 1000 per salvare e aiutare chi ne ha bisogno specialmente se e’ debole o, peggio ancora, povero!)
    Queste economie malate hanno bisogno dei carburanti a basso prezzo, di investitori esteri facoltosi che non si limitano all’acquisto di qualche squadra di calcio con qualche miliardo che gli avanza e cosi via: Hanno bisogno dei nababbi e i califfati “moderati” arabi.
    Ma come fare con gente che non riesce a trovare una “giustificazione” storica alla sua esistenza? Come fare con gente che ha per massima espressione di “scienza” la teologia integralista ed estremista? Come si fa con gente che non solo ignora le leggi della natura ma anche i dettami fondamentali della cultura, della tolleranza e dell’umanesimo? Come si fa con gente sessuofoba governata da “principi” che si fanno “pervenire” le prostitute dall’estero a bordo di Jet privati (anche decine alla volta)?
    E’ in atto un nuovo patto di Yalta: Le nostre “democrazie procedurali” hanno convenuto che bisogna pur rispondere a queste domande angosciose di questi “moderati e buoni amici”; e gli hanno regalato le “prime vere arabe”!
    (Fine Parte 1)

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  2. Il disegno molto semplice e’ quello di riunire sotto l’egemonia islamista-wahhabita-salafita-integralista, capeggiata dai Sauditi, tutto il Nord Africa e il Medio Oriente; questo per
    -Creare un cuscinetto contro il temuto Iran, anch’esso a suo modo integralista ma dell’odiata estrazioni sciita
    -Stroncare definitivamente “l’orrore” del nazionalismo arabo e laico fautore di un rinascimento e di un’unita’ delle popolazioni arabe.
    Con questo disegno lo vedete voi stessi quanta guerre ci sono state, si prospettano e ci saranno; resta evidente come le vendite di armi decolleranno, l’economia girerà, i mercati rideranno, il prezzo del petrolio crollerà, le popolazioni potranno continuare a “campare”, a fare i mutui, le banche distribuiranno lauti dividendi a fine anno e gli eventuali migranti, che vorranno scappare da quel inferno islamista, come al solito annegheranno (tanto dopo due giorni chi se li ricorda più) : Una pacchia no?
    Qualche mese fa il programma di Rai 3 “Report” ha presentato un’analisi sulla situazione in Tunisia post “primavera”, attualmente governata “democraticamente” dai fratelli musulmani dopo la caduta del passato regime.
    Conoscevo già la Tunisia e ho potuto, recentemente, constatare di persona quel che denunciava “Report”: I Sauditi hanno sommerso Tunisi di Banche e di imprese edili e, per garantire la vincita’ dei fratelli mussulmani alle elezioni, hanno affogato le periferie e i sobborghi più poveri di suntuose moschee con annesse scuole coraniche (iscrizione gratis, vitto pure e una lauta mancia all’uscita): Neanche una scuola, ne una fabbrica o industria, di università non ne parliamo e tanto meno di progetti infrastrutturali. Ma chiaramente hanno vinto le elezioni!!
    Hanno speso tanti di quei soldi che “farebbero” veramente rinascere la Tunisia lasciandola, nei fatti, povera e affamata.
    Risultati immediati pratici: Un’impennata di portatrici di burka per le strade e un assalto feroce dei “moderati fratelli mussulmani”, a Tunisi città, ad una mostra d’arte moderna “rea” di esporre “immagini potenzialmente interpretabili come blasfeme”!
    Non vorrei prolungarmi parlando di quel che sta succedendo ai Cristiani Kopti nel “Nuovo Democratico Egitto” checche ne dica il suo neo presidente: fratello mussulmano e grande amico dei Sauditi che sta già elemosinando la sua paghetta.

    Torniamo alla Siria:
    Assad mi piace?
    No dal momento che il regime ha costretto il parlamento a cambiare la costituzione per poterlo “eleggere” come presidente (non aveva i 40 anni richiesti dalla costituzione).
    No dal momento che la Siria e’ una Repubblica e non una dinastia, quindi era profondamente sbagliata la “successione” al padre. Non mi sono mai piaciute le dinastie al governo, i Bush inclusi.
    No dal momento che si circonda da affaristi corrotti (e non sono tutti Alawiti ma rappresentanti di tutta la popolazione siriana compresi i sunniti, curdi, cristiani ed altri); e’ ingiusto definire il regime “Alawita” perche ciò crea una pericolosa discriminante verso una parte della società e del popolo siriano.
    No dal momento che ha a lungo tentennato nell’effettuare i cambiamenti e le correzioni da lui promesse.
    No … Potrei trovare altri cento No …
    Non mi interessa, quindi, un regime; mi preoccupa invece il destino di una Siria millenaria, mite e tollerante e da tutti definita come “La culla della civiltà”.
    Si propone l'alternativa di far governare la Siria dai leccapiedi dei beduini senza storia, con il turbante e l'odio negli occhi dietro i burka.
    Lo stesso integralismo wahhabita e salafita che incoraggia i suoi mufti sessuofobi ad emettere delle "fatua" per giustificare non solo l’uccisione dei militari dell’esercito ma anche lo stupro di massa di alcune fanciulle siriane solo perche sono cristiane (fatto documentato accaduto a Homs).
    Evviva i petrodollari, Evviva il Dio Danaro e il suo unico messaggero in terra: Il profitto! Nel suo nome siano distrutte pure tutte le civiltà .. e perche no .. anche l'umanità' (se ciò torna “dell’utile” naturalmente) .

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  3. (Terza e ultima parte)
    Caro Giovanni,
    La mia preghiera, in fine, e’ quella di poter portare un giorno mio figlio, che conosce solo Roma, a conoscere anche Damasco con i minareti delle sue splendide moschee che abbracciano i campanili delle sue antiche chiese; a vedere, forse un caso unico, la piccola piazzetta vicino alla porta orientale dove sorgono affiancate una chiesa, una sinagoga e una moschea; A visitare la tomba del Saladino e fargli notare che il cosiddetto “feroce” era in realtà un grande condottiero, filosofo e medico che, pur essendo nemico giurato dei crociati, e’ stato capace di travestirsi di notte e di andare nell’accampamento nemico, per medicare il suo amico Riccardo Cuor di Leone rimasto ferito nella battaglia del mattino. A farli visitare Homs regione d’origine degli imperatori romani dei Caracalla. A vedere l’anfiteatro di Palmira e raccontargli della famosa regina Zenobia incatenate con catene d’oro e portata a Tivoli vicino Roma. A vedere la piccola cripta a porta S. Paolo con l’ancora esistente (speriamo per sempre) apertura da dove fu calato il santo fuggente. A veder l’immagine della Vergine sul marmo della scalinata di Deir Sednaya, le norie di Hama, la fortezza d’Aleppo, il castello dei Cavalieri, le case bianche di Latakia, a mangiare il pesce a Tartus, a vedere le distese delle coltivazioni di cotone e l’Eufrate a Deir El Zour.
    La mia preghiera e’ per la Siria intera e, indistintamente, ai suoi 22 milioni di mussulmani, cristiani, curdi, alawiti, drusi, shiiti e chi più ne ha più ne metta, tanto non esisterà mai nulla che possa sradicare l’amore reciproco che ha ognuno di loro con la loro splendida, magica e dolce madre patria.

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